domenica 30 novembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DELLA DOMENICA /13

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Cagliari-Fiorentina 0-4 (17'Fernandez, 55'Fernandez, 69'Gomez, 74'Cuadrado).
Se Farias in carriera ha segnato 24 gol su 135 partite, se Cossu ne ha fatti 12 su 234 gare, se Ibarbo ne ha messi dentro 21 su 215 apparizioni, se Longo ha messo 3 volte il suo nome a referto nelle 36 da professionista, vorrà pur dire qualcosa.
La matematica non è un'opinione, Farias la butta dentro ogni 5,6 partite, Cossu ogni 19,5, Ibarbo ogni 10,2 e Longo ogni 12.
Quindi ci sta che in una giornata vadano a sbagliare di tutto e di più. 
E si perde, e amen. E si prendono gol a ripetizione in contropiede. E quattro gol di scarto.
Farias si è mangiato l'inverosimile, Ibarbo si addormenta davanti al portiere, Cossu e i tiri in porta parlano due lingue diverse, e Longo ha preso un palo da zero metri. Le occasioni ci sono state e sono state buttate tutte al vento.
Poi.
Poi abbiamo Cragno, che sarà pure bravo con i piedi, ma qualcuno gli ha mai visto fare una parata che sia una? Per davvero. E perchè ogni tiro da lontano è magicamente gol? Sono più di una le reti incassate che fanno storcere la bocca, come la punizione odierna di Mati Fernandez. Forse è il caso di riprovare Colombi.
E Cossu è troppo innamorato del pallone. Rallenta il gioco e manda tutti in fuorigioco e si perde il tempo della giocata.
Nel primo tempo è stato sbagliato spesso l'ultimo passaggio, e i tagli di Cossu e Farias sono stati in continuazione errati. 
La situazione è preoccupante. 
La zona B si avvicina sempre più e questo non è una cosa buona. Specie perchè c'è un deficit di personalità evidente, emerso anche oggi dopo la seconda rete viola. L'emblema è Ibarbo, che sullo 0-2 ha spedito in campo il suo solito gemello diverso. Quello che prende palla senza mai passarla e va a sbattere contro i difensori avversari. E la Fiorentina è andata a nozze.
E comunque senza che stiamo a raccontarci balle. La squadra non è forte. Diventa forte nel momento in cui riesce a giocare, a indovinare la partita e mettere la palla in rete. Sennò, per cambiare le cose chi si fa alzare dalla panchina? Longo? Farias? Donsah? Dessena? Caio Rangel? Capello? Mah.

LA FINE E IL NUOVO INIZIO

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E Nando se ne va. E Seb gira a Fiorano con una vecchia Ferrari del 2012, di quelle che facevano ancora un rombo degno di una F1.
Tanta gente assiepata sui cavalcavia, tra le recinzioni. Tutti a spiare il nuovo arrivato.
Un Vettel che per passione e dedizione al lavoro è già entrato nel cuore dei tifosi ferraristi, quelli veri. Quelli che non si fanno condizionare dalla stampa e dai giochini da bar.
La stampa ha steso tappeti rossi per Nando, più di quanto abbia fatto lo zoccolo duro dei sostenitori della Scuderia di Maranello. E sono stati sempre i giornali a eleggere Alonso ultra iper mega fenomeno, in una sorta di collettivo rito messianico, sempre rivolto ad idolatrare la sua figura. 
Si chieda a un ferrarista se Alonso sia o meno nel novero dei piloti migliori di sempre o tra i migliori che abbiano guidato una Rossa, e non ci saranno dubbi. Non viene prima di Schumi, non viene prima di Lauda, non viene prima di Gilles.
I giornali in questo lustro lo hanno esaltato oltremodo. Appoggiando la tesi alonsiana che Vettel abbia vinto 4 Mondiali senza meritarli, solo per meriti "meccanici" e "aerodinamici". Passando la teoria che tra Alonso e Vettel non ci fosse paragone.
Apriamo e aprite gli occhi. Qui si parla di un predestinato. Di un fenomeno vero. Parliamo di un ragazzo che ha fatto pole e vittoria con la Toro Rosso (!!!), al suo primo anno completo in F1, ancor prima che la Red Bull vincesse un Gp. A 21 anni. Parliamo di un ragazzo che ha vinto in Red Bull al suo terzo Gp con le lattine. Il confronto con Ricciardo? Daniel è un altro fenomeno vero, è stato davanti a Seb facendo miracoli, andate a vedere i sorpassi che ha buttato giù in pista in questo 2014. Ricciardo non è e non sarà uno qualunque. Come non lo fu quell'Hamilton appena arrivato in McLaren che mise in difficoltà il bi-campione Alonso.
E saranno gli stessi giornalisti che tempo qualche mese, o più verosimilmente qualche anno, saliranno tutti sul carro del tedeschino al grido di "Alonso chi?", fomentando la superficialità del tifoso da bar, pronto a giurare fedeltà alla moda del momento.
Non è un caso che la Gazzetta oggi apra con "Vettel va più veloce di Alonso", come fosse una notizia sorprendente e si parlasse di un novellino che sale per la prima volta su una F1.
Il vero ferrarista sa capire, sa scegliere chi amare. E i tanti tifosi andati a spiare Vettel lo dimostrano. E' un discorso che riguarda la pista, ma non solo. Schumi entrò nel cuore dei fans mostrando il suo lato "latino" e più umano, Lauda lanciando il cuore oltre l'ostacolo tornando in macchina 40 giorni dopo l'inferno del Nurburgring e Gilles, beh, Gilles entrò nell'elite dei migliori di tutti i tempi per il coraggio, la fantasia e la sua voglia di provarci sempre e comunque. E Seb ha già colpito il primo giorno non per i tempi sul giro, ma per passione, dedizione al lavoro, umiltà e per quella scritta rossa in italiano sul casco bianco "Il mio primo giorno in Ferrari". Frase perfetta per un nuovo inizio. E per colpire il cuore dei ferraristi.

sabato 29 novembre 2014

PRONOSTICANDO LA 13A GIORNATA

Immagine tratta da snai.it
SASSUOLO-VERONA: gli emiliani hanno spiccato il volo verso il centro-classifica con una striscia utile di 6 partite, il Verona è sempre alla ricerca dei tre punti dal 4 di Ottobre. Pronostico pendente per i padroni di casa, con Berardi e Floro Flores possibili protagonisti; in caso di impresa scaligera occhio a Toni e Nico Lopez. 1 (2,10).
CHIEVO-LAZIO: trend positivo per i clivensi (1 vinta e 2 pari), negativo per i laziali (reduci da 2 k.o. consecutivi). La Lazio proverà a fare la partita, il Chievo sarà compatto, pronto a scattare nelle ripartenze. Paloschi e Pellissier alla ricerca del gol, Djordjevic e Mauri assi da calare in casa biancoceleste. OVER (2,07).
EMPOLI-ATALANTA: i toscani si sono risollevati dopo il periodo grigio con due vittorie di fila, Colantuono è sulla graticola dopo 5 gare senza i tre punti. Sarà una partita dove svetteranno i lungagnoni, Tonelli e Rugani pericolosi sugli angoli azzurri, Denis e Stendardo su quelli bergamaschi. X (3,10).
MILAN-UDINESE: sono 5 le partite senza vincere degli uomini di Inzaghi, 4 quelle dei friulani di Stramaccioni, con entrambe le squadre ferme a quota 18. I bianconeri fuori casa non rendono bene, con 2 reti su 5 apparizioni, ma il fortino davanti a Karnezis potrebbe clamorosamente reggere, perchè il Milan non sa fare la partita. El Shaarawy e Bonaventura chiavi rossonere, Danilo e Thereau ancore di salvataggio delle zebrette. GOAL (1,83).
CESENA-GENOA: gli stati di forma delle due squadre sono agli antipodi: Cesena a digiuno di vittorie da 11 giornate, Genoa senza sconfitte da 7. Bisoli punta su Brienza e Defrel per portare a casa un risultato positivo, Gasp ha un Perotti in versione fenomeno e un Bertolacci sontuoso a centrocampo. GOAL (1,90).
PALERMO-PARMA: la premiata ditta dei fenomeni Vazquez e Dybala (reduce da 4 risultati utili consecutivi) alla prova Parma, desolatamente ultimo, in crisi finanziaria e con 10 sconfitte su 12 partite. I due argentini palermitani da schierare assolutamente, Cassano e il ritorno al gol di Belfodil le uniche speranze degli uomini di Donadoni. 1 (1,85).
CAGLIARI-FIORENTINA: Zeman raccoglie applausi e pacche sulle spalle, ma ne ha vinte solo 2 su 12, ed è ancora a secco in casa. Ancora una volta incontra una squadra in forma, la Fiorentina è reduce da due vittorie consecutive tra campionato ed Europa League. Ibarbo e Cossu schierato da finto 9 le armi più pericolose del Cagliari, Cuadrado e Mario Gomez hanno nel mirino la balbettante retroguardia sarda. X (3,50).
JUVENTUS-TORINO: è dal 1995 che i granata non escono vittoriosi da un derby. E dal 2001 che non segnano (10 stracittadine). Pronostico a senso unico, con il 4-3-1-2 di Allegri che va con il vento in poppa, mentre il Toro balbetta in prestazioni e risultati. Tevez e Vidal frecce da scagliare contro Gillet, Quagliarella e El Kaddouri dovranno risvegliare l'orgoglio torinista. UNDER (1,95).
ROMA-INTER: gli uomini di Garcia alla prova Mancini. La Roma in casa ha 6 su 6, con 14 gol fatti e nessuno subito, l'Inter di Mancini non ha perso nelle due partite disputate tra campionato e coppa. Totti e Gervinho affetteranno i difensori nerazzurri, Guarin e Icardi le migliori armi interiste per uscire con un risultato positivo dall'Olimpico. GOAL (1,75).
SAMPDORIA-NAPOLI: il posticipo del lunedì è una gara dal pronostico incerto. Mihajlovic non perde mai (1 volta in 12 partite), Benitez è imbattuto nelle ultime 9. Eder e Okaka da schierare, sperando nelle "solite" amnesie difensive partenopee, Mertens e Higuain intoccabili per chi crede nell'impresa esterna. 2 (2,20).

lunedì 24 novembre 2014

F1 DIARY - 19, ABU DHABI, GARA

Immagine tratta da fia.com
E via di lieto fine. Vince chi era giusto che vincesse, cioè Hamilton.
Le gufate al compagno di squadra di Rosberg gli si sono ripercosse contro, dato che a impazzire è stato proprio l'ERS del biondino.
C'è da dire pure che il braccino in partenza l'ha avuto clamorosamente Nico, quasi piantato al via e prontamente sopravanzato dal neo bi-campione del mondo.
Il Mondiale era già chiuso dopo cento metri.
Hamilton è quindi 2 volte Campione del Mondo. Ma paradossalmente esce meno forte di prima da questo Mondiale monomarca. Con una Mercedes pigliatutto ha vinto 11 Gp contro i 5 vinti da Rosberg, ma clamorosamente è andato sotto 7 a 11 per quanto riguarda le pole. Alzi la mano chi poteva anche solo pensare che con una vettura tanto più forte della concorrenza il buon Lewis potesse essere più lento di Nico sul giro secco e che gli concedesse ben 5 vittorie stagionali, sino ad arrivare a giocarsi il Mondiale all'ultima corsa.
Ma comunque è riuscito a vincere, e ha il tris nel mirino per il 2015.
Il resto della gara ha posto i fari sulla bella prestazione di Massa, su quella di Ricciardo (partito dai box) e sull'agonia di due macchine rosse nelle retrovie inquadrate ogni tanto dalla regia internazionale.
Due flash resteranno nella mente per ricordare questa pessima stagione della Ferrari: la 14 di Alonso che non aveva un migliore spunto in rettilineo della Caterham di Stevens, nonostante nuovi pneumatici appena montati, e i quasi 30 giri impiegati dalle due Rosse per raggiungere la Mercedes di Rosberg che dal giro 25 girava tre-quattro secondi più lenta di tutti. 
E' stato un 2014 imbarazzante per la Scuderia. Via tutti: Domenicali, Marmorini, Montezemolo, Alonso, Mattiacci, prossimamente Tombazis. Epurazione completa: curioso come in tutto questo volar di teste l'unico a conservare il suo posto sia stato Kimi Raikkonen, alle prese con la peggior stagione della sua vita. 
E le notizie sul progetto 2015 si stanno rivelando agghiaccianti: viene confermato un progetto nato male. Peggio di quello di quest'anno. Che la ghigliottina impazzita derivi anche dalla consapevolezza che dai primi riscontri si sta rischiando un 2015 addirittura peggiore della stagione appena trascorsa?
Capitolo Alonso. Nell'abitacolo ha fatto tutto il possibile per le vittorie (negli anni passati) e per massimizzare il (poco) potenziale gara dopo gara. Fuori dall'abitacolo è stato altamente discutibile nella gestione dei momenti difficili. Con squadra e stampa. E' stato probabilmente mal consigliato dal suo management: ha ammesso che già nel 2013 aveva preso in considerazione l'ipotesi di abbandonare la Ferrari, e con più di un anno a disposizione non è riuscito a raggiungere nè il sedile della Mercedes nè quello della Red Bull. E ora a 33 anni punta sulla scommessa McLaren Honda. Quanti anni ci vorranno per vincere? 
La maggioranza degli addetti ai lavori considera Nando il miglior pilota in pista, ma allora perchè Mercedes e Red Bull non lo hanno neppure preso in considerazione? Troppo ingombrante la sua figura fuori dalla pista?

sabato 22 novembre 2014

F1 DIARY - 19, ABU DHABI, QUALIFICHE

Immagine tratta da fia.com
Premesso che:
1) A Hamilton basta arrivare secondo. 
2) Se domani non finisse con la solita doppietta Mercedes sarebbe una super sorpresa.
3) Se vinci 10 gare su 19 come ha fatto Hamilton è anche parzialmente ingiusto arrivare all'ultima gara in odore di fregatura, se il tuo rivale ne ha vinte solo cinque.
Detto questo, potrebbe succedere che:
1) Hamilton ha già perso un Mondiale già vinto all'ultima gara (2007), ma ne ha anche vinto uno all'ultima curva (2008). E' stato davanti tutto il weekend, ma ha fallito la parte decisiva delle qualifiche. Aggiungiamoci che a Interlagos è andato fuori pista in solitudine e quasi in testacoda. Il ragazzo non è tranquillo. Soffre lo stress. E tendenzialmente si mette nei guai con le proprie mani. Oggi andrà a dormire pensando di poter "tranquillamente" arrivar secondo. Ma avrà il dubbio di fare il papocchio da solo. E il dubbio lo terrà sveglio tutta notte. E i fantasmi del 2007 si materializzeranno a pieno regime.
2) Rosberg è stato più volte durante l'anno un beneamato figlio di buona donna. A Montecarlo in qualifica si è probabilmente parcheggiato nella via di fuga per impedire il giro buono a Lewis. E domani si giocherà ogni cartuccia, pulita o meno pulita per iscrivere il proprio nome nell'albo d'oro della F1. Anche quella di fare da tappo al gruppo, di innervosire ulteriormente Hamilton, o di fare lo sbruffone sulla scelta delle strategie di gara. Faccia da angelo e pensieri da diavolo. 
3) Hamilton sommerso dai dubbi e dopo una notte insonne, potrebbe decidere di finirla alla prima curva, o alla prima occasione di contatto possibile. Ci penserà di sicuro. Se la vena è tappata, se ci saranno difficoltà, e Nico sarà a un tiro di schioppo, attenzione. Perchè da una collisione "da gara" avrebbe tutto da guadagnare.
4) In partenza Lewis è dal lato sporco, ha alle spalle quei fulmini di velocità delle Williams. Streghe anche qui. Se una delle Williams dovesse spuntare seconda dalla prima curva, come si comporterà Hamilton? Sarà furioso o malinconicamente triste stile Alonso dietro Petrov 2010?
5) E se Hamilton dovesse perderlo? Alonso non ha ancora annunciato il passaggio in McLaren. Curiosa coincidenza. 
Probabilmente non succederà nulla di tutto questo, sarà un trenino noioso da doppietta con gomito fuori dall'abitacolo delle Mercedes, con Hamilton campione e bla bla bla...
Ma se dovesse succedere...

PRONOSTICANDO LA 12A GIORNATA

Immagine tratta da snai.it
ATALANTA-ROMA: in un campo solitamente ostico per i giallorossi, gli uomini di Garcia cercano i tre punti per restare agganciati alla Juve. L'Atalanta vuol dare la scossa a una stagione cominciata con il piede sbagliato. Puntate sul Papu Gomez e Dramè tra i padroni di casa, e su Nainggolan e Ljajic tra i romani. UNDER (1,73).
LAZIO-JUVENTUS: il 4-3-1-2 di Allegri alla prova Pioli. In casa la Lazio viaggia a 4 vittorie su 5 incontri, e la Juve ha molte defezioni in difesa (Padoin probabile titolare). Nei biancazzurri bisogna scommettere su Keita e Djordjevic, in casa torinese su Pereyra e Tevez. GOAL (1,78).
TORINO-SASSUOLO: entrambe le squadre non vincono da un mese, ed entrambe galleggiano a quota 12. E segnano poco, 7 volte il Toro e 10 il Sassuolo. Comodo pareggino in vista? Amauri e Quagliarella gli unici in grado di segnare tra i granata, Berardi e Missiroli da tenere d'occhio tra i sassolesi. X (3,30).
UDINESE-CHIEVO: sono già 3 le partite senza vittorie dei friulani, mentre il Chievo viene dal successo contro il Cesena. Sarà un match complesso, sicuramente non spettacolare. Classica partita di Totò DiNatale, nei gialloblù invece c'è da puntare sull'altro vecchietto terribile, Sergio Pellissier. 1 (1,85).
NAPOLI-CAGLIARI: si incontrano due squadre che cercheranno di offendere e vincere la partita. La differenza la farà il tasso tecnico e l'applicazione. Pesanti le assenze di Insigne e Mertens tra i partenopei e quella di Sau tra i sardi. Higuain e Hamsik in odore di gol, Ibarbo e Ekdal guastafeste rossoblù. OVER (1,45).
PARMA-EMPOLI: situazione critica quella del Parma, in odore di penalizzazione e reduce dal 7-0 contro la Juve. L'Empoli venderà cara la pelle, giocando con spensieratezza per tenere lontana la zona B. Cassano e Belfodil ancore di salvezza casalinghe, tra i toscani Pucciarelli e Maccarone possibili marcatori. GOAL (1,78).
CESENA-SAMPDORIA: il Cesena di Bisoli si sta lentamente adagiando sul fondo della classifica, pur combattendo ad ogni gara. La Samp di Mihajlovic fuori casa balbetta, 1 vittoria su 5 gare. Brienza e HugoAlmeida gli unici che potranno impensierire Romero, nella Samp schieriamo i soliti Soriano e Eder. X (3,30).
VERONA-FIORENTINA: Mandorlini non vince dal 4 ottobre, Montella è reduce da due k.o. consecutivi: due squadre convalescenti. Attesa per il ritorno di Mario Gomez tra i titolari gigliati. Il ritorno al 3-5-2 possibile arma vincente della Viola. BorjaValero e Gomez gli uomini a cui dare una chances tra i fiorentini, Toni e Juanito Gomez per sperare in un risultato positivo degli scaligeri. 2 (2,20).
MILAN-INTER: il ritorno di Mancini è la notizia della settimana. Come reagirà in campo l'Inter? Inzaghi spregiudicato schiera Torres, il Mancio riparte dall'ambizioso 4-3-1-2. Sarà una bella gara, se dobbiamo fare i nomi dei giocatori che faranno la differenza, diciamo proprio el Niño, assieme a Menez tra i rossoneri, Icardi e Guarin tra i nerazzurri. 2 (2,70).
GENOA-PALERMO: gli uomini di Gasp sono imbattuti dal derby di fine settembre, il Palermo staziona a metà classifica e ha perso solo contro la Juve nelle ultime 5. Matri e Perotti sicuri protagonisti, Barreto e Dybala outsider rosanero. 1 (2,20).

martedì 11 novembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /11

Immagine tratta da ilgiorno.it e modificata su befunky.com
- Prosegue la marcia di testa di Juventus e Roma, che passeggiano allegramente su quel che resta del ricordo del Parma e del Toro della scorsa stagione. Avversari impauriti, arrendevoli e sempre più rassegnati ad ogni rete subita. E le big di casa nostra ne approfittano. Interessante il cambio di modulo di Allegri, che pare aver rivitalizzato le punte bianconere: da verificare con avversari più probanti. La retroguardia parmigiana è sembrata realmente troppo molle per essere vera.
- Il Napoli ha ingranato. La vittoria a Firenze può lanciare con forza le ambizioni partenopee per il terzo posto. Non perde da 8 partite, ma rimane a -4 dalla Roma e a -7 dalla Juve, distanze ancora proibitive per coltivare speranze tricolori. E' la squadra più forte alle spalle del duo di testa, l'unica ad aver vinto nel gruppetto degli inseguitori.
- Milano anche in questa 11a giornata resta incompiuta. Sulla sponda rossonera si esulta per il 2-2 ottenuto con la Sampdoria, si sono esaltati progressi di gioco rispetto alla disfatta del k.o. contro il Palermo. La realtà è distante, anche nel match di Genova si è segnato in contropiede e senza dimostrare "pulizia" o chiarezza di gioco. Bisogna trovare qualcosa di diverso, un'idea che renda più compatti e più squadra gli undici di Inzaghi. A Mazzarrilandia invece si è sempre sulle montagne russe. Ormai il barometro è impostato sul rosso di "esonero", e galleggia ogni gara un po' di più e un po' di meno, ma sempre su quella fascia. Nessuno riuscirebbe a lavorare in una situazione del genere, e men che meno Mazzarri, che soffre la pressione e lo stress più del normale. O lo si tenga, esponendosi pubblicamente in tal senso, senza ultimatum, o lo si mandi via, ma subito. Probabilmente riuscire bene o male a tenere questa situazione a galla, veleggiando comunque in zona europea, è una nota di merito per l'allenatore. Che avrà grandi colpe, magari tattiche e di gestione degli uomini, ma che almeno da un mese e mezzo sembra abbandonato alla deriva anche dalla sua dirigenza.
- Si legge che il Cesena pensa di sostituire Bisoli. Va bene che non vince dal 30 agosto, e che la squadra romagnola si è adagiata in zona B a -3 dalla salvezza, ma non penso che qualsiasi altro allenatore possa far meglio di così. La squadra c'è, lotta, riesce a rimontare dagli svantaggi, è tatticamente accorta e preparata. Paga un deficit di uomini: è una squadra da Serie B. La società la scorsa estate era sull'orlo del fallimento, e in questa stagione è riuscita a chiudere solo prestiti e parametri zero discretamente vecchiotti. Questo è il materiale a disposizione, e con Bisoli sta lottando, vende cara la pelle a ogni gara e non ha mai preso imbarcate, segno che lo spogliatoio è compatto e sul pezzo. Hai voglia di dare la scossa in panchina, ma se la rosa è questa, anche Guardiola non riuscirebbe a fare miracoli.

domenica 9 novembre 2014

F1 DIARY - 18, INTERLAGOS, GARA

Immagine tratta da fia.com
Il filo conduttore di questo bel Gran Premio brasiliano è stato l'orgoglio. 
Ed è un filo che lega i grandi "bastonati" di questo 2014: Rosberg, Massa, Vettel e Raikkonen.
Nico ha battuto Lewis. In qualifica e in gara, ha amministrato e non ha fatto un errore, a differenza di Hamilton che si è girato nella foga di recuperare il gap prima della sosta ai box. Ora si gioca il jolly di Abu Dhabi: può vincere il Mondiale con una vittoria e un terzo posto del compagno di squadra. Difficile. Ma è ancora lì, Rosberg sta disputando la miglior stagione in carriera. E tiene botta a un manico globalmente riconosciuto come Hamilton.
Massa. Felipe va sul podio nella gara di casa, bissando l'altro piazzamento nella top3 di Monza. Nel corso dell'anno è stato bersagliato dalla sfortuna (al solito) e offuscato dall'escalation di Valtteri Bottas. Ma oggi è stato fortissimo, è arrivato tranquillamente terzo nonostante un penalty di 5 secondi e sbagliando box al pit stop. Chapeau.
Vettel ha fatto il Vettel per tutto il weekend. Ha tenuto dietro Ricciardo sia ieri che oggi. Ha sorpassato, ha avuto ritmo, ha spremuto al massimo la sua lattina. Il sorridente Daniel non s'è mai visto e una volta tanto le rogne tecniche han riguardato solo la sua vettura.
Kimi ha fatto il Kimi della Lotus. Una sosta in meno degli altri, magistrale gestione degli pneumatici. E si è concesso il lusso di battagliare a lungo per tenere dietro un Alonso con una quindicina di giri in meno sulle gomme. Un duello corretto, leale, malizioso. C'era l'orgoglio e l'occhietto vispo del finlandese nel resistere in una condizione di inferiorità tecnica del pneumatico. E' stato un bel vedere. Kimi non era un brocco bollito sette giorni fa, e non è un fenomeno oggi. Semplicemente alcune modifiche sull'anteriore della vettura gli han dato più fiducia alla guida. Meglio tardi che mai.
Infine, nota di merito per Jenson Button. Un vero signore, un gran pilota. E' corretto e duro nei corpo a corpo, e in queste ultime gare in cui la McLaren è progredita sta portando a casa ottimi risultati. Il 4° posto di oggi è un punto esclamativo sulla ventilata decisione della scuderia di Woking di appiedarlo e tenere l'acerbo Magnussen. Merita un volante, è un Campione del Mondo ed è una garanzia. Perchè mai gli si dovrebbe preferire il danese?

LA CRITICA ROSSOBLU DELLA DOMENICA /11

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Cagliari-Genoa 1-1 (16'Farias, 53'aut.Rossettini).
- Tre sfortune: l'autorete di Rossettini, un po' goffa, che fa pareggiare un Genoa che attaccava stentando a buttarla dentro; l'erroraccio di Longo sul rigore sbagliato da Avelar: un tocco facile facile svirgolato in maniera incredibile; l'infortunio di Sau quando si era in vantaggio numerico, che ha ristabilito la parità di uomini appena cinque minuti dopo l'espulsione di Sturaro.
- Al netto di questi episodi girati storti, si è giocato male. Il Genoa ha attaccato spesso e volentieri, ha colpito una traversa con Kucka (che ha trovato risposta nel palo di Conti su punizione) e ha imbastito molte manovre pericolose. I sardi in fase d'offesa sono stati parecchio confusi e casuali.
- Il Cagliari va in difficoltà contro il pressing alto e un centrocampo molto fisico. Così è stato con la Lazio e così oggi con il Genoa. Anche in questa gara il reparto più in sofferenza è stata la linea mediana, con Ekdal e Joao Pedro volenterosi ma evanescenti e Conti che ha sbagliato parecchio in avvio di match.
- La sensazione per lunghi tratti della gara è stata che gli undici messi in campo da Zeman fossero tecnicamente inferiori agli avversari: controlli di palla approssimativi, numerosi passaggi sbagliati e movimenti dei compagni non letti dai portatori di palla. 
- E anche l'attacco non entusiasma. Cossu non punta mai la porta, ripiega sino in difesa rendendosi poi nullo in fase offensiva. Sau non era in giornata, e quando, da esterno, poteva fare la differenza si è infortunato e ha lasciato la squadra in 10. Farias è un ibrido: una specie di attaccante esterno tecnico, ma non troppo veloce, un po' egoista e che spesso si allunga la palla, sbagliando passaggi elementari. Per carità, ha segnato un gran gol anticipando Perin, ma per il resto della partita si è eclissato. Longo è super acerbo: legnoso, fa a sportellate, è molto aggressivo ma poco concreto. E non pare uno che possa segnare: sinora a Cagliari non ha mostrato nessuna delle sue doti.
- "Arredatece Ibarbo". Vedendo gli interpreti di oggi, la freccia colombiana è indispensabile per puntare a creare qualcosa di pericoloso in attacco, sia che si innamori della palla senza passarla a nessuno, sia che provi a giocar di squadra.
- C'è difficoltà, non neghiamolo. La squadra zoppica, e parecchio. Si segna, ma in attacco segna solo Sau. Il centrocampo se viene aggredito va spesso in difficoltà, e urgerà trovare dei correttivi. In generale bisogna puntare su organizzazione, corsa e movimenti, piuttosto che sulla tecnica, perchè in parecchie di queste 11 partite, gli avversari son sembrati molto più tecnici degli uomini a disposizione di Zeman.

sabato 8 novembre 2014

F1 DIARY - 18, INTERLAGOS, QUALIFICHE

Immagine tratta da fia.com
Quando la pista è bella e ha fascino e storia, i piloti ci mettono qualcosa in più, e osano, ci provano.
Così è stato anche in queste qualifiche brasiliane.
Ci ha provato Rosberg, e gli è andata bene. E' stato ancora una volta più veloce in prova di Hamilton, portando il confronto a 10-7. Tutto sommato è inaspettato questo primeggiare nel giro secco del biondino, accreditato di una tacca di talento in meno rispetto a Lewis. Sarà una bella lotta, con Ham che potrà anche accontentarsi di arrivare 2° in virtù del +24 in graduatoria.
Ci ha provato Massa, senza riuscirci, spinto dalla torcida che ha fatto tremare le tribune di Interlagos. Ha finito a 2 decimi dalle super Mercedes, e per domani sogna un Gp da ricordare. Tra l'altro la sua ultima vittoria in F1 è stata proprio su questa pista, anno 2008, con quel sogno Mondiale svanito 40 secondi dopo aver tagliato il traguardo da Campione.
Ci ha provato Seb Vettel a stare davanti a Ricciardo, riuscendoci per 137 millesimi con un 6° posto a fronte di un 9° del suo sorridente antagonista sulle lattine. Ha spezzato la serie negativa di 4 qualifiche alle spalle del compagno di box. Ora resta da ripetersi in gara. Col naso all'insù pregando la pioggia, per accomiatarsi dalla Red Bull con un risultato prestigioso.
E ci ha provato persino Kimi Raikkonen a mettere le proprie ruote davanti a quelle di Nando Alonso. E' stato davanti in FP2, FP3, Q1, Q2, ma si è sciolto sul più bello. Nella manche decisiva Fernando ha trovato un bel giro, rifilandogli 122 millesimi. Una lotta appassionante. Peccato che le due Ferrari stessero lottando per la quarta e la quinta fila. Alonso scatterà 8° e Raikkonen 10°. In una pista in cui i motori Mercedes han trovato picchi di velocità di punta sui 340 kmh, la Ferrari avrà zero possibilità di sorpasso. Quindi lotterà per i punti piccoli. 
Domani? Ma speriamo in qualche scroscio di pioggia, e diciamo Rosberg primo, Ricciardo secondo e Massa terzo. Ma non giocateci su una schedina eh!

PRONOSTICANDO L'11A GIORNATA

Immagine tratta da snai.it 
SASSUOLO-ATALANTA: il Sassuolo è in serie positiva da quattro turni, l'Atalanta continua a zoppicare. Zaza e Berardi guideranno la possibile vittoria neroverde, Raimondi e Denis tra i bergamaschi alla ricerca del cross e dell'inzuccata giusta. 1 (2,60).
SAMPDORIA-MILAN: scontro tra due squadre che hanno perso poco (1 volta la Samp e 2 il Milan), e che pareggiano parecchio (4 a testa). La Samp in casa ha battuto la Fiorentina e impattato con la Roma, le premesse per un nuovo risultato positivo contro i balbettanti rossoneri ci son tutte. Puntiamo su Eder e Okaka tra i liguri e Diego Lopez e Honda tra i milanisti. 1 (2,60).
CAGLIARI-GENOA: entrambe le squadre sono in salute, e i tre scontri precedenti tra Zeman e Gasp son sempre finiti con almeno 5 reti. Quindi sarà la giornata fortunata di Sau e Farias da una parte e Matri e Iago Falque dall'altra. OVER (1,80).
JUVENTUS-PARMA: prima contro penultima, pronostico scontato. Pare che Allegri tenterà la carta tridente con Tevez, Morata e Llorente, di contro il Parma ha sempre bisogno di punti anche dopo la vittoria contro l'Inter. I tre attaccanti bianconeri sono da schierare, così come De Ceglie e Cassano tra gli emiliani. OVER (1,68).
PALERMO-UDINESE: il Palermo in casa ha vinto le ultime due, mentre l'Udinese su 4 trasferte ne ha perse 3 e ha realizzato una sola rete. Puntiamo allora sui padroni di casa, Barreto e Dybala in primis, e tra i friulani segnaliamo Widmer e Herteaux. 1 (2,25).
EMPOLI-LAZIO: l'Empoli va k.o. da tre gare, la Lazio ne ha vinte 4 delle ultime 5. Agli uomini di Sarri si chiede una reazione d'orgoglio, ma i biancocelesti sembrano volare. Sarà una bella partita, Pucciarelli e Tavano in odore di gol, così come Candreva e Lulic. GOAL (1,75).
CHIEVO-CESENA: partita brutta, bruttissima. La palla faticherà a muoversi dal cerchio di centrocampo. Maran deve vincere, Bisoli venderà al solito cara la pelle. Ma ricordiamo che il Chievo non vince dal 13 settembre, e il Cesena dal 30 agosto. Una vita fa. Schieriamo (se obbligati) Birsa e Maxi Lopez tra i gialloblù e Cascione e Hugo Almeida tra i romagnoli. X (3,20).
FIORENTINA-NAPOLI: la Viola in caso di passo falso si incrosterà nell'anonima seconda parte della classifica, il Napoli vuol vincere per continuare la rimonta. Gol da entrambe le parti, Cuadrado e Aquilani outsider fiorentini, Callejon e Higuain garanzia partenopea. GOAL (1,70).
ROMA-TORINO: arrivano gare più abbordabili per i giallorossi, stavolta in casa contro un Toro ancora da decodificare. Totti e Gervinho sono pronti a bucare la porta degli uomini di Ventura, Darmian e El Kaddouri gettiamoli nella mischia in caso di impresa granata. 1 (1,45).
INTER-VERONA: Mazzarri deve riconquistare i tifosi a suon di vittorie, il Verona di Mandorlini naviga in acque tranquille di classifica (pur non vincendo da 4 turni). Vincerà l'Inter, Icardi e Palacio sugli scudi, nel Verona Toni e Christodoulopoulos potrebbero approfittare dell'incerto Vidic degli ultimi tempi. 1 (1,52).

venerdì 7 novembre 2014

I SETTANT'ANNI DI ROMBO DI TUONO

Immagine tratta da lettera43.it
Settanta. Un numero che, per Gigi Riva, ha sempre avuto un significato speciale. E' stato, infatti, l'anno magico del bomber azzurro, culminato con la conquista di uno storico Scudetto nel sorprendente Cagliari di Scopigno e con il secondo posto ai Mondiali messicani, dietro al fenomenale Brasile. E' oggi il numero degli anni compiuti da "Rombo di Tuono", uno dei soprannomi più appropriati coniati dal leggendario Gianni Brera.
Un soprannome che, tuttavia, se era perfetto per il calciatore, si discostava nella maniera più assoluto da ciò che era Riva fuori dal campo. Da sempre allergico al fragore e alle curiosità della vita mondana, estremamente schivo e introverso di carattere, segnato profondamente da un'infanzia dura e dolorosa, Gigi era un solitario che amava la tranquillità e la riservatezza. Se è vero che per molti calciatori l'ambiente intorno è stato fondamentale per farli diventare quello che sono stati, mai come nel caso di Riva il suo incontro con Cagliari e la Sardegna è stato decisivo per la sua esplosione professionale e la sua crescita umana. All'inizio, appena aveva saputo che presto avrebbe dovuto lasciare la natia provincia di Legnano per trasferirsi sull'isola, non l'aveva presa affatto bene; nemmeno ventenne, orfano di entrambi i genitori fin dall'infanzia, cresciuto in collegio, sembrava restio ad abbandonare la sua terra per recarsi in quel posto così diverso, così lontano. Eppure, la diffidenza è stata presto sostituita dall'affetto, e poi dall'amore per la Sardegna, all'epoca terra lontana dalle luci dei riflettori, subito ospitale e familiare per chi, come il giovane Riva, cercava di coltivare in pace e serenità la propria passione: giocare a calcio.
E' da queste basi che nasce un legame inscindibile, un sentimento così forte che niente e nessuno riuscirà a scalfirlo, nemmeno i moltissimi soldi offerti dalle grandi del Nord, in primis la Juventus di Boniperti, o la prospettiva di disputare le prestigiose coppe europee. Con il suo "gran rifiuto", Riva diventa a breve il paladino delle piccole squadre, l'eroe che si permette di rifiutare la corte delle big per restare nel suo Cagliari, per farlo arrivare in cima all'Olimpo. E' lui il faro intorno al quale nasce una squadra da favola, che si costruisce pezzo per pezzo, pedina dopo pedina, fino ad arrivare a quello storico Scudetto nel 1970. E' lui il capocannoniere, l'uomo che finalizza con il suo potentissimo sinistro e la sua forza straripante gli sforzi e le prodezze di campioni come Albertosi, Cera, Domenghini, Gori e Nené. E' anche, e soprattutto, il braccio della grande mente che siede in panchina, di Manlio Scopigno, che più che un allenatore è stato un amico e quasi un padre per Riva, la persona con cui si è aperta e ha raggiunto la maturità calcistica e umana. Rimarrà fedele alla parola data, non lasciando mai la Sardegna, seguendo il Cagliari fin nell'abisso della retrocessione in B, quando il grande ciclo è concluso e gli infortuni lo costringono a smettere di giocare ad appena 31 anni.
E' solo un'altra la maglia che Rombo di Tuono indossa con orgoglio: quella della Nazionale. Membro di quella generazione di campioni che riporta i colori azzurri nell'elite del calcio mondiale dopo trent'anni, Riva è protagonista della grande epoca di Ferruccio Valcareggi. Segna nella ripetizione della finale del Campionato Europeo 1968, che vede l'Italia battere la Jugoslavia 2 a 0 e conquistare il primo trofeo dell'epoca post fascismo. E' grande protagonista ai Mondiali del 1970 in Messico, mettendo la sua firma nel leggendario 4-3 contro la Germania Ovest e contendendo con orgoglio il titolo al blasonato Brasile di Pelè e dei cinque numeri 10. Alla Nazionale ha dato tutto, anche le sue due gambe, visto che è con la maglia azzurra che si frattura entrambi i peroni, il sinistro nel '67 e il destro tre anni dopo. La sua media realizzativa parla da sola: 35 centri in 42 presenze, recordman italiano davanti ai grandi Peppino Meazza e Silvio Piola, un primato che resiste da oltre quarant'anni.
Una volta lasciato il campo, poi, Gigi ha partecipato ad altri sei Mondiali come team manager azzurro, a dimostrazione della passione che lo ha sempre legato ai colori nazionali.
Oggi, per il suo settantesimo compleanno, tutta la Sardegna è vestita a festa per lui, il suo numero 11, l'idolo indimenticato e indimenticabile che ha portato una piccola squadra nella storia. Lui, schivo come sempre, è rimasto ancora una volta in disparte, preferendo la serenità della famiglia al clamore e alle grandi celebrazioni. Noi ci uniamo con ammirazione al coro di auguri per questo grandissimo personaggio, uno degli ultimi eroi del calcio di provincia.
Buon compleanno, Rombo di Tuono!

martedì 4 novembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /10

Immagine tratta da corrieredellosport.it e modificata su befunky.com
- Genova in paradiso. La Samp del vulcanico Presidente Ferrero è terza e continua la sua marcia trionfale. Batte la Fiorentina, ma soprattutto cambia modulo e fa un bel turnover. Proprio come una grande, o aspirante tale. Mihajlovic ha costruito un giocattolo perfetto, motiva alla grande i suoi uomini ed è tatticamente preparato. Il Genoa continua la sua serie positiva dando spettacolo a Udine: poche balle, il laboratorio rossoblu è l'ambiente ideale di Gasp. Che pare non essersene mai andato. C'è molto di suo in questo quinto posto con vista europea, e il 3-4-3 così criticato nel periodo interista è la sua marcia in più.
- Milano affonda. La crisi di Milan e Inter va al di là delle gare perse, male, contro Palermo e Parma. Restando al rettangolo verde, non c'è uno straccio di gioco da nessuna delle due parti del Naviglio. Tutto è affidato ad azioni estemporanee dei calciatori più talentuosi, e spesso non basta. Il Milan è totalmente in confusione, non si sa cosa vuol fare, tatticamente, da grande: se il contropiede, se un calcio fisico, se un calcio offensivo, se usare una prima punta o un falso nueve. Si brancola nel buio, Inzaghi non pare avere le idee molto chiare. Certo è che quel centrocampo lì, non lo aiuta. Mazzarri deve fare i conti, 7-0 con il Sassuolo a parte, con 2 reti su azione nelle restanti 9 gare. Una miseria. E non piace ai propri tifosi, che lo vedono troppo provinciale. WM è in difficoltà, non sa come dare una svolta e un gioco ai suoi. L'Inter è lenta, avanza lentamente, è macchinosa. E Mazzarri pare un po' rassegnato, forse ha troppa pressione addosso e non riesce a gestirla positivamente.
- Napoli in festa. Se il Napoli è questo, tutto dinamismo, corsa, concentrazione difensiva, allora è possibile la rimonta per i primissimi posti. Ma deve riuscire a proporre calcio anche in trasferta. Con convinzione e determinazione il Napoli può battere chiunque, compresa la Juve meno affamata di Allegri e la Roma stanca di Garcia.
- Si muove la parte bassa della classifica. Delle ultime dieci in graduatoria perdono solo Cagliari e Empoli. Sono vittorie che possono dare un grosso slancio quelle del Parma e Palermo. Il pareggino brutto da vedere di Chievo e Sassuolo, serve più ai neroverdi che ai clivensi, l'Atalanta con lo 0-0 di Torino fa un buon punto, ma accentua una stitichezza imbarazzante (4 gol in 10 gare). Il Cesena pareggia in casa, e prosegue la sua preoccupante astinenza da vittoria che va avanti dal 30 agosto.

lunedì 3 novembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL LUNEDI' /10

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com

Lazio-Cagliari 4-2 (7'Mauri, 25'Klose, 26'Klose, 48'aut.Braafheid, 84'Joao Pedro, 92'Ederson).
- La miniserie positiva di tre turni si interrompe all'Olimpico. Più dei demeriti rossoblu, sono da sottolineare i meriti laziali, specie nel primo tempo. Una Lazio perfetta, inarrestabile, ha trafitto per 3 volte il povero Cragno nei 45 minuti iniziali. Fisico, pressing forsennato e grinta, gli ingredienti di un meritato aggancio al terzo posto.
- Di buono c'è la reazione della ripresa: sono state trovate le trame offensive, sono arrivati due gol. La squadra c'è e lotta, si era a rischio imbarcata epocale e si è reagito mostrando caparbietà e gioco, il che rende meno amaro il k.o.
- Murru aveva sinora inanellato una sola presenza a referto, per pochi minuti. E se ne capisce il perchè: Candreva dalla sua parte ha spadroneggiato, sempre marcato a 3-4 metri di distanza dal terzino sardo. Dovrà migliorare parecchio, è risultato nullo in fase offensiva e disastroso in quella difensiva.
- Bella gara di Benedetti, subentrato in corso d'opera a Ceppitelli. Dal momento del suo ingresso in campo si è dimostrato un gigante. Una discreta iniezione di fiducia per l'imponente centrale difensivo torinese, che si è concesso anche il lusso di un assist vincente di testa. Bravo anche Joao Pedro, più per il gol che per la sua abituale indole confusionaria sul terreno di gioco. Magari potrebbe sbloccarsi pure lui.
- Il centrocampo è stato spazzato via dal fisico e dal pressing di quello della Lazio. Un passaggio totalmente a vuoto per Conti e Crisetig, un pelo meglio Ekdal. 
- Ibarbo si è fatto espellere per un fallo di reazione, dopo aver subito un colpo al ginocchio. E' la solita croce e delizia. Oggi più croce che altro, con due occasioni davanti a Marchetti fallite con la sua classica sufficienza e poca freddezza. Ora dovrà stare ai box (almeno) una partita: che gli serva per riflettere su quanto potrebbe fare grazie ai suoi mezzi, e quanto non fa.

F1 DIARY - 17, AUSTIN, GARA

Immagine tratta da fia.com
Austin 2014. Tre istantanee: la prima scattata alla quinta tornata, con il "solito" sorpasso con finta di Ricciardo, stavolta su Alonso, la seconda al 24° passaggio, con Hamilton che passa un arrendevole Rosberg e la terza per Vergne, che al 51° giro entra "o la va o la spacca", vecchia maniera su un basito e polleggiante Grosjean.
E' stata una bella gara insomma, peccato che la Mercedes faccia un campionato a parte. Se togliessimo le frecce d'argento, di sicuro staremmo a lodare le modifiche regolamentari che hanno riportato sorpassi e un discreto livellamento di prestazioni. 
Hamilton con il trionfo americano va a quota 10 vittorie stagionali, +24 su Nico Rosberg a due gare dal termine. 
Ma il sorpasso di ieri, sommato alle cinque vittorie consecutive che Lewis ha autografato, è più di una sentenza sulle speranze del biondo Nico.
Il principino Rosberg non diventerà Re, è barrichelizzato totalmente, ieri sul tentativo di Lewis ha quasi alzato il piede e detto "prego si accomodi". E' mentalmente abbacchiato, paradossalmente è lui ad avere il "braccino" ora. Non basta neppure più partire in pole per vincere, e 10-4 come parziale sui trionfi stagionali è un macigno.
Nico il paggetto ha ancora la matematica che lo tiene in corsa, con tanto di doppio punteggio jolly ad Abu Dhabi, e con un ritiro di Lewis può sempre mirare al bersaglio grosso, ma quanto sarebbe meritato?
E poi abbiamo Kimi. Tutti a dargli contro, il più gentile lo invita a svernare in Antartide cospargendosi il capo di cenere e vodka, dichiarando al mondo di essere vecchio.
Il disfattismo impera. Kimi sta disputando una pessima stagione, e su questo non ci piove. Ma anche ad Austin a 10 giri dal termine era settimo, a fronte di un Alonso sesto. Ed è stato pure colpito sul retrotreno da Perez dopo tre giri. Poi la Ferrari si è mangiata le gomme soft, e il finlandese si è dovuto ri-fermare ed è precipitato 13°, ma anche Nando non se la stava passando bene e con 2-3 giri in più e le vibrazioni che aveva, sarebbe finito anche lui a cambiare gli pneumatici o soccombere fuori dalla top ten.
La F14T è nata male, malissimo. Soffre di sottosterzo cronico, Alonso riesce a far scorrere l'anteriore e guidarla, Kimi no. Raikkonen ama un anteriore preciso e questa macchina è quanto di più distante dal suo stile di guida. Vettel, promesso sposo in Rosso, è sull'onda di Iceman, dunque la Ferrari (si spera) cercherà di eliminare quella maledetta sospensione pull-rod e provare ad assecondare le caratteristiche di guida di Kimi e Seb. C'è poi Allison che ha disegnato le Lotus del risorgimento raikkoniano, che dovrebbe dare un grosso input in tal senso.
Occhio a dare del vecchio bollito a un pilota, prendete Valentino Rossi. E' bastato cambiare il capomeccanico e ha ricominciato a volare, finendo spesso davanti a Lorenzo.
Al solito, wait and see.

sabato 1 novembre 2014

F1 DIARY - 17, AUSTIN, QUALIFICHE

Immagine tratta da fia.com
Dopo tre settimane di sosta, torna la F1. Rush finale di tre Gp per assegnare il Mondiale piloti 2014. A meno di cataclismi la tappa di Austin e quella di Interlagos serviranno per tenere caldo lo show in vista della lotteria a doppi punti di Abu Dhabi, in programma il prossimo 23 novembre. I punti che dividono Hamilton e Rosberg sono 17 a favore dell'inglese. Ma negli Stati Uniti è stato il buon Nico a fare la voce grossa e prendersi la pole numero 9 della stagione, in barba alle dichiarazioni da schiacciasassi di Lewis.
Il biondino ha fatto tutto bene e i quasi 4 decimi rifilati al compagno di box sono un bel gancio nell'ottica delle botte da darsi in gara.
Per gli altri spiccioli e bricioline.
Le Williams sono la seconda forza del campionato, Bottas e Massa si contenderanno il podio. Gioisce Alonso, dato che la McLaren da due Gran Premi ha ormai raggiunto il livello (basso) di competitività della Ferrari. Quando svelerà il segreto di Pulcinella della sua firma con la scuderia di Woking, potrà dire di ripartire dallo stesso livello della Rossa più amata d'Italia.
Clamorose le prestazioni in qualifica di Sutil e Maldonado: abituati a lottare per le posizioni dalla 15 in giù con le loro derelitte Sauber e Lotus, domani partiranno dalla nona (in virtù del penalty di Button) e decima piazza.
Per merito dei brillanti regolamenti stagionali, Seb Vettel in pratica non ha girato per la griglia di partenza, poichè, sostituendo la power unit per la sesta volta, sarà costretto a iniziare la corsa dalla corsia box.
E in seguito all'enorme lavoro sulla riduzione dei costi, ci siamo persi per strada Caterham e Marussia, in difficoltà economiche. E sono rimaste in 18 le vetture in pista. Ma il futuro di Force India, Sauber e Lotus non è dei più rosei. 
Devono aver avuto la calcolatrice rotta gli uomini della Federazione.
Pronostico per domani? Rosberg deve vincere, Hamilton completerà la scontata doppietta, mentre sul podio vedremo il sorriso splendente di Ricciardo. Con una bella rimonta di Vettel. E la Ferrari malinconicamente a lottare per i punti piccoli.

PRONOSTICANDO LA 10A GIORNATA

Immagine tratta da snai.it
NAPOLI-ROMA: bel match inaugurale di questa decima giornata. Sempre spettacolo in campo tra le due compagini. Il Napoli in casa dovrà dar continuità alle sue ambizioni europee, la Roma se la giocherà a viso aperto. Higuain e Callejon in odore di gol, così come Totti e Gervinho. GOAL (1,60).
EMPOLI-JUVENTUS: l'Empoli punterà su velocità e pressing per rubare punti alla Juve, in odore di turnover in vista dell'Europa. I "soliti" Pucciarelli e Tonelli gli uomini su cui basare il colpaccio empolese, Giovinco e Morata invece i bianconeri su cui scommettere per una bella vittoria esterna. 2 (1,42).
PARMA-INTER: al Tardini potremmo avere la sorpresa di giornata. L'Inter non perde da tre turni, ma stenta a convincere. Il Parma, con la stabilità in panchina nonostante 6 k.o. di fila, potrebbe ritrovarsi di colpo. Cassano, Lodi e Josè Mauri guideranno un Parma rivitalizzato, in casa nerazzurra nominiamo Ranocchia e Icardi. 1 (3,20).
UDINESE-GENOA: solo la Roma ha fatto più punti casalinghi dell'Udinese, di contro il Genoa è reduce da 3 vittorie (2 esterne) e 1 pareggio. Resta da vedere su chi peseranno maggiormente le fatiche infrasettimanali. Nel dubbio mettiamo Thereau e Kone tra i friulani, e Matri e Perotti nei liguri. UNDER (1,65).
CHIEVO-SASSUOLO: Maran cerca la svolta stagionale dopo 4 sconfitte, Di Francesco dopo due vittorie non vorrà perdere. La coppia Paloschi-Schelotto nei clivensi può regalare gol e assist, Berardi e Taider sono in grande forma tra gli emiliani. GOAL (1,87).
TORINO-ATALANTA: i granata all'Olimpico hanno il loro fortino e subiscono pochi gol (2 in 5 partite), gli uomini di Colantuono fuori hanno segnato solo al Cagliari su 4 esibizioni. Pochi gol dunque, Glik e Quagliarella i prescelti torinisti per il Fantacalcio, super Sportiello e Stendardo per i nerazzurri. NO GOAL (1,83).
SAMPDORIA-FIORENTINA: la Samp non vince da tre partite, la Fiorentina nelle ultime 7 ne ha persa una sola. Mihajlovic striglierà i suoi e ci aspettiamo finalmente i gol di Okaka e Eder, tra i viola Cuadrado dribblerà tutti e Aquilani potrebbe approfittarne. OVER (2,10).
MILAN-PALERMO: la politica dei piccoli passi premia (nei risultati) Inzaghi, il Palermo appare la classica vittima sacrificale. Menez vorrà sbloccarsi, così come El Shaarawy, e questa sembra la volta buona, nel Palermo i piedi educati di Vazquez e i polmoni di Barreto gli antidoti a una sconfitta annunciata. 1 (1,50).
CESENA-VERONA: sono 8 le gare senza vittoria per i romagnoli, che si ritrovano anche Marilungo in infermeria per 2 mesi e mezzo, l'Hellas non fa bottino pieno da 3 partite. Ma Bisoli vorrà vincere a tutti i costi: Hugo Almeida e Defrel saranno le sue frecce, nel Verona c'è Nico Lopez che furoreggia, e un Toni alla ricerca del gol su azione ormai perduto. 1 (2,75).
LAZIO-CAGLIARI: due squadre in salute. La Lazio di Pioli punta al terzo posto e cercherà di fare la partita, e gli uomini di Zeman non avranno paura di rispondere con velocità e tagli offensivi, sarà un match decisamente gradevole. Candreva e Mauri da schierare assolutamente, così come Sau e Ibarbo. GOAL (1,75).

I CINQUANT'ANNI DI MARCO VAN BASTEN, IL CIGNO DI UTRECHT

Immagine tratta da Wikipedia.it
"E' stato il più grande attaccante che io abbia mai allenato. Il suo ritiro è stata una tremenda sfortuna per tutti: lui stesso, il Milan, il calcio." Basterebbero queste parole, pronunciate da un guru del calcio come Fabio Capello, per spiegare a tanti giovani tifosi chi è stato Marco Van Basten, e cosa ha rappresentato nello mondo dello sport in assoluto. Oggi, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, è giusto e doveroso rendere omaggio ad uno dei più grandi e forti giocatori di sempre nella storia del calcio. Un talento purissimo, un mix strepitoso di potenza, intelligenza e tecnica individuato, una macchina da gol letale, che si è inceppata troppo presto, tra sfortuna e infortuni vari.
Che Van Basten fosse una sorta di predestinato si intuì fin dal suo esordio con l'Ajax: a nemmeno diciotto anni, entrò in campo al posto di un mito vivente come Johann Cruyff, e nella stessa partita si tolse la soddisfazione di mettere subito a segno il suo primo gol. Il primo di una lunghissima serie, che in breve tempo portò il "cigno di Utrecht" a diventare uno dei bomber più prolifici del panorama europeo e mondiale, e uno dei talenti più ambiti dalle grandi squadre. Il colpo lo realizzò il Milan di Sacchi e Berlusconi, che inserendo lui e il connazionale Ruud Gullit in un ottimo nucleo di talenti italiani diede vita ad una delle squadre più forti di sempre nella storia del calcio. A Milano vivrà gli anni più sfolgoranti della sua carriera, con medie realizzative altissime ed un numero impressionante di trofei, individuali e di squadra, portati a casa in Italia e in Europa. Giusto per citarne qualcuno, ricordiamo i tre Scudetti, le due Coppe dei Campioni e le altrettante Coppe Intercontinentali, i due titoli di capocannoniere della Serie A e, soprattutto, i tre Palloni d'Oro conquistati in appena cinque stagioni e mezza in maglia rossonera.
Per moltissimi difensori del nostro campionato Van Basten rappresentò un enigma irrisolvibile, un avversario impossibile da marcare. Possente fisicamente, e al tempo stesso delicato e raffinato tecnicamente, in campo a volte assomigliava ad un ballerino per le movenze felpate, e a queste doti abbinava una precisione ed una rapidità incredibile nel finalizzare ogni giocata, oltre ad un istinto spietato davanti alla porta. Presto tutto il mondo iniziò a conoscere il suo enorme talento, e il suo apice lo raggiunse nel memorabile Campionato Europeo del 1988, in cui i suoi gol trascinarono l'Olanda alla sua prima e tuttora unica affermazione a livello continentale. Memorabile, in questo senso, la rete del 2-0 nella finale contro l'Unione Sovietica, una delle più belle di sempre nella storia del calcio: un destro al volo, spettacolare e preciso, dal lato esterno dell'area di rigore, un gesto tecnico impensabile per un giocatore "normale", che ancora oggi sembra una poesia ogni volta che viene riproposto.
Una perfetta macchina da gol, insomma, se non fosse stato per quella maledetta caviglia, autentico punto debole del gigante olandese. Già reduce da due infortuni seri e ormai abituato a convivere con il dolore, nel dicembre del 1992 Van Basten decise di sottoporsi ad una operazione, con la speranza di risolvere finalmente il problema. Fu l'inizio del suo calvario, con un breve ed illusorio ritorno a fine stagione, una finale di Champions League persa con il Marsiglia e giocata nonostante il dolore ancora molto forte, quindi un nuovo ritorno sotto i ferri e la lunga, disperata rincorsa ad una forma che ormai sembrava perduta. Lottò per due anni, senza più vedere il campo, e alla fine capì che non c'era più nulla da fare e gettò la spugna: la sua carriera finì ufficialmente nell'agosto del 1995, quando aveva trent'anni, ma realmente si era conclusa due anni prima, con quella sfortunata finale di Champions League.
Dopo alcuni anni Van Basten ha cercato di ripercorrere, da allenatore, gli stessi successi ottenuti da giocatore, sia come allenatore di club che in Nazionale, ma i risultati sono stati altalenanti e non sempre positivi, ben distanti da quelli ottenuti sul campo. Anche per questo, noi nostalgici e amanti di questo sport continuiamo a ricordarlo per quel fenomeno che era con il pallone tra i piedi, quando faceva impazzire i difensori avversari e segnava tanti, bellissimi gol, in quella che è stata una carriera breve e folgorante, unica nel suo genere, per un uomo che si è sempre definito "un giocatore normale, che ogni tanto fa cose normale". Tanti auguri Marco, e grazie di tutto.