sabato 30 agosto 2014

PRONOSTICANDO LA 1A GIORNATA

Immagine tratta da snai.it 
CHIEVO-JUVENTUS: i clivensi hanno cambiato molto in estate, e in Coppa Italia hanno rimediato una brutta figura contro il Pescara. La Juve ha cambiato allenatore e modulo. Allegri parte sempre male, ma guida una squadra abituata a vincere. 2 (1,57).

ROMA-FIORENTINA: queste due squadre hanno offerto sempre belle partite. Alla Roma manca tutta la difesa dello scorso anno (Maicon, Benatia, Castan e Balzaretti), alla Viola Cuadrado e Rossi. GOAL (1,75).

MILAN-LAZIO: c'è curiosità attorno al Milan da contropiede e alla Lazio ben rinforzata sul mercato. Due tridenti contro, Honda-Menez-ElShaarawy vs. Candreva-Klose-Keita. Partita aperta. OVER (1,92).

ATALANTA-VERONA: i bergamaschi in casa sono una garanzia. Gioco collaudato e solite facce. Il Verona potrebbe faticare in Martic e Obbadi, all'esordio in Serie A. E pagare il risveglio da una stagione stellare. 1 (2,10).

CESENA-PARMA: nel derby emiliano, il Cesena presenta un 11 da combattimento, ma per nulla a livello delle rivali per la salvezza; il Parma ha la grana Cassano (fuori rosa) e potrebbe faticare. UNDER (1,60).

GENOA-NAPOLI: l'incognita sono i partenopei. Come si risveglieranno dalla batosta di Bilbao? Daranno tutto in campionato? Entrambe le squadre sono offensive, non ci si annoierà. Il Genoa in casa dà filo da torcere a tutti. GOAL (1,70).

PALERMO-SAMPDORIA: i rosanero hanno una rosa inadatta, hanno floppato in Coppa Italia in casa contro il Modena, e già scricchiola la panchina di Iachini. La Samp ha un motivatore eccezionale in Mihajlovic, e vuole mettere punti al sicuro da subito. 2 (3,20).

SASSUOLO-CAGLIARI: arriva Zeman e si va sicuro sull'over. Ma anche DiFrancesco, suo allievo, non scherza. Squadre votate all'attacco. Ma il boemo potrebbe pagare lo scotto di una rosa rinnovata e di una condizione non al top. 1 (2,30).

TORINO-INTER: entrambe le squadre già rodate dagli impegni di Europa League. Nell'Inter Osvaldo e Kovacic in grande spolvero, nel Toro Immobile e Cerci sono solo sbiaditi ricordi. Potrebbero spuntarla i nerazzurri. 2 (2,35).

UDINESE-EMPOLI: l'Udinese in Coppa Italia ha passeggiato, con un DiNatale stellare. Pronta a ripetersi in campionato, dove il giovane Empoli potrebbe essere la vittima sacrificale designata. 1 (1,80).

venerdì 29 agosto 2014

COME PARTE LA SERIE A

Immagine tratta da pronosticicalcioscommesse.com. CLICCANDO SULL'IMMAGINE E' POSSIBILE INGRANDIRLA:
Da domani via alla Serie A. Ecco come si schierano sulla griglia le squadre, con il mercato che, ricordiamo, chiude lunedì:
1a FILA: Juventus. Via Conte e il 3-5-2, dentro Allegri e il 4-3-1-2. Una scommessa, ma la rosa è la stessa dello scorso anno, con Evra, Romulo, Pereyra e Morata in più. Pogba può essere la stella nel nuovo schema.
Napoli. L'uscita di scena preliminare dalla Champions, potrebbe rendere l'obiettivo Scudetto più concreto. Benitez perde Reina e Behrami e inserisce Koulibaly, DeGuzman e Michu. Migliorando di poco può vincere. Se si tengono i nervi saldi dopo Bilbao. Mertens esploderà?
2a FILA: Inter. Possibile sorpresa dell'anno. Vidic, Dodò, Medel, Mvila e Osvaldo offrono l'opportunità di un salto di qualità. Sta a Mazzarri ottenere risultati solidi. E' sulla buona strada. Kovacic nuovo crack?
Roma. Potrebbe pagare la cessione di Benatia e gli impegni di Champions, in un girone di ferro. Astori e Manolas valgono il marocchino? Iturbe si consacrerà? Se le risposte sono affermative, la Roma sarà da Scudetto. Sennò, sarà dura ripetersi per Garcia.
3a FILA: Fiorentina. Si punta alla Champions, con riti scaramantici anti infortuni. Rivedremo Rossi-Gomez con continuità? Al 100% in tutti i suoi uomini, è da podio. Montella spera e si coccola Bernardeschi, gran qualità in rampa di lancio.
Milan. A fari spenti. Ma senza Balo e Coppe, Inzaghi può essere la sorpresa stile Roma 2014. La saggezza suggerisce contropiedi a mille all'ora per esaltare El Shaarawy, che senza Mario tornerà a giocar bene. Honda e Menez potrebbero essere piacevoli riscoperte.
4a FILA: Lazio. Una mina vagante in mano a Pioli. De Vrij, Basta, Parolo e Djordjevic rafforzano le Aquile, che con il 4-3-3 potrebbero volare. Occhio a Keita, che si candida come rivelazione dell'anno.
Atalanta. Si sceglie la continuità dalle parti di Zingonia. Colantuono e il suo classico 4-4-1-1, con nuovi ragazzi da lanciare: su tutti D'Alessandro, Boakye e Zappacosta, che macina chilometri sulla fascia destra. Biava e Bianchi aggiungono esperienza.
5a FILA: Genoa. Tornato all'ovile, Gasperini è una garanzia. Con il 3-4-3 si naviga sempre in acque tranquille. Rosi e Perotti sono perfetti per il suo gioco, ma molto dipenderà dalle condizioni fisiche di Matri e Pinilla, che da anni non brillano per una stagione intera.
Parma. L'anno scorso ha stupito. Quest'anno è iniziato con le bizze di Cassano. Il solito boomerang. Tenendo in mano lo spogliatoio, gli innesti di Lodi e Belfodil compensano la partenza di Parolo. E ci si potrebbe ripetere. Se FantAntonio farà il bravo.
6a FILA: Samp. Vulcano Ferrero fa simpatia, e con Mihajlovic è in una botte di ferro. Viviano e Bergessio danno esperienza, ma le sorprese potrebbero essere Soriano, e la consacrazione di Eder o Okaka. Che nel girone di ritorno dell'anno scorso han meravigliato.
Torino. Si salutano Cerci e Immobile. Ergo, ripetersi sarà tostissima. Si dicono meraviglie di Sanchez Mino, ma le certezze saranno Molinaro, Nocerino e Quaglia. Se l'Europa non prosciugherà le forze, Ventura metterà in campo ancora un bel Toro da combattimento.
7a FILA: Udinese. Rischio Strama in panca. Strano mercato con gli arrivi stagionati di Konè e Thereau. Ma DiNatale resta una certezza assoluta, pure a 36 anni. Occhio a Widmer, Gabriel Silva e BrunoFernandes. E Muriel? Siamo sempre in attesa del suo anno buono.
Verona. Ha stupito l'anno scorso, ha rivoluzionato la rosa. Rodriguez, Rafa Marquez, Luna, Martic, Obbadi, Chrostodoulopoulos, Ionita, Valoti, Chanturia, Nenè, quasi tutti stranieri. Riuscirà Mandorlini a proporre un 4-3-3 aggressivo come l'anno passato?
8a FILA: Cagliari. Giulini porta Zeman. E Zeman porta la solita infornata di giovani. O la va, e sarà spettacolo, o la spacca, e sarà esonero. ZZ è così. Sau con il boemo non farà meno di 15 gol. Ibarbo potrà esaltare. Ceppitelli difensore da 5-6 gol di testa. Ma se Zeman non ingrana?
Chievo. Bardi, Gamberini, Biraghi, Izco, Birsa, Schelotto, Botta e MaxiLopez sono ottimi arrivi per Corini. Che dovrà trovare in fretta l'amalgama tra vecchi e nuovi. Ma la rosa sembra più competitiva del recente passato. Ed è proprio da Botta che ci si aspetta qualcosa in più.
9a FILA: Sassuolo. Restano uomini e mister della rimonta. Con Vrsaljko e Peluso in più. DiFrancesco non dovrà partir male come la scorsa stagione. Ma ha la squadra più italiana di tutte (solo tre stranieri) e un attacco Berardi-Zaza-Sansone che stuzzica e non poco.
Palermo. Cantiere aperto. La rosa attuale è nettamente sotto tutte le aspettative. Buon regista Rigoni, buon difensore il Pipo Gonzalez, ma il resto? In attacco ci sono solo Vazquez, Belotti e Dybala. Gli esterni sono Pisano e Lazaar. Ci sarà da soffrire per Iachini, o per chi lo sostituirà.
10a FILA: Empoli. Sarri è buon allenatore. Mille giovani e Moro, Tavano e Maccarone. I ragazzi son interessanti: Tonelli, Rugani, Hysaj, Verdi, Vecino, Laxalt, Aguirre. Ma saranno pronti per la A? La difesa in particolare avrebbe bisogno di almeno un uomo esperto.
Cesena. Senza un soldo, si punta tutto su Bisoli e il gruppo. La rosa non è da A. In difesa vecchi lupi di mare come Lucchini, Perico e Capelli. A centrocampo gli over30 Cascione-Coppola-DeFeudis non entusiasmano. In attacco si prega Marilungo o nonno Brienza. Aiuto.

lunedì 25 agosto 2014

ANCORA SU HAMILTON E ROSBERG


Ancora su Hamilton e Rosberg.
Lewis: "Nel meeting post gara Nico ha detto che avrebbe potuto evitare il contatto, ma che lo ha fatto apposta, per "dimostrare la tesi". E non chiedete solo a me, andate da Toto, Paddy e tutti quelli che sono arrabbiati con lui".
Toto Wolff: "Nico ha ritenuto di mantenere la linea. Voleva dimostrare una tesi, e, per Lewis, era chiaro che non poteva sapere cosa avrebbe pensato Nico. Lui non si è tirato indietro. Pensava che Lewis gli avrebbe lasciato spazio, cosa che Lewis non ha fatto. (Nico) Lo ha fatto anche per far vedere che non aveva intenzione di cedere. (...) Nico non era disposto a mollare, e questo ha causato la collisione. E' un qualcosa che non vogliamo più vedere".
Ragionando. Rosberg si presentava in Belgio a +11 su Hamilton, forte di 4 vittorie e 10 podi in 11 gare. Perchè mai Nico si sentiva minacciato a tal punto da dover "dimostrare la tesi" e rimarcare che non era disposto a mollare? 
Perchè avrebbe dovuto forzare l'azione, sentendosi quasi obbligato a dare una prova di forza in mondovisione? E quale era questa tesi? Sente la squadra dalla parte di Lewis?
Probabilmente questo atteggiamento è figlio di Budapest, dove all'ultimo giro Lewis ha "gentilmente" spinto fuori traiettoria Nico nel tentativo (riuscito) di resistere al sorpasso e dove lo stesso Hamilton si è opposto all'ordine di scuderia (un po' forzato), che gli intimava di lasciar passare il compagno di box a metà gara, in virtù di una diversa strategia. Ordine al quale Hamilton si è opposto.
Rosberg probabilmente si è sentito poco tutelato dalla Mercedes, al punto da dover dimostrare qualcosa in termini di grinta e di coraggio. Il sorpasso subito al via gli ha fatto tappare la vena, e poi al giro 2 c'è stato il contatto.
Probabilmente, dopo varie rotture colpa di Mercedes, e qualche furbata di troppo di Nico (vedi qualifiche di Monaco), Hamilton ha davvero fatto la voce grossa in squadra. Che l'ha spalleggiato, mettendo in una sorta di disagio Rosberg. Lewis si aspettava di essere la prima guida, quando arrivò nel 2013. Mercedes pensava che Lewis sarebbe stato la prima guida. E questo probabilmente sta influendo nel box, dato questo scagliarsi oltremodo contro Rosberg.
Ricordiamo un precedente. Sepang 2013. Secondo Gp della coppia Hamilton-Rosberg. Lotta per il 3°/4° posto. Rosberg molto più veloce arriva in coda a Lewis. Il biondino chiede strada via box, che gliela nega. Gli viene intimato di non tentare il sorpasso. Nico, infuriato, si accoda e lascia il podio a Lewis.
Evidentemente l'idea iniziale di Mercedes era quella di supportare più Hamilton di Rosberg. E ora Nico si sente attaccato. Platealmente. Nonostante sia il leader del Mondiale.
E allora le tenterà tutte per portare a casa l'iride. E poi la coppia scoppierà.
Ma, per me, sarà Nico a lasciare il team.

domenica 24 agosto 2014

F1 DIARY- TAPPA 12, GARA

Immagine tratta da twitter.com e modificata su befunky.com
Il casus belli: Hamilton scatta meglio di Rosberg al via. Alla prima curva a guidare il gruppo è l'inglese. Al giro 2 Rosberg tenta una manovra all'esterno e tocca con l'ala la posteriore di Lewis. A Nico vola via un'appendice laterale, a Lewis vola via la gara. Foratura, fondo della vettura rovinata, 0 punti. Il biondino ne incassa 18, arrivando secondo. +29.
In coro Wolff e Lauda a difendere Hamilton: "E' inaccettabile. Succederà molto nei prossimi giorni". E tutti a criticare la tempistica di tale attacco. 
A inizio gran premio la Mercedes ritiene inaccettabile un attacco del genere. Perchè ha trasformato una sicura doppietta in un flop clamoroso. Vero.
Per carità, Ham non c'entra nulla.
Ma è palese come Nico non l'abbia fatto apposta, non essendo affiancato o non avendo spinto fuori pista Lewis. Ha fatto un errore di valutazione. Di misura. Di centimetri. Che è costato la gara a Hamilton, ma che ha danneggiato anche la sua. Teniamo presente che il 90% di toccatine lievi del genere rompono le ali, ma non afflosciano le gomme.
E' stata una cattiva valutazione, un tamponamento impercettibile. Gettare la croce addosso a Rosberg è eccessivo. Nessuna convenienza aveva Rosberg ad andare a uno scontro del genere, atto a mettere k.o. il compagno di box.
Ora la Mercedes promette fuoco e fiamme. "Succederà molto", hanno anticipato.
E cosa vogliono fare? Dare l'ordine che chi parte davanti non può essere mai attaccato? Oppure far vincere una gara a Hamilton rallentando Rosberg? 
Non si sa. La ragione consiglia di gestirla diversamente. Senza fare piazzate. Sono troppo più forti degli altri. Ma non sembra questo il caso.
A meno che.
A meno che in Mercedes Hamilton non stia cominciando a fare la voce grossa. Rosberg sta usando tutte le armi a sua disposizione, basta ricordare il pasticcio delle qualifiche di Montecarlo. La Mercedes ha steso tappeti rossi a Lewis per convincerlo a lasciare la McLaren due anni fa, e probabilmente vedere Rosberg vincere tra i due, a livello di investimenti fatti, non è ciò che si aspettavano. E allora la squadra potrebbe clamorosamente pendere per Hamilton, e "isolare" Nico il furbetto.
Che magari pure pure, nonostante un recente rinnovo, sarebbe invitato a cambiare aria in vista del 2015.
E scatenare un effetto domino. Con il quadricampione Vettel, premio paggetto 2014 del fenomeno Ricciardo, che sbuffa rabbia sotto la visiera. Con Alonso sempre scontento di una Ferrari che arriva sempre mezzo minuto dopo i vincitori. Con un arrembante Bottas, uomo Mercedes di Toto Wolff, che potrebbe diventare appetibile sul mercato. 
Cova fuoco sotto le ceneri in quel di Spa.
Dove Ricciardo ha dimostrato di essere un campione, perchè 3 vittorie in una stagione monocolore Mercedes sono da punto esclamativo. Dove Kimi ha messo la firma in calce ad una gara maiuscola, finalmente assistito da una strategia azzeccata, chiudendo 4° e di più non poteva. A Monaco e a Spa, dove il pilota conta, Kimi ha dato segno di esserci, in una stagione melmosa, e non è male. Dove Bottas 3° svergogna Massa, che si appella alla paperinite, ma che sta facendo una figura magra, magrissima in confronto al finnico. 
Che podio oggi, Ricciardo, Rosberg e Bottas. Quando tutti pensavano che i più forti in quelle squadre fossero Vettel, Hamilton e Massa. Che roba.

sabato 23 agosto 2014

F1 DIARY- TAPPA 12, QUALIFICHE

Immagine tratta da bbc.co.uk e modificata su befunky.com
Spa. Piove. Qualifiche.
Ci sono botte da orbi in Mercedes. Il resto è sfondo, che si perde negli aquaplaning e nelle chiacchiere da bar per stabilire il Campione e la pippa all'interno di ogni squadra.
In Mercedes è il delirio. Una qualifica tiratissima, due bambini capricciosi, Nico e Lewis, desiderosi di menare pugni a ogni curva. A dimostrare chi è più furbo dell'altro. In ogni sessione giri impiccati dei due alfieri delle Frecce d'Argento. 
Sul filo dei decimi per tutte le sessioni, la spunta Rosberg. Hamilton incassa i due decimi, un parziale di 4 pole a 7 per il tedesco e ha bisogno di uno strizzacervelli.
Under pressure.
Lewis ha avuto un'ottima carriera sinora. Enfant prodige, all'esordio in F1 ha buttato via un Mondiale che aveva in tasca per inesperienza. Ma ha saputo tenere testa ad Alonso. Ha vinto l'iride l'anno dopo contro Massa. Negli anni successivi è stato appresso a una McLaren ondivaga di competitività. Ma ha dato segni di talento purissimo, nel paddock è indicato come il pilota più talentuoso e veloce sul giro secco. E ora? Con la migliore vettura del lotto che fa?
Le sta prendendo con una regolarità stupefacente. Da Rosberg. 
Uno che si è fatto la gavetta in Williams per togliersi l'etichetta di snob figlio di papà. E che poi è passato in Mercedes a fianco dello Schumacher di ritorno. Risultati importanti contro il sette volte Campione del Mondo, ma sottovalutati dalla critica che sopravvalutava, alla luce dei fatti attuali, il rincoglionimento da 40enne di Michael. E via alle chiacchiere da bar e alle equazioni improbabili.
Michael andava, e forte, perchè a 43anni teneva testa a Rosberg in qualifica, con Nico che ora fa più pole di Hamilton a parità di macchina, con Hamilton che quando correva in McLaren si equivaleva con Alonso, che ora in Ferrari ridicolizza Raikkonen, con Kimi che contro Nando riesce a far peggio addirittura di Massa, che le prende sempre da Bottas. Un cane che si morde la coda insomma per dimostrare che Rosberg, con le equazioni, metterebbe in riga chiunque, avendo battuto Schumi e Hamilton.
E comunque, Alonso il Campione oggi fa 4° e dà 1 secondo a Kimi la pippa, 8°. Con Raikkonen che riesce a peggiorare il suo tempo in Q2 quando tutti han migliorato di 7 decimi/1 secondo. Misteri della fede. Bottas è Campione perchè è sempre davanti a Massa la pippa. Anche oggi uno sesto e l'altro nono, 1 secondo dietro. Campione per un giorno, dopo una stagione di stenti, è Vettel, terzo, due decimi davanti a Ricciardo, 5°, e adesso è lui a poter sorridere.
Ma comunque parliamo di lotte per la gloria e non per la vittoria. Al massimo per il terzo e poco importante gradino del podio. La lotta, quella vera, è tra Nico e Lewis. Con un Rosberg super gasato e un Hamilton sull'orlo di una crisi di nervi. 
Domani chi vince? Ah beh, Hamilton, che compirà una manovra da censura alla prima curva e si vincerà il Gp. Rosberg farà il paggetto sul podio, assieme a Bottas. 

IL 5-5-5 DI ORONZO SIMEONE


Immagine tratta da ilpallonegonfiato.com e modificata su befunky.com
"In che cosa consiste questa bizona: voi sapete che le norme generali di tutti gli allenatori del mondo, più o meno, usano sempre le stesse formazioni. C'è il 4-5-1 o il 4-4-2. Io invece uso una cosa diversa. 5-5-5. "Ma mister, che si gioca, in 15?" (...) Allora dicevo 15. Non è vero 15, perchè sono 16. Perchè ti sei dimenticato il portiere. Io ho detto 15 perchè mentre 5 per esempio della difesa vanno in avanti, i 5 attaccanti retrocedono e così viceversa. E allora la gente pensa: "Questo che c'ha 5 giocatori in più?" Invece no, è perchè mentre i 5 vanno avanti gli altri 5 vanno indietro. Durante questa confusione generale le squadre avversarie si diranno "Ah ah, che sta succedendo?" e non ci capiscono niente". (Oronzo Canà, L'allenatore nel pallone, film del 1984)
Diego Pablo Simeone è il nuovo vate del 5-5-5 a bizona. L'Atletico Madrid che nelle due gare di Supercoppa di Spagna contro il Real esce con il trofeo in tasca, è chiara derivazione del celebre modulo dello strampalato Oronzo Canà di un noto film degli anni '80.
Erano ovunque i colchoneros. Attaccavano mai in meno di cinque. Difendevano sempre undici dietro la palla. Quando perdevano palla in attacco, tempo tre secondi, e gli stessi interpreti li ritrovavamo in difesa a ripiegare.
Un modulo asfissiante, sfinente, che ha steso e stretto in una morsa gli acclamati galacticos del Real. 
Una condizione atletica straripante, giocatori universali pronti a pressare tuttocampo. Nuovi arrivi subito integrati con la vecchia guardia. Persi Courtois, Filipe Luis, Diego, Sosa, Adrian Lopez e Diego Costa, la squadra è rimasta la stessa. Nel gioco, nella grinta, nella voglia e nell'applicazione. Se non persino rafforzata. Moya, Oblak, Ansaldi, Siqueira, Griezmann, Raul Jimenez e Mandzukic pare che giochino al Calderon da anni.
La squadra è piena espressione del modo di giocare del guerriero Simeone, che in Italia abbiamo avuto modo di ammirare tra Pisa, Lazio e Inter. 
La chiave è l'umiltà. E' una squadra che sa difendersi. E sa farlo contro le squadre migliori del mondo, Real e Barcellona in testa. A cui ha soffiato la Liga dopo 9 anni di trionfi di monologhi. E che ha sfiorato la Champions, vincendo la finale sino al 93', momento del pareggio di Sergio Ramos.
Il Cholo Simeone ha costruito una squadra clamorosa. Clamorosa nell'umiltà, nell'atteggiamento, nella cattiveria agonistica. Nell'ottenere risultati anche oltre i propri mezzi tecnici. Forse la squadra più clamorosa d'Europa. 
E' un nuovo catenaccio? Sarà, ma è tremendamente efficace. 
Il 5-5-5 di Oronzo Simeone.

giovedì 21 agosto 2014

SUPER RAIOLA AI REDS

Immagine tratta da corrieredellosport.it e modificata su befunky.com
Balotelli al Liverpool. Basta una mattinata e Super Mario si trasferisce ad Anfield.
In barba alle trattative che durano settimane e mesi a cui siamo abituati in Italia e con le quali ci tediano per ore i super espertoni di mercato. Quando ci sono compratore volenteroso, acquirente danaroso e procuratore accondiscendente, si fa tutto alla velocità della luce.
Mago Raiola. Perchè di gran procuratore si tratta. E' una magia riuscire a migliorare valutazione e contratto di un Balotelli che dopo 1 anno e mezzo presenta gli stessi pregi e difetti e dubbi che lo accompagnarono al suo approdo in rossonero.
Il Milan a gennaio 2013 lo acquista a 16 milioni più bonus (chissà poi se centrati) dal City, e oggi lo rivende a 20. Il calciatore in rossonero guadagnava 4,5 milioncini netti e ne andrà a guadagnare 6.
Come se nei 19 mesi a Milanello avesse incrementato il suo valore e acquisito una sorta di consacrazione. Come se in Nazionale non fosse andato in rotta di collisione perpendicolare con i senatori.
L'occasione al Milan veniva dipinta per Super Mario come l'occasione della vita, una sorta di ultima spiaggia, un "o la va o la spacca" in cui doveva trovare maturità, continuità ed esplodere definitivamente. Ed è restato invece un punto di domanda.
I numeri, se vogliamo dirla tutta, non sono malvagi. Affatto. 43 partite e 26 gol in Serie A, 1 presenza e 1 rete in Coppa Italia, 10 gare e 3 marcature in Champions. In totale fanno 54 apparizioni e 30 segnature. 
E' tutto il contorno che è rimasto lo stesso. Risse, multe, espulsioni prima, pistole, anelli, Fanny e social oggi. E' un Mario con un anno e mezzo in più, ma che non è cresciuto.
Vittima del suo talento, messo sempre al centro dell'attenzione dai media, che sguazzano morbosamente nella sua immaturità.
Ora c'è il Liverpool, storico club inglese. Una squadra che gioca un calcio offensivo e bello da vedere. Che ha avuto in squadra cavallo pazzo Suarez, e non ha paura nel pensare di gestire Super Mario. Riuscirà Rodgers, mister dei Reds, che mette il gioco di squadra prima di tutto, ad includere Balotelli nel suo progetto tattico?
Ecco Balotelli e il dubbio che si porta dietro da sempre. Un Campione o uno svogliato talento?
Ha venduto al City, al Milan e ora al Liverpool un dubbio, Mino Raiola. Ma intanto si frega le mani. Super operazione, ancora una volta. Chapeau.

mercoledì 20 agosto 2014

SE A SPA SCHUMI CON KIMI

Immagine tratta da melty.it e modificata su befunky.com
Annata strana il 2009 in F1. Il Mondiale lo portò a casa paracarro Button con la Brawn Gp e il suo buco nel diffusore. Brawn Gp ultima iscritta al campionato, acquistata e salvata all'ultimo minuto da Ross Brawn, con 1 simbolica sterlina pagata alla Honda.
La Ferrari è quella post-Schumi, che nel 2007 vince il Mondiale con Kimi Raikkonen e nel 2008 è campione sino all'ultima curva di Interlagos con Felipe Massa. Sono battaglie vere con la McLaren. Ma nel 2009 cambia tutto. Prime gare dominate da Brawn Gp e seconda parte di stagione in cui comincia a emergere la Red Bull di un giovane Vettel. Rosse costantemente nelle retrovie.
Ci si mette poi anche l'incidente sfortunato di Massa in Ungheria a funestare una stagione nata storta. 
In Belgio, in quella strana annata, troviamo in prima fila Fisichella e Trulli, orgoglio tricolore di Force India e Toyota. Kimi a 3 decimi parte sesto, il sostituto di Massa, Luca Badoer è ultimo, mostrando tutta la ruggine di dieci anni di mancanza dalle gare.
Raikkonen a Spa, già vincitore nel 2004, 2005 e 2007, primo sino a tre giri dalla fine nel 2008, mette la firma sul suo capolavoro assoluto.
La F60 non va. Kimi il 30 agosto la fa viaggiare lo stesso. Scatta a molla, evita Button piantato in griglia, si allarga sulla via di fuga della prima curva, rientra davanti a Trulli, infila Kubica e si lancia all'inseguimento di Fisichella. Una safety car congela per due giri la corsa. E alla ripartenza, al giro 5, giusto il tempo di un respiro in apnea, che Raikkonen passa Fisichella. Primo. Per tutta la gara si terrà alle spalle l'italiano a circa 1 secondo. Senza farsi passare.
E' la sua gara più bella. Cattiva, decisa, di talento. Ha chiaramente superato i limiti della sua Ferrari. Badoer arriva ultimo a 1 minuto e 42 di distacco dal compagno di squadra.
E' l'ultima vittoria in Rosso di Raikkonen, l'ultima vittoria Ferrari a Spa.
Ma a Spa, in quello strano 2009, avrebbe potuto esserci, doveva esserci, anche il Re di Spa per eccellenza. Colui che su quella pista esordì nel 1991, vinse la sua prima gara nel 1992, e che tagliò la bandiera a scacchi per primo anche nel 1995,1996,1997,2001,2002, record assoluto. Michael Schumacher. Perchè in quel 2009 a sostituire Massa doveva essere lui. Arrivò la chiamata di Montezemolo, tornò l'entusiasmo. Si instillò nella sua mente il dubbio, la voglia di un ritorno. Quelle 7 gare sulla Rossa non potè disputarle, per via di un infortunio subito in moto e amen. Il resto è storia nota.
Cosa sarebbe potuta essere quella Spa 2009 con Kimi e Schumi sulla Rossa, insieme, in quel Gp dove il valore del pilota superò quello della scarsa monoposto?
Spa è una pista speciale. Per manici speciali. 6 volte Schumi, 5 Senna, 4 Raikkonen e Clark. Talenti purissimi.
Avrei voluto vederli insieme, a Spa, sulla Rossa, Kimi e Schumi in quel 2009.

martedì 19 agosto 2014

VADO AL MAX

Immagine tratta da redbull.com e modificata su befunky.com
La notizia è che Max Verstappen l'anno prossimo debutterà in F1 in Toro Rosso, al fianco di Kvyat. E sarà il primo pilota a correre nella massima categoria prima dei 19 anni (record appartenente alla meteora Alguersuari), precisamente a 17.
L'anno scorso l'olandese correva ancora nei kart, ma una clamorosa stagione in F3 con 8 vittorie su nove weekend (gare di tre manches), 13 podi, e il secondo posto in classifica, l'hanno posto all'attenzione di tutti gli appassionati.
Ha impressionato perchè è alla prima stagione extra kart, e sta correndo e vincendo contro gente (vedi il capoclassifica Ocon) che ha molta più esperienza sulle monoposto.
Prima la Mercedes e poi la Red Bull hanno messo gli occhi sul ragazzo, che ha scelto la casa austriaca. Ufficializzando il 12 agosto la firma con le lattine. E nel giro di una settimana, l'annuncio dell'approdo in F1.
Si tratta di un grandissimo prospetto. Veloce e coraggioso. Impressiona nella fame, nel cercare di sorpassare in piste e punti impossibili. Quello che ha dimostrato in F3 a 16 anni è un talento cristallino e tanta grinta.
Si ha la sensazione che possa essere un futuro crack.
Ovvio che ci si domanda se il debutto così giovane in F1 non possa essere controproducente e finire per tarpargli le ali. Alla fine chi si ricorda più di Alguersuari o Buemi, passati per la seconda squadra Red Bull. E lo stesso Vergne, chiamato a lasciargli il sedile, ha il futuro in F1 appeso a un filo. Ma è la faccia di una medaglia che dall'altra parte però ha visto transitare per Faenza sia Seb Vettel, quadricampione, che Mr.Sorriso Ricciardo, rivelazione della stagione 2014 con 2 vittorie all'attivo.
Insomma, la Toro Rosso è una sorta di "o la va, o la spacca". Senza una seconda occasione.
E per quel che ho visto da qualche gara in F3, da Verstappen mi aspetto che stupisca. 
Andrà e non la spaccherà. Per me è un futuro campione. 

P.S. La Red Bull nella prima squadra ha un 27enne (Vettel) e un 25enne (Ricciardo), e nella squadra junior, la Toro Rosso, il prossimo anno, avrà il futuro 17enne Verstappen e Kvyat, che nel 2015 andrà per i 21 anni. La Ferrari attualmente ha il 33enne Alonso e il 34enne Raikkonen piloti titolari. E come collaudatori De la Rosa, 43 primavere, Genè, 40, e Rigon, 28 tra qualche giorno. Con un Bianchi che a 25 anni è ritenuto ancora troppo giovane. Sicuri che anche sulla scelta dei piloti la strada Rossa sia quella giusta?

lunedì 18 agosto 2014

I MAGNIFICI 7 GOL DA CALCIOMERCATO

Immagine tratta da lusogolo.com e modificata su befunky.com
Con l'avvio della stagione 2014/15 tra campionato e coppe in Inghilterra, Francia, Germania e Olanda, ecco la classifica dei sette magnifici marcatori del fine settimana, valutati in base al loro profilo "da calciomercato". Scadenza, ruoli e costi sono indicativi e tratti dal sito transfermarkt.it.

7) Rodrigo Taddei (Perugia). Appena arrivato al "Curi", punta di diamante del Grifone nell'anno del ritorno in B, è autore della rete del vantaggio umbro al 78'. Età:34. Ruolo: esterno destro, regista. Scadenza: 30.6.2016. Costo: 200 mila.

6) Pato (SanPaolo). Il 24enne brasiliano sigla il vantaggio paulista nella vittoria 1-2 sul campo del Palmeiras. A lungo indiziato per un ritorno in Europa, è ancora alla ricerca di se stesso nel Brasileirao. Età:24. Ruolo: prima o seconda punta. Scadenza: 31.12.2015 (prestito dal Corinthians). Costo: 10 milioni. 

5) Adrian Ramos (BorussiaDortmund). Acquistato per 13 mln in estate dall'Hoffenheim, il colombiano sigla la sua prima rete nel Borussia, all 89' nell'1-4 contro il Kickers Stoccarda in Coppa. Età:28. Ruolo: esterno d'attacco o seconda punta. Scadenza: 30.6.2018. Costo: 13 milioni.

4) Anwar El-Ghazi (Ajax). L'olandese-marocchino sembra la nuova stellina in rampa di lancio nei lancieri. Esordio in prima squadra da subentrato, in due partite realizza un gol e un assist. Ieri prima rete da "pro" al 90' nel 1-3 dell'Ajax contro l'Az Alkmaar. Età:19. Ruolo: ala destra. Scadenza: 30.6.2016. Costo: 500 mila.

3) Gylfi Sigurdsson (Swansea). Bagna al 72', con la rete del clamoroso 1-2 finale contro lo United, il ritorno allo Swansea. Il centrocampista offensivo islandese proviene dal Tottenham. Età:24. Ruolo: trequartista, esterno offensivo. Scadenza: 30.6.2018. Costo: 10 milioni.

2) Memphis Depay (PSV). Quattro reti in due partite: è una vera e propria esplosione quella dell'esterno offensivo olandese, già apparso ai Mondiali brasiliani. Doppietta anche ieri, al 51' e al 73' nel 6-1 del suo PSV contro il NAC Breda. Futuro crack del mercato. Età:20. Ruolo: ala sinistra. Scadenza: 30.6.2017. Costo: 12 milioni. 

1) Eric Dier (Tottenham). Arrivato in sordina dallo Sporting Lisbona per 5 milioni, il difensore inglese fa esultare gli Spurs al 93' con la rete del decisivo 0-1 contro il West Ham. Pochettino ci avrà visto giusto? Età:20. Ruolo: difensore centrale. Scadenza: 30.6.2019. Costo: 4,5 milioni.

domenica 17 agosto 2014

ZE-MANROVESCIO

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Andamiento lento. Lentissimo.
Il nuovo corso Cagliari targato Zeman-Giulini, specie dopo le tre ultime deludenti amichevoli, parte a fari spenti, spentissimi, in pratica rotti. E in mezzo a un nebbione in piena notte.
1-1 con l'Apollon Limassol, k.o. per 3-1 contro il Getafe (con tre reti subite nel primo tempo) e ieri un netto 4-0 dal Celta Vigo. Un manrovescio in piena regola. Il primo Ze-manrovescio.
Il progetto tecnico, pienamente supportato dalla società anche in sede di mercato, per ora non sta dando frutti. Anzi, presenta acerbi segnali d'allarme.
La preparazione fisica durissima imballa le gambe a chi va in campo, in ogni amichevole la squadra è surclassata da avversari più veloci, più reattivi e più precisi. Famigerata preparazione che ha mietuto molte vittime: Conti, Rossettini e Dessena da settimane non si vedono in campo. Kaputt. 
E si ripete lo stesso ritornello: ma tra qualche mese, grazie alla sapiente preparazione fisica, gli undici in campo voleranno. Sarà, ma ora sono piantati al terreno stile sabbie mobili.
L'attacco, che dovrebbe essere esaltato dagli schemi del boemo, è stitico oltremisura. La cura Zeman è mirata a rendere bocche da fuoco implacabili i vari Sau, Longo, Cossu, Farias, Ibarbo e Caio Rangel. Ma sinora di reti se ne sono viste ben poche, se non per gli avversari.
Che vanno a nozze con la difesa alta rossoblù, che appare il reparto maggiormente in difficoltà. Al netto della condizione precaria, si rischia tanto, tantissimo. E si va sotto rapidamente. Mancano le misure tra i reparti. Zeman a inizio preparazione aveva espresso il desiderio di lavorare sin da inizio luglio con la squadra che avrebbe poi affrontato il campionato e così non è stato. Specie nel pacchetto arretrato: Capuano e Ceppitelli sono arrivati da poche settimane, e non hanno svolto tutta la preparazione con il gruppo, Rossettini, che della difesa è il leader, da 3 settimane è infermeria. L'unico presente dall'inizio, in pratica, è Benedetti, che ieri ha trascorso 90' in panchina e che nelle precedenti apparizioni non ha fatto benissimo, alimentando voci di un suo possibile prestito in Serie B.
Ci vuole tempo per digerire gli schemi, per renderli efficaci. Ci vuole tempo per togliere le ganasce alle gambe, godere dei risultati una preparazione tanto dura e arrivare a macinare con facilità chilometri in campo. Ci vuole tempo per amalgamare 12 nuovi arrivi con il resto della rosa.
Ma il tempo stringe. Domenica è già Coppa Italia, presumibilmente contro il Catania, e il 31 si inizia a Sassuolo. Poi una settimana di stop.
Alla ripresa, il 14 settembre contro l'Atalanta, con un mese in più di lavoro, dovremo vedere i primi risultati reali. E se i risultati non dovessero arrivare, con una rosa molto giovane e inesperta, il nuovo patron Giulini si troverà una bella gatta da pelare
Con Zeman si capisce subito: se la squadra parte male o malissimo, difficilmente si riprende. Forse è successo solo nel 93/94 con un Foggia super sperimentale (quello post Signori, Rambaudi e Baiano, con un nugolo di calciatori pescati dalla Serie C), che riuscì a salvarsi nonostante 1 sola partita vinta sino a metà dicembre.
E al Cagliari se dovessero arrivare pronti-via subito altri Ze-manrovesci, quanta pazienza si avrà?

venerdì 15 agosto 2014

IL CONTE PUMA

Immagini tratte da sportmarketingnews (logo Puma), spaziojuve.it (viso Conte) e modificate con Paint
Conte accetta la mega-offerta di Tavecchio, Puma and co. e diventa per i prossimi due anni il C.t. e coordinatore unico della Nazionale italiana.
Alè. Tre considerazioni.
1. Antonio Conte era l'unica scelta possibile da parte di Tavecchio per acquistare un briciolo di credibilità agli occhi del mondo calcistico. Una scelta da portare a termine a ogni costo e a ogni prezzo. Far sedere il migliore allenatore italiano sulla panchina azzurra, di più non poteva fare. E un domani potrà rivendicare che Conte in Nazionale ce l'ha portato lui.
2. Conte si gioca una carriera. Dopo tre scudetti di fila con la Juve (presa dopo due agonizzanti settimi posti) è nel suo miglior momento. Poteva probabilmente ambire ad altri lidi, piazzarsi in una squadra ricca, sfruttare i suoi successi per puntare a una panchina internazionale (la buttiamo lì, il Paris SG) e invece sceglie la Nazionale. E si "blocca" per i prossimi due anni. Se non dovesse conseguire risultati di primissimo piano, la sua carriera subirà un brusco stop e non potrà che mirare a una big italiana o a un classico Galatasaray. Un bel rischio, o la va o la spacca, stile Juve 2011.
3. Secondo le ultime notizie (fonte Gianluca DiMarzio), il contratto di Conte sarebbe così composto: 2 milioni dalla Federazione (che gli garantirà quanto percepito da Prandelli e Sacchi assieme, C.t. e coordinatore), 2 milioni dalla Puma, sponsor tecnico, 1 milione in caso di qualificazione all'Europeo (girone con Croazia, Norvegia, Bulgaria, Azerbaigian e Malta, ne passano due e la terza spareggia), 500 mila euro in caso di miglioramento del ranking Fifa di 5 posizioni (Italia attualmente 14esima), 500 mila euro in caso di finale europea. Presupponendo la domanda "Sacchi prendeva 1 milione di euro per fare il coordinatore? Ma materialmente cosa diavolo faceva?", è stata la Puma a fare la differenza in questa trattativa. Creando un pericoloso legame tra scelta dell'allenatore e sponsor. Conte diventerà uomo immagine Puma. Ma dando questo potere allo sponsor, un domani potremo assistere ad allenatori graditi o sgraditi, assunti o licenziati dallo sponsor, perchè è lo sponsor a mettere i soldi. Un altro intreccio pericoloso di interessi e di soldi. Nella storia della Nazionale mai si era passato attraverso uno sponsor per scegliere il mister. Ora sì. E' il primo atto pratico di Tavecchio. 

mercoledì 13 agosto 2014

LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DI CARLETTO

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Una Coppa Italia, uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, una Community Shield, una Premier League, una FA Cup, una Ligue 1, una Coppa del Re, una Coppa Intertoto, tre Champions League, tre Supercoppe Europee, un Mondiale per Club.
E' un infinito elenco quello delle vittorie da allenatore di Carletto Ancelotti, che a suon di successi è entrato con autorevolezza nella schiera dei migliori allenatori della storia del calcio.
Ha vinto in Italia, in Inghilterra, in Francia e in Spagna, ha alzato per ben tre volte la Coppa dei Campioni, unico tri-campione assieme a Bob Paisley, storico mister del Liverpool di fine anni '70.
Non è reclamizzato come Mourinho, non è considerato un guru come Guardiola o un santone come VanGaal, ma Ancelotti sarà un mito e un modello per le generazioni a venire. E' il nostro prodotto calcistico d'esportazione per eccellenza.
Un uomo paziente, molto intelligente e che fa dell'ottimo rapporto con i propri calciatori la solida base del suo lavoro.
Un uomo che ha saputo crescere professionalmente in maniera esponenziale.
L'Ancelotti che esordiva sulle panchine di Reggiana e Parma era profondamente diverso dall'attuale: un integralista sacchiano del 4-4-2, pronto a sacrificare un talento come Gianfranco Zola sull'altare della sacra tattica. Prima il modulo, poi i giocatori.
Con l'approdo sulla panchina della Juventus, Carletto compie il passo inverso. Di fronte all'immenso talento di Zidane, decide di cucire la squadra addosso al numero 21 francese, passando al 3-4-1-2.
E così poi al Milan, con il 4-3-1-2 e il celebre 4-3-2-1, al servizio di Kakà e Seedorf nell'"albero di Natale".
Negli anni, maturando esperienza, si è particolarmente distinto per riuscire a schierare contemporaneamente tutti i giocatori di talento presenti in squadra, tenendo saldo l'equilibrio tattico. Anche nel Chelsea, partito con il 4-3-2-1, per sfruttare al meglio Lampard, decise di spostare largo il trequartista (nel modulo base) Malouda, permettendo così gli inserimenti centrali di Frank. A Parigi invece schierò, ad esempio, un 4-4-2.
E ora al Real si permette un 4-2-3-1 come quello di ieri sera che ha passeggiato comodamente sul Siviglia, schierando contemporaneamente Modric, Kroos, Ronaldo, Rodriguez, Bale e Benzema. Senza perdere equilibrio.
E' un allenatore con una marcia in più. Ora costruisce il modulo sui giocatori che ha a disposizione, e con l'esperienza è diventato infallibile e vincente. Alla faccia del perdente di successo, etichetta che gli venne affibbiata dopo due secondi posti alla Juventus.
Ha saputo cambiare e cambia continuamente, senza proclami e senza troppa pubblicità. In un angolo della foto ricordo dei vincitori, c'è sempre Ancelotti. Mai al centro della scena. E' la rivoluzione silenziosa di Carletto.

lunedì 11 agosto 2014

IL MONDO ALLA ROVESCIA

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"Ha vinto la democrazia!" esclama soddisfatto Tavecchio, al termine della (scontata) elezione a Presidente della Figc. 
Democrazia? E che c'entra il popolo e il governo del popolo, con tutte queste lotte di potere intestine alla Federazione? Niente, zero. Nessuna voce in capitolo. Tav è piena espressione dei poteri forti, è un governo dei vecchi, ma non dei più saggi.
Il popolo, quello vero, quello che va allo stadio, che perde tempo nei bar a parlare di pallone, a Tavecchio non voleva vederlo manco in cartolina, e neppure per scherzo.
Ma ora è lì, e ci starà per due anni. E le riforme del sistema calcio e dei campionati sono in mano a lui e a chi ha lottato strenuamente per farlo eleggere, anche a fronte di un'evidente inadeguatezza.
"Con le parole non sono mai stato a mio agio" proclama nel discorso di ringraziamento. Miglior base per eleggere un Presidente che deve cambiare tutto non può esserci!
Una rivoluzione che deve partire dalla Nazionale per scendere a cascata sui giovani, le riforme dei campionati e deve respingere l'invasione degli stranieri scarsi. 
Eleggere un 71enne, con varie condanne, non a suo agio con le parole, per cambiare tutto è quantomeno bizzarro. A meno che non sia un pupazzo e venga mosso da un ventriloquo.
Un ventriloquo o sedici ventriloqui, dato che 16 squadre su 20 di Serie A hanno scritto Tavecchio al momento della terza votazione, come sogghigna sornione Galliani (fonte Gazzetta). 
Sorprende infine la Juventus. Una volta era il centro decisionale del calcio. Tutto passava per gli Agnelli e i Moggi della situazione. E ora? Andrea Agnelli è stato uno dei pochi sempre rimasti a fianco di Albertini, megafono principe del dissenso anti Tav. Ma quasi nessuno lo ha seguito, non ha smosso voti. Anzi, è stato pure deriso da Preziosi, che forte della sua lobby pro Tav, ha sparato che "Agnelli si è presentato in ginocchio per chiedere un posto in Consiglio Federale". 
Un Agnelli dalla parte del popolo e non del Palazzo, che non comanda in Federazione, che non sposta voti tra i suoi colleghi Presidenti, che si schiera apertamente per il cambiamento e contro le lobby di potere, fa davvero riflettere. 
Associamo questo a un 71enne eletto per cambiare tutto. 
In Italia il mondo sta davvero andando al contrario. 

domenica 10 agosto 2014

IL MAGO ADRIANO

Immagine tratta da lettera43.it e modificata su befunky.com
Eppur si muove. 
La gialla cravatta di Galliani ha messo due colpi a segno: Pablo Armero e Diego Lopez sono a disposizione di Pippo Inzaghi. Due bei rinforzi. Costati nulla.
Armero, almeno quello dei primi tempi italiani e del Mondiale con la Colombia, è una bella freccia là a sinistra, che va a rimpiazzare un Kevin Constant da sempre balbettante, spedito al Trabzonspor con biglietto di sola andata.
Il colombiano arriva in prestito oneroso, 500 mila euro. Se dovesse fare il treno, è costato niente.
E arriva finalmente un portiere affidabile al Milan, quel Diego Lopez dal Real Madrid che lo scorso anno ha disputato la Liga da titolare togliendo il posto a un certo Casillas, seppur in netto calo di rendimento. E' un ottimo interprete del ruolo, a dispetto dei prossimi 33 anni a novembre. Resta un mistero capire come quel furbastro di Galliani sia riuscito a strappare il giocatore alle merengues a costo zero. 
0. Neanche un euro, e varie clausolette in caso di vittorie, presenze e chissà che altro.
Un colpo di genio. Perchè alla fine il suddetto portero spagnolo è stato il titolare del Real Madrid la stagione passata. Mica del Pizza & Fichi Football Club.
Ma come fa Galliani a convincere sempre tutti a svendergli i giocatori?
E' una costante! Abbiamo numerosi esempi, facendo un excursus dell'ultimo quinquennio:
-Kakà l'estate scorsa arrivò a 0 ancora dal Real, che lo pagò 67 milioni solo quattro anni prima.
-E ancora Zapata: il Villarreal lo paga 9 milioni all'Udinese, giusto il tempo di retrocedere e svenderlo ai rossoneri l'anno dopo (il 2012), in prestito con diritto di riscatto fissato a 6 milioni pagabili in 3 anni. 
-De Jong, allora 28enne, viene prelevato lo stesso anno dal City per 3,5 milioni. Pochi, se pensiamo che il calciatore è tuttora un pilastro della Nazionale olandese e già vantava una lunga esperienza internazionale tra Ajax, Amburgo e appunto Manchester City.
-Antonio Nocerino acquistato l'ultimo giorno di mercato del 2011 dal Palermo per soli 500 mila euro. Il suo cartellino valeva sicuramente di più, ma la scadenza del contratto con i siciliani nel giugno seguente pesò molto nella sua bassa valutazione. 
-E Ibra dal Barça? Estate 2011: prestito con diritto di riscatto a 24 milioni, quando solo l'anno prima i catalani lo pagarono 46 milioni + il cartellino di Samuel Eto'o all'Inter.
-Van Bommel era il capitano del Bayern, e a gennaio 2011 arrivò a titolo gratuito. Nonostante le 34 primavere, fornì discrete prestazioni ai rossoneri per un altro anno e mezzo.
-Cassano arrivò dalla Samp a 1,7 milioni dopo aver malamente apostrofato Garrone. Il valore calcistico di Antonio era ed è sicuramente superiore, ma sul suo valore di mercato hanno sempre influito le celebri "cassanate". E il Milan ne approfittò a un prezzo stracciato.
-Ronaldinho a 21 milioni nel 2008, sempre dal Barcellona, fu un'ottima valutazione per i rossoneri, dati i 28 anni del brasiliano e un Pallone d'oro vinto solo 3 anni prima. Ma Dinho dopo due stagioni e mezzo di lampi di genio e allenamenti svogliati, se ne tornò in Brasile.
Tralasciando il rendimento sul campo dei suddetti giocatori, se ci soffermiamo sul prezzo con cui il Mago Adriano è riuscito a spuntarla in ogni trattativa, beh, è davvero un mistero come riesca a convincere i colleghi a cedergli i giocatori sempre in saldo, rispetto alle valutazioni di listino. Che trucchi avrà sotto quella gialla cravatta?

giovedì 7 agosto 2014

SI VAGHEGGIA ANCHE SUL CT

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Ormai la querelle Tavecchio-Albertini sta monopolizzando la scena calcistica italiana.
E il ct? Quando lo scegliamo?
Siamo al 7 agosto e la scelta del commissario tecnico della Nazionale italiana è in alto mare, come se fosse l'ultimo dei problemi.
Il 4 settembre è fissata la prima partita, l'amichevole contro l'Olanda di Guus Hiddink (subentrato a VanGaal) e il 9 dello stesso mese si parte con le qualificazioni agli Europei contro la Norvegia.
Manca un mese. Si sta prendendo sotto gamba la qualificazione agli Europei, che non è scontata e non giungerà per storia o grazia divina.
E ancora ci si sta scannando tra le banane di Tavecchio e il (presunto?) rinnovamento di Albertini. La sensazione è quella di essere in un totale caos.
Senza uscita.
Le proposte del vecchio Tavecchio e del nuovo Albertini non sono rivoluzionarie, sono misure minime e pure simili, a fronte di problemi giganteschi.
Tenendo presente la palese inadeguatezza di Tavecchio a causa delle sue uscite inappropriate, Albertini si presenta come il nuovo, ma diciamolo chiaramente, parla anche lui di "giovani", di "calcio nelle scuole", di "vivai" e di "squadre B" in maniera del tutto vaga. 
Non è una lotta di contenuti, ma piuttosto una guerra di principio tra vecchio e nuovo, dove vecchio e nuovo comunque non offrono cose così diverse. Rendiamocene conto.
Questo è il dramma. 
E pare si stia spingendo in maniera sotterranea verso l'ipotesi commissario, dove si pescherebbe addirittura, e senza pudore, dalla politica, con i nomi di Veltroni e Frattini pronti a esser messi sul tavolo.
Puro delirio, è come scegliere tra peggio e meno peggio, in un momento in cui di peggio e meno peggio bisognerebbe fare drasticamente tabula rasa.
Ma come già detto, l'Italia questo offre e il calcio non può che essere la logica conseguenza di ciò che propone il Paese.
Cambiamo tutto, e alla fine non si cambierà nulla. 
E come si parla in maniera vaga di tutto, così si vagheggia anche sul ct. 
Povero lui. Conte o Mancini che sia.

martedì 5 agosto 2014

105 MILIONI DI PILOTI

Immagine tratta da zoomnews.es e modificata su befunky.com
Premessa: Fernando Alonso sta da anni tenendo in piedi il baraccone (perchè di baraccone trattasi) della Ferrari. E' un pilota veramente forte, consistente, che in gara dà il meglio di sè. E' assolutamente tra i migliori al mondo. Non ha vinto due Mondiali per caso.
Detto questo. 105 milioni ha chiesto Nando alla Ferrari per rinnovare con un triennale, secondo Autosprint e Bild. Raddoppiando l'attuale ingaggio. A 33 anni. Come per dire: dai, ditemi di no, che tanto non vedo l'ora di andarmene.
Nessuno a Maranello ha mai guadagnato tanto, neppure Michael Schumacher nel suo quinquennio iridato. 
Potrebbe essere una mossa studiata a tavolino, dato che all'ingaggio dello spagnolo contribuisce la potente banca iberica Santander. Lo stesso sponsor Ferrari che nel 2010 non esitò a pagare un anno sabbatico di stipendio a Kimi Raikkonen, pur di far correre di rosso vestito il suo pupillo.
Il punto è uno. Ammettiamo pure, per ipotesi, che Fernando Alonso sia il miglior pilota del globo terracqueo. In 6 stagioni con l'asturiano la Ferrari ha vinto 10 gare e zero Mondiali. Ne ha sfiorati due, ma ne ha vinti zero. 
Ora, se hai il miglior pilota del mondo e il Mondiale non lo vinci, evidentemente hai una macchina lontana anni luce dagli altri.
Ha senso investire 35 milioni di euro l'anno per il miglior pilota del mondo, quando la tua vettura non va neanche per miracolo?
Il miglior pilota del mondo può fare la differenza se guida un mezzo con prestazioni simili a quelle dei rivali. Se sei lontano secondi, non serve a nulla o quasi. Specie se non puoi fare test, specie se si è lenti senza possibilità di via d'uscita da inizio stagione.
Se hai la macchina buona, buona per davvero, il Mondiale lo vinci anche con Button o con Rosberg. E anche con Raikkonen, toh. Lo dimostra l'albo d'oro della F1 e lo dimostra la classifica 2014.
Se migliori la macchina, di piloti ne trovi quanti ne vuoi. Con la vettura migliore del lotto, troverai 105 milioni di piloti pronti a correre per te, gratis o quasi.
E comunque, sei la Ferrari. C'è una storia alle spalle che insegna che i piloti passano, ma la Scuderia resta.
Piegarsi ancora, a queste cifre, sarebbe un bruttissimo segno di declino. L'ennesimo.

lunedì 4 agosto 2014

PER QUEST'ANNO NON CAMBIARE...

Immagine tratta da napolipuntonews.it e modificata su befunky.com
Non è che investire soldi nel calciomercato e fare incetta di giocatori, sia poi garanzia certa di miglioramenti nella rosa e di risultati.
Tutte queste critiche e criticucce sul mercato del Napoli sino alla prima settimana di agosto, sono piuttosto sterili e anche ingiuste.
Mi spiego: forse quest'anno è proprio quello giusto per cambiare il meno possibile tra le squadre di testa.
Fondamentalmente per due ragioni, la prima è che alla Juventus è cambiato molto, tutto. Mancherà Conte, forse Vidal, probabilmente si proporrà la difesa a quattro, e l'irraggiungibile quota 102 dello scorso campionato andrà sicuramente ad abbassarsi. La seconda è che gli 85 punti della Roma, ottenuti senza alcuna competizione continentale durante la settimana, potrebbero anch'essi ridursi in virtù proprio della partecipazione alla Champions, pagando le scorie di stanchezza e turnover la domenica.
E così un Napoli da 78 punti nello scorso campionato potrebbe puntare al bersaglio grosso migliorandosi di 7-8 punti. Non tantissimi. La quota 78 del 2013/14 è stata ottenuta partecipando per metà stagione alla Champions e per metà all'Europa League, avendo dunque l'abitudine di disputare 3 match a settimana.
Inoltre le altre, Fiorentina, Inter e Milan, dovrebbero appianare un gap molto importante e migliorare di 25-30 punti per poter lottare per il primato. Troppi, a una prima occhiata.
E' arrivato Koulibaly in difesa e Michu in attacco, sono partiti Reina, Reveillere e Behrami. Alla voce acquisti si aggiungerà certamente un mediano di livello.
Il 4-2-3-1 di Benitez, corretto nelle sue (frequenti) amnesie difensive, con un anno di lavoro alle spalle, gli stessi uomini per la seconda stagione consecutiva e recuperando elementi del calibro di Maggio e Zuniga, a lungo infortunati, potrebbe finalmente sbocciare.
L'anno scorso gli azzurri pagarono un periodo di apprendistato di tattica e di amalgama tra vecchi e nuovi. Per questo la stagione corrente sarà fondamentale per cementare i concetti appresi, dopo quello che per molti è stato l'anno d'esordio in Serie A.
Cambiare tanto non è garanzia di miglioramento. E potrebbe essere la chiave vincente, a sorpresa, del Napoli.

domenica 3 agosto 2014

KIMI AMA ANCORA?

Immagine tratta da coolspotters.com
27 punti in 11 gare. Un 6° posto all'Hungaroring come miglior risultato del 2014. 11-0 nel confronto in gara con Alonso. I numeri sono spesso spietati, non lasciano via d'uscita.
Si alza forte il coro del "bollito", dell'"ah, dove saremmo se non ci fosse Nando", e farneticazioni pure del tipo "si stava meglio con Massa" o "Bianchi è un'altra cosa".
Imm.fuckyeahraikkonen.com
Tutti a scendere di corsa dal carro Raikkonen. Il pilota del biennio Lotus tutto rimonte, tattiche estreme, maestro nel conservare le gomme, nonchè ultimo Campione del Mondo con la Ferrari, buttato via e messo in un angolo come il peggiore degli scartini. 
Bisogna avere fiducia in Kimi, bisogna tifarlo anche nei momenti in cui i freddi numeri diventano macigni. Tifare Kimi nel 2014 è qualcosa di diverso, prescinde dai risultati.
E' tifare un pilota oggettivamente diverso dagli altri, fuori dagli schemi. Uno che viene dagli anni '70 e '80, da sigaretta e birretta appena sceso dalla monoposto. Uno che emette strani versi quando è scocciato dalle scontate domande dei giornalisti. 
Imm.forummotorionline.com
Parliamo di un pilota veramente particolare: come spesso accadeva nell'epopea dei cavalieri del rischio di qualche decade fa, può essere imbattibile per una gara, sulla "sua" pista e sonnecchiare in altre. A suo modo geniale. Geniale quando nel 2009 in Malesia durante l'interruzione della gara si è fiondato a mangiare un gelato nel retrobox Ferrari. Geniale quando a Montreal nel 2008 si trova il semaforo di uscita box rosso, si ferma da bravo automobilista, e viene tamponato da Hamilton. Kimi esce dalla macchina, non fa una piega, tocchetta sulla spalla di Ham e gli indica il semaforo, rosso. Senza dare in escandescenze o fare sceneggiate. Il 90% degli umani avrebbe sferrato un pugno diretto, dando di matto. Iceman no.
Imm. adriadrianwordpress.com
Imm.circleandspheres.wordpress.com
O quando pronunciò il mitico "Leave me alone, I know what I'm doing" (Lasciatemi solo, so cosa sto facendo), 2012, Abu Dhabi, rivolto all'ingegnere di pista che gli parlava troppo alla radio. E Brasile 2012? "Al 52esimo giro sono andato lungo all' ultima curva, perchè non vedevo bene a causa della visiera appannata. Così ho deciso di prendere una strada di servizio di cui conoscevo già l' esistenza essendoci finito nel 2001. Quella volta, però, il cancello che riportava in pista, era aperto, oggi invece era chiuso: l' anno prossimo chiederò che venga riaperto!". Si trovò un cancello davanti, chiuso per giunta, dopo aver preso una stradina di servizio durante la gara! 
Imm.cathrottle.com
20 vittorie, 77 podi, 16 pole e 40 (!) giri veloci in gara. Anche questi sono numeri, che non possono capitare per sola fortuna. Kimi è un pilota particolare, uno di quelli che se si accorge di non avere più motivazioni, scende dalla macchina e saluta la compagnia senza troppi complimenti. Non l'ha fatto, nonostante un 11-0 pesantissimo contro Alonso. E allora lo aspettiamo. 
Sono 7 anni che la Ferrari non vince un Mondiale, e nel 2007 vinse proprio con Kimi. Non c'è riuscito Massa, non c'è riuscito Alonso. Quindi il problema non è il pilota. Perchè Raikkonen sulla Ferrari quando c'è stato un Campionato del Mondo da vincere, nel 2007, l'ha vinto. E a due gare dalla fine era a -17 da Hamilton, con la vittoria che valeva 10 punti.
Kimi non si discute. Sa vincere. E si tifa, a prescindere dai risultati. Che arriveranno.
Immagine tratta da google.it e modificata su befunky.com