domenica 26 gennaio 2014

Occasione sprecata!

Immagine tratta da firenzeviola.it
Dopo il pareggio del Napoli di ieri sera contro il Chievo, la Fiorentina ha l'opprtunità di arrivare a -1 dai partenopei. Tanti però gli assenti: Rossi, Gomez, Tomovic, Gonzalo squalificato ed ultimo, ma non meno importante, Borja Valero: lo stesso Montella ha dichiarato alla vigilia della sfida che lo spagnolo è "la logica" della squadra e che è difficilmente sostituibile. Nonostante questo, la Viola gioca bene, dando spettacolo. La partita però si sblocca su uno dei tanti errori dell'arbitro Tommasi: rigore su fallo di Neto ai danni di Antonelli, che in realtà simula; Gilardino trasforma, ma non esulta per rispetto nei confronti della sua ex squadra. Tempo 4 minuti e c'è un altro episodio da rigore, stavolta corretto e per la squadra di Montella; Aquilani non delude. Da quel momento esplode il match ed arrivano altri due goal, uno per parte; qualche dubbio sulla posizione di Antonini al momento del passaggio di Matuzalem sull'azione del 2-1 genoano. Si va quindi negli spogliatoi. Al rientro continua l'intensità del primo tempo, con occasioni da ambo le parti. Passano 11 minuti ed Aquilani trova la sua prima tripletta in Serie A, ma non basta: De Maio fissa il risultato sul 3-3 infilandosi sul secondo palo, dopo un'indecisione in uscita di Neto. Nel finale spazio anche per Anderson, che fa il suo esordio in maglia Viola. Fiorentina che quindi rimane a -3 dal Napoli e dalla zona Champions.


|| Pagellino ||

Aquilani: è la sua serata e ne aveva bisogno dopo una prima parte di stagione non ottimale; tripletta, quantità e qualità, tutto ciò che ci si aspetterebbe da uno come lui... Ogni volta... Voto: 9

Antonini: è dappertutto. Trova anche il goal (dubbio), che dedica alla moglie; pecca forse un po' in fase difensiva quando Cuadrado viene spostato dalla sua parte, ma la sua prova è decisamente positiva. Voto: 7.5

Ambrosini: lotta su ogni pallone, procurando anche quello del 2-2 di Aquilani; ingaggia un duello con Matuzalem, ampiamente vinto. Esce sfinito al 55'. Voto: 7

Neto: perde sicurezza man mano che la partita va avanti. Colpevole soprattutto di non essere uscito sul goal del 3-3. Voto: 5

De Ceglie: schierato in un ruolo non suo, che ha interpretato solamente quando si trovava nella primavera della Juve. E si vede. Voto: 5

Matuzalem: messo in grande difficoltà da Ambrosini, compie diversi errori, fra cui spicca quello sul goal del 3-2 di Aquilani. Mezzo voto in più per il rimpallo, bisogna però dire fortunoso, che funge da assist per il goal di Antonini. Voto: 4.5

INOPINATO, DISASTROSO, DISGRAZIATO, DANNOSO...

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Il match: il Cagliari ospita il Milan, che non batte dal lontano 1998/99, reduce da due sconfitte consecutive (Juventus ed Atalanta). Il trend è molto negativo, contando le 5 partite senza un successo (3 pari e 2 sconfitte). Il Milan del nuovo corso Seedorf, è reduce dalla vittoria contro il Verona e dalla sconfitta interna di Coppa Italia contro l'Udinese. Il Cagliari non può schierare lo squalificato Ibarbo e l'infortunato Nenè. Pinilla viene graziato dal Giudice Sportivo e può scendere in campo. Solito 4-3-1-2, senza sorprese. Il Milan si presenta con il nuovo 4-2-3-1 e senza gli infortunati El Shaarawy, Zapata, Silvestre, Petagna, Abbiati, Poli e Zaccardo. Kakà Honda e Robinho dietro Balotelli.
La cronaca: bel primo tempo, Milan sciupone e Cagliari concreto. Match equilibrato e sardi in vantaggio al 29' con una grande giocata di Sau su assist di Pinilla, dopo una svirgolata clamorosa di Amelia. Nella ripresa il Cagliari pare gestire molto bene le velleità di rincorsa rossonere. A cambiare il canovaccio della partita ci pensa un colpo di mano di Cabrera, che regala la punizione dal limite per il pareggio di Balotelli al minuto 86. Palla al centro, Milan avanti, calcio d'angolo e 1-2 di Pazzini. Milan premiato oltre i suoi meriti in campo e Cagliari nuovamente a bocca asciutta.
La chiave tattica: le sostituzioni di Diego Lopez indirizzano malauguratamente la gara. Tra il 69' e il 75' il mister uruguaiano fa uscire due tra i migliori, Sau ed Ekdal, per sostituirli con Cabrera ed Eriksson, due tra gli oggetti misteriosi della squadra. Risultato: Cabrera dà il là alla rimonta del Diavolo, Eriksson trotterella a vuoto, come vittima designata del torello avversario.
L'uomo partita: Marco Sau esce dal campo lasciando la squadra in vantaggio. Sua la rete dell' 1-0, quinta rete stagionale, dopo una sontuosa giocata su Bonera ed Amelia.
La sorpresa: Albin Ekdal, l'altro sostituito. Non fa un errore, grinta, recuperi e buone giocate palla al piede. Dopo l'addio di Nainggolan sta prendendo in mano il centrocampo cagliaritano.
La delusione: Matias Cabrera ed il suo insensato fallo di mano. Colpa di chi lo schiera, colpa di chi lo ha visionato prima ed acquistato poi. Inopinato, disastroso, rovinoso, disgraziato, dannoso, fallimentare, controproducente, fuori luogo, inopportuno. Tutti aggettivi dedicati a lui e a loro.
La conferma: Daniele Conti dà la solita quantità di passaggi di classe, visione di gioco e grinta. E la solita ammonizione.
La classifica: la graduatoria piange. 14° il Cagliari, 21 i punti frutto di 4 vittorie, 9 pareggi e 8 sconfitte. 20 reti fatte e 31 subite. Zona B sempre a 4 punti.
Prossime gare: 2 febbraio Cagliari-Fiorentina, 9 febbraio Sampdoria-Cagliari, 16 febbraio Cagliari-Livorno.

OLIMPICO AMARO

Immagine tratta da tuttomercatonews.com
I match: doppia esibizione juventina all'Olimpico di Roma, la prima in settimana contro i giallorossi per i quarti di finale di Coppa Italia, la seconda ieri in campionato contro i biancocelesti della Lazio. In Coppa, i bianconeri sono reduci dal comodo 3-0 casalingo sull'Avellino, e danno spazio a molte riserve, lasciando in panca portiere, esterni di centrocampo e punte titolari, riproponendo Pirlo in mezzo al campo al posto di Pogba. Gli avversari schierano la formazione tipo, con le uniche varianti di Torosidis per Dodo e il neo arrivato Nainggolan per Pjanic. In campionato, tornano tutti i titolari per la Juve, che rinuncia al solo Chiellini squalificato e ripropone Marchisio come regista, con Pirlo nuovamente in panchina, per dare la caccia alla tredicesima vittoria consecutiva. Lazio con diverse assenze per squalifica (Lulic, Onazi, Mauri) e infortunio (Ederson, Radu), alcuni titolari non ancora al 100%, ma carica dopo i 7 punti in 3 gare della nuova gestione Reja.
Le cronache: fondamentale per entrambi i match è stato probabilmente un singolo episodio, che in un caso ha deciso la sfida, nell'altra l'ha accesa e resa godibile e spettacolare. Andiamo con ordine. In Coppa Italia la Juve non corre grossi rischi, in un match tattico, pieno di errori e poco spettacolare. Si rende pericolosa due volte, una per tempo, prima con Giovinco fermato fallosamente in 1 contro 1 da Benatia (giusto il giallo, la chiara occasione da rete non c'era), e poi con Peluso che segna il gol del vantaggio ma con la palla che esce dal campo sul cross di Isla, giusto fermare tutto. La Roma cerca di approfittare dei tanti errori dei bianconeri, e ci riesce con la mossa giusta di Garcia, ovvero l'innesto di Pjanic in mezzo al campo. Sua la palla rubata che innesca l'azione assistita da Strootman e finalizzata da Gervinho, che brucia sul taglio Bonucci e segna a porta spalancata. Reazione debole e sterile della Juve, vincono i giallorossi e così sfuma anche la Coppa Italia, con l'ennesima sconfitta all'Olimpico (era accaduto anche nel 2012 in Finale contro il Napoli e lo scorso anno in semifinale contro la Lazio). In campionato le cose non vanno molto meglio, anzi dopo 25 minuti sonnacchiosi arriva l'episodio che potrebbe decidere il match. Filtrante di Konko per Klose, che passa indisturbato tra Ogbonna e Asamoah e viene steso da Buffon in disperata uscita. Rigore e rosso per il portiere, Candreva trasforma e la Lazio è avanti. Conte passa al 4-3-2, la Juve inizia ad alzare il ritmo e crea la prima occasione con Llorente (girata debole, facile parata di Berisha). Ripresa con i bianconeri un po' più decisi che riequilibrano il match al quarto d'ora: Tevez inizia l'azione difendendo palla, scarico a Lichtsteiner che dal fondo pesca la testa di Llorente, implacabile di testa. Pochi minuti dopo l'Apache ha l'occasione addirittura del vantaggio, è bravo Berisha a dirgli di no. Poi, la Lazio viene fuori dal guscio e prova a vincere la sfida, forte dell'uomo in più, con Storari che diventa protagonista alzando sulla traversa il colpo di testa ravvicinato di Klose. Quando non arriva lui, è il palo a pochi minuti dalla fine a salvare la sua porta dal destro a giro di Keita. Finisce 1-1, risultato prezioso per come si era messa la sfida.
La chiave tattica: sia Roma che Lazio hanno avuto la stessa idea di gioco contro la Juve, ovvero squadra corta e arretrata pronta a rubar palla a centrocampo e ripartire veloce con i contropiede. In Coppa Italia il gol di Gervinho nasce così, in campionato la Lazio non ha approfittato a sufficienza degli spazi concessi dai bianconeri in cerca del pari.
I man of the match: difficile trovarne uno in Coppa Italia, segnaliamo Vidal per il solito lavoro in mezzo al campo, anche se non brilla come in altre giornate. Ieri invece il riconoscimento va senz'altro a Llorente, al nono gol di 18 partite di campionato, tutti decisivi per il risultato delle partite. Sui palloni alti in area lui c'è sempre, è lui il riferimento offensivo in questo momento della stagione.
Le sorprese: in Coppa segnaliamo quella negativa di Pirlo, che nonostante il riposo in campionato soffre le pene dell'inferno, sempre pressato da Nainggolan e mai in grado di fare una giocata delle sue. In Campionato citiamo Storari, che si fa trovare pronto sulla zuccata ravvicinata di Klose, e in generale si dimostra sempre sicuro e affidabile quando viene chiamato in causa.
Le delusioni: contro la Roma, Bonucci regala il solito svarione a partita, stavolta doppio perché si fa anticipare da Pjanic e non contento lascia tagliare Gervinho restando fermo in mezzo all'area. Ogbonna lo imita contro la Lazio, giocando alle belle statuine con Asamoah mentre Klose passa in mezzo a loro e si procura il rigore che cambia la sfida.
Le conferme: Giovinco e Quagliarella confermano il loro status di riserve, soprattutto il secondo che in tutta la partita non si vede mai. Lichtsteiner invece da continuità alle ultime prove, sforna l'assist per Llorente e corre per 90 minuti su tutta la fascia.
La classifica: Interrotta la striscia di vittorie, la Juve mantiene 9 punti di vantaggio sulla Roma (che ha una gara in meno) e 12 sul Napoli. Secondo pari in campionato, con 17 successi e 1 sola sconfitta, miglior attacco con 51 reti e seconda miglior difesa con 15 gol subiti.
Prossimi impegni: 2 febbraio Juventus-Inter, 9 febbraio Verona-Juventus, 16 febbraio Juventus-Chievo.

giovedì 23 gennaio 2014

In Semifinale con Sofferenza

Immagine tratta da firenzeviola.it
La Fiorentina è in semifinale di Coppa Italia, dopo aver battuto un Siena che si è rivelato un avversario più ostico del previsto; non per niente si trattava di un Derby. Nel primo tempo la squadra allenata da Vincenzo Montella ha trovato presto il vantaggio con Ilicic, andando poi molto vicina al raddoppio in diverse altre occasioni; il Siena sembrava domo. Al rientro dagli spogliatoi, però, la partita è cambiata, diventando più equilibrata e spettacolare dal punto di vista tecnico, con risultato il goal del pareggio di Giacomazzi, su schema da punizione dal limite; soltanto un episodio ha potuto decidere il match: il colpo di testa vincente di Compper, che trova il primo goal in maglia viola. Il Siena ci prova fino alla fine, ma i palleggiatori di Montella sono bravi ad amministrare il vantaggio.

|| Pagellino ||  

Borja Valero: molto ispirato questa sera. Compie diverse giocate di alto livello tecnico che mettono in crisi la difesa del Siena; nel secondo tempo è il primo ad uscire, per rifiatare in attesa del match di campionato contro il Genoa ed è da quel momento che la Viola inizia a soffrire. Voto: 7.5

Ilicic: in assenza di Matri tocca a lui guidare il reparto offensivo e lo fa bene, segnando il primo goal del match e servendo l'assist per il goal di Compper; esce per un infortunio alla spalla, anche se le prime indiscrezioni fanno pensare che non sia nulla di grave. Voto: 7.5

Neto: dopo un primo tempo in cui serve solo a decorare la porta, quando si sveglia il Siena è costretto ad alcuni miracoli che tengono saldo il risultato; incolpevole sul goal, torna a mettersi in mostra su un potente sinistro di Rosina nel finale. Voto: 7.5

Aquilani: bene davanti alla difesa, molto peggio come interno. Nella prima frazione, infatti, riesce a contenere molto bene i centrocampisti avversari, consentendo sempre ottime ripartenze, poi, quando viene spostato, sbaglia tanti passaggi, anche semplici, risultando alla fine uno dei peggiori del centrocampo Viola. Voto: 5.5

Roncaglia: tanta fatica dalla sua parte, contro un Giannetti in serata; viene ammonito. Man mano che il match va avanti si innervosisce sempre più, rischiando anche il rosso. Voto: 5

Dellafiore: il brutto pasticcio iniziale che porta al goal di Ilicic condiziona la sua gara; gli attaccanti viola passano spesso e facilmente dalla sua parte. Brutta prestazione per uno della sua esperienza. Voto: 4.5

lunedì 20 gennaio 2014

MANCA L'ISTINTO DEL KILLER

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Il match: il Cagliari si presenta a Bergamo, campo tradizionalmente ostico (3 sole vittorie su 24 incontri tra Serie A e B), reduce dalla sconfitta interna patita contro la super Juventus, con una serie di 4 partite senza vittorie (3 pari e 1 persa). L'Atalanta in casa ha uno score di 5 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte ed è reduce dalla vittoria casalinga contro il Catania. Nel Cagliari fuori Pinilla, appiedato per 2 turni dopo l'espulsione contro la Juve, Nenè rotto e Agazzi sempre non convocato. Nell'Atalanta la varicella blocca ancora Consigli, indisponibile assieme a Scaloni e il lungodegente Bellini. 4-3-1-2 per il Cagliari, che preferisce Avramov ad Adan, e coppia d'attacco obbligata Sau-Ibarbo. 4-4-1-1 per i bergamaschi, con Brienza e Migliaccio dal primo minuto. 
La cronaca: ottimo primo tempo dei sardi, tengono il pallino del gioco e trovano ben 3 legni nei primi 45', due volte con Ibarbo, particolarmente ispirato e una con Conti. Il costante pressing sull'inizio dell'azione nerazzurra dà i suoi frutti, Atalanta pericolosa solo con Brivio al 26'. Nel secondo tempo il Cagliari va progressivamente spegnendosi. E ne approfitta Brienza che pesca il cross vincente al 68' per un Bonaventura colpevolmente dimenticato in area da Pisano. L'assalto finale dei rossoblù è sterile, complici gli ingressi degli impalpabili Ibraimi e Cabrera e del giovanissimo Solinas (classe '96). Nelle ultime trasferte si denota l'incapacità di sfruttare l'episodio giusto: 0-0 con il Parma e il palo di Sau, 0-0 con il Chievo e il rigore sbagliato da Pinilla, 1-0 e sconfitta con l'Atalanta ed i tre pali. Manca l'istinto del killer.
La chiave tattica: nel primo tempo Ibarbo ha due spunti solitari potenzialmente letali. Un bolide dalla distanza e un dribbling in area di rigore. Colantuono corre sapientemente ai ripari e mette sul colombiano una marcatura a due e a tre nella ripresa. Risultato: Ibarbo scompare dal campo.
L'uomo partita: in casa Cagliari è dura trovare un migliore, ma segnaliamo comunque Ibarbo. Il colombiano dopo l'infortunio muscolare che l'ha tenuto fuori un mese, ritrova la maglia da titolare e si carica sulle spalle una squadra che in fase conclusiva è nulla (2 reti nelle ultime 5 gare), costruendosi le azioni in solitaria. Si fa espellere per una sbracciata su Raimondi, ingenuo.
La sorpresa: Dessena, dopo un periodo di scarsa forma (per usare un eufemismo: per molte partite non ha mai azzeccato un passaggio), con la continuità della maglia da titolare sta dando buone prove di grinta e fisicità in mezzo al campo.
La delusione: Andrea Cossu invece dell'uomo in più, sta trasformandosi nell'uomo in meno di questa squadra. Con la palla tra i piedi dovrebbe velocizzare e accendere la manovra rossoblù, e invece spesso rallenta il gioco, sbaglia passaggi e non mette mai le punte davanti al portiere. Non avendo più lo scatto dei tempi migliori, è una zavorra.
La conferma: Astori non perde il duello con Denis, che viene annullato. Sembra in un periodo di buona forma, ieri impeccabile. Nessun errore.
La classifica: inizia a farsi preoccupante la graduatoria. Il Cagliari ora è 14° a 21 punti, derivanti da sole 4 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte. 19 reti fatte e 29 subite in 20 gare. Zona B a 4 punti.
Prossime gare: 26 gennaio Cagliari-Milan, 2 febbraio Cagliari-Fiorentina, 9 febbraio Sampdoria-Cagliari.

domenica 19 gennaio 2014

La Fiorentina dei Rinvigoriti

Immagine tratta da multimedia.quotidiano.net

Gonzalo Rodriguez, Borja Valero, Pizarro, Vargas ed ora anche Matri. Tutti calciatori che non erano più protagonisti, ma lo sono tornati sotto l'ala di Montella; e lo 0-3 odierno non è un caso. Parliamo di Matri: 1 solo goal con la maglia del Milan, dopo che in estate erano stati spesi ben 11 milioni per lui; neanche questo è un caso ed il calciatore l'ha dimostrato: doppietta più assist per il goal di Mati Fernandez. In pratica ha chiuso la partita da solo, in mezzora. Segno, questo, che la squadra sta bene e che chiunque può adattarsi al suo gioco, facile e divertente. Nulla ha potuto quest'oggi quindi il Catania di Maran, sempre più in crisi, mentalmente e caratterialmente.


|| Pagellino ||

Matri: grande protagonista preannunciato, non ha tradito le attese, anzi, ha risposto a tutti i dubbi e critiche che erano usciti nei suoi confronti; esce nell'intervallo per un problema al polpaccio, ma la gara è ormai chiusa. Voto: 8

Pizarro: questo giocatore è ormai un enigma: sembra felice, poi scontento, poi in partenza. Oggi, contro ogni aspettativa, ha dichiarato di stare bene a Firenze, dopo una grandissima partita in cui si trovava dappertutto; cala nel finale, con qualche errore di troppo. Voto: 7.5

Pasqual: il Capitano sembrava avere 20 anni: spingeva continuamente, mettendo in crisi la difesa avversaria. Suo l'assist per il primo goal in maglia viola di Matri; nel finale si fa sentire l'età e cala anche lui. Voto: 7.5

Borja Valero: non un partitone il suo, ma non ha neanche giocato male; certo, da lui ci si aspetta di più in queste partite. Voto: 6

Cuadrado: stesso discorso di Borja Valero; non riesce mai a sfondare e man mano che la partita va avanti, lui retrocede. Voto: 5.5

Catania: non si salva nessuno, neanche l'allenatore. Per dare l'idea della situazione, ad un certo punto del match i tifosi si sono messi a tifare gli avversari, fischiando i propri giocatori. Voto: 3

DODICESIMA CON BRIVIDO

Immagine tratta da datasport.it
Il match: Prima di ritorno e la Juve, reduce dalla striscia record di 11 successi consecutivi, se la vede con una Sampdoria tornata tosta e combattiva grazie alla cura Mihajlovic, che ha strapazzato in casa 3-0 l'Udinese nell'ultimo turno. I bianconeri mantengono il solito 3-5-2, unici assenti Pirlo e Bonucci, il primo per turnover (lo sostituisce Marchisio, e direi più che bene), il secondo per un piccolo problema fisico (lo rimpiazza Ogbonna, bene ma non benissimo). Mancano anche De Ceglie e Marco Motta, il primo già al Genoa, il secondo in procinto di raggiungerlo, anche se di queste assenze in pochi si accorgono e si accorgeranno. Samp con il 4-2-3-1, Eder fa l'unica punta, alle sue spalle Gabbiadini come supporto e Bjarnason e Wszolek come disturbo alla manovra avversaria più che supporto alla propria.
La cronaca: Di tutte le sfide casalinghe disputate quest'anno dalla Juve, questa è stata senza dubbio una delle più difficili e impegnative, ben al di là di quanto dica il punteggio. Per 25 minuti i bianconeri sono padroni del campo e impongono i loro ritmi, andando a segno due volte con Vidal (splendida l'azione con assist di Pogba) e Llorente. Poi la Samp reagisce, fa paura e alla fine accorcia con un'autorete di Barzagli su tiro-cross di Gabbiadini. Subito il gol, la Juve rialza il ritmo, Vidal si procura e trasforma il rigore che vale il suo decimo gol in stagione e sembra chiudere la sfida. Nella ripresa invece i blucerchiati mettono in seria difficoltà i padroni di casa, Buffon fa un miracolo su De Silvestri, poi si ripete su Regini ma nulla può su un Gabbiadini abbandonato dalla difesa. Lo stesso Gabbiadini, a proposito di giovani terribili di proprietà bianconera, continua a mettersi in mostra centrando la traversa con un gran tiro da fuori. Ci pensa la solita bordata di Pogba dal limite dell'area a chiudere la sfida e assicurare la dodicesima, sudata vittoria consecutiva alla Juve.
La chiave tattica: Ai fini del risultato è stato decisivo il ritmo che i bianconeri hanno imposto alla gara, e soprattutto la loro capacità di alzarlo subito dopo che la Samp sembrava aver riaperto la sfida. Un'accelerata al momento giusto e arrivano i gol che ricacciano indietro l'avversario, una cosa che solo le grandi sanno fare.
L'uomo partita: Sono in due a contendersi la palma, per ragioni diverse. Vidal la merita per lo splendido primo tempo, con due reti che lo portano a quota 10. Pogba a sua volta va menzionato per la continuità, l'assist con cui permette il primo gol e il destro con cui la chiude. Sta diventando insostituibile, la sua crescita sul mercato è più che motivata.
La sorpresa: Segnaliamo la buona partita di Marchisio come vice Pirlo. Il Principino, soprattutto nel primo tempo, si rende protagonista di una prestazione molto positiva, ed ha il merito di rubare il pallone e servire Vidal in occasione del rigore del 3-1.
La delusione: L'intero blocco difensivo finisce sul banco degli imputati. Barzagli e Chiellini fanno errori non da loro e lasciano spesso libero l'uomo sugli angoli. Dopo Cagliari, altre due reti arrivate su palle inattive, un aspetto su cui occorre lavorare.
La conferma: Fernando Llorente continua a timbrare regolarmente il cartellino, arrivando a quota 8 in campionato. Da inutile a pedina fondamentale nello scacchiere di Conte, com'è strano il calcio...
Classifica: Juve in fuga a 55 punti, con 18 vittorie (10 su 10 in casa), 1 pari e 1 sconfitta. miglior attacco e seconda miglior difesa. Roma a 8 punti, Napoli a 13 con una gara ancora da giocare.
Prossime gare: 21 gennaio Roma-Juventus (Coppa Italia), 25 gennaio Lazio-Juventus, 1° febbraio Juventus-Inter.

lunedì 13 gennaio 2014

SENZA PIETA'

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Il match: il Cagliari ospita nel deserto obbligato del Sant'Elia la capolista Juventus. Entrambe le squadre sono reduci da un filotto positivo: 7 partite imbattuti i sardi (2 vittorie e 5 pareggi) e 10 vittorie consecutive per i bianconeri. L'undicesima vittoria sarebbe record nella storia della Vecchia Signora in Serie A. Nel Cagliari assenti Eriksson e Nenè per infortunio, Agazzi sempre fuori rosa e Nainggolan trasferitosi alla Roma in settimana. Nella Juve manca il solo Barzagli squalificato. Rossoblù di casa con il solito 4-3-1-2, Ibarbo in panca per far posto al tandem Pinilla-Sau, e Dessena a rilevare nel terzetto di mediana Nainggolan, lo spagnolo Adan viene preferito ad Avramov in porta. La Juventus con il classico 3-5-2 molto solido, Pogba è preferito a Marchisio, Caceres sostituisce Barzagli.
La cronaca: per 70 minuti si assiste probabilmente alla miglior partita stagionale del Cagliari, che passa in vantaggio al 21' con Pinilla su azione d'angolo, subisce il pari alla mezzora di Llorente, e si rende pericoloso con Conti e Dessena. La Juventus pare sottotono, specie nel primo tempo, dove sembra un po' molle nei contrasti. Sino al 70' le conclusioni bianconere si contano agilmente in una mano. La svolta arriva al 28' della ripresa, con un tiro non irresistibile di Marchisio che coglie impreparato Adan. Sull' 1-2 il Cagliari crolla e la Juve in dieci minuti si porta sull' 1-4 finale. Risultato severo, Adan fa due papere (grottesca la seconda) che vanificano il lavoro di tutta la squadra. Da notare, poi, che alla lunga sul piano fisico il Cagliari non regge, e la Juventus ne approfitta, senza pietà. Per i bianconeri è record di vittorie, e chiudono l'andata con 52 punti.
La chiave tattica: più dell'ingresso di Marchisio in cabina di regia in luogo di Pirlo, segnaliamo la fascia destra bianconera. Lichtsteiner è un treno. Murru non lo tiene mai, neppure per sbaglio, ed i raddoppi di Ekdal sono totalmente inefficaci. Tutte le azioni pericolose sono arrivate da quella parte.
L'uomo partita: in casa Cagliari il migliore è Astori. Sotto gli occhi di Moyes, tecnico del Manchester United, fa una partita all'altezza della situazione, fermando bene Tevez.
La sorpresa: in un 1-4 difficile trovare una sorpresa, ma Daniele Dessena finalmente gioca bene, sfiorando anche la rete di testa. Nelle partite dove serve far legna, lui si nota sempre. Deve migliorare nei passaggi.
La delusione: Adan. Totalmente disastroso. Due papere contro la Juve non te le puoi permettere. Non pago degli esperimenti fallimentari dei portieri stranieri (Pascolo, Carini, Katergiannakis), Cellino consegna i guantoni allo spagnolo, che lo ripaga così. Nel suo contratto c'è la clausola del rinnovo automatico dopo 5 gare. Scommettiamo che non le farà?
La conferma: in senso ironico la conferma è il ritardo sulla rete dell'1-1 di Llorente di Rossettini. Ormai si è perso il conto delle reti subite per errori del centrale padovano in questa stagione.
La classifica: al giro di boa, il Cagliari è undicesimo, 4 vittorie, 9 pareggi, 6 sconfitte, 19 reti fatte e 28 subite. La zona B dista 5 punti.
Prossime gare: 19 gennaio Atalanta-Cagliari, 26 gennaio Cagliari-Milan, 2 febbraio Cagliari-Fiorentina.

+/- 5

Immagine tratta da it.eurosport.yahoo.com

Grande intensità. Si può riassumere così l'anticipo della mattinata di ieri allo Stadio Olimpico di Torino. Fiorentina e Toro hanno dato spettacolo, praticando un gioco simile con intenti però diversi: i Viola infatti premevano col consueto possesso palla, mentre gli uomini di Ventura preferivano difendersi lanciando poi Cerci in velocità. Risultato? 0-0, in un match giocato soprattutto da metà campo alla trequarti granata. E' la prova che non si può stare senza un vero punto di riferimento in avanti, cosa che di sicuro non è nelle corde di Ilicic, e che bisogna muoversi rapidamente sul mercato; chi può arrivare? I nomi sono tanti: da Cassano ad Hernandez del Palermo, passando per un Di Natale in rotta con la società. L'importante però adesso è non buttare via tutto il lavoro fatto finora. +5 sul Verona e -5 dal Napoli, esattamente a metà strada. Starà alla squadra far vedere qual'è realmente il suo valore! 


|| Pagellino ||


Difesa Granata: indistruttibile. Cuadrado sempre fermato, anche nel primo dribbling in cui è spesso letale; Glik si prende tutti i tiri da fuori (4 pallonate ndr) e le palle alte; Darmian non concede nulla. Qualche brivido di troppo su Borja Valero non concede loro un 8 pieno. Voto: 7.5

Borja Valero: e dello spagnolo parliamo. Aveva voglia di riscatto e l'ha ottenuto, seppur non segnando: dirige bene il reparto avanzato, lamentandosi spesso per i mancati movimenti dei compagni ed in mancanza della punta su cui appoggiarsi, spesso tenta l'azione personale; vicino al goal in diverse occasioni. Voto: 7.5

Cerci: l'unico vero problema per la difesa Viola. Tutte le azioni granata partono da lui; stesso discorso di Borja Valero, gli è mancato solamente il goal. Voto: 7.5

Montella: incredibile vederlo tra i flop, ma le sue decisioni hanno influito pesantemente in negativo sul match: la scelta di inserire Iakovenko, demotivato e non pronto, come punta in un momento difficile della gara, in particolare, è stata sbagliata. Voto: 5

Maksimovicnon brutta la sua prestazione, se non fosse per i numerosi errori causati dal terreno in brutte condizioni, che hanno consegnato alla Fiorentina diverse occasioni da goal. Voto: 5

Iakovenko: come citato sopra, l'ucraino entra a partita in corso senza cambiare le sorti della gara; si mangia anche un goal. Voto: 4

venerdì 10 gennaio 2014

STATO DI RASSEGNAZIONE

Immagine tratta da unionesarda.it
Un interessante servizio dell'emittente sarda Videolina (visibile qui), mostra lo stato attuale del fu Is Arenas di Quartu.
Costruito a tempo di record in un'estate dal Cagliari, ha ospitato solamente 13 partite di campionato e 1 di Coppa Italia, dopo le quali lo stadio bomboniera è stato travolto da inchieste, arresti, mancate autorizzazioni, aperture parziali e totali, e ha sbattuto ripetutamente il muso contro la burocrazia italiana vigente in termini di impianti sportivi. 
Insomma, un flop totale. Soldi buttati. Per poi tornare al Sant'Elia a capienza ai minimi storici, 5000 tifosi, in attesa di trovare un accordo Comune-Cagliari Calcio-enti vari ed eventuali, che tutto sembra, meno che semplice.
Dopo mesi si resta a giocare solo per qualche abbonato, non vengono neppure approvati i progettini per aumentare la capienza, nell'ormai solito stucchevole teatrino del rimbalzo delle colpe tra il Sindaco Zedda e la dirigenza del Cagliari. La speranza di veder approvato in tempi brevi il progetto per la ristrutturazione o il rifacimento del Sant'Elia sono ridotte al lumicino. E di chi siano le colpe non importa più a nessuno.
La cosa più triste è che ora lo stadio di Is Arenas, come mostrano chiaramente le immagini, è abbandonato, il terreno di gioco (perfetto e uno dei migliori della categoria l'anno passato) è incolto, le tribune smontate e portate al Sant'Elia, insomma uno stadio fantasma, rassegnato a morire.
Ricordiamo poi, che uno dei motivi dell'arresto di Cellino fu di non aver costruito uno stadio semovibile, come ai tempi della richiesta per la costruzione. 
Fa quasi tenerezza vedere Nainggolan esordire con la sua Roma, in uno stadio Olimpico, che in una partita degli Ottavi di Coppa Italia, di giovedì alle 18, contava 20493 spettatori, cosa mai accaduta nei suoi 5 anni sardi.
Ma siamo in Italia, dove se si toccano particolari lobby o se ci sono tensioni con enti o personaggi di spicco, hai le mani legate e trovi ostacoli su ostacoli.
E i tifosi, le vere vittime di questa infinita odissea, sono rassegnati. Accettano le decisioni prese (o non prese) dall'alto, senza aver più la forza di protestare. Stadio chiuso? Va bene. Stadio a 5000 posti? Va bene. Stadio a Trieste, a Quartu o a Cagliari? Va bene uguale, basta in qualche modo vedere giocare la squadra.
E in questa vicenda, come in molte delle vicende del nostro paese, dalla crisi finanziaria all'emergenza disoccupazione, alla rabbia si è sostituita una mesta rassegnazione.  Lo Stato vuole la rassegnazione.
E la rassegnazione, si sa, non cambia le cose. 

lunedì 6 gennaio 2014

Terza di Testa

Immagine tratta da canaleroma.it
Il match: la Fiorentina, al termine dello stop natalizio, attende il Livorno, in una partita apparentemente facile. Per la Viola poche novità: classico 3-5-2 con Pizarro in regia, Vargas e Cuadrado esterni e Ilicic al fianco del capocannoniere Rossi. Nicola invece schiera il suo Livorno con un iniziale 3-5-1-1, cambiato poi subito in 5-4-1, con Mbaye particolarmente timido sulla sua fascia.
La cronaca: fin dai primi minuti è la squadra di Vincenzo Montella a fare la partita, con il Livorno che attacca soprattutto grazie alle ripartenze, rare nel primo tempo, ma molteplici nel secondo, quando la Fiorentina si scopre per cercare il vantaggio. Nel primo parziale, infatti, si registra un gran possesso palla Viola, ma poco incisivo e con numerosi errori, principalmente di Pizarro. Al rientro dagli spogliatoi il ritmo si alza e gli spazi si aprono. Grazie a ciò entrambe le squadre vanno molto vicine al goal: Vargas sbaglia malamente da pochi metri al 61', mentre alcuni minuti dopo tocca a Mbaye schiacciare di testa sulla parte superiore della traversa. Il goal è ora nell'aria e infatti arriva: Borja Valero da corner trova Gonzalo Rodriguez, che salta indisturbato ed insacca. Qualche minuto dopo il Livorno ha la palla del pareggio, con Paulinho che salta Neto uscito male, ma anche qui si fa trovare pronto Gonzalo, che salva di petto a porta vuota; sul successivo tiro di Greco, Neto è già tornato in porta e non ha problemi a parare. Passano i minuti e Rinaudo, in preda al nervosismo, compie un intervento da vero macellaio su Rossi, rimediando solamente un giallo; per l'italo-americano si parla di distorsione del ginocchio destro, domani la risonanza. Da quel momento è semplice amministrazione, nonostante vengano estratti un giallo dietro l'altro a causa di tutto il nervosismo accumulato.
La chiave tattica: senza dubbio la pazienza che ha avuto la Fiorentina nel gestire il possesso palla e colpire gli avversari nel momento di stanchezza, cosa che negli ultimi tempi sta diventando il punto di forza di questa squadra, che ricordo essere l'unica ad averne avuto almeno il 50% in ogni partita disputata fino ad ora.
L'uomo partita: se la giocano Neto e Rodriguez. Il secondo, in particolare, è il solito muro invalicabile: spicca su tutti i corner, in attacco e in difesa ed interviene su ogni pallone, talvolta anche su quelli dei compagni.
La sorpresa: quest'oggi Roncaglia come terzino non ha deluso, anzi, molto positivo sia dietro che davanti.
La delusione: ultimamente Borja Valero è irriconoscibile. Per quanto non si possa dirgli niente quando fa la giocata, come quest'oggi l'assist per Gonzalo, quando ci sono i passaggi semplici si complica la vita e spesso perde palla; si spera che sia soltanto una cosa passeggera e che il calciatore non ci dia peso. 
La conferma: Neto, trasmette sempre più sicurezza al reparto arretrato.
La classifica: la Fiorentina raggiunge momentaneamente il Napoli a quota 36 punti, aspettando il match dei Partenopei contro la Samp di Mihajlovic ed avvicina sempre più anche la Roma, che con la sconfitta ad opera della Juve, è a soli 5 punti.
Prossime gare: 12 Gennaio Torino-Fiorentina, 19 Gennaio Catania-Fiorentina, 26 Gennaio Fiorentina-Genoa.

domenica 5 gennaio 2014

A RIGOR DI LOGICA

Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su befunky.com
Il match: il Cagliari va a Verona, ospite del Chievo, dove non ha mai vinto. I clivensi, rigenerati dalla cura Corini, sono reduci da due sconfitte consecutive, mentre il Cagliari da un filotto di 6 risultati utili (2 vittorie e 4 pari), anche se non ha ancora vinto in trasferta. Nel Chievo gli indisponibili sono Calello e Claiton, più Guana fuori rosa. Nel Cagliari Eriksson, Nenè (peraltro anche squalificato) e il fuori rosa Agazzi. Si rivede in panchina Ibarbo dopo un mese di stop. Ariaudo saluta e si trasferisce al Sassuolo. Corini preferisce Capitan Pellissier e Bentivoglio a Paloschi ed Estigarribia, schierandosi con un prudente 5-3-2. Nei rossoblù sardi esordio in Serie A per Adan, portiere spagnolo classe '87, che viene preferito ad Avramov, vittima di un'influenza (fonte ufficiale). Solito 4-3-1-2 con Cossu dietro a Pinilla e Sau.
La cronaca: partita fiacca sin dall'avvio. In pratica a referto non si consegnano tiri in porta. Asfittico il Chievo, che si affida perlopiù al gioco fisico e a soluzioni estemporanee (punizioni e angoli), lento e compassato il Cagliari. Entrambe le squadre con i terzini bloccati, e gioco intruppato nella zona centrale del campo. La svolta potrebbe avvenire al minuto 65: bravo Pinilla a procurarsi il rigore, ma asino a calciarlo alle stelle. Uno 0-0 giusto, a rigor di logica.
La chiave tattica: in una partita bloccata e senza tiri in porta, fanno un figurone le difese. Dunque come chiave tattica segnaliamo la linea difensiva del Cagliari sulle punizioni avversarie, andata sempre a mettere in fuorigioco gli avversari. Contro una squadra balbettante, la difesa del Cagliari riesce a restare imbattuta per la terza partita in stagione.
L'uomo partita: Astori è impeccabile, non si fa superare una volta, gioca d'anticipo e guida con sicurezza la difesa ad alzarsi sui fuorigioco. Quando l'avversario non è un top club, la presenza di Astori fa la differenza.
La sorpresa: Adan Garrido, già secondo portiere del Real Madrid di Mourinho, gioca con sicurezza. Coraggioso nelle uscite, compie una gran parata a gioco fermo e chiude imbattuto all'esordio in A. Con 5 partite, come da contratto, avrà il rinnovo automatico. Tornerà in panchina?
La delusione: Andrea Cossu è il giocatore di maggior talento in campo, ma non accende mai la luce. Il tempo passa anche per lui e a Maggio le primavere saran 34. Non ha più lo scatto che gli permette di superare l'uomo e lanciarsi nelle sue serpentine. Spesso non vede il gioco, rallentando e sprecando buone situazioni.
La conferma: ironizzando potremmo segnalare il cartellino giallo di Conti, data la pochezza generale. Calciatore più ammonito nell'anno solare 2013, e primo ammonito della Serie A 2014.
La classifica: dopo 18 partite, il Cagliari ha 21 punti, frutto di 4 sole vittorie, 9 pareggi e 5 sconfitte. In attesa degli altri match, si issa all' ottavo posto in classifica, +7 sul Sassuolo.
Prossime gare: 12 Gennaio Cagliari-Juventus, 19 Gennaio Atalanta-Cagliari, 26 Gennaio Cagliari-Milan.

ADDIO EUSEBIO, PANTERA NERA DEL GOL

Immagine tratta da ilpuliciclone.wordpress.com
Il suo nome ispirava terrore ai portieri e ai difensori degli anni Sessanta. I tifosi del Milan, soprattutto quelli meno giovani, ricordano ancora la rete che poteva rovinare loro la festa nella storica partita di Wembley del 1963, in quell'Inghilterra e contro quegli italiani che gli avrebbero riservato più di un'amarezza. Per gli esperti di calcio era "la Pantera Nera" per via delle sue movenze feline e per la sua ferocia sotto porta, oltre che per il colore della sua pelle. Nel suo Paese, il Portogallo, era considerato un eroe nazionale, un simbolo dello sport e non solo. Per tutti era, semplicemente, Eusebio, uno dei più forti attaccanti nella storia del calcio, uno di quei giocatori che davvero nascono una volta ogni tanto.
La sua storia comincia lontano dalle terre lusitane, nella colonia africana del Mozambico, dove nasce nel 1942. Quasi per uno scherzo del destino, la sua carriera si incrocia presto con il calcio italiano, perché il primo allenatore a scoprire il suo talento è Ugo Amoretti, ex portiere di Juventus, Genoa e della Nazionale, che è andato ad allenare in Africa. Segnala il giovane talento a diversi club della penisola, ma nessuno si convince ad investire su questo ragazzino, protetto per di più da una madre che non vuole lasciarlo andar via così giovane. Ha più fortuna il brasiliano Bauer, anche lui ex calciatore, che lo vede durante una tournée della sua squadra in Mozambico e lo raccomanda caldamente al suo vecchio allenatore al San Paolo, l'ungherese Bela Guttman, che adesso siede sulla panchina del Benfica. L'affare si fa, il ragazzo si trasferisce diciottenne in Portogallo, e molto presto entra nei ranghi della prima squadra, perché un simile talento ha bisogno davvero di poco per esplodere. Assiste alla conquista della prima Coppa dei Campioni del Benfica nel 1961, ai danni del Barcellona, l'anno dopo è invece in campo nella finale contro il Real Madrid di Puskas, Gento e Di Stefano, una delle squadre più forti e temute di sempre. Con il punteggio in parità, firma una doppietta con un rigore e una punizione, regalando ai portoghesi la seconda Coppa consecutiva. Ad appena vent'anni è già uno dei giocatori più famosi e importanti del calcio europeo e mondiale.
La sua carriera prosegue con la maglia delle Aquile di Lisbona per quindici anni, scanditi dal numero impressionante di reti che mette a segno in tutti i modi, fino ad arrivare all'incredibile numero di 473 centri in 440 match complessivi con la maglia biancorossa. In Portogallo vince tutto quello che c'è da vincere, il titolo è suo per 11 volte, in 5 occasioni si prende anche la Coppa Nazionale, tutta la Nazione è ai piedi della Pantera Nera, il killer dell'area di rigore, tecnico e acrobatico, nato per segnare, il Mondo stesso lo paragona a Pelé, ritenendolo quasi alla pari con l'asso brasiliano. L'Europa però non gli riserva altre soddisfazioni, di fatto la Coppa Campioni del '62 è il suo primo e unico trofeo continentale. Nel 1963, a Wembley, ha l'occasione di portare la sua squadra ad uno storico tris, ma si trova di fronte il Milan di Rocco, Altafini, Trapattoni e di un altro giovanissimo talento, Gianni Rivera. Segna lui per primo, ma nel secondo tempo la doppietta di Altafini ribalta la partita, e per i portoghesi arriva la sconfitta, per certi versi inattesa. E' la prima volta che l'Italia lo fa piangere, ma non sarà l'ultima, perché due anni dopo è l'altra squadra di Milano, la grande Inter di Herrera, a infrangere nuovamente i suoi sogni di gloria. Nel 1968 disputa la quarta e ultima Finale di Coppa dei Campioni della sua storia, e ancora una volta esce sconfitto dal campo, battuto ai supplementari dal forte Manchester United di George Best, Bobby Charlton e Stiles. 
Proprio contro questi ultimi, due anni prima, era uscito in lacrime dal campo di Wembley. E' il 1966, e per la prima volta il Portogallo partecipa ad una Coppa del Mondo, ospitata in quell'occasione dall'Inghilterra. Eusebio è già famoso, ma dopo questo torneo entra nella leggenda, perché porta i suoi ad un incredibile terzo posto, miglior risultato di sempre ai Mondiali per i lusitani. In girone sconfigge con una doppietta il Brasile di Pelé, ai quarti ribalta con quattro reti l'iniziale 0-3 contro la sorprendente Corea del Nord, che ha fatto fuori l'Italia in girone. In semifinale l'Inghilterra padrone di casa interrompe i suoi sogni di gloria, l'implacabile Stiles lo marca per tutta la partita, lui riesce a procurarsi e segnare il rigore dell'inutile 2-1, ma non basta a vincere la partita, e ancora una volta deve lasciare il campo in lacrime. Quella Coppa del Mondo è l'unico trofeo internazionale disputato con il suo Portogallo, che non riesce più a ripetersi nonostante i suoi gol ed il suo impegno. Eusebio lascia la Nazionale nel 1973 con 41 centri realizzati, un record battuto in tempi recenti solo dal Carneade Pauleta e dal ben più illustre Cristiano Ronaldo. Prima di lui, i lusitani non esistevano nella geografia del calcio, con lui hanno iniziato la crescita che li ha portati ad essere tra le più forti Nazioni d'Europa. 
Ormai a fine carriera, la Pantera Nera ha vinto tutto in Europa, compreso il Pallone d'Oro nel '65 (primo giocatore di colore fino a Gullit nel 1987) e due Scarpe d'Oro come miglior bomber continentale nel '68 e '73. Così decide di girare le Americhe per qualche anno, giocando e segnando per diversi club tra Stati Uniti, Messico e Canada, prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo. Dopo il ritiro sarà il mentore e il punto di riferimento per tanti giovani calciatori portoghesi, la chioccia della Generazione d'Oro dei Figo, Couto, Futre e Rui Costa, e poi di quel Cristiano Ronaldo che è a tutti gli effetti il suo miglior erede. Ha pianto con la Nazionale per la finale persa in casa contro la sorprendente Grecia ad Euro 2004, era sempre con la squadra nell'estate 2012 in Polonia, quando è stato colpito da un ictus che lo ha duramente minato nel fisico. Stamattina si è spento a causa di un arresto cardiaco, a quasi 72 anni, lasciando un enorme vuoto e tanto dolore nel suo amato Portogallo e nel cuore di tutti gli appassionati di calcio, perché una leggenda come lui difficilmente tornerà a calcare un campo di calcio. Addio Pantera Nera, ci mancherai.

venerdì 3 gennaio 2014

LETTERA A MICHAEL

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com 

Ciao Michael. Sono Stefano, ho 28 anni, sono un tuo tifoso. Lo sono da sempre, la F1 per me sei tu.
Michael, sei una delle stelle polari della mia vita. E’ incredibile, io non ti ho mai sfiorato, non ti ho mai visto, ma fai parte della mia vita. E questo capita quando una persona ti dà emozioni. Emozioni che niente può cancellare, intensissime come Suzuka 2000 e Monaco 2012. La tua carriera è stata un’emozione, sempre, la dimostrazione che con l’impegno e la dedizione si può costruire qualunque cosa. Anche dopo un passo falso.
E’ anche grazie alle tue imprese che mi hai insegnato a credere che il duro lavoro può rendere qualunque impresa realizzabile, anche la più difficile. Ed è così per tutto il mondo che in questi giorni manifesta amore per te. E’ amore, perchè è sincero, Michael.
E’ puro.
Tutti hanno un pensiero per te, sei un mito del nostro tempo. Quello che hai fatto è enorme. Michael, hai costruito qualcosa di più grande dei 7 titoli, delle 91 vittorie, hai costruito un cuore rosso d’amore. Hai un amore immenso che ti circonda, hai una famiglia grandissima, che ora farebbe per te ogni cosa.
Io nel mio piccolo, prima di dormire faccio una preghierina per te, accarezzo il musetto della F12000, ti faccio una carezza sul casco nella foto della Cina 2006 che ho a fianco del letto, come se i miei gesti potessero aiutarti.
Chiudo gli occhi la notte, li riapro la mattina, e il primo ed ultimo pensiero sono per te. Ma non sono l’unico, ti assicuro.
A Monaco 2012, alle scommesse puntai su di te. Eri quotato 50 a 1. Per le agenzie di scommesse avevi il 2% di possibilità di fare la pole.
E con il 2% di possibilità, hai fatto la pole.
Quando le possibilità sembrano poche, chi non si arrende esce fuori.
Michael, un giorno dicesti che non vuoi essere ricordato come una leggenda delle corse, ma come un guerriero, come un uomo che non hai mai mollato. Ecco, ce lo stai dimostrando.
E tutto il vantaggio che hai messo da parte nelle tue 91 vittorie, è il momento di usarlo, hai sempre anticipato i tempi, ora abbiamo bisogno che il tempo diventi lento e sicuro, senza fretta.
Non stai lottando da solo, noi tifosi siamo con te. Parliamo al plurale, lottiamo. Insieme. Ognuno come può, scrivendoti, pensandoti o venendo là fuori il giorno del tuo compleanno.
Tutto il mondo ti vuol bene.
Hai costruito un mondo di amore.
E’ incredibile.
Sorprenderà anche te, Michael.
Stefano.
*Grazie alla redazione di www.passionea300allora.it, questa lettera, assieme alle altre redatte dai tifosi, verrà consegnata a Sabine Kehm, la portavoce di Michael Schumacher.