domenica 29 settembre 2013

SILVIO PIOLA, I 100 ANNI DI UN MITO

Immagine tratta da wikipedia.org
Se fosse ancora con noi, oggi festeggerebbe i 100 anni di vita. E in un'occasione come questa, sarebbe bello poterlo intervistare e farsi raccontare qualche aneddoto sulla sua lunga carriera sportiva, iniziata e conclusa nella provincia piemontese, con in mezzo gli anni romani e pochi, brevi anni tra le grandi di Torino, in cerca di uno scudetto mai arrivato. Soprattutto, sarebbe bello chiedergli quali sono stati i suoi gol più importanti, tra i 274 realizzati in 21 stagioni di serie A (290 se si considerano quelli messi a segno nel campionato 1946, il primo del dopoguerra). Sarebbe davvero bello, insomma, avere ancora con noi Silvio Piola, uno dei più grandi centravanti nella storia del calcio, ma non potendolo fare ci "accontentiamo" di raccontare la sua storia.
Figlio della provincia vercellese, terra che tanto ha dato alla nascita del nostro campionato di calcio, il giovane Silvio è uno degli ultimi grandi prodotti di un vivaio ormai in fase calante, ma ancora capace di sfornare campioni. Calciatore fin dalla tenera età di 12 anni, assapora i campi della serie A con la maglia della Pro Vercelli già nel primo campionato a girone unico, nel 1930, quando è appena sedicenne. L'anno successivo, al suo primo campionato da titolare, ci mette poco a mettere a segno la sua prima rete ufficiale, tra l'altro contro quella Lazio che sarà a lungo la sua squadra. E' la prima di 51 marcature con i bianchi piemontesi, che ripongono in questo ragazzo tutte le speranze per una lunga permanenza nel massimo campionato. Purtroppo per Vercelli, però, sul calciatore mettono gli occhi il generale Vaccaro e Giovanni Marinelli, importanti esponenti del Partito Fascista, che lo vogliono a Roma per rinforzare la Lazio, squadra da loro sostenuta. I primi anni nella nuova realtà sono poco promettenti, i gol arrivano ma la formazione biancoceleste è poco competitiva, e Piola non riesce a cambiare la situazione nonostante l'impegno. Con alcuni importanti rinforzi, il gioco della Lazio migliora e per un po' le speranze di ottenere l'ambito scudetto emergono, ma è un fuoco di paglia. A parte un secondo posto nel 1937 alle spalle del Bologna, con Piola capocannoniere del torneo, i laziali non riescono a diventare la formazione in grado di spezzare il dominio delle squadre del Nord. L'inizio della Seconda Guerra Mondiale interrompe definitivamente questo sogno, e Silvio Piola ne approfitta per riavvicinarsi a casa, giocando il campionato del 1944 con il Torino Fiat in un torneo riservato all'Alta Italia e i due successivi nella Juventus. Sono gli ultimi anni in cui l'ormai esperto centravanti prova a coronare il sogno di vincere un campionato, sogno che resterà tale perché prima sono i sorprendenti Vigili del Fuoco di La Spezia e poi il Grande Torino a conquistare i titoli, lasciando a Piola l'amarezza di tanti piazzamenti. Con il giovane e scalpitante Giampiero Boniperti in fase di lancio, Silvio capisce che alla Juve non c'è più posto per lui, e cambia ancora aria, accettando l'offerta del Novara, che con lui punta a tornare grande. A 35 anni guida gli azzurri alla promozione in A, e con loro conquista la salvezza nelle stagioni successive, continuando a segnare su buoni ritmi nonostante l'età non più verde. L'ultima rete arriva nel febbraio del 1954, a 40 anni suonati, contro il Milan di Nordahl e Liedholm, l'ultima presenza un mese dopo contro l'Atalanta, poi arriva l'inevitabile e meritata pensione.
Se la carriera in serie A è ricca di gol ma avara di vittorie, ci pensa la maglia azzurra della Nazionale a consegnare a Piola i riconoscimenti che merita. Escluso dai convocati del vittorioso Mondiale 1934 a causa dell'agguerrita concorrenza tra gli attaccanti, esordisce l'anno successivo quasi per caso, chiamato a sostituire l'indisponibile Peppino Meazza. Titolare nella tana della temibile Austria, Silvio risponde con una strepitosa doppietta, che vale un successo importante e gli consegna ufficialmente la maglia numero 9, erede di un altro grande centravanti come il bolognese Angelo Schiavio. Onorato di vestire la divisa della Nazionale, Piola segna a raffica ed è uno dei grandi protagonisti del nostro bis Mondiale del 1938, in cui realizza 5 reti, di cui due nella vittoriosa finale contro l'Ungheria. Un altro momento di rilievo nella sua carriera azzurra fu la rete segnata nel pareggio 2-2 contro l'Inghilterra, in cui si aiutò con una mano, un gesto irriverente esaltato dal regime e divenuto celebre come la "manina di Piola." L'ultimo gol in Nazionale lo mette a segno nel 1946, l'ultima presenza arriva addirittura a oltre 38 anni, nel maggio del 1952, chiamato a sostenere il giovane gruppo azzurro dal suo vecchio compagno Meazza. Rimane a lungo il giocatore più anziano ad aver indossato la maglia dell'Italia (record superato da Dino Zoff nel 1980) ed è ancora oggi il terzo marcatore della Nazionale, con 30 centri in 34 partite, con una media di 0,88 che è la migliore in assoluto. Ancora più impressionanti sono i suoi record in serie A: 274 reti in 537 partite, 290 in 566 contando il torneo del 1946, miglior marcatore nella storia di Pro Vercelli, Novara e Lazio, primo realizzatore in assoluto nella storia del nostro campionato, con un record di sei centri in una singola partita nel 1933.
Per lunghi anni, Piola è rimasto un mito per molte generazioni di tifosi italiani, affascinati da questo personaggio a tratti leggendario, praticamente perfetto e in grado di segnare in ogni modo, di destro, di sinistro, di testa, da fuori area, sotto porta, su calcio di rigore. Fisicamente possente e robusto, veloce e furbo in area di rigore, Silvio è stato uno degli inventori del gioco spalle alla porta, con cui spesso disorientava i difensori avversari e si rendeva imprevedibile. Aiutato da una forma spesso ottimale, che lo ha preservato da infortuni seri e gli ha consentito di giocare a lungo, Piola si è dimostrato un centravanti temibile ed efficace anche con l'avanzare degli anni. Ulteriore sostegno gli derivava da una vita sempre sobria e morigerata, da perfetto antidivo, senza mai un eccesso con donne, fumo o alcol, in netto contrasto con tantissimi suoi colleghi, in primis il mondano Peppino Meazza, che con lui ha avuto un rapporto definito difficile da alcuni giornalisti (Brera in primis) e molto amichevole da altri. Il mondo del calcio non era la sua unica passione, soprattutto il lavoro di allenatore non lo attirò mai troppo, visto che le sue esperienze si riducono a quella di aiutante in campo del tecnico Czeizler nel disastroso Mondiale del 1954 e per due brevi parentesi di qualche anno in B con l'ambizioso Cagliari, coronate da scarsi risultati. Poco avvezzo alla tattica e alle parole e più avvezzo all'esperienza sul campo, Silvio Piola rimase per molto tempo nei ranghi della FIGC come osservatore e istruttore, ma lavorò sempre dietro le quinte, senza mai apparire troppo. Legato profondamente alla provincia piemontese da cui proveniva, si è spento nella sua casa di Gattinara nel 1996, poco dopo aver compiuto 83 anni, malato dall'Alzheimer. Oggi ricorre ufficialmente l'anniversario dei 100 anni della sua nascita, la FIGC ha onorato il suo ricordo già da qualche giorno, e Vercelli e Novara hanno intitolato a lui gli stadi delle rispettive squadre, con le cui maglie si è più volte fatto onore sul campo. Il nome di Silvio Piola è da sempre nell'Olimpo dei calciatori italiani, come uno dei più grandi miti della nostra passata gloria sportiva, come uno dei migliori attaccanti di sempre nella nostra storia, e come l'uomo che vinse un Mondiale ma non riuscì mai a vincere uno Scudetto. I miti, in fondo, nascono anche così.

martedì 24 settembre 2013

LA LAUREA QUADRIENNALE

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
3 mondiali (quasi 4) vinti, 33 vittorie, 56 podi, 41 pole position, 20 giri più veloci in gara, tutto questo in sole 114 apparizioni. Eppure ancora c'era qualcuno che storceva il naso sulla forza effettiva di Sebastian Vettel, e si chiedeva in che rapporto questi numeri fossero distribuiti tra i meriti della vettura fenomenale che ha sotto il sedere e la capacità effettiva del manico, del pilota che la guida.
Ma dopo la notte di Singapore, con una prestazione clamorosa del tedeschino, sembra essere cambiato decisamente qualcosa. Sin dalle prime battute Vettel è partito in fuga solitaria con una facilità disarmante, ma il meglio di sè l'ha dato dopo l'ingresso della Safety-Car per il cozzo del suo futuro compagno di box Daniel Ricciardo. Seb con gomme vecchie, alla ripartenza, ha piazzato dei giri da punto esclamativo, risultando costantemente più veloce di 2 secondi e mezzo ad ogni passaggio, rispetto alla ciurma che lo inseguiva. Il che gli ha consentito di effettuare la seconda sosta in totale tranquillità, tanto era il vantaggio che aveva sul secondo. E dopo la sosta, nuovo stint velocissimo che gli regala un distacco su Alonso, alla piazza d'onore per la terza volta consecutiva, di 32 secondi. 
  
Immagine tratta da formula1.com
Tutto questo è clamoroso, di schumacheriana memoria, dove in barba di tattiche conservative, si divideva la gara in 3 o 4 stint da qualifica in cui si tirava al massimo. Ecco, Vettel sembrava non dover badare alle Pirelli, ma solo spingere al massimo, mentre gli altri erano alle prese con la solita Formula-autista, dove il pilota non può spingere al limite per non degradare rapidamente gli pneumatici.
La prestazione di Seb è tanto più notevole se confrontata con la gara di Webber, che pure quando ha avuto pista libera, s'è beccato costantemente quei 2 secondini e mezzo al giro come tutti gli altri. E Webber, ok che è a fine carriera, ma non è proprio un fermo o un pivellino.
Il tedesco è un tutt'uno con la sua Red Bull, che gli è cucita addosso. 50% manico 50% macchina. E i fischi che rimedia sul podio ormai con costanza, sono solo di paura. Paura che continui a vincer sempre. 
E' come se dopo Marina Bay, tutto il mondo della F1 si sia accorto della forza del campione tedesco. All'alba della quarta corona iridata.
Insomma, non bastava la laurea quadriennale, ma serviva una prestazione da lode, ed Vettel l'ha servita. Solo la Safety Car riesce a mettergli le ruote davanti. E ora, come si batte? Ad Alonso, Raikkonen, Domenicali e forse, soprattutto, ai progettisti del Cavallino, l'ardua risposta.

Pagelline: 1°Vettel 10 e lode, 2°Alonso 9, 3°Raikkonen 9, 4°Rosberg 6, 5°Hamilton 5,5, 6°Massa 6, 7°Button 6,5, 8°Perez 6, 9°Hulkenberg 6,5, 10°Sutil 7, 11°Maldonado 6,5, 12°Gutierrez 6, 13°Bottas 5,5, 14°Vergne 5, 15°Webber 6, 16°VanDerGarde 6,5, 17°Chilton 6,5, 18°Bianchi 5, 19°Pic 5, RIT. DiResta 5, RIT.Grosjean 6, RIT.Ricciardo 4,5.

247Vettel, 187Alonso, 151Hamilton, 149Raikkonen, 130Webber.
377RedBull, 274Ferrari, 267Mercedes, 206Lotus, 76McLaren.

domenica 22 settembre 2013

UNA BELLA INCOMPIUTA

Immagine tratta da olimpiazzurra.com
Se si dovesse scegliere un titolo appropriato per definire l'avventura azzurra agli Europei di basket, che stasera si concluderanno con l'assegnazione delle medaglie, forse quello di "bella incompiuta" risulta decisamente il migliore. "Bella" perché erano anni che non si seguiva e non si applaudiva la Nazionale Italiana di pallacanestro con tanta passione e orgoglio, frutto del lavoro e dell'impegno straordinario dimostrato in ogni partita dai nostri atleti e dal loro allenatore. "Incompiuta" perché, si sa, l'appetito vien mangiando e una volta che vedi un grande obiettivo a portata di mano dispiace vedertelo sfuggire per così poco. 
E dire che, a inizio manifestazione, c'erano solo le premesse per un disastro: infortuni che mettono fuori combattimento in ordine Gallinari, Hackett, Bargnani, Mancinelli e Gigli, amichevoli una più brutta dell'altra, con sconfitte in serie e morale sotto i tacchi, un girone sulla carta terribile con Russia, Grecia e Turchia ad ostacolare la nostra strada per la seconda fase. Invece, come spesso ci accade, nelle difficoltà e nei momenti importanti spesso riusciamo a trovare in noi risorse nuove, ci carichiamo e riusciamo a dare il 200% di noi. Cinque vittorie consecutive nella prima fase, unica nazionale in grado di riuscirci tra le 24 partecipanti, una crescita costante nella convinzione e nella qualità del gioco, partite ben giocate e gestite con una lucidità a volte sorprendenti. Nella seconda fase, purtroppo, i limiti che avevamo in qualche modo nascosto sono tornati ad emergere, complice un calo della condizione fisica: rotazioni corte, errori di gestione nei momenti caldi dei match, inferiorità fisica sotto canestro rispetto ai nostri avversari. Una sola vittoria, seppur prestigiosa, contro la Spagna campione uscente dopo una grande rimonta e un faticoso supplementare, prima e dopo le sconfitte con Slovenia e Croazia nel girone e quelle con la Lituania nei quarti di finale e con Ucraina e Serbia nella corsa agli ultimi tre posti per il Mondiale 2014. Chiudiamo con un ottavo posto che è comunque il nostro miglior risultato dal 2003 ad oggi, ci riempie di orgoglio per quanto fatto vedere sul campo, ci lascia purtroppo fuori dal Mondiale del prossimo anno (salvo un'eventuale wild card) e ci spinge a tirare le somme su ciò che ha funzionato e ciò che invece bisognerà migliorare ancora nei prossimi anni.
Le notizie positive sono sicuramente tante, in primis la crescita e la leadership del nostro nuovo capitano Gigi Datome, che a breve vedremo in Nba con la maglia dei Detroit Pistons, quarto azzurro a giocare oltre oceano con Bargnani, Belinelli e Gallinari. Pur frenato da problemi fisici che si trascinava dal campionato e hanno minato la sua preparazione, l'ala sarda ha dimostrato una maturità notevole, risultando spesso il migliore in campo tra i nostri e quello che più di tutti si prendeva le responsabilità nei momenti decisivi, come contro la Spagna nella seconda fase. Ottime risposte anche dai giovani Gentile e Melli, il primo rivelatosi una vera arma in più quando entrava in campo, il secondo più che positivo nel ruolo di centro di riserva nonostante la stazza inferiore a quella di molti avversari. Nota positiva anche la crescita di Cinciarini, maturato molto rispetto a due anni fa e rivelatosi un buon play in chiave futura, e di Cusin, che come centro non ha sfigurato, anche se può ancora migliorare in alcuni fondamentali. Buone ma in calo le prestazioni di Aradori, che dopo un buon inizio è diventato meno incisivo nella fase finale del torneo. Tra le note negative, ahinoi!, la netta involuzione subita da Marco Belinelli, forse condizionato dalla stanchezza e da un leggero infortunio, ma comunque lontano da quel ruolo di leader che molti si aspettano da lui. Il neo atleta dei San Antonio Spurs continua ad essere troppo alterno, con grandi gare seguite da prestazioni mediocri; ha evidenti limiti in fase difensiva e spesso porta troppo e male la palla, sbagliando le scelte nei momenti chiave e rivelandosi più una croce che è una delizia in questi momenti di scarsa lucidità. Va gestito meglio, magari la presenza di qualcuno tra i grandi assenti come Gallinari potrebbe aiutarlo ad avere meno minuti ma una maggiore qualità. Poco positiva anche la presenza di Travis Diener, anche se le condizioni fisiche sono una valida scusa per il play americano naturalizzato, che a Sassari da anni fa meraviglie ma in questo Europeo si è visto davvero poco. Da rivedere al 100% della forma.
Chiudiamo con un elogio per il tecnico, Simone Pianigiani, che in due anni è riuscito a ridare grinta e spirito di gruppo ad una Nazionale che era apparsa svuotata, senz'anima, incapace di reagire alle difficoltà e poco incline alla lotta rispetto alle altre squadre. Nelle tante difficoltà seguite agli infortuni e alle prove poco convincenti prima dell'Europeo, l'allenatore toscano ha comunque trasmesso una mentalità combattiva e indomita ai suoi, che hanno sempre lottato senza mai arrendersi e hanno dato più di quanto potevano, meritando per questo applausi e apprezzamenti da tutti. La gestione dei minuti è stata un po' criticata, ma con una panchina scarsamente competitiva quella di Pianigiani è stata una scelta quasi imposta. Con lui, comunque, la crescita di carattere c'è stata rispetto agli anni passati, e con il gruppo al completo non si può che puntare ad un ulteriore miglioramento nella prossima rassegna in cui la Nazionale sarà impegnata. Si tratti dell'Europeo 2015 o del Mondiale 2014, sarà il futuro a dircelo. Per adesso, grazie comunque di tutto ragazzi!


PILLOLE ROSSOBLU' / 5°T.

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In quella che dovrebbe essere l'ultima partita "casalinga" a Trieste (ah, quante volte abbiamo ripetuto questa frase...), Cagliari e Sampdoria impattano per 2 a 2.
Questa volta i minuti finali sono fatali ai sardi, che sino all' 89' conducevano 1-0, e che al 91' erano ancora avanti per 2-1. Il rocambolesco finale mette l'accento sulla poca lucidità nella gestione degli ultimi istanti di gara, come spesso avvenuto anche nella passata stagione.
Rossoblù sempre a metà classifica, con 5 punti in 4 gare.
Ecco le pillole di Cagliari-Sampdoria.
- Sti Agazzi. La partita era in ghiaccio, la Samp lottava senza qualità, tiracchiando pure male in porta (va riconosciuto un gol regolare annullato nel primo tempo a Wszolek). Poi Agazzi incappa nella giornata più nera della sua carriera. Al minuto 89 la più classica delle papere da portiere-saponetta, si inginocchia sul tiro facile facile di Gabbiadini, che gli passa però tra le gambe e si insacca beffardo. E al 93' nuovo intervento sfortunato, con la palla calciata da DeSilvestri, deviata da un fianco di Gabbiadini, che inganna la parata del portiere bergamasco, costretto nuovamente a una figura barbina. Ha fatto buttar via due punti alla squadra, dispiace. Anche perchè in 4 stagioni e mezzo non gli era mai successo. Apprezzabile il "devo lavorare di più", segno di maturità e umiltà del giocatore.
- Pinilla croce e delizia. Delizia perchè lotta, si batte e si sbatte da una parte all'altra del campo: recuperi, sponde, va sull'ala a difendere palloni, crea l'assist per il gol di Ekdal. Croce perchè al 92', dopo aver riacciuffato il 2-1, non puoi sparare verso la porta avversaria dalla trequarti, ma devi andare a prendere un fallo laterale, un angolo, difender palla. Da quel pallone scagliato con troppa fretta verso Da Costa, segue la rimessa dal fondo e la rete del 2-2. Errore da doppia sottolineatura. C'è da dire che Lopez poteva pure fare l'ultimo cambio per perder tempo proprio tra il tiraccio fuori e la rimessa del portiere. Amen. 
- Ekdal in crescita esponenziale. Il giocatore si sta facendo, e che gran bel giocatore. Un gol fantastico con un dai e vai con Pinilla, abbina costantemente qualità e quantità. L'esperienza internazionale maturata con la selezione svedese lo sta facendo progredire in maniera evidente.
- Astori e gli ultimi minuti. Se giochi in Nazionale, se vali 15 milioni, se se e se. Già nella passata stagione andava in bambola nei finali di partita, e così oggi non ha la freddezza necessaria per guidare i compagni di reparto nell'assalto finale doriano.
- Sau calante. Marco Sau anche contro la Samp incappa in una giornata storta, la seconda consecutiva. Speriamo finiscano in fretta.
- Samp di lotta. La Samp vista sinora, ha grossi limiti. Primo tempo quasi inguardabile, in balia del Cagliari, ripresa volenterosa ma inconcludente sino ai regali dei sardi. Difficoltà di manovra e di conclusione, poca qualità e molta quantità. Obiang ottimo, Gabbiadini coriaceo, ma poco altro. Krsticic ha qualche numero, ma va troppo a corrente alternata. Il resto, poca roba e mediocre. In bocca al lupo al buon Delio Rossi.
- Pagelline: Agazzi 4; Perico 6, Rossettini 5, Astori 5, Murru 6; Ekdal 7, Conti 6,5, Nainggolan 6,5; Cossu 5,5 (68'Ibraimi 6); Sau 5 (72'Ibarbo 5,5), Pinilla 6,5.
Lopez 6.

sabato 21 settembre 2013

VETTEL FORTUNA IUVAT

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La fortuna aiuta Vettel. Che poi si tinge di biondo platino sul ciuffo per farsi riconoscere ancora meglio sotto i riflettori. Nella notte singaporegna con la pista di Marina Bay illuminata a giorno, Vettel si prende, al solito, la pole position. E' la numero 41, record che continuamente si aggiornano senza tregua, tanto per dare l'idea del dominio continuato del quadriennio bibitaro.
Si diceva la fortuna, beh, in parte. Intanto chiariamo che il tedeschino ha guidato senza una minima sbavatura, in questo suo stato di grazia perenne, per tutto il weekend, e si è permesso nella Q3 di infilare un gran giro e di sfilarsi il casco a un minuto dal termine della sessione. 
E se l'è vista brutta. Non aveva calcolato Rosberg e Grosjean, che infilano due giri pazzeschi e arrivano ad un soffio da Seb. A 0'091 si ferma la Mercedes di Nico, mentre la Lotus di Romain a 0'217. Brivido finale in una storia già scritta sin dalle prime libere del venerdì, che strappa a Vettel un'attesa a respiro trattenuto e occhi sgranati manco fosse la prima partenza al palo della carriera.
Immagine tratta da formula1.com
Quindi Vettel, Rosberg e Grosjean, per la serie se non sei biondino con gli occhietti chiari non ti vogliamo qui a Singapore. In realtà ci sarebbe un altro biondino, tale Kimi Raikkonen, che non riesce a fare meglio di 13°, a 1 secondo e 6 dal compagno di box francese. Kimi soffre di un problema alla schiena, e non è in perfetta forma, ma si deve riconoscere che da quando ha firmato per la Rossa più affascinante del lotto, non ne ha fatta una giusta. In gara è reduce da due zeri, e in qualifica (prima di questa) da un 11°, un 8° e un 6°, con Grosjean che gli è stato davanti in 3 delle ultime 4 prove ufficiali. Urge una sveglia, anche in ottica Ferrari.
E la sveglia in casa Ferrari è stata ormai archiviata, come la stagione 2013. La Scuderia di Maranello ha una macchina che non va, che non fa meglio di 6a con Massa e 7a con Alonso. E ha lo spagnolo che in qualifica non riesce ancora ad avere il guizzo del campione, è il suo tallone d'Achille, oltre che della vettura. 
In chiave 2014 si è scelto di avere i piloti più esperti del circus (assieme a Button), Alonso andrà per i 33 e Kimi per i 35. Ma entrambi hanno perso smalto nelle qualifiche, rispetto ai loro anni giovanili. Già da ora questo si palesa come un punto interrogativo per la stagione dell'ennesimo annunciato riscatto. Alonso non fa una pole dalla Germania 2012, e Raikkonen addirittura dalla Francia 2008!
E se Alonso e Kimi avessero davvero perso velocità sul giro secco, al di là delle loro vetture? 
Per la gara, domani, non ci sono storie. Vince Vettel. E tutti a sbuffare in attesa del 2014.

mercoledì 18 settembre 2013

PILLOLE ROSSOBLU'/ 3°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Su un campo tradizionalmente ostico, 25 k.o. su 34 match in terra fiorentina, il Cagliari riesce a strappare nei minuti finali un ottimo 1-1, che lo posiziona con 4 punti in 3 gare, a centro classifica.
Ecco le pillole di Fiorentina-Cagliari.
- Leggerezza esterna. Per scardinare l'arcigno 3-5-2 viola, Diego Lopez presenta il Cagliari "da trasferta" con le due punte veloci, Sau e Ibarbo. Panchina per Nenè e Sau. Effettivamente l'attacco del Cagliari crea più di un grattacapo in contropiede con la sua velocità, ma al momento di concretizzare conferma di essere leggero.
- Testa di Pinilla. All' 88' si agguanta il pareggio. Ibarbo agisce da ala destra, e dopo un'abile finta crossa (finalmente, non lo fa mai) al centro dove perfetto è lo stacco del neo-entrato Pinilla. Forse la pesantezza era utile.
- Il ritorno di Cossu. Cossu, all'esordio stagionale, cala una prestazione ottima, al netto della solita ammonizione stupida. Il fantasista sardo è un'indispensabile fonte di gioco, aperture, passaggi di qualità. Tutt'altra cosa rispetto a Cabrera, che anche domenica entra, ma nessuno se ne accorge.
- L'enigma tattico derivante. La convivenza di Cossu, Sau, Ibarbo e Pinilla è impossibile. A turno uno deve accomodarsi in panca. Detto di Cossu e Pinilla, trequartista e centravanti designati, Sau è chiaramente una seconda punta, mentre Ibarbo un'ala destra. In ogni altra posizione Ibarbo perde qualcosa. Anche l' 1-1 è arrivato dal colombiano spostato sull'out di destra. Però il modulo non prevede ala destra, il 4-3-1-2 sta stretto al colombiano. 
- La giornata storta di Sau. Sau si mangia due occasionissime in contropiede, non da lui. Semplice giornata no. Gli errori condizioneranno il resto della sua gara.
- Nainggolan gigantesco. Il belga fa vedere i sorci verdi al quotatissimo Cuadrado prima, e allo spagnolo Joaquin poi. Recuperi palla sicuri, sontuosi e senza falli.
- Astori e i brividi. Astori come sempre alterna eleganti recuperi a clamorosi addormentamenti. Nel caso del match con la Fiorentina, una palla persa sulla trequarti, poteva costar carissima.
- La Fiorentina recrimina. La Viola stava conducendo in porto un 1-0 non troppo meritato, e dopo il pari di Pinilla, incassa l'espulsione di Pizarro per ingiurie al direttore di gara, e un episodio dubbio (meno netto del messaggio che è passato sui media nazionali) nel recupero. Attenzione spostata sull'arbitro, in una gara francamente sottotono da parte dei gigliati. Che hanno concluso poco e male, hanno recuperato pochi palloni, e hanno disputato una delle peggiori gare sul piano del gioco della gestione Montella. Più dell'arbitro, quando manca Pizarro dal primo minuto, la Fiorentina non gira, poche balle.
- Pagelline: Agazzi 6; Perico 5,5, Astori 5,5, Rossettini 6,5, Murru 6,5; Dessena 6 (75'Cabrera 5), Conti 6,5, Nainggolan 7; Cossu 6,5 (64'Pinilla 7); Sau 5, Ibarbo 6,5 (90' Ekdal sv). 
Lopez 6,5.

venerdì 13 settembre 2013

ALZALA ALTA, CAPITANO!

Video tratto da youtube.com

Un piccolo tributo da noi editoriali anonimi per i 40 anni del nostro capitano nella fantastica avventura di Germania 2006, con la speranza che in estate la favola possa ripetersi in Brasile. Tanti auguri, Fabio Cannavaro!

domenica 8 settembre 2013

SCEMI E GENI

Immagine tratta da derapate.it e modificata su befunky.com
La coppia scoppia. Ancor prima di formarsi. Da quando le voci sul Kimi-bis in Ferrari si sono fatte più insistenti, Nando si sta lasciando andare, gran premio dopo gran premio, a dichiarazioni sempre più insofferenti e critiche nei confronti della propria scuderia.
Prima dichiara di desiderare per il compleanno la Red Bull e ora, con un team radio al vetriolo dà degli scemi (o dei geni?) al muretto box.
Ma il segnale più preoccupante, al di là dello sfogo in presa diretta, che può anche starci, sono le tre versioni sull'accaduto date da Fernando nelle varie interviste.
Dapprima ha detto di avercela con Ricciardo (anche se era Vergne), andato a disturbare il gioco delle scie messo su dalla Ferrari, poi invece è andato a raccontare che il "siete dei geni" era un complimento per il box, che aveva calcolato perfettamente l'entrata in pit-lane di Rosberg, il quale, rientrando, non sarebbe andato a disturbare il giochino messo su dal muretto box rosso, ed infine, terza ed ultima versione, il "geni" sarebbe stato un complimento per la strategia delle scie che avrebbe permesso, grazie al traino di Massa, a Nando di guadagnare 1 o 2 decimi e partire 5°, e dichiarando come questa quinta piazza fosse un' ottima posizione di partenza.
Immagine tratta da formulaone.com
Perchè Fernando ha dato tre versioni diverse?
Non c'è stato un Domenicali, un Montezemolo, o chicchessia, che ha preso da parte la squadra e impartito cosa dichiarare alla stampa? 
Allucinante. O Alonso è in una posizione di forza tale (vedi Santander main sponsor) che può dire ciò che gli pare, ritrattando e cambiando versione quando vuole, oppure sta tirando la corda, probabilmente con il sale sulla coda per l'arrivo di Raikkonen al suo fianco in ottica 2014.
C'è da dire che Enzo Ferrari e Jean Todt, per rimanere in tempi più recenti, non avrebbero mai e poi mai consentito una tale brutta figura, a livello di dichiarazioni. Una squadra seria, o quantomeno unita, avrebbe chiuso i protagonisti della vicenda nel motorhome e ne sarebbe uscita con una voce univoca. La Ferrari sembra in balia dello spagnolo. 
Alonso vuole vincere e basta. Correre per la scuderia più prestigiosa del mondo, non gli interessa. In McLaren ci mise un secondo a spifferare alla Fia le mail con i progetti Ferrari nello spygate 2007, pur di uscirne pulito. E così nel crashgate di Piquet in Renault del 2009, in cui dichiarò di non saperne nulla, mentre Briatore venne radiato e Symonds squalificato per 5 anni. E' un pilota egoista, una prima donna, non vuole altri prim'attori al suo fianco, sennò fa saltare tutto e crea casini nel team, basti pensare alla convivenza con Hamilton.
Massa avrà pure perso velocità in questi anni, ma appena ha potuto si è sempre messo al servizio di Nando, umiliandosi come nell'arretramento in griglia ad Austin nel 2012, o quando subì senza fiatare un sorpasso in corsia box in Cina nel 2010, o alla vittoria lasciata al compagno ad Hockenheim 2010. La Ferrari ha fatto tanto per Alonso, è al suo servizio. Non gli darà la macchina più veloce del lotto, ma la seconda macchina del lotto si. Alonso in qualifica è disastroso, diciamolo senza mezzi termini. 
Oggi parte dietro ok le Red Bull, ma anche Hulkenberg con la Sauber, e Massa, che ha fatto il giro con le gomme usate e davanti a lui per dagli la scia. Da 8 Gp non parte nelle prime due file. E' inutile fare il leone la domenica, le gare cominciano dalle qualifiche, e se parte dietro è anche colpa sua. Massa gli è partito davanti già 4 volte quest'anno. 
Detto questo, Vettel è un genio, 40a pole in carriera, numeri maestosi.
La RedBull è un genio, doppietta in qualifica in uno dei circuiti più difficili per le lattine, dato il basso carico aerodinamico. Imbattibili.
Hulkenberg è un genio. Cioè, portare la Sauber di quest'anno terza in qualifica è incredibile. Lui è velocissimo.
Massa è un genio. Arrivare davanti ad Alonso nel giorno dello scandalo è di un tempismo perfetto, specie se sei obbligato a girare con gomme usate e a dare la scia al compagno. Chapeau.
Anche la Toro Rosso è un genio. In costante crescita, piazza di nuovo Ricciardo e Vergne nei primi dieci.
"Scemi" di oggi, in ordine sparso: Raikkonen e la Lotus, in crisi mistica, solo 11°, con Grosjean 13°, Hamilton che a suo dire ha guidato da idiota finendo addirittura 12°.
E Alonso? Fate voi..
Pagelline: 1°Vettel 10, 2°Webber 9, 3°Hulkenberg 10, 4°Massa 7,5, 5°Alonso 5, 6°Rosberg 6, 7°Ricciardo 7, 8°Perez 6,5, 9°Button 6, 10°Vergne 6,5, 11°Raikkonen 5, 12°Hamilton 4,5, 13°Grosjean 5, 14°(17°) Sutil 5,5, 15°(14°)Maldonado 6, 16°(15°)DiResta 5,5, 17°(16°)Gutierrez 4,5, 18°Bottas 5, 19°VanDerGarde 6,5, 20°Pic 6, 21°Bianchi 6, 22°Chilton 6.

venerdì 6 settembre 2013

GLI ARROGANTI UNDER 21

Immagine tratta da sky.it e modificata su befunky.com
Bardi (Portiere, Livorno); Sabelli (Terzino destro, Bari), Bianchetti (Difensore centrale, Verona), DiLorenzo (Difensore centrale, Reggina), Liviero (Terzino sinistro, Carpi); Baselli (Centrocampista centrale, Atalanta), Battocchio (Centrocampista centrale, Watford); Molina (Ala destra, Modena), Gatto (Trequartista centrale, Lanciano), Piscitella (Ala sinistra, Pescara); Belotti (Centravanti, Palermo). 
Questa è l'Under 21 che ieri ha miseramente perso contro i pari età del Belgio, un 1-3 casalingo, frutto di una ripresa pessima.
E già partono le prime scuse, si dice che solo 8 sono i convocati che disputano la Serie A, e che di questi il solo Bardi è titolare in Serie A, che le squadre italiane non puntano sui giovani, che è sempre la stessa storia.
Balle.
Si potevano e dovevano convocare calciatori più forti, con più esperienza, più pronti di quelli fatti esordire ieri. Alzi la mano chi aveva mai sentito parlare dei vari Sabelli, DiLorenzo, Liviero, Molina, Gatto, Belotti. 
E giocatori migliori, che hanno già disputato la Serie A ce n'erano. Ma non son stati convocati, su indicazione di Arrigo Sacchi (uno che di esclusioni eccellenti se ne intendeva, basti ripercorrere la sua carriera azzurra) per mancata osservanza del codice etico.
Il codice etico è un concetto un po' flessibile, usato a piacimento dai selezionatori per castrare le selezioni nazionali, a turno, di questo o quel calciatore. Gigi DiBiagio poi, ci ha messo del suo, perchè oltre a questi esclusi, ha operato delle "scelte tecniche" quantomeno discutibili.
Vediamo questi non convocati. Mattia Perin. Ok la paperona di domenica scorsa, ma parliamo di un ragazzo che para titolare nel Genoa, Serie A, con 32 presenze nella massima serie alle spalle. Possibile non sia quantomeno nella rosa dei tre estremi difensori?
Alessio Romagnoli, difensore centrale della Roma, 2 presenze e 1 rete, è invece escluso a tempo indeterminato per aver disertato una convocazione della Under 19, privilegiando un derby della Primavera. A Mario Sampirisi non bastano le 24 presenze accumulate in A come difensore destro con le maglie di Chievo e Atalanta. Altro escluso eccellente è Nicola Murru del Cagliari, terzino sinistro titolare degli isolani, 16 presenze in Serie A, per lui si parla di scelta tecnica. In un ruolo dove gli sono preferiti Liviero e Frascatore. Come terzino mancino escluso anche Biraghi, 44 presenze in B e appena acquistato in A dal Catania. Valerio Verre, centrocampista centrale, 8 presenze in Serie A e appena trasferitosi al Palermo, anche lui non convocato. Escluso dopo un'iniziale convocazione anche Marco Benassi, centrocampista centrale scuola Inter, ora al Livorno, 6 presenze in A con i nerazzurri con Stramaccioni, anche da titolare.
Ma le esclusioni eccellenti fanno capolino soprattutto in attacco: Gianluca Caprari, esterno offensivo della Roma, 27 presenze e 2 reti in Serie A, vittima di "scelta tecnica" del mister, che gli ha preferito Gatto e Molina. La stellina mancina Domenico Berardi del Sassuolo, appena acquistato a metà dalla Juve, deferito ed escluso per 9 mesi, per aver rifiutato una convocazione in Under 19 lo scorso maggio. 37 presenze e 11 reti di talento purissimo esplosi lo scorso anno in B non sono abbastanza. E così Antonio Rozzi, 3 presenze in A per il centravanti scuola Lazio, appena trasferitosi al Real Madrid B, escluso a tempo indeterminato per aver risposto male a un membro dello staff azzurro. Paradossale è anche l'esclusione di Fedato, punta del Bari (21 presenze e 4 reti in B ), non convocato perchè punito dal suo club di appartenenza per una notte brava in discoteca. Ma la "marachella" è stata commessa non in ritiro con la Nazionale, escluderlo dai convocati che senso ha? Solo questi giocatori sono undici. Una squadra intera.
Il codice etico, come detto, è un concetto molto labile. Usato per punire gli "arroganti" e chi non rispetta le regole. Ma siamo sicuri che gli arroganti siano i ragazzi e non i selezionatori?
Il 3-1 casalingo subito con il Belgio in una partita che conta, di qualificazione agli Europei, dovrebbe far riflettere. O si è troppo arroganti per ammettere gli errori?

domenica 1 settembre 2013

PILLOLE ROSSOBLU' /2°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Come accade dal lontano 1998, il Cagliari fa da starring partner alla ormai consueta vittoria del Milan. 
Questa sera a San Siro, il pallottoliere si ferma sul 3-1. Qualche occasione mancata per il Cagliari e Milan bravo a sfruttare ingenuità difensive piuttosto banali. 
Ecco le dieci pillole di Milan-Cagliari.
- Le ingenuità difensive. Sul primo gol la palla danza nell'area piccola con i difensori imbambolati ad attendere che Robinho appoggiasse in rete. Pessimo. Sul secondo gol Ariaudo permette a Balotelli di mettere in mezzo, Pinilla liscia, Agazzi respinge male, e comodo tap-in di Mexes. Il terzo gol invece è generato da una indecisione totale tra i difensori ed il portiere rossoblù. Forse il fatto di giocare in un palcoscenico come San Siro, ha favorito questi svarioni.
- Capitan Conti è fortissimo. In interdizione e impostazione. Ma a battere angoli e punizioni, proprio no. Non si realizza una rete da azione d'angolo o punizione da tempo immemore. Urge rimedio.
- Dessena crossava benissimo. Solo questa sera, eh. Deve essersi allenato sul fondamentale. Avrà buttato tre o quattro ottimi cross in mezzo, per il nulla ovviamente. Però li ha buttati. Se poi si calasse meglio nei panni del terzino, come quando s'è perso Robinho per il primo gol, sarebbe meglio.
- Ekdal ha giocato male. Peccato. Non ha iniziato bene la stagione, ma avrà tutto il tempo di rifarsi. Anche perchè chi si alza dalla panchina come prima riserva a centrocampo risponde al nome di Eriksson. Ovvero, un calciatore di livello nettamente inferiore.
- Cabrera è leggerino per la Serie A. Ok il gol contro l'Atalanta, ma non passa bene la palla, è poco utile nel marcare i portatori di palla avversari. Si potrebbe dire che il ragazzo si farà. Purtroppo ha già 27 anni.
- Agazzi. Premessa. In Serie A il livello dei portieri è proprio basso e in progressiva discesa. Basti vedere le papere di questo weekend, in ordine sparso, Reina, Buffon, Rosati, Perin, Curci, DaCosta. Questo significa che probabilmente il nostro è medio-alto per questa Serie A. Però. Oggi ha respinto molle e ha consentito a Mexes di segnare facile facile, e sul terzo gol passettino avanti, passettino indietro, indecisione a fisarmonica che mette ansia a tutta la difesa. Poteva risolverla con un'uscita di pugno. Ma le uscite e le respinte non sono il suo forte. 5 milioni eran oro forse. E chi ce li ridarà in futuro?
- 30 milioni in panca. Astori e Ibarbo. Ora, Ariaudo anche oggi così e cosà. Si dirà ha bisogno di giocare e palle varie. Ma Astori è un nazionale italiano, valutato 15 milioni. E' il caso di farlo accomodare in panca per 2 partite di fila? Allora lo vendi. Ma se non lo vendi, gli stai facendo girare le scatole. Attenzione. Gli altri 15 milioni sono quelli di Ibarbo. Che è una scheggia. Fortissimo. Però, in questo scorcio di stagione, è alternativo a Sau. E come si fa? 
- Italia no. Astori 0 minuti in Serie A quest'anno, va in Nazionale. Sau, con due prestazioni maiuscole e una rete bellissima oggi, e Murru (per l'Under21) no. Questi sono misteri. Specie per Murru, espressamente escluso per scelta tecnica da DiBiagio. Bah.
- Il Milan vince. E vincerà molte partite di riffa o di raffa. Ma quel centrocampo, mamma mia. De Jong, Muntari, Poli, Montolivo. Per carità. Montolivo è sopravvalutato, Poli ha disputato una partita pessima. Muntari e DeJong hanno conclamati limiti tecnici. Conti e Nainggolan son più forti di tutti questi. E Kakà, se tornasse pure al 40% di quello ammirato negli anni d'oro, in questo Milan farebbe un figurone. Poi si comprano mezze punte e punte e si va in giro con quel centrocampo, e con Zapata ed Emanuelson in difesa. Occorre equilibrio. Pare il mercato delle prime Inter di Moratti.
-Pagelline. Agazzi 5,5; Dessena 5,5, Rossettini 6, Ariaudo 5,5, Murru 6,5; Ekdal 5, Conti 6,5, Nainggolan 6; Cabrera 5 (58'Ibarbo 6); Sau 7 (77'Eriksson 5,5), Pinilla 5,5 (70'Nenè 5). Lopez 6.