martedì 28 maggio 2013

PAGELLINE SERIE A

Immagine tratta da theracionalpie.com
Con la finale di Coppa Italia di domenica pomeriggio si è ufficialmente conclusa la stagione di serie A 2012-13, un'annata come sempre avvincente e ricca di sorprese, piacevoli novità e qualche delusione. Diamo i voti al rendimento delle squadre secondo il nostro personale giudizio.
ATALANTA: Confermarsi dopo l'ottima stagione dello scorso anno, con tanto di penalizzazione recuperata in breve, non era facile. I ragazzi di Colantuono ce l'hanno fatta con un'altra bella stagione, facendo a meno di pedine come Schelotto e Peluso, ceduti a gennaio, e appoggiandosi ancora su un ottimo Denis. La conferma che il progetto c'è e va sostenuto fino in fondo. Voto 6,5.
BOLOGNA: Ceduti alcuni pezzi importanti come Ramirez e Di Vaio, la squadra felsinea si è appoggiata sull'estro di Diamanti, sui gol del nuovo arrivato Gilardino e sulle capacità del tecnico Pioli. E' arrivata un'altra salvezza piuttosto tranquilla, senza eccessive sofferenze, anche se alcune sconfitte sono state pesanti. In generale, una stagione più che sufficiente. Voto 6+.
CAGLIARI: Molto bravi i sardi, partiti male e costretti al cambio di allenatore in corsa, con la strana coppia Lopez-Pulga a prendere in mano la squadra. L'esperienza di alcuni pezzi pregiati e l'appoggio su un gruppo di ragazzi cresciuti in casa come Cossu, Pisano, Murru e la sorpresa Sau hanno fruttato una grande rimonta coronata da una salvezza tranquilla. Il tutto nonostante il problema dello stadio che li ha costretti a giocare quasi sempre fuori casa. Chapeau. Voto 7-.
CATANIA: Riuscire a ripetersi ad alti livelli dopo una grande stagione come quella passata, o addirittura a far meglio, sembrava un'utopia. Maran non ha fatto rimpiangere Montella, confermare i pezzi pregiati della rosa ha aiutato a non snaturare il gioco, il resto l'hanno fatto l'innesto di qualche nuovo talento e il calore del pubblico di casa. A lungo in zona Europa, i siciliani hanno meritato i complimenti di tutti. Voto 7+.
CHIEVOVERONA: La squadra veronese si conferma una delle realtà di questo campionato, riuscendo a ottenere sempre la salvezza nonostante il gruppo non appaia mai tra i più competitivi. Il cambio di allenatore e la stagione no di Pellissier non hanno inciso troppo sui clivensi, che con il loro gioco magari poco spettacolare ma estremamente pratico hanno centrato l'ennesima salvezza. Bravi loro. Voto 6.
FIORENTINA: In estate, vedendo il mercato fatto dai viola, molti avevano ipotizzato una stagione positiva per loro. Le aspettative sono state superate, per gioco i ragazzi di Montella sono stati a tratti i migliori d'Italia, la mancata qualificazione in Champions sa di beffa per quanto fatto vedere, ma l'Europa è comunque un grandissimo traguardo. Se i pezzi pregiati rimarranno, si potrà solo migliorare. Voto 8.
GENOA: Del progetto iniziato qualche anno fa da Gasperini e Preziosi ormai non è rimasto più nulla. Squadra costruita senza alcuna idea seria, stravolta in corsa e con tre tecnici che hanno cercato di prendere in mano la situazione. Annata pessima, per un po' la retrocessione sembrava inevitabile, poi la salvezza è arrivata in qualche modo, per il secondo anno di fila. Meglio evitare un tris il prossimo anno. Voto 5.
INTERNAZIONALE: A novembre sembrava la rivelazione dell'anno, ha concluso la stagione come la vera delusione della stagione. Tanti fattori hanno inciso, dalle strategie di mercato poco chiare agli infortuni a catena, dalla preparazione iniziata presto alle idee confuse dell'allenatore, che ha cambiato moduli e uomini troppe volte. Fuori dall'Europa, con il progetto Stramaccioni finito dopo appena un anno, ora arriva Mazzarri per dare una scossa a una squadra svuotata e in piena ricostruzione. Voto 4,5.
JUVENTUS: Vincere lo scorso anno è stata una sorpresa per alcuni aspetti, confermarsi è sembrato il minimo vista la rosa a disposizione. Conte ha rinforzato il gruppo con pedine importanti come Pogba e Asamoah, tenendo in pugno il torneo dalla prima all'ultima partita. Buona anche la stagione del ritorno in Europa, ora serve un campione vero per dare la svolta e puntare davvero alla Champions. Voto 8,5.
LAZIO: Per buona parte della stagione ai vertici del torneo, calata nella seconda parte per la cronica assenza di seconde linee in grado di sopperire all'assenza e al calo di forma dei titolari. La squadra di Petkovic ha comunque ottenuto una meritata qualificazione europea con la Coppa Italia, ora dovrà tenere alcune pedine importanti e lavorare bene sul mercato per fare un ulteriore salto di qualità. Voto 6,5.
MILAN: Partenza da zona retrocessione, girone di ritorno da scudetto. I rossoneri hanno ricostruito tutto dalle macerie di un'estate di fuoco, l'esplosione di El Shaarawy e l'aggiunta di Balotelli a gennaio hanno ricreato un gruppo competitivo che ha strappato la qualificazione alla Champions all'ultimo respiro. Allegri ha tante qualità e meriterebbe una riconferma, per tornare davvero ai vertici però ci vorranno altre manovre in sede di mercato. Voto 7+.
NAPOLI: Accreditata come una delle favorite per lo scudetto, la squadra di Mazzarri si è in effetti dimostrata la vera rivale della Juve in tutta la stagione. Alcuni punti persi per strada e il calo di rendimento nel finale hanno allontanato il titolo, ma gli uomini di Mazzarri hanno concluso con un ottimo secondo posto, nonostante l'addio a un campione come Lavezzi e con Cavani versione monster per il terzo anno di fila. Al mercato e al nuovo allenatore il compito di fare l'ultimo passo verso la gloria. Voto 8-.
PALERMO: L'altra grande delusione della stagione, non tanto per la rosa perché evidentemente inferiore rispetto a quella degli scorsi anni, quanto per la scarsa o pressoché inesistente programmazione e chiarezza della società. Allenatori assunti e cacciati come niente, una squadra stravolta completamente a gennaio in cerca del miracolo, in sintesi poco da salvare in un'annata pessima, conclusa con la retrocessione. Voto 4+.
PARMA: Positiva la stagione degli emiliani, che hanno dato continuità al lavoro di Donadoni continuando sulla falsa riga dell'anno scorso. Partito Giovinco, sono stati il rientrante Amauri e il nucleo già consolidato a fare la differenza, portando presto la squadra in una posizione di classifica tranquilla. Salvezza brillantemente raggiunta, e buone aspettative per la prossima stagione. Voto 6,5.
PESCARA: Alzi la mano chi ha visto una squadra peggiore in serie A negli ultimi anni. Pochissime idee, giocatori chiaramente di categoria inferiore, e soprattutto zero voglia e zero grinta, elementi fondamentali per chi si vuole salvare. Andata quasi sorprendente per certi versi, ritorno da dimenticare e condito da sconfitte e umiliazioni in serie. La B sembra la dimensione migliore per una squadra così. Voto 3.
ROMA: Altra stagione deludente per la formazione giallorossa, che da due anni cambia in corsa piani e idee per il suo progetto ma continua a mancare la qualificazione in Europa. La scommessa Zeman non ha pagato, il suo sostituto Andreazzoli ha fatto del suo meglio ma perdendo la finale di Coppa Italia il saldo rimane negativo. I giovani e i soldi per il futuro ci sono, bisogna farli fruttare nel modo giusto. Unica certezza, intramontabile: Francesco Totti. Voto 5-.
SAMPDORIA: Inizio di stagione balbettante, poi l'arrivo di Delio Rossi ha cambiato il volto della squadra e l'ha guidata verso un bel campionato, condito dalla salvezza e tante giovani promesse lanciate nel panorama italiano. Icardi è sicuramente il nome più altisonante, anche Poli è tornato ad alti livelli, sarà difficile tenere questi ragazzi, ma il progetto di Garrone Jr. ha buone basi. Voto 6,5.
SIENA: Lottare per la salvezza fino alla fine pur partendo penalizzati, e con un mercato di gennaio che stravolge completamente la squadra, è un comportamento che merita i nostri applausi. E' mancata un po' la brillantezza dello scorso anno, sono mancati i gol delle punte e alcuni risultati nelle partite chiave, nel complesso è la squadra che si è comportata meglio tra le tre retrocesse. Voto 5,5.
TORINO: Annata interlocutoria per la formazione di Ventura, che alla fine chiude un torneo senza infamia e senza lode, dimostrandosi una squadra quadrata e con un'idea di gioco ma incline a troppi cali che hanno rallentato la corsa alla salvezza. Cerci è stata la rivelazione positiva, Ogbonna è l'obiettivo di tutti i grandi club, occorrerà lavorare molto sul mercato per confermarsi il prossimo anno. Voto 6.
UDINESE: Applausi e solo applausi per questa squadra, che ancora una volta perde pezzi in estate ma riesce a sostituirli e, con un brillante finale di stagione, si conquista nuovamente l'Europa a discapito delle grandi o presunte tali. Di Natale è l'eterno leader, Muriel la sua valida spalla, Guidolin il condottiero perfetto per un gruppo modello di progettazione e investimenti mirati. Davvero complimenti. Voto 7-.

lunedì 27 maggio 2013

ROSBERG II

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
Il buon Nico Rosberg ce la fa, porta meritatamente a casa la 2a vittoria in carriera e griffa l'albo d'oro del Gp di Monaco esattamente 30 anni dopo il padre Keke.
Non riesce a completare la doppietta Mercedes un Lewis Hamilton che si addossa tutte le colpe di un insoddisfacente 4°posto. Mai visto Lewis così bastonato da un compagno di box, nemmeno ai tempi del dream team McLaren con Alonso. 
Vettel non fa nulla di speciale, segue la velocità di crociera imposta dalle Mercedes e compie il sorpasso ai box, chiuderà 2°, incassando qualcosa come 12 punti più di Alonso e 17 più di Raikkonen.
Alonso prova a fare il ragioniere per tutta la gara, non accettando di fare a sportellate con piloti che non avevano nulla da perdere, ma finisce a far la figura del ragionier Fantozzi. Lo passano Perez, Button e Sutil, chiude 7°. A 29 punti da Vettel ha molto senso fare i ragionieri? Forse con una gara da kamikaze e non da samurai, avrebbe raccolto qualcosa in più. 
Raikkonen subisce un botto dal pazzo Perez, per cui incasserà un'immeritata ammenda dai giudici Fia e segna solo 1 punto iridato chiudendo 10°, dopo una gara condotta tranquillamente dietro il quartetto di testa.
Gli altri: Sutil clamoroso 5°, gara formidabile la sua, mentre la indole casinara dei vari Perez, Maldonado e Grosjean si esprime in botti, botte e tamponamenti niente male.
Massa fotocopia l'incidente delle libere, ma stavolta per un guasto meccanico. Pagelline:
Immagine tratta da formula1.come
Rosberg 10. Primo nelle libere 1,2,3, in qualifica e in gara. Weekend perfetto. #1.
Vettel 7. Non prende rischi, guida al blando ritmo di Rosberg, chiude 2° e passa all'incasso. #2.
Webber 6,5. Senza infamia nè lode. Anche lui passa Hamilton ai box, non attacca mai Seb. #3.
Hamilton 5. Prova un sorpasso non riuscito magnifico su Webber. Frustrato dalla velocità di Rosberg. #4.
Sutil 9,5. Recupera 3 posizioni dalla qualifica. Sempre sorpassi puliti. Gran pilota. #5.
Button 6. Bel sorpasso su Nando, subisce ancora Perez. Ma a incassare punti è lui. #6.
Alonso 4. Peggior esibizione in Rosso da Abu Dhabi 2010 dietro Petrov. Basta? #7.
Vergne 7,5. Bel pilotino su un circuito difficile. Segna bei punti. #8.
DiResta 8. Considerando che prima della prima Safety Car era 16°, chiudere 9° a Montecarlo è clamoroso. #9.
Raikkonen 6. Anche lui cerca di limitare i danni. Finchè arriva Perez, i due cioccano e Kimi negli ultimi due giri risale da 13° a 10°. Fregato. #10.
#11Hulkenberg 6. #12Bottas 6. #13Gutierrez 5,5. #14Chilton 3. #15Van der Garde 5. RIT. Perez 6, RIT.Grosjean 4, RIT.Ricciardo 6, RIT.Bianchi 6, RIT.Maldonado 5,5, RIT.Massa sv, RIT.Pic 6.
Due considerazioni finali:1) la gara non è considerabile significativa come valori assoluti, Rosberg ha imposto un'andatura da crociera, molto blanda per tutta la gara, da qui il mega trenino, con piloti a badare a non rovinare le gomme e kamikaze che tentavano sorpassi un pò assurdi. Alcuni kamikaze davvero pessimi, come Chilton e Grosjean, altri troppo arroganti, vedi Perez. 2) c'è un gran parlare sul test "segreto" di Pirelli con la Mercedes di questa stagione di 1000 km, per motivi di sicurezza. C'è una gran nebbia sui regolamenti usati per questo test, da una parte la Mercedes dice di aver solo risposto a una richiesta della Pirelli e di avere l'autorizzazione della Fia, dall'altra Pirelli tira fuori una clausola contrattuale che legittima l'utilizzo di vetture dell'anno in corso per le prove per motivi di sicurezza. Si vedrà che deciderà il Tribunale della Fia, ma la vittoria di Monaco non è sicuramente frutto di questi 1000 km: si è andati davvero piano oggi.
Vettel 107, Raikkonen 86, Alonso 78, Hamilton 62, Webber 57.
RedBull 164, Ferrari 123, Lotus 112, Mercedes 109, ForceIndia 44.

domenica 26 maggio 2013

RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI?

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
Nel parterre de roi di Montecarlo, Nico Rosberg piazza la terza pole consecutiva in stagione, accanto a lui partirà Lewis Hamilton, ormai sorprendentemente relegato dietro con una certa frequenza dal biondino di Wiesbaden.
La domanda ricorrente è: ce la faranno i nostri eroi a rimanere davanti?
Certo, nel catino di Monaco, le possibilità sono più alte, è in una pista poco abrasiva per le gomme, e c'è una difficoltà estrema nell'effettuare manovre di sorpasso.
Colpisce lo spaesamento sia di Nico sia di Lewis sulle previsioni per la gara, complici le ultime esibizioni in stile gambero che hanno contraddistinto le stelle d'argento.
Anche la Snai offre quote clamorose, per essere a Montecarlo, Rosberg vincente pagherebbe 2,30 volte la posta ed Hamilton ben 4,50.
Immagine tratta da formula1.com
La tattica migliore da attuare per la Mercedes potrebbe essere una: far scappare Rosberg e sacrificare la gara di Hamilton facendo da tappo più del necessario per le rimonte degli avversari. Se così non fosse, la partita sarebbe molto tattica. Con le soste ai box da farla da padrona: le due soste come tattica standard consigliata dalla Pirelli, ma con qualcuno che potrebbe tentare l'unica sosta per sparigliare le carte.
A fare da avvoltoio in seconda fila il duo Vettel-Webber, con la speranza che il buon Mark renda la vita difficile a Seb, dato che dal fattaccio della Malesia è la prima volta che sono corpo a corpo. Vendetta in vista?
In terza fila gli altri due pretendenti al Mondiale, Kimi Raikkonen e Fernando Alonso. Il biondino finlandese probabilmente è il maggiore indiziato per la sosta singola, mentre il prode Nando sta mostrando una fragilità in qualifica abbastanza inaspettata e costante. Potrebbe sempre pescare il jolly con la sua classica partenza al fulmicotone, mettersi in coda a Vettel, giocarsela con lui e sperare nel crollo Mercedes. Alonso è quotato a 14, come Kimi, occhio.
Massa sbatte nelle terze libere, e non può prendere la via delle qualifiche, partirà ultimo. Guarderà tutto da lontano, e si metterà a sperare in molte Safety Car, tentando di star lontano dai problemi. La Rossa non vince dal lontano 2001 a Montecarlo, per la serie: chi vive sperando..
Pagelline: 1°Rosberg 10, 2°Hamilton 8, 3°Vettel 7, 4°Webber 7, 5°Raikkonen 6, 6°Alonso 6, 7°Perez 7, 8°Sutil 7, 9°Button 6, 10°Vergne 7,5, 11°Hulkenberg 6,5, 12°Ricciardo 6, 13°Grosjean 5, 14°Bottas 6,5, 15°Van der Garde 9, 16°Maldonado 5,5, 17°DiResta 5, 18°Pic 6, 19°Gutierrez 4,5, 20°Chilton 5, 21°Bianchi sv, 22°Massa sv.

mercoledì 22 maggio 2013

LE NOZZE D'ORO DELLA PRIMA COPPA DEI CAMPIONI

Immagine tratta da enhonoralaredonda.blogspot.com
22 maggio 1963: sono passati 50 anni da un giorno molto importante per tutto il calcio italiano, anche se adesso in pochi ci fanno caso o se ne ricordano. In una serata fresca ma gradevole secondo il commento del grande Niccolò Carosio, nel mitico stadio di Wembley (quello di una volta, non quello nuovo che a breve ospiterà la finale di Champions League), il Milan batte il Benfica al termine di una sfida dura ed equilibrata e regala all'Italia la prima Coppa dei Campioni della sua storia. E' il successo del calcio di Nereo Rocco, a cui seguiranno due vittorie dell'Inter di Herrera e un dominio costante per Milano e per il nostro football, durato tutti gli anni Sessanta.
I rossoneri arrivano a giocarsi la partita decisiva dopo aver disputato una grande annata in coppa: superano i lussemburghesi dell'Union con il punteggio record di 14-0, poi eliminano Ipswich Town, Galatasaray e Dundee United. Il mattatore della squadra e del torneo è Josè Altafini, che chiuderà la coppa con 14 reti all'attivo, un record eguagliato solo di recente in Champions da Lionel Messi, ma tutto il gruppo va alla grande, trascinato dal ventenne Gianni Rivera e dall'esperto Cesare Maldini, oltre che da gente di livello come Trapattoni, il portiere Ghezzi, Mora e Pivatelli. Il vero condottiero però è il tecnico Nereo Rocco, campione d'Italia l'anno precedente e benvoluto da tutti i suoi giocatori, con cui condivide anche la doccia e che tratta come suoi figli. Il campionato in questa stagione non è stato proficuo, i rossoneri lo chiudono al terzo posto, dietro l'Inter e la Juventus, ma il successo in coppa cambierebbe tutto. Già qualche anno prima i rossoneri, guidati in campo da Liedholm e Schiaffino, erano arrivati ad un passo dal successo, sconfitti in finale nel 1958 dal Real Madrid di Gento e Di Stefano, e adesso non possono accettare un altro secondo posto. L'avversario però è decisamente più ostico dei precedenti, il Benfica viene da due successi consecutivi in Coppa dei Campioni, e anche se ha mandato via il tecnico vincente Bela Guttmann (con annessa maledizione) ha una formazione di tutto rispetto, con campioni come il capitano Coluna, Josè Augusto, Torres, Simoes. Soprattutto, il nemico numero uno è il centravanti Eusebio, esploso da poco e già diventato una stella del calcio europeo, un attaccante estremamente veloce e con un tiro micidiale, che lo renderanno uno dei bomber più prolifici di tutti i tempi.
La partita non inizia bene per il Milan, che soffre terribilmente il palleggio dei lusitani e deve difendersi dai suoi attacchi iniziali. Rocco fa fatica a comunicare con i suoi ragazzi perchè le panchine, a differenza dell'Italia, sono su un piano rialzato rispetto al campo, e deve affidarsi al suo secondo perchè parli con il portiere Ghezzi e riferisca tutti i suoi suggerimenti ai compagni. Dopo neanche venti minuti, Eusebio sfrutta una delle opportunità a sua disposizione per realizzare la rete del vantaggio dei portoghesi. Il Milan reagisce, cerca subito di pareggiare, ma Altafini non sembra in gran forma e spreca alcune occasioni importanti, così il primo tempo si chiude con i lusitani in vantaggio. Nella ripresa, i rossoneri partono subito molto determinati, e stavolta Altafini sfrutta al meglio un pallone sporco ai limiti dell'area per spedirlo in rete e pareggiare i conti. La sfida diventa molto più tattica, entrambe le squadre cercano il colpo decisivo ma al tempo stesso hanno paura di scoprirsi e perdere la sfida. Santana ha una grande occasione per il Benfica ma la spreca, e poco dopo il capitano Coluna si fa male in uno scontro di gioco e termina la gara zoppicando (all'epoca le sostituzioni non erano permesse), costringendo di fatto la squadra a giocare in dieci e senza uno dei suoi leader. Al minuto 66, un pasticcio della difesa lancia Altafini solo davanti al portiere in posizione regolare, il centravanti si fa parare la prima conclusione ma raccoglie la ribattuta e riesce a metterla dentro, per la gioia dei suoi compagni che già lo insultavano: "Stavi per sbagliare anche questa!". La partita di fatto finisce qui, gli attacchi dei portoghesi si infrangono contro la solida difesa rossonera, e al triplice fischio finale può esplodere la gioia degli italiani, con capitan Maldini che sale le mitiche scale di Wembley e alza al cielo la coppa, un gesto che suo figlio Paolo ripeterà sempre in Inghilterra, a Manchester, quarant'anni dopo.
L'annata favolosa dei rossoneri non avrà seguito, o almeno non nell'immediato. Rocco, nonostante le pressioni della società per farlo restare, onora un accordo che aveva già preso con il Torino e lascia Milano, mentre la squadra non riesce a mantenersi competitiva nelle stagioni seguenti. Il primo traguardo, l'Intercontinentale, sfuma dopo tre durissime sfide contro il Santos di Pelè, in campionato l'Inter finisce costantemente davanti ai "cugini", e in Coppa Campioni la difesa del titolo si ferma ai Quarti di Finale contro il Real Madrid, che poi perderà la finale proprio contro l'Inter di Herrera. Servirà il ritorno di Rocco, nel 1967, per rifare grande il Milan, con alcuni protagonisti diversi e vecchi giocatori come Rivera, Trapattoni e Lodetti ormai divenuti campioni affermati. Restano però la grandezza e l'importanza dell'impresa di quel Milan del 1963, che esattamente cinquant'anni fa ebbe il merito di portare per la prima volta il calcio italiano sul tetto d'Europa, inaugurando una stagione di grandi successi che ebbe ripercussioni positive anche sulla Nazionale, in larga parte formata da elementi delle due squadre. Anche oggi, a distanza di mezzo secolo, non possiamo che celebrare il Paron Rocco e i suoi ragazzi, capaci di alzare la prima di tante "coppe con le orecchie" che hanno reso, nonostante momenti di buio e la crisi economica e tecnica degli ultimi anni, il calcio italiano una delle realtà più affermate e vincenti in Europa e nel Mondo.

martedì 21 maggio 2013

DULCIS IN FUNDO

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
IL MIO CAGLIARI/ 37° E 38°T.

Con i match di Torino contro la Juventus e di Trieste contro la Lazio, il Cagliari è riuscito a chiudere più che brillantemente il suo finale di stagione, facendo segnare un pareggio per 1-1 contro i bianconeri Campioni d'Italia e una vittoria per 1-0 contro i biancocelesti, che hanno concluso al 7° posto in classifica.
Buona prova da guastafeste allo Juventus Stadium, nel giorno della festa per il 29° titolo della squadra di Antonio Conte. Gol spettacolare di Victor Ibarbo, che con un coast-to-coast di 60 metri infila uno Storari non proprio attento. Nel primo tempo i rossoblù tengono bene testa alla Juventus chiudendo in vantaggio, nella ripresa invece Vucinic sigla un meritato pareggio.
Da annotare come il Cagliari debba chiudere la gara con una difesa d'emergenza, dati gli infortuni di Perico, Murru e Astori. Negli ultimi 25 minuti infatti, davanti ad Agazzi, si son schierati Dessena a destra, Eriksson a sinistra, Del Fabro e Rossettini centrali. Nonostante questo, si è riusciti a portare a casa un ottimo 1-1.
Pagelline: Agazzi 6,5; Perico 4,5 (53'Cossu 5,5), Rossettini 6,5, Astori 6,5 (65'Eriksson 6,5), Murru 6,5 (53'Del Fabro 6); Dessena 5,5, Conti 6, Nainggolan 6,5; Ekdal 6,5; Pinilla 6, Ibarbo 7. All. Pulga-Lopez 6,5.
Invece a Trieste si è chiusa la stagione. Arriva una Lazio abulica, con metà testa al derby di Coppa Italia di domenica e l'altra metà alle residue possibilità di agguantare il 5° posto ai danni dell'Udinese. Nonostante Agazzi, Ekdal, Cossu e Sau in panchina e Pisano, Perico, Murru, Ariaudo in infermeria, gli undici scesi in campo hanno onorato per dedizione e determinazione la partita finale. Eriksson si rivela una piacevole sorpresa come interno di centrocampo, recuperando palloni e mostrando buone doti in posizionamento e passaggi; Avramov dimostra di essere un secondo portiere estremamente affidabile; i terzini Dessena e Avelar si dimostrano dei motorini niente male, con il parmigiano in rete (3a rete stagionale) e il brasiliano che prende una traversa con una discesa irresistibile, condita anche da un tunnel a Candreva. Ottima anche la disposizione tattica, una sorta di 4-3-3/4-1-4-1 in fase difensiva, atta a valorizzare Ibarbo come ala destra, autore di una prestazione maiuscola, con giocate di alto livello e tutte utili alla squadra. Thiago Ribeiro come ala sinistra gioca forse una delle sue migliori partite stagionali, ottimi movimenti e persino qualche dribbling. Conclusioni inguardabili come al solito, ma per abnegazione e utilità di giocate, pareva un altro giocatore.
Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Da notare, però, che per sbloccare il risultato c'è voluto l'ingresso dei piedi buoni di Cossu, che mette in testa a Dessena una punizione dalla sinistra.
Pagelline: Avramov 6,5; Dessena 6,5, Rossettini 6,5, Astori 6,5, Avelar 6,5; Eriksson 6,5, Conti 6,5, Nainggolan 6; ThiagoRibeiro 6 (69'Cossu 6,5), Pinilla 5,5 (74'Sau 5,5), Ibarbo 6,5 (86'Nenè sv). All. Pulga-Lopez 6,5.
Nota di merito per i tre convocati nella preselezione per la Confederation Cup: Agazzi, Astori e Sau. Dei tre, solo Astori ha qualche possibilità di rientrare nella selezione definitiva. Dispiace che il piccolo sardo di Tonara, sia convocato in Nazionale nel suo periodo di forma più scarso. Sorprendente, invece, la promozione di Michael Agazzi come 4° portiere azzurro, sostituendo De Sanctis, è una convocazione che va probabilmente oltre l'effettivo valore dell'estremo difensore sardo, ed è figlia un pò della mancanza di alternative (Viviano, Consigli, Mirante) e un pò del battage mediatico che sta mettendo il portiere al centro del mercato, accostandolo un giorno alla Fiorentina e uno all'Inter.

giovedì 16 maggio 2013

MALOCCHIO E CONCRETEZZA: LA FINALE DI EUROPA LEAGUE 2013

Immagine tratta da skysports.com
Per i poveri supporter del Benfica, si potrebbe dire che tutto ha avuto inizio una sera del 1962, subito dopo aver vinto per la seconda volta consecutiva la Coppa dei Campioni. L'allenatore dei lusitani, l'ungherese di origini ebree Bela Guttmann, nonostante il successo non ottiene il sospirato aumento di stipendio, anzi viene licenziato dal presidente, e a quel punto scaglia la sua maledizione: "Passeranno cento anni prima che il Benfica possa vincere un'altra coppa europea".
I cento anni non sono ancora trascorsi, con questo siamo a cinquantadue, ma l'ormai defunto allenatore ungherese deve aver avuto davvero qualche potere magico: da quella sua frase in poi, le aquile portoghesi hanno perso sette finali europee su sette, di cui cinque in Coppa dei Campioni, una in Coppa UEFA e infine quella di ieri di Europa League. Quando, al minuto 93, Ivanovic ha disegnato di testa la parabola beffarda che ha superato il portiere Artur ed ha deciso la partita, in molti tra i tifosi lusitani devono aver rivolto gli occhi al cielo, chiedendo a Guttmann il perché di tanta crudeltà nei loro confronti. La loro disperazione è quella di chi sa di aver giocato un'ottima partita, soprattutto nel primo tempo, mettendo spesso in difficoltà i rivali del Chelsea, e alla fine si ritrova a stringere un pugno di mosche. La squadra di Jesus ha vissuto un vero e proprio incubo sportivo, soprattutto se si pensa che nel giro di pochi giorni ha perso anche il Campionato e la Coppa Nazionale, e sempre subendo gol nei minuti di recupero delle partite. E dire che il Benfica aveva disputato un'ottima partita, concreto e ordinato nel primo tempo, con il pallino del gioco sempre in mano e una pressione costante sulla difesa inglese; a fare la differenza è stato il cronico difetto delle squadre portoghesi, che sanno costruire una mole incredibile di gioco ma difettano nel concretizzarlo, e proprio di questo ha approfittato il Chelsea. Cardozo è stato il più pericoloso dei suoi, oltre a marcare su rigore il gol del meritato pareggio, Gaitan e Rodrigo sono giocatori di indubbio talento ma non hanno inciso come al solito, in difesa Luizao e Garay si sono dimostrati lenti e impacciati nel vantaggio del Chelsea, facendosi trovare impreparati addirittura su un rinvio di mano del portiere avversario. Insomma, tanti applausi e grande consenso per la formazione di Jesus, ma alla fine la coppa è andata agli avversari, e ai portoghesi sono rimaste solo le lacrime.
Altre lacrime, ma di gioia, le hanno versate proprio i giocatori del Chelsea, che in appena due anni si aggregano al ristretto gruppo di club (Juventus, Ajax, Barcellona e Bayern Monaco) capaci di vincere tutte e tre le grandi competizioni europee, Coppa dei Campioni o Champions, Coppa UEFA o Europa League e la defunta Coppa delle Coppe. Dopo una stagione difficile, con le pesanti sconfitte in Supercoppa Europa e Mondiale per Club, l'eliminazione dalla Champions League al primo turno e il successivo esonero di Di Matteo, la squadra londinese riesce comunque a concludere l'anno in bellezza, aggiungendo un altro prestigioso trofeo alla sua bacheca e ottenendo il terzo posto che gli permetterà di accedere direttamente alla fase a gironi della prossima Champions. E' soprattutto la rivincita di uno degli allenatori più odiati e indesiderati a Stamford Bridge: Rafa Benitez. Il tecnico spagnolo, tornato su una panchina di prestigio due anni dopo l'ultima esperienza poco fortunata con l'Inter, si è dimostrato più forte di tutte le critiche e le contestazioni che ha subito dal suo arrivo a Londra, lui così detestato in quanto ex del Liverpool e più volte vincitore da avversario contro i Blues nelle competizioni europee. Intendiamoci, il gioco delle sue squadre non ha mai incantato per bellezza e raffinatezza, ma si è rivelato ancora una volta pratico ed efficace, quanto meno nelle competizioni europee, visto che ha portato a casa l'ennesimo trofeo dopo la Coppa UEFA del 2004 con il Valencia e l'incredibile Champions del 2005 con il Liverpool. Il Chelsea ha subito per lunghi tratti di partita la tecnica e la grinta degli avversari, ha fatto appello alla sua proverbiale difesa, supplendo alle assenze di Terry e Hazard, ed è stato spietato nel colpire gli avversari alla prima occasione utile, cogliendo ancora una volta la vittoria all'ultimo respiro, come era già accaduto molte volte l'anno passato. Se in attacco Mata e soprattutto Oscar hanno deluso, Torres è riapparso a sprazzi l'attaccante che tutta Europa voleva fino a qualche anno fa, oltre a marcare il gol che ha sbloccato l'incontro. In mezzo Lampard non si è visto moltissimo, ma ha comunque lasciato il segno con due squilli improvvisi, che solo Artur e la traversa non hanno trasformato in gol. In difesa l'unico sotto la sufficienza è stato Azpilicueta, sempre in difficoltà contro gli avversari e autore del fallo di mano che ha causato il rigore del pareggio, mentre la coppia Cahill-Ivanovic ha dimostrato sicurezza e concentrazione, controllando bene gli attacchi avversari.
Ora a Stamford Bridge si preparano a festeggiare il ritorno dello Special One, Josè Mourinho, in rotta ormai con il Real Madrid e desideroso di far ritorno in Inghilterra, ma intanto Benitez si è preso la sua rivincita contro tutto e tutti. Anche lui, come Guttmann, potrebbe andare dal suo presidente e chiedere il giusto riconoscimento per i risultati raggiunti; e chissà se, visto il suo probabile licenziamento dal Chelsea, anche lui deciderà di lanciare la sua maledizione contro gli inglesi, proprio come Bela Guttmann con il Benfica oltre 50 anni fa.

mercoledì 15 maggio 2013

GOMME DA CANCELLARE

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificato su befunky.com
La pubblicità che sta ricevendo la Pirelli da questo Mondiale di F1 2013 è tutto tranne che positiva. Il fregiarsi del titolo di unico fornitore del Mondiale di F1, si sta rivelando un boomerang colossale. Non passa giorno, infatti, che piloti, ingegneri, team principal e padroni delle scuderie non si lamentino degli pneumatici forniti dall'azienda italiana per questa stagione.
Tra gomme che non durano più di 75 chilometri (date le 4 soste spagnole sui 307 km da percorrere nei 66 giri del Gp), dechappamenti del pneumatico sempre più frequenti (nelle ultime due corse si è arrivati a quattro episodi), la Pirelli sta avendo tutto da perdere e niente da guadagnare dal suo ingresso in F1.
L'azienda milanese, da par suo, replica di aver solo soddisfatto le richieste della Federazione di far durare sempre meno le coperture, chiarendo di essere in grado di creare pneumatici che potrebbero sostenere tranquillamente tutta la distanza di gara.
Ma chi non è pratico di F1, o la guarda superficialmente, sente solamente lamentele e piloti che dichiarano che a causa delle gomme non possono spingere come sanno. 
Immagine tratta da formula1.com
E anche il trionfale Gp di Spagna per la Ferrari di Alonso, è stato vinto dalla scuderia che riesce ad utilizzare meglio queste gomme di marzapane. Lo spettacolo si è avuto, come ultimamente ha abituato la Ferrari, in partenza. Sia Alonso che Massa si sono prodotti in uno slalom fantastico, che li ha riportati nelle posizioni di testa a breve giro di posta. Poi tutti autisti degli pneumatici. Entrambi sul podio, primo e terzo, dimostrando che in Spagna, la Rossa è stata la migliore nello sfruttare gli pneumatici. Tra di loro l'ormai classico 2°, Kimi Raikkonen, al terzo posto d'onore della stagione, usando la sua abituale tattica di una sosta in meno, che quest'anno sta tanto pagando alla scuderia Lotus. Il resto, un annaspamento generale, con le RedBull che protestano con tutti i loro effettivi (piloti, ingegneri, tecnici e boss), per questi pneumatici che non durano più di due/tre giri. Le Mercedes hanno acceso un cero a qualche santo, essendo finite 6° e 12° partendo dalla prima fila. Desolante sentire Hamilton dichiarare di non poter guidare per salvaguardare le gomme e rispondere al suo ingegnere di pista che gli consigliava di rallentare ulteriormente, che se lo avrebbe fatto, sarebbe andato a passo d'uomo.
Il giro più veloce l'ha fatto Gutierrez su Sauber, e per certi tratti di gara la Marussia su gomme nuove andava come la RedBull su gomme usate. E' un insulto a chi ama questo sport.
E' bello che la Ferrari vinca, e che non ci sia un monologo RedBull, ma questa non è più F1. I piloti non vanno al massimo, devono salvaguardare gli pneumatici e preoccuparsi non di esser veloci, ma di essere costanti. Così non va. Quando nel 2012 Schumacher si scagliò contro le Pirelli, dichiarando che era come guidare sulle uova e che non si poteva mai spingere a fondo, venne bollato come vecchio e lento. Ora si lamentano tutti. Da Vettel a Hamilton. 
Queste gomme troppo protagoniste, sono nemiche delle F1. Sono gomme da cancellare.

Pagelline: 1°Alonso 10; 2°Raikkonen 8; 3°Massa 8; 4°Vettel 6; 5°Webber 6; 6°Rosberg 6; 7°DiResta 6,5; 8°Button 7; 9°Perez 6; 10°Ricciardo 7; 11°Gutierrez 7; 12°Hamilton 5; 13°Sutil 6; 14°Maldonado 5,5; 15°Hulkenberg 5; 16°Bottas 5; 17°Pic 6,5; 18°Bianchi 5,5; 19°Chilton 5,5; RIT.Vergne 6; RIT.Van der Garde 6; RIT.Grosjean 6.

domenica 12 maggio 2013

LA RIVALUTAZIONE DI SCHUMACHER

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
E allora questa Mercedes nel giro secco è proprio una bomba, dopo la pole di Hamilton in Cina, e quella di Rosberg in Bahrain, è ancora il biondino Nico che partirà davanti a tutti in quel di Barcellona. Proprio davanti al compagno di squadra Hamilton, tanto celebrato e unanimemente riconosciuto come velocissimo sul giro singolo. In Bahrain si è preso 4 decimi di ritardo dal compagno di box, e qui in Spagna 2 e mezzo.
Ora, tenendo presente il giudizio di tutti gli addetti ai lavori e non, che Lewis è il migliore sul giro da qualifica, queste due pole consecutive di Rosberg fanno riflettere.
In primis sulla sua effettiva forza, da sempre un punto di domanda, e in secondo luogo, per rivalutare le fallimentari tre stagioni di Michael Schumacher in quel di Brackley.
Infatti l'allora 43enne tedesco, nel 2012, chiuse la sfida in qualifica con il ben più giovane Nico (non contando penalizzazioni varie) sul 10 a 10, riuscendo a segnar tempi validi per partire nelle prime due file ben 7 volte, a differenza di Rosberg, a quota 2.
Quindi il buon Michael a 43 anni suonati, riusciva, in qualifica (perchè in gara le Mercedes sono poco valutabili, e sulla sua ne capitavano di tutti i colori) a tener testa al sosia di Di Caprio, che ora sta regolando, abbastanza inaspettatamente, un Top Rider come Lewis Hamilton. Le critiche e le umiliazioni gratuite del 2012 di Schumi, checchè se ne dica, la sua miglior stagione dal ritorno, sono state veramente ingiuste. Specie alla luce del confronto Rosberg-Hamilton.
Immagine tratta da formula1.com
La prima fila delle frecce d'argento, causa gomme in distruzione, in gara dovrebbe lasciare il passo a tutti gli altri concorrenti, in primis Vettel (3°), Raikkonen (4°) e Alonso (5°).
Attenzione a Raikkonen, in odore di sosta in meno anche in questo Gp e al padrone di casa Alonso, sin da venerdì parecchio veloce in assetto gara.
Anche se qualche segnale di nervosismo di Fernando, sta cominciando ad infastidire più di qualcuno: la dichiarazione "E' stata la macchina a non andare", è un attacco gratuito alla sua Ferrari più performante in carriera. D'altronde, un pò di autocritica fa sempre bene, specie se Massa ti arriva alle spalle di 0.001 secondi, un millesimo. 
Su 5 qualifiche, Massa è arrivato davanti due volte, oggi dietro per un solo millesimo. Probabilmente chi sta un pò mancando in qualifica, dati gli standard di distacco nelle ultime due stagioni tra i compagni di box, è proprio Fernando Alonso. 
Per la gara, grosse probabilità di infrangere per la prima volta la tradizione che si vince il Gp di Spagna partendo dalle prime tre posizioni, sin da quando si corre al Montmelò, anno 1991.

Pagelline: 1°Rosberg 10, 2°Hamilton 8, 3°Vettel 7, 4°Raikkonen 6,5, 5°Alonso 5,5, 6°(9°)Massa 6, 7°(6°)Grosjean 6, 8°(7°)Webber 5, 9°(8°)Perez 6,5, 10°DiResta 6, 11°Ricciardo 7,5, 12°Vergne 7, 13°Sutil 5,5, 14°Button 5, 15°Hulkenberg 6, 16°(19°)Gutierrez 5,5, 17°(16°)Bottas 6,5, 18°(17°)Maldonado 5, 19°(18°)VanDerGarde 7,5, 20°Bianchi 5,5, 21°Chilton 6, 22°Pic 5.

venerdì 10 maggio 2013

QUESTO SCUDETTO A CHI LO DO?

Immagine tratta da liquida.it
Con le sfide Roma-Reggio Emilia e Sassari-Cantù di ieri sera sono ufficialmente iniziati i playoff della Serie A di basket 2012-13. Per la prima volta da sette anni a questa parte non è Siena la testa di serie numero uno, e  regna l'incertezza assoluta su quale possa essere la squadra che si aggiudicherà il tanto sudato Scudetto. In coda, intanto, Biella ha riassaporato l'amarezza di una retrocessione dopo dodici anni di grande basket e enormi soddisfazioni nella massima serie, sempre che il fallimento di altre squadre non permetta ai piemontesi di restare in serie A.
Analizziamo un po' gli accoppiamenti di questa griglia playoff e vediamo quali sono le favorite per il passaggio del turno e la vittoria del titolo.
Cimberio Varese - Reyer Venezia: Sulla carta non dovrebbe esserci grande storia, Varese ha chiuso al primo posto la stagione, ha una squadra molto forte e completa, trascinata dagli ottimi Ere, Banks, Dunston, Mike Green e dal giovane Polonara, oltre che da un allenatore, Frank Vitucci, capace e motivato dal titolo di coach dell'anno appena vinto. Il problema per i lombardi è che Venezia li ha già battuti due volte in campionato, unica in tutto il torneo a espugnare il PalaWhirpool, ha un roster di tutto rispetto e nelle serie ad eliminazione diretta può far saltare il banco anche da sfavorita. Il nostro pronostico rimane per i varesini, che hanno il vantaggio del campo e per tutto il campionato hanno giocato forse il miglior basket di tutta la serie A, ma occhio ai vari Clark, Szewczyk, Bowers e all'esperienza di Young, Bulleri e Marconato. Pronostico: 4-2 Varese.
Armani Milano - Montepaschi Siena: Solo un anno fa, e in tre delle quattro stagioni precedenti, questa sfida assegnava il titolo di campioni d'Italia, oggi è solo un quarto di finale e, per la squadra perdente, decreterà l'ufficiale fallimento dell'anno. Milano si è rinforzata molto in estate e durante l'anno, è partita male ma si è rialzata e adesso lancia la sfida ai grandi rivali senesi, contro cui ha avuto la meglio due volte su due in campionato. Il roster è probabilmente il più forte di tutto il campionato, l'arrivo a stagione in corso di Marques Green, Bremer e Mensah-Bonsu ha ulteriormente rinforzato la squadra e colmato alcuni vuoti, soprattutto in regia. Il trio di italiani Melli-Gentile-Basile è un mix di esperienza, talento, fame di vittoria e atletismo, e l'allenatore Scariolo ha l'esperienza e le capacità per regalare ai milanesi uno Scudetto che ormai manca da diciassette anni. Di contro, Siena ha smantellato la squadra degli ultimi anni, per questioni di budget e altre esigenze, il nuovo allenatore Luca Banchi si è rivelato bravo ma non è un mago, e nonostante la vittoria della Coppa Italia è evidente che questo gruppo non sembra avere la forza e le qualità di quelli precedenti. A livello fisico i toscani sembrano in calo, il crollo con eliminazione in Eurolega lo dimostra, ma mai scommettere ad occhi chiusi contro Hackett, Bobby Brown, Ress e compagnia. Pronostico: 4-2 Milano.
Acea Roma - Trankwalker Reggio Emilia: Con questa sfida spumeggiante si sono aperti i playoff, e la sensazione è che questa sarà una serie estremamente equilibrata e combattuta. Roma ha disputato una stagione molto positiva, ha ridotto le spese e costruito ugualmente una squadra competitiva e di talento, che ruota intorno all'estro dell'MVP Luigi Datome. Il resto del gruppo ha finora dimostrato grande compattezza e ottime potenzialità, ben orchestrato dalla panchina dal coach Calvani, anche se il finale di stagione è andato un po' in calando, con tre sconfitte nelle ultime quattro partite di campionato. Reggio Emilia, dal canto suo, è la vera sorpresa positiva della stagione, viene da un'annata fantastica, con la qualificazione ai playoff appena un anno dopo la promozione in serie A. L'allenatore Menetti ha costruito un ottimo gruppo, guidato dal capocannoniere Taylor e dal supporto degli esperti Bell, Slanina, Brunner e Andrea Cinciarini, oltre ad alcuni giovani di buona prospettiva. In gara 1 gli emiliani hanno dimostrato di non essere qui solo per fare presenza, vogliono continuare il loro sogno, ma se Roma riesce a ritrovarsi in fretta ha la possibilità di rimettere a posto le cose e conquistarsi la semifinale. Pronostico: 4-3 Roma.
Banco di Sardegna Sassari - Lenovo Cantù: La sfida che doveva mettere di fronte due serie candidate alla conquista del titolo rischia di rivelarsi la meno equilibrata delle quattro, come ha già mostrato gara 1 di ieri sera. Sassari ha un gruppo fortissimo, ha aggiunto il talento e l'esperienza di Becirovic ad altri campioni come Thornton e i cugini Diener, e ha una guida sapiente ed efficiente in coach Meo Sacchetti. In più ha il vantaggio del fattore campo, con il pubblico sardo che più volte si è rivelato il sesto uomo e ha trascinato la squadra a grandi vittorie. Al contrario Cantù, nonostante le grandi aspettative e l'ottimo potenziale di inizio stagione, ha subito un evidente calo nella seconda parte dell'anno, in coincidenza con la cessione di Markoishvili, il che ha evidentemente destabilizzato il sistema di gioco del gruppo di Trinchieri. Mancinelli è un giocatore indubbiamente di talento, il gruppo è comunque forte e solido, ma sembra che qualcosa si sia smarrito, e la debacle della prima sfida a Sassari conferma questa teoria. A meno di clamorose inversioni di marcia, comunque possibili per una squadra esperta e forte come quella canturina, i sardi potrebbero passare il turno senza eccessivi patemi. Pronostico: 4-1 Sassari.
Titolo: Difficile dire ad oggi quale sia la squadra davvero in grado di aggiudicarsi lo Scudetto, tante sono le variabili che ha offerto questo campionato. Di certo Varese e Sassari sono sembrate avere una marcia in più durante tutto il campionato, e sono le logiche favorite per disputare la finale decisiva, ma le sorprese sono sempre dietro l'angolo. Occhio alla vincente della sfida Siena-Milano, perché hanno entrambe il talento e la capacità di rivelarsi un'outsider e di lottare per il titolo, e non bisogna dare per morte nemmeno Roma e Cantù, che come detto hanno il talento per rimettersi in corsa e arrivare fino in fondo. In ogni caso, speriamo come sempre che vinca il migliore, e che per una volta in estate non si parli di fallimenti, problemi economici e cessioni illustri.

IL MIO CAGLIARI/ 36°T.

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LO STIRACCHIAMENTO

C'è qualcosa di estremamente masochista dall'aspettarsi ogni anno qualche barlume di motivazione e risultati nei giocatori del Cagliari una volta raggiunta la fatidica quota 40 punti.
Lo stiracchiamento è entrato nel Dna dei sardi dal loro ritorno in Serie A, anno di grazia 2004.
Da allora, la quota salvezza, ha segnato il rompete le righe: è clamoroso come solamente nella stagione dei 53 punti del Cagliari di Allegri, si siano vinte partite oltre la quota 40.
In nove stagioni!
Cambiano giocatori, allenatori e avversari, ma l'andazzo è sempre quello. Vediamolo nel dettaglio, partendo dalla stagione attuale:
- Nel 2012/13 si arriva a quota 42 alla 32esima giornata, da lì 1 pari e 3 sconfitte,con 2 gare ancora da disputare. Mister Lopez-Pulga.
- Nel 2011/12 si arrivò a 41 punti alla giornata 33, nelle ultime cinque, 2 pari e 3 sconfitte. Nelle ultime gare il mister era Ficcadenti.
- Nel 2010/11 si arrivò a 42 alla giornata 31, nelle ultime sette solo 3 pareggi e 4 sconfitte. Allenatore Roberto Donadoni.
- Nel 2009/10 si arrivò a 40 alla giornata 31, nelle ultime sette, 4 pari e 3 sconfitte. Le sei partite finali opera della strana coppia Melis-Festa, l'altra appannaggio di Allegri.
- Nel 2008/09 si arrivò a 42 alla giornata 29, nelle ultime nove, 3 vinte, 2 pari, 4 sconfitte (parziale di 1 vinta e 2 pareggiate nelle ultime sei), Max Allegri mister e 53 punti come bottino finale.
-Nel 2007/08, anno della clamorosa salvezza in rimonta firmata Ballardini, si arrivò a 41 solamente alla 37esima, 1-1 con la Reggina il risultato di una scontata partita finale tra squadre già salve.
-Nel 2006/07 si arrivò a 40 alla 37esima, ma Marco Giampaolo riesce a regalare la sconfitta finale con l'Ascoli di Sonetti già retrocesso.
-Nel 2005/06 (classifica poi stravolta da Calciopoli), si finisce a 39, ma anche qui sfoggiando un parziale di di tutto rispetto: 1 vittoria, 5 pareggi e 2 sconfitte nelle ultime 8 gare. Anche qui firma di Marco Giampaolo.
-Nel 2004/05 del mitico Arrigoni, si arriva a 40 punti alla giornata 32, da lì 4 pari e 2 sconfitte, con un parziale di 7 pareggi e 3 sconfitte nelle 10 gare finali.
I numeri sono chiari, aspettarsi qualcosa di decente dai finali di stagione in salsa rossoblù è pura utopia. Quindi ci aspettavamo lo 0-1 di Trieste con il Parma, incapaci di reagire alla rete subita, e prepariamoci a fare da sparring partner alla Juve Campione e alla Lazio in cerca della qualificazione europea nell'ultima gara. Alè.

Pagelline di Cagliari-Parma 0-1: Agazzi 6; Perico 5,5, Rossettini 5,5, Ariaudo 6, Murru 6; Dessena 5,5 (70'Eriksson 5,5), Conti 5, Nainggolan 5,5 (84'Ekdal sv); Ibarbo 6, Nenè 6 (63'Sau 5), ThiagoRibeiro 6.
Pulga-Lopez 5.

martedì 7 maggio 2013

IL MIO CAGLIARI/ 35°T.

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IL NOIOSO FINALE DI CAMPIONATO

Lo stanco e stiracchiato 0-0 con il Chievo, ripropone ancora l'annosa questione del Cagliari che raggiunta quota 40, comincia a inanellare una serie di non-prestazioni impressionanti, al servizio di questa o quella squadra bisognosa di punti.
Contro il Chievo Verona non si è da meno, in 90 minuti si creano un'occasione nitida con Sau ad inizio match, e poi due misere conclusioni dalla distanza di Nainggolan ed Eriksson.
Poi, il nulla.
Il nulla rappresentato da un avversario super difensivo, monotono, senza idee. Capire come questo Chievo abbia infilato quota 40, è un mistero.
Difesa a 5, cinque difensori puri, tre mediani a centrocampo, di quelli legnosi e picchiatutto, e due punte disperse in avanti. L'unica trama offensiva possibile è qualche cross di Frey o Dramè, se non qualche calcio piazzato estemporaneo.
Passa la definizione che il Chievo fa giocare male gli avversari, e con cinque difensori e tre mediani, non potrebbe essere altrimenti.
Il molle Cagliari di fine stagione si adagia benissimo nel lento, lentissimo valzer veronese.
La squadra schierata è sempre la stessa, senza nessun nuovo innesto voglioso di mettersi in mostra. In teoria ci sarebbe Nenè, in cerca del rinnovo contrattuale, ma solo in teoria, visto che, data la partita, avrà toccato si e no dieci palloni, e pure maluccio. Perico ormai sostituto designato di Pisano in questo finale, palesa limiti clamorosi, sia difensivi che tecnici di base, mai un passaggio giusto a destinazione. Diventa uno strazio vedergli fare quei lanci alla viva il parroco in avanti. Si potrebbe provare qualcuno della Primavera, sulla falsariga dell'utilizzo di Murru a sinistra, dato il rendimento Perico-loso del bergamasco.
Solo 25 minuti per ThiagoRibeiro. In settimana si becca il titolone sulla Gazzetta: "Le big d'Europa cercano ThiagoRibeiro". Ai tifosi del Cagliari e non, ha strappato più di un sorriso questo titolo così avventuroso. 
Anche perchè, se le big d'Europa cercano ThiagoRibeiro, possiamo indicargli facilmente dove e come venirselo a prendere. Anzi, penso che in molti possano sposare l'ipotesi della colletta per il viaggio d'addio.
Qui a Cagliari cerchiamo invano questo ThiagoRibeiro ormai da due stagioni.

Pagelline: Agazzi 6,5; Perico 5, Rossettini 6, Astori 6, Murru 6; Dessena 6 (65'ThiagoRibeiro 6), Conti 5,5, Ekdal 6; Nainggolan 5,5; Nenè 5,5 (74'Ibarbo 5,5), Sau 5,5 (89'Eriksson sv).
Pulga-Lopez 5,5.

giovedì 2 maggio 2013

IL VECCHIO E IL BAMBINO

Immagine tratta da bundesligafootball.co.uk
Riprendendo il titolo di una notissima canzone di Francesco Guccini, possiamo davvero dire che la finale di Champions di quest'anno se la giocheranno un "vecchio" e un "bambino", entrambi tedeschi, ma estremamente diversi l'uno dall'altro, per carriera e gestione della squadra.
Il "vecchio" è Jupp Heynckes, 68 anni tra una settimana, nativo di Monchengladbach e con alle spalle una lunga e prestigiosa carriera, sia da giocatore che da allenatore. In campo giocava come attaccante, ed ha lasciato il segno nella squadra della sua città, il Borussia Monchengladbach, di cui detiene il record di marcature e con cui ha vinto quattro Scudetti e una Coppa UEFA, perdendo anche una finale di Coppa Campioni nel 1977. Con la Nazionale dell'allora Germania Ovest ha partecipato al grande biennio 1972-74, conquistando prima il Campionato Europeo e poi la Coppa del Mondo, anche se non ha mai avuto un ruolo da grande protagonista. Ritiratosi nel 1978, ha iniziato quasi subito ad allenare nella sua città, anche se i successi sono arrivati prima con il Bayern Monaco (due titoli e due supercoppe nazionali) e poi soprattutto con il Real Madrid, con cui vince la Champions League nel 1998 interrompendo un digiuno durato oltre trent'anni; in mezzo, tante stagioni in panchina tra Spagna, Germania e Portogallo, prive tuttavia di altri grandi successi, tanto è vero che negli ultimi anni la sua carriera da allenatore sembrava avviata al tramonto. Poi, il rilancio a Leverkusen e il ritorno al Bayern, riportato al successo in Bundesliga quest'anno e condotto la scorsa stagione all'incredibile finale di Champions League persa in casa e ai rigori contro il Chelsea. Si è guadagnato una seconda occasione triturando quella che è stata la miglior squadra degli ultimi anni, il Barcellona, e dando a tutti una netta impressione di superiorità e convinzione, il che rende i bavaresi i naturali favoriti per la finale di Wembley. Il suo gioco punta molto sulla fantasia dei suoi attaccanti Robben, Ribery e Muller, con Schweinsteiger abile direttore d'orchestra a centrocampo e Neuer a guidare una difesa che non prende gol da quattro partite in Champions e sembra molto più solida delle previsioni. Heynckes sa già che a giugno lascerà il club allo spagnolo Guardiola, nonostante il gran lavoro fatto in questi due anni, e vuole andarsene da trionfatore, per dimostrare che chi arriverà dopo di lui potrà solo eguagliare e non migliorare le sue imprese. Dovesse vincere la Coppa, a quindici anni di distanza dalla prima volta, batterebbe il record di Ernst Happel, che trionfò nel 1983 con l'Amburgo esattamente tredici anni dopo aver vinto con il Feyenoord.
Il "bambino" è Jurgen Klopp, 46 anni a giugno, nato a Stoccarda ma cresciuto calcisticamente nel Mainz, con cui ha disputato tutta la sua carriera da giocatore. prima nel ruolo di attaccante e poi in quello di difensore. In campo non ha mai lasciato davvero il segno, ma una volta smessa la casacca per indossare la divisa da allenatore ha subito fatto vedere di possedere buone qualità. Sedutosi sulla panchina dello stesso Mainz, ha portato la squadra dalle zone basse della serie B tedesca ad una fantastica promozione in Bundesliga, con due salvezze consecutive e una storica qualificazione in Coppa UEFA nel 2006. Il miracolo non è poi proseguito, nel 2007 è arrivata la retrocessione e l'anno dopo gli sforzi per una immediata risalita non hanno portato frutti, ma Klopp si era già conquistato l'attenzione di alcuni team importanti, colpiti dal suo metodo di lavoro. E' arrivata la chiamata del Borussia Dortmund, che veniva da un difficile periodo condito da problemi economici e un evidente calo di prestazioni in campionato, e lui subito si è messo al lavoro riportando la squadra ad alti livelli. Dopo due quinti posti consecutivi, nel 2010 i renani hanno dominato il campionato, superando nettamente i rivali del Bayern Monaco e ottenendo una prestigiosa vittoria in Bundesliga dopo un'attesa durata nove anni, impresa bissata anche l'anno dopo e arricchita anche dal successo in Coppa di Germania. La prima esperienza in Champions, lo scorso anno, era terminata già al primo turno con l'ultimo posto in girone, questa volta i ragazzi terribili di Klopp hanno stupito tutti dimostrando una grinta e un'organizzazione invidiabili, che li ha portati a compiere l'impresa contro il temibile Real Madrid e a conquistare la seconda finale della loro storia, la prima tutta tedesca. L'abilità del giovane tecnico è senza dubbio il suo modo di formare i giovani, visto che talenti come Lewandowski, Gotze, Hummels e Subotic sono stati forgiati da lui fino a diventare colonne portanti della squadra e oggetti del desiderio di moltissime altre formazioni europee. A ogni cessione è corrisposto l'inserimento in squadra di un altro giovane di talento, lo scorso anno Gundogan per Sahin, stavolta Reus per Kagawa, e il rendimento del Dortmund anziché peggiorare è sempre migliorato. A Wembley non partirà da favorito, ma di sicuro se la giocherà fino alla fine contro gli avversari ormai storici del Bayern, per vendicare il titolo perso e l'eliminazione in Coppa di Germania subita quest'anno, e anche per dimostrare che i campioni forgiati in casa possono valere di più di quelli comprati in altri club.
Quale che sia il vincitore tra i due alla fine, il vero trionfo è sicuramente quello del calcio tedesco, che negli ultimi anni ha prodotto e continua a produrre tantissimi talenti nei vivai, ha costruito stadi nuovi e accoglienti, molto moderni e sempre pieni di tifosi appassionati ma corretti, ed economicamente è una delle leghe migliori nel panorama europeo. Dopo il sorpasso all'Italia nel ranking un paio di stagioni fa, ottenendo un posto in più in Champions ormai la Germania si sta consolidando come potenza mondiale nel calcio, per la prima volta avrà due sue squadre in finale e porterà a casa per la settima volta, superando l'Olanda nella speciale classifica. Il vecchio Heynckes e il giovane Klopp, così diversi per età e carriera, rappresentano in fondo quel misto di esperienza e novità che sta portando i tedeschi a diventare i nuovi padroni del calcio, in Europa e non solo.

DAI PASSAGGI AI PASSEGGI

Immagine tratta da repubblica.it e modificata su befunky.com
La detronizzazione dei campioni è avvenuta nell'umiliazione più completa.
Tra gli olè del pubblico tedesco nella melina finale dei bavaresi.
4-0 a Monaco di Baviera ed addirittura 0-3 al Camp Nou.
Il Bayern Monaco ha passeggiato facilmente su un Barcellona a pezzi, lento, prevedibile, che in due gare non è riuscito praticamente mai a tirare in porta.
In un anno l'involuzione della meravigliosa creatura del tiqui-taca di Guardiola è stata pazzesca: con Messi non al meglio, la squadra cammina in campo.
Sbatteva contro i granitici tedeschi, che con passaggi elementari e triangoli veloci, arrivavano con una facilità irrisoria al tiro, favoriti da una difesa piazzata come la peggiore delle squadrette di provincia.
Questo Barcellona è stato di una lentezza esasperante, prova ne sia che nelle 6 partite tra ottavi, quarti e semifinali di Champions, ha vinto solo il ritorno con il Milan (4-0), ha impattato due volte nei quarti con il Psg (2-2 e 1-1) ed ha perso ben in tre occasioni, senza peraltro marcare reti (0-3 e 0-4 con il Bayern, 0-2 con il Milan).
Il tiqui-taca aveva un senso quando la squadra giocava molto alta, compatta, con questa fitta rete di passaggi molto precisi, atti ad imbambolare gli avversari, per poi, con una veloce accelerazione, arrivare a tu per tu con il portiere e segnare.
Ma se mancano le accelerazioni, e i passaggi diventano poco precisi, come contro il Bayern, ecco una squadra che fa possesso sino alla trequarti, ma che non ha la minima idea di come arrivare al tiro. E sono emersi, specie senza Messi, tutti i limiti di questa squadra: gli unici fuoriclasse ieri in campo erano Piquè, Xavi ed Iniesta. Gli altri, comprimari, gente che non fa la differenza, capeggiati da un inguardabile Cesc Fabregas, per proseguire con i vari Pedrito, Villa, Sanchez, Song, Dani Alves, e andando avanti con gli inadeguati Adriano e Bartra.
Senza la velocità, e senza Messi, il Barcellona diventa piccolo piccolo, una squadra come le altre, anzi, penalizzata dal saper giocare in una sola maniera, e neanche di fronte ad un ampio svantaggio, riusciva a lasciar da parte i tocchetti per arrivare al tiro in porta.
Dal passaggio al passeggio, è passato solo un anno, ma sembra un'eternità.