lunedì 29 aprile 2013

IL MIO CAGLIARI/ 34°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
IN RISERVA

Nella partita casalinga più esterna del campionato del Cagliari (Trieste è a 74 km da Udine), i rossoblù hanno perso 0-1 contro una buona Udinese, compatta ed aggressiva.
I sardi, sin dall'avvio erano in riserva, sia negli uomini che nell'impatto al match, che nella voglia di vincere. Mancavano Pisano, Cossu e Rossettini per infortuni ed acciacchi vari, Dessena ed Ekdal per squalifica: mezza squadra.
Ed una squadra dimezzata è quella che si presenta in campo, con i vari Perico, Casarini e ThiagoRibeiro che dimostrano tutti i loro limiti e spiegano meglio di ogni parola il loro status di riserva.
Una sola occasione da gol, vagamente da gol, con una girata di Astori su calcio d'angolo, in una partita facilmente condotta, dominata e portata a casa dall'Udinese, in formazione tipo.
0-1 che sta anche stretto ai friulani, data la traversa colpita con l'autore del gol, l'instancabile e velocissimo Pereyra, ed un'occasione colossale fallita da Di Natale.
Sul piano tattico, poche novità, se non sul finale, con un tentativo di 4-4-2/ 4-2-4 attuato da Diego Lopez, Pinilla e Nenè davanti, con Ibarbo e Avelar sulle fasce. Esperimento fallito, perchè la mediana formata da Conti e Nainggolan era troppo scollata dal quartetto offensivo ed in pratica non arrivavano mai palloni, se non alti, alle punte. 
Quando manca Cossu, produrre gioco diventa difficilissimo.
Pessima anche l'espulsione di Pinilla, meritata, per un eccesso di foga, probabilmente desideroso di assaporare in anticipo grazie alla squalifica, qualche domenica al mare.
Sconfitta consecutiva numero due, sconfitta indolore consecutiva numero due.
Si spera sabato, nell'anticipo veneto contro il Chievo, di invertire la tendenza, anche un pareggio basterebbe a spezzare questo andazzo, sinistramente simile a quello di tutte le ultime stagioni, con il Cagliari che alla fatidica quota 40 staccava la spina e si presentava in campo fornendo molli prestazioni balneari, che han fatto tanta beneficenza tra squadre bisognose di punti per scudetti, ingressi in Europa e permanenze in Serie A.

Pagelline: Agazzi 6; Perico 5, Ariaudo 5,5, Astori 5,5, Murru 6; Casarini 5,5 (57'Ibarbo 5), Conti 6, Nainggolan 6; ThiagoRibeiro 5 (68'Avelar 5); Pinilla 5, Sau 6 (78'Nenè 5).
Pulga-Lopez 5.

giovedì 25 aprile 2013

UNA CHAMPIONS PER PANZER?

Immagine tratta da ilsole24ore.com
Ha detto una volta Gary Lineker, grande attaccante inglese degli anni Ottanta, che "il calcio è uno sport semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine vincono i tedeschi." Questa sua teoria non ha sempre trovato delle conferme in anni recenti (soprattutto quando gli avversari della Germania eravamo noi italiani), ma ieri si è clamorosamente rivelata vera. La severa lezione di calcio impartita dal Borussia Dortmund al Real Madrid segue di appena ventiquattr'ore l'altra netta batosta subita dal Barcellona contro il Bayern Monaco nelle semifinali di Champions League. La doppia sfida tra Germania e Spagna, finora, non ha avuto storia, a Wembley già iniziano a preparare i vessilli tedeschi, perché una finale tutta teutonica è molto più che una probabilità in questo momento.
Dopo le tante, forse troppe parole della vigilia tra i tecnici Klopp e Mourinho, ieri come sempre è stato il campo a dire la sua, e l'ha fatto con un verdetto impietoso: questo Borussia è una squadra, il Real visto ieri sera proprio no. I giovani tedeschi non hanno minimamente sofferto la pressione di una sfida tanto importante e sentita, sono scesi in campo con la sfrontatezza e la voglia di chi sa che un'occasione del genere capita poche volte nella vita. Di fatto non c'è stata partita, l'organizzazione e la determinazione dei ragazzi di Klopp hanno fatto la differenza, e anche dopo il gol praticamente regalato agli avversari i gialloneri non si sono abbattuti, anzi hanno disputato un secondo tempo rabbioso prendendosi meritatamente la vittoria con un secco 4-1. Grandissima la prova corale della squadra, sugli scudi il regista di centrocampo Gundogan, l'inarrestabile esterno offensivo Reus e il centravanti Lewandowski, autore di tutte e quattro le reti. Se si esclude il portiere e capitano Weidenfeller, tutti gli altri giocatori in campo sono nati tra il 1985 e il 1992, e la maggior parte di loro viene dal vivaio del club o è stata acquistata a prezzo davvero basso. La politica intelligente della dirigenza renana ha portato una squadra in difficoltà e senza pretese alla ricostruzione e al sogno di una finale di Champions, un vero esempio per tutti coloro che amano il calcio. Per contro, il Real ha mostrato preoccupanti limiti di gioco, carattere e concentrazione, e se dopo il primo svantaggio ha comunque preso campo e cercato il pareggio, nella ripresa si è letteralmente sciolto davanti alla pressione indemoniata dei tedeschi. Ronaldo da solo non può fare miracoli, il portiere Diego Lopez ha tenuto in piedi la baracca con un paio di grandi parate, ma in difesa la coppia Pepe-Varane ha sofferto le pene dell'inferno, in mezzo al campo Xabi Alonso ha totalmente sbagliato partita, e in generale il Real ha dato l'impressione di puntare tutto solo sulle ripartenze, una tattica che come si è visto in Europa non paga. Ci vorranno un'altra squadra e una vera impresa martedì al Bernabeu, lo esigono il prestigio, la storia e i tanti soldi spesi per costruire quella che dovrebbe essere la migliore squadra del mondo. Finora gli spagnoli hanno sempre eliminato i tedeschi nei doppi confronti in Champions, e con tanto talento a disposizione il miracolo è ancora possibile.
Solo un giorno prima, come detto, avevamo assistito ad un'altra impressionante lezione di calcio, addirittura più netta se si analizza non solo il 4-0 secco del Bayern sul Barcellona, ma il modo in cui questo risultato è arrivato. I tedeschi hanno già in tasca la Bundesliga e sono in finale di Coppa nazionale, ma puntano chiaramente alla vittoria in Champions, obiettivo solo sfiorato negli ultimi anni. Dopo le prove di forza con Arsenal e Juventus, è toccato ai blaugrana assaggiare la voglia di successo e la determinazione dei bavaresi, padroni del campo per tutta la gara e mai messi in difficoltà dagli avversari. Il tiki-taka dei catalani non si è visto, il Bayern ha mantenuto il controllo del gioco e colpito a volte con facilità irrisoria, sfruttando la grande giornata di Muller, Robben e Ribery, giocatori stellari che se sono in giornata fanno sempre la differenza. Schweinsteiger e Martinez hanno surclassato il centrocampo avversario, annullando Xavi e Iniesta, mentre la difesa non ha concesso nulla a Messi e compagnia, con il portiere Neuer che non si è nemmeno sporcato i guanti. Heynckes sovrasta Villanova tatticamente, lo batte proprio in quello che doveva essere il suo pane quotidiano, aggressività e possesso palla, e forse pone la parola fine al lungo ciclo della squadra catalana, che ha portato tanti successi negli ultimi quattro anni. Il Barcellona è tornato quello di San Siro, che non tirava in porta nemmeno per sbaglio, in difesa ballava in maniera preoccupante e rischiava seriamente l'eliminazione. Allora prese due gol e riuscì a rimontarli in casa, stavolta ce ne vogliono cinque per andare avanti, e contro quella che appare una corazzata l'impresa sembra davvero impossibile. E intanto in Germania cominciano già a interrogarsi: servirà davvero Guardiola a una squadra così? Ai posteri l'ardua sentenza...
La Spagna ha una settimana intera per preparare la rivincita, caricarsi e dare il tutto per tutto nelle due sfide interne, la Germania nello stesso tempo studierà le contromosse ad ogni possibile "remuntada" e si aggrapperà probabilmente alla cabala: anche lo scorso anno Real e Barça, favorite per giocarsi la Coppa, giocarono l'andata in trasferta perdendola e in casa non riuscirono a ribaltare il risultato. Se davvero sarà così, se a Wembley sventoleranno solo bandiere tedesche il 25 maggio, allora questa volta la teoria di Lineker sulla superiorità della Germania nel calcio si sarà rivelata decisamente esatta.

mercoledì 24 aprile 2013

IL MIO CAGLIARI/ 33°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
ZERO PUNTI E DUE PUNTI
Bentornati al tempo delle pacche sulle spalle, dei complimenti e zero punti.
Ma stavolta è indolore. I 42 punti in classifica autorizzano a prendere con filosofia e senza troppa rabbia, la sconfitta del San Paolo contro i rivali storici del Napoli.
Una sconfitta che arriva al 92', con una palombella dello scugnizzo Insigne aiutata dalla deviazione di Perico, reo di marcarlo a due metri di distanza, il che è stata poi la causa della sventurata deviazione.
Le considerazioni principali da fare sono due, al netto dell'ottima partita disputata dal Cagliari.
Due punti, al netto degli zero rimediati in terra partenopea.
Uno. Astori. Si legge che Astori vale dai 10 ai 15 milioni. Ragioniamo obiettivamente: non li vale. Ha eleganza, è forte, fa degli anticipi e delle chiusure degne di un grande difensore.
Ma ha una pecca, gigantesca. Ed è incredibile come non se ne sia accorto nessuno.
Nelle partite importanti, sul finire delle gare, va in totale agitazione e panico. Specie contro le big, possiamo ricordare a spanne l'autogol all'andata contro l'Inter, o questo contro il Napoli, o l'espulsione contro la Juventus o il rigore procurato su Balotelli contro il Milan. Per non parlare il rigore del momentaneo 3-3 al 90' e oltre procurato contro il Torino, in quella rocambolesca partita poi vinta 4-3.
Sarà una mancanza di concentrazione o di freddezza, ma crea più danni che altro. Inaccettabile dopo oltre 130 match nella massima serie.
Il sottoscritto lo stima, è uno dei difensori più eleganti e puliti visti in maglia rossoblù, ma oramai ha il terrore delle sue ormai abituali disattenzioni nei minuti finali.
10 milioni o 12 o addirittura 15 sono tanti soldini. Una valutazione serena, sarebbe giusto farla.
Rossettini, valutato molto meno, dimostra di non essere assolutamente inferiore al collega e l'anno venturo potrebbe essere il leader della difesa sarda senza sfigurare.
Punto numero due. L'unica spiegazione che si dà della costante, assidua, sfibrante presenza in campo di Thiago Ribeiro è il tentativo di fargli segnare qualche gol, al fine di recuperare in estate almeno la metà dei 5 milioni gettati al vento per acquistarlo.
E' inguardabile, non ce la fa proprio, ha dei limiti enormi, giganteschi. E vederlo in campo nell'ultimo mese, a discapito del fortissimo Sau (meravigliosa la sua rete al Napoli, alla Zola), relegato sempre tra le riserve, è un insulto a chi capisce di calcio. Si spaccia la sua presenza in campo in virtù della duttilità tattica, in quanto può fare l'ala sinistra, il trequartista o la seconda punta. Ma il nocciolo è che fa tutto male, che poi non gioca neanche male o svogliato, pare proprio non esser bravo. Si vede che si impegna, ma ha dei limiti colossali. Fa quasi rimpiangere Larrivey. E qui mi fermo.

Pagelline: Agazzi 6; Perico 5,5, Rossettini 6 (46'Ariaudo 5,5), Astori 5,5, Murru 6,5; Dessena 6, Nainggolan 6, Ekdal 5,5; Nenè 5,5 (57'Cabrera 6), Ibarbo 7, ThiagoRibeiro 5 (69'Sau 7).
Pulga-Lopez 6.

BONUS FINITI

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
La sfortuna colossale, epocale, mondiale non può essere una giustificazione valida.
La Ferrari in questo 2013 ha messo in pista una gran macchina, potenzialmente se non da vittoria, da podio in ogni Gp. 
Ma su 4 appuntamenti del Mondiale, siamo già a segnare uno zero e un quasi zero (4) alla voce punti. E passi per la cavolata gigantesca della Malesia, quando con un ala strisciante non si è rientrati al box nel momento giusto, ma ora ci si mette anche l'affidabilità, come successo domenica in Bahrain, con un guasto al sistema Drs nei primi giri della gara che ha costretto Alonso a una doppia sosta ai box, senza peraltro riparare il guasto.
Il ragionamento è semplice: la scorsa stagione si è rimasti in lizza sino all'ultima gara con una vettura sì nettamente inferiore, ma le gare in cui non si è segnato punti sono state in totale due: Spa con lo strike di Grosjean ed il Giappone con la tamponata a Raikkonen. Gare su cui si è recriminato tantissimo, visto poi lo scarto finale di 3 punti dal solito Vettel.
Immagine tratta da formula1.com
Qui la Red Bull di Vettel, pure nei suoi fantomatici problemi di consumo gomme, ha vinto già la metà dei Gran Premi e negli altri due ha marcato un 3° ed un 4°.
Per chiarire, lo scorso anno la vittoria numero 2 di Seb arrivò solo in Settembre, in corrispondenza del risveglio rabbioso della Red Bull, che da lì alla fine sfoderò una vettura nettamente più veloce della concorrenza.
La Red Bull è partita subito forte, e anche la Ferrari, ma ci si trova sotto già di ben 30 punti, il che suona già come un enorme campanello d'allarme. 
L'anno scorso si era stati superlativi nel massimizzare ogni punto disponibile rispetto ai limiti evidenti della vettura messa in pista, ma quest'anno in entrambe le gare sfortunate, si poteva chiudere ad occhi chiusi sul podio.
Urge cattiveria e determinazione, la sveglia sta già squillando, i bonus sono stati già bruciati, e non bisognerà lasciare altri punti per strada, perchè questa Red Bull è diventata uno squadrone, e se arriveranno altri step evolutivi, diventerà presto imprendibile oltre che in pista, anche in classifica.

PS. Si parla di Red Bull e Ferrari intendendo le vetture di Vettel ed Alonso, perchè il buon Webber e il pallido Massa non sono proprio in lizza. Per nulla. Non si vedono mai se non nelle retrovie, quasi come fossero un peso ed un imbarazzo per entrambe le squadre.

Pagelline: 1°Vettel 10; 2°Raikkonen 9; 3°Grosjean 8,5; 4°DiResta 9; 5°Hamilton 6,5; 6°Perez 7,5; 7°Webber 5; 8°Alonso 7,5; 9°Rosberg 6; 10°Button 6; 11°Maldonado 7; 12°Hulkenberg 6; 13°Sutil 6; 14°Bottas 5,5; 15°Massa 6; 16°Ricciardo 5; 17°Pic 7,5; 18°Gutierrez 4; 19°Bianchi 6; 20°Chilton 6; 21°Van der Garde 5; RIT.Vergne 5.

sabato 20 aprile 2013

TANTA SABBIA E POCO CHAMPAGNE

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
Dalla sabbia sabbiosa del Bahrain spunta l'incomodo. Il bello. Leo (Di Caprio) per i meccanici, Nico Rosberg per i comuni mortali.
Il biondino firma la pole numero due in carriera. L'altra pole risale alla Cina 2011, unico successo del tedesco, quindi butta sul tavolo un 100% nel rapporto tra partenze al palo e vittorie.
Posto d'onore per Vettel, che si becca 2 decimi, terzo Alonso a 3 decimi.
Nico regola di ben 4 decimi il compagno di box Lewis Hamilton, che verrà penalizzato di 5 posizioni in partenza per la sostituzione del cambio. E' la sua occasione per alzare la voce in seno alla Mercedes: Rosberg scatterà 1° e Hamilton 9°.
Il buon calimero Webber, invece retrocede di 3 posizioni per il crash con Vergne di settimana scorsa e partirà, sarà difficile vedere scintille ravvicinate con Vettel, però la speranza è l'ultima a morire.
Immagine tratta da formula1.com
Dei penalty vari ne beneficia il pallido Massa, che si cucca quasi un secondino, ma domani sarà al via al fianco di Alonso, , ma sul lato sporco della pista.
Raikkonen svogliatamente disperso nei meandri della griglia, solo 8°, potrebbe giocarsi una strategia di gomme particolare domani. E così Button, che festeggia il 10° in qualifica come una pole. Tanto per chiarire il livello odierno della McLaren.
Per la gara sono messi benissimo Vettel e Alonso, con Nando che potrebbe scattare benissimo dalla parte pulita della pista e far un sol boccone di Seb, aspettare il calare delle gomme di Rosberg e andare a vincere su un tappeto di sabbia rossa.
Attenzione a Raikkonen, che quando sembra addormentato (a volte) spesso si sveglia.
Anche se cinque podi su sette apparizioni in Bahrain probabilmente, l'hanno convinto che non vale più la pena sbattersi più di tanto per arrivare tra i tre premiati: infatti sul podio non si brinda con reale champagne, ma con una specie di succo di frutta, in rispetto alle leggi coraniche.
Povero Kimi, tutti sanno che è lo champagne la motivazione principale per i suoi tanti podi, ma arrivare tra i tre e non brindare con vere bollicine è troppo svilente per lui!

Pagelline: 1°Rosberg 10; 2°Vettel 8;  3°Alonso 7; 4°(9°)Hamilton 5,5; 5°(7°)Webber 6; 6°(4°)Massa 5; 7°(5°)DiResta 7; 8°(6°)Sutil 7; 9°(8°)Raikkonen 4,5; 10°Button 6,5; 11°Grosjean 5; 12°Perez 5,5; 13°Ricciardo 6,5; 14°Hulkenberg 6; 15°Bottas 7; 16°Vergne 6; 17°Maldonado 5; 18°(22°)Gutierrez 5; 19°(18°)Pic 7; 20°(19°)Bianchi 6,5; 21°(20°)Van der Garde 5,5; 22°(21°)Chilton 4,5. 

giovedì 18 aprile 2013

PLAYOFF NBA: IL MOMENTO DEI VERI CAMPIONI

Immagine tratta da nbaloud.com
Con le ultime partite disputate questa notte, e ancora un po' scossa per il terribile attentato di Boston, si chiude la stagione regolare della NBA, che anche quest'anno ha appassionato migliaia di spettatori in America e in tutto il Mondo. Non sono mancate come sempre le sorprese e le delusioni, alcune squadre hanno stupito i critici ottenendo risultati decisamente inattesi, altre invece sono andate molto al di sotto delle aspettative iniziali. Sabato sera inizieranno i playoff, la parte decisamente più interessante di questo campionato, quella in cui i campioni si mettono davvero in mostra e il titolo viene finalmente assegnato. Facciamo una panoramica della situazione nelle varie Conference, vedendo quali sono le favorite in base agli accoppiamenti, alla condizione fisica e all'andamento dell'anno.
EASTERN CONFERENCE
Miami Heat - Milwaukee Bucks: In teoria questa è la sfida meno equilibrata dei playoff. I campioni uscenti di Miami hanno il miglior record in assoluto, il roster più completo e un Lebron James che dopo aver vinto il titolo sembra essersi tolto un peso enorme e gioca con incredibile sicurezza. Per i Bucks dell'ex Roma Jennings sembra davvero un'impresa impossibile, già vincere una gara sarebbe un'impresa. Pronostico: 4-0 Miami.
Brooklyn Nets - Chicago Bulls: La stagione ha detto che, nonostante la classifica, i Bull di Belinelli sono più forti dei neonati Nets. I playoff come sempre possono dire un'altra cosa, anche perché Brooklyn vuol diventare presto una grande della NBA e Chicago non sa ancora quando potrà contare sulla sua stella Derrick Rose, fuori per un infortunio al ginocchio e da ormai un mese in procinto di rientrare. Sfida equilibrata, Chicago leggermente favorita. Pronostico: 4-2 Chicago.
Indiana Pacers - Atlanta Hawks: Anche qui in teoria non ci dovrebbero essere molti dubbi su chi otterrà il pass per le semifinali di Conference. Indiana ha giocato un'ottima stagione, ha uomini molto pericolosi e duri sotto canestro e tutta l'intenzione di giocarsi il titolo a Est. Atlanta è una buona squadra ma non sembra decisamente in grado di impensierire questi Pacers. Pronostico: 4-1 Indiana.
New York Knicks - Boston Celtics: La sfida con maggior fascino a Est, tra due squadre storiche della NBA e piene di talento ed esperienza. New York ha disputato una grande annata con coach Woodson, Carmelo Anthony ha giocato il suo miglior basket di sempre, l'esperienza dei vari Chandler, Kidd, Smith e Stoudemire può portare molto lontano, nonostante alcuni guai fisici. Boston è stata martoriata dagli infortuni, ha perso Rondo fino a fine anno e ha i suoi grandi vecchi Pierce e Garnett acciaccati, ma molte volte ha risposto con il carattere nei momenti più difficili, e non getterà facilmente la spugna. Serie in equilibrio, leggera preferenza per i Knicks. Pronostico: 4-2 New York.
WESTERN CONFERENCE
Oklahoma City Thunder - Houston Rockets: I migliori a Ovest si trovano subito contro l'ex dal dente avvelenato James Harden, loro stella fino alla scorsa estate e adesso faro di Houston. Durant e Westbrook hanno in mente una sola cosa, il titolo NBA, e i Rockets non sembrano un ostacolo in grado di rallentare la loro corsa. Serie che non dovrebbe essere molto equilibrata, si prevede una vittoria abbastanza agevole per i Thunder. Pronostico: 4-1 Oklahoma.
Los Angeles Clippers - Memphis Grizzlies: Quella che una volta era la seconda squadra di Los Angeles oggi si presenta ai playoff per fare la voce grossa, anche se l'avversario è di quelli tosti. La scorsa stagione Chris Paul trascinò i Clippers al successo contro Memphis, quest'anno il roster dei losangelini ha aggiunto esperienza e decisione, di contro i Grizzlies puntano molto sul loro gioco di squadra e non nascondono grandi ambizioni. Serie molto incerta, il fattore campo potrebbe essere decisivo. Pronostico: 4-3 Clippers.
Denver Nuggets - Golden State Warriors: Serie sicuramente spettacolare tra due squadre che amano il gioco offensivo e le gare con tanti punti. Denver in casa è quasi imbattibile, nonostante la perdita di Gallinari viaggia ad alte medie e parte con i favori del pronostico. Golden State si affida ai tanti punti nelle mani di Curry e Thompson, la miglior coppia di tiratori da 3 della NBA, ma non dovrebbe bastare per vincere. Pronostico: 4-2 Denver.
San Antonio Spurs - Los Angeles Lakers: Altro scontro tra formazioni storiche, una che nonostante il passare degli anni continua a stupire, l'altra partita con ben altre aspettative e perennemente sull'orlo di una crisi di nervi. Trascinati dagli immortali Duncan e Parker e pur privi di Ginobili, gli Spurs hanno fatto ancora una grande stagione, forse l'ultima per questi veterani in cerca di un altro titolo. I Lakers hanno cambiato allenatore, perso la stella Kobe Bryant fino a metà della prossima stagione e acciuffato i playoff solo all'ultimo respiro, nonostante un roster in apparenza fortissimo. Tra Popovich e D'Antoni ci sono sempre state sfide interessantissime, ci potrebbe essere grande equilibrio, ma i texani partono favoriti. Pronostico: 4-2 San Antonio.
Titolo e premi finali: Inutile dire che i favoriti al successo sono i Miami Heat, decisamente superiori agli altri per buona parte della stagione e decisi a bissare il titolo dello scorso anno. Gli avversari più credibili a Ovest sembrano i Thunder, mentre ad Est gli unici in grado di impensierirli sono forse i Knicks. Probabile una finale Miami - New York a Est, con i Pacers eventuali outsider, più incerta la situazione a Ovest, ma Oklahoma - San Antonio resta la sfida più accreditata. Occhio a Denver, che può sorprendere tutti, mentre è difficile che i martoriati Lakers sorprendano tutti in questi playoff. In una eventuale finale Miami - Oklahoma, sarà ancora decisivo il rendimento delle due superstar, Lebron e Durant, ma altrettanto fondamentale risulterà l'aiuto delle altre stelle delle squadre, più che mai importante nell'assegnare il titolo la scorsa stagione. Il titolo di MVP dovrebbero giocarselo Lebron James e Carmelo Anthony, che quest'anno è già stato capocannoniere e ha espresso il suo miglior basket, con Kevin Durant alternativa meno probabile. Speriamo anche in un bel playoff da parte del nostro Belinelli, unico italiano rimasto dopo gli infortuni di Gallinari e Bargnani.

lunedì 15 aprile 2013

IL MIO CAGLIARI/ 32°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
LA SICUREZZA DI SAPER COSA FARE

Un Cagliari coriaceo e concreto ha la meglio su un'Inter che di grande squadra ha solo più il blasone del suo nome. 2-0, e a poco servono le recriminazioni sul rigore dubbio concesso a Pinilla dal sig. Celi. L'Inter infatti, una volta subita la rete del vantaggio sardo, si squaglia come neve al sole, nessuna reazione anzi, un crollo verticale che poteva portare un passivo ben più ampio. E far passare questa sconfitta come "un dominio per un'ora", o "partita condizionata da un errore arbitrale", come sta avvenendo, è sempre il solito tentativo mediatico di togliere le colpe (evidenti) di un allenatore totalmente nel pallone.
L'Inter non esiste, basta un Cagliari sottoritmo e attento per vincere a mani basse, dominando la ripresa.
L'inesperto e arrogante Stramaccioni dà sempre la colpa gli infortuni, agli arbitri, ai pali, alla sfortuna e mai a sè stesso. L'Inter non ha lo straccio di un gioco, difende malissimo e attacca solo con sortite singole e giocate estemporanee dei suoi giocatori migliori.
E Stramaccioni sembra stia giocando a Football Manager, il gioco manageriale di calcio più famoso, cambiando schema ogni due partite e mettendo Samuel centravanti nella mezz'ora finale. E un ex allenatore della Primavera che preferisce schierare in attacco Walter Samuel a discapito di un giocatore di ruolo delle giovanili nerazzurre, deve far riflettere sulla confusione che attanaglia l'incerottata e mal costruita squadra nerazzurra.
Lopez, al confronto con il più reclamizzato tecnico romano, sembra di un altro pianeta. Plasma l'undici che manda in campo sulla squadra avversaria, e con la mossa di Pinilla per Dessena, dà più profondità al tridente, che sfonda al cospetto di una difesa immobile e poco reattiva.
L'Inter piange e conquista i titoloni per il rigore su Pinilla, ribadiamo molto generoso, ma dovrebbe piangere e piangersi addosso per il secondo gol. Roba da scapoli contro ammogliati: a difesa schierata, Pinilla avanza entrando letteralmente in porta, senza trovare un avversario che gli si fa incontro. Ed Ibarbo ha ridicolizzato i vari Juan Jesus, Silvestre ed Alvaro Pereira, gente acquistata per decine di milioni complessivi, che sembra ora gente inadatta alla Serie A.
E dire che la formazione titolare schierata dal Cagliari, sembrava partorita da Stramaccioni stesso. Sedevano in panchina, infatti, Sau e Pinilla, e dopo 5 minuti si è rotto Cossu.
Nainggolan, poi, era squalificato.
Tre tra i migliori uomini offensivi della squadra isolana, che andavano così a pareggiare le defezioni di Milito, Cassano e Palacio dell'Inter. ThiagoRibeiro- Cabrera- Ibarbo, questi i tre uomini più avanzati del Cagliari, a dispetto dei tanto reclamizzati Guarin- Alvarez- Rocchi, non hanno sfigurato. E così Cambiasso- Gargano- Kovacic non sono sembrati tanto migliori di Dessena- Conti- Ekdal. In difesa poi, si schierava Murru, classe '94, e Perico, che non giocava da mesi.
Contro questo Cagliari, l'Inter senza 3-4 titolari, avrebbe comunque potuto e dovuto vincere, dominare, chiudere gli avversari. Come avrebbe sicuramente fatto la Juve, o il Milan.  Specie perchè non si giocava neppure a Cagliari, ma al solito in giro per l'Italia. Ricordiamoci anche come il 4-2-3-1 di Spalletti alla Roma, uno dei migliori sistemi di gioco degli ultimi dieci anni italiani, con Totti centravanti, nacque dalle defezioni offensive della squadra giallorossa. 
La serenità e la mentalità fanno la differenza, la sicurezza di saper cosa fare, come giocare. Senza improvvisare di partita in partita.

Pagelline: Agazzi 6; Perico 6, Rossettini 6,5, Astori 6,5, Murru 7; Dessena 6,5 (57'Pinilla 7,5), Conti 5,5, Ekdal 6 (86'Casarini sv); Cossu sv (7'Cabrera 7); ThiagoRibeiro 5,5, Ibarbo 6,5.
Pulga-Lopez 7.

domenica 14 aprile 2013

UN ANNO DOPO, CIAO PIERMARIO!

Immagine tratta da mondoinformazione.com
E' già trascorso un anno da quel triste pomeriggio in cui il tuo cuore ti ha tradito, e la tua vita ancora così giovane si è spezzata. Eri un ragazzo come tanti altri, un mio coetaneo, avevi avuto un'infanzia dura e difficile ma avevi sempre affrontato la vita con il sorriso. Tra i piedi il pallone, il tuo amico più grande, che ti accompagnava fin da piccolo, nella tua Bergamo, quando iniziavi a capire cosa fare un giorno. L'inizio nell'Atalanta, poi Udine e l'Europa, l'Under 21 azzurra, cominciavi ad essere una nuova promessa del calcio, ma restavi un ragazzo semplice, normale. Neanche il lungo girovagare nei campi italiani ti aveva fermato, a Livorno cercavi la tua dimensione definitiva, la grande occasione per entrare nel calcio che conta. Poi, quel 14 aprile, il destino ha deciso di giocarti un ultimo, tristissimo scherzo. Il tuo cuore non ha retto allo sforzo, te ne sei andato facendo quello che avevi sempre amato, con quel pallone che a lungo ti aveva accompagnato nella tua infanzia. Avevi 26 anni e tanta voglia di fare. Tutti in Italia e in Europa hanno pianto per te, per la tua giovane vita che si è interrotta in un modo tanto crudele, e stanno facendo di tutto per non dimenticarti. A Pescara, lì dove te ne sei andato, hanno dato il tuo nome alla curva ospiti, ieri i tuoi compagni livornesi hanno vinto per te e sognano la serie A anche in tuo nome. Tutte cose molto belle, ma sarebbe stato ancora più bello se tu fossi qui con noi a godertele. Ciao Moro, ci manchi!

ROMBO DI PAGELLA/ 3°T.

Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su befunky.com
10 a Fernando Alonso e la sua Ferrari. Finalmente veloci in qualifica e con un ottimo passo di gara. 10 come i 10 secondi che infligge all'immediato rivale in classifica. Una bella e convincente vittoria, come non si vedeva da tempo. Cresce il rammarico per la Malesia, dove comunque, qualche bel punto si poteva portare a casa. #1.
9 a Kimi Raikkonen. Perchè la Lotus non sembrava un missile e la porta in prima fila, ed al posto d'onore anche in gara. A dire il vero parte alla moviola, e si rompe il muso contro il posteriore di Perez, ma guida come se la vettura non avesse alcun danno. In tre gare è secondo nel Mondiale, molto regolare come sempre. #2.
8 a Lewis Hamilton. Dà un pò l'amaro in bocca partire primi ed arrivare terzi, però ricordiamoci dove fosse la Mercedes lo scorso anno. Non riesce a superare Raikkonen sul finale di gara, ma anche lui porta a casa tanti punti, che lo tengono nel gruppo di testa del Mondiale. #3.
7 a Seb Vettel. Segue la tattica preparatagli da box. Ma così è castrato. Costretto a non fare il giro di qualifica e a preservare gli pneumatici per 52 dei 56 giri della gara. Solo negli ultimi 4 giri del weekend si è sentito un pilota di F1 e non un pilota di gare di durata. E' un peccato, anche perchè non si è capito il suo reale valore in questo Gp. #4.
9 a Jenson Button. Con questa McLaren non si poteva fare di meglio. La porta nella Q3, e riesce a mettersi dietro una Ferrari e una Lotus. Fa valere esperienza e sensibilità di guida, facendo una sosta in meno degli altri. #5.
4,5 a Felipe Massa. Se alla prima curva era 3° subito dietro ad Alonso, non si capisce come, con la stessa tattica di gara, chiuda 6° a 40 secondi. Solita gara dove parte bene e perde inesorabilmente terreno. Unica nota positiva i 30 punti in graduatoria, roba che l'anno scorso per arrivarci ci ha messo 12 gare. #6.
9 a Daniel Ricciardo. L'italo australiano porta l'italo austriaca Toro Rosso ad uno strepitoso 7° posto. Sia in qualifica che in gara. Magnifico. Bastona il compagno di squadra e mette nel mirino il posto da seconda guida in Red Bull. Auguri. #7.
7,5 a Paul DiResta. L'inglese mostra che la Force India è una buona vettura, che sinora ha raccolto meno di quanto meritasse. Gara consistente e regolare. #8.
4 a Grosjean. Non pervenuto. Anzi, si nota perchè in questa stagione, memore dei disastri del 2012, quando qualcuno prova a passarlo lui risponde "Prego, si accomodi". #9.
6,5 a Nico Hulkenberg. Conduce una gara di testa nella prima parte di gara, scompare inspiegabilmente nella seconda, chiudendo con un misero punto. Ma la Sauber quest'anno corre con un solo pilota. Gutierrez è troppo acerbo e lento. #10.
Gli altri: #11°Perez (5,5), #12°Vergne (5), #13°Bottas (6), #14°Maldonado (5), #15°Bianchi (6,5), #16°Pic (6,5), #17°Chilton (5), #18°VanDerGarde (5), RIT. Rosberg (5), Webber (sv), Sutil (6), Gutierrez (4).

Classifica: 52Vettel, 49Raikkonen, 43Alonso, 40Hamilton, 30Massa.
78RedBull, 73Ferrari, 60Lotus, 52Mercedes, 14McLaren.

IL CAMPIONE E IL GREGARIO

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificato su befunky.com
Non è un caso se nelle prime 5 posizioni del Gp della Cina si classificano i 5 Campioni del Mondo. La differenza tra campioni e gregari è più evidente qui che altrove, in questa gara cervellotica, che al confronto il Sudoku è facile come bere un bicchier d'acqua.
Fernando Alonso va a vincere il suo 31° Gp in carriera, e forse per la prima volta da quando corre in rosso, la vettura è stata all'altezza del suo pilota. La Ferrari più bella e convincente degli ultimi anni, una vittoria mai stata in discussione, un gran passo, una grande gestione degli pneumatici. Un campione al volante, che stacca di 40 secondi il solito e abulico Felipe Massa.
Immagine tratta da formula1.com
Kimi Raikkonen si piazza 2°, partenza da dimenticare, ma ritmo-gara molto consistente. Dopo un giro incredibile in qualifica, riesce a raggiungere la piazza d'onore tenendo a bada Hamilton, nonostante un buco davvero evidente sul musetto, causato da una tamponata a Perez, che l'ha chiuso in maniera poco ortodossa. E Grosjean? A 43 secondi di ritardo. Non lo si vede mai.
Lewis Hamilton, 3°, porta per la seconda gara consecutiva la Mercedes sul podio. Non riesce a difendere la pole dall'assalto di Alonso e viene sopravanzato anche da Kimi al pit stop. Però sta facendo grandi risultati, sempre consistente e pericoloso. La Mercedes sembra, finalmente, una buona vettura. Rosberg invece si ritira, ma sino all'abbandono non esiste nella gara, condotta sempre nelle retrovie. Manca dell'istinto del killer, del campione. E la differenza di punti con Hamilton comincia ad esser importante.
Vettel si classifica 4°. Ma con l'amaro in bocca. Stavolta fa il bravo soldatino e obbedisce al muretto Red Bull, abortendo il tentativo in qualifica, e tentando una strategia molto (e forse troppo) fantasiosa. La tattica delle gomme soft negli ultimi 5 giri finali non paga, ed era consigliata per vetture poco performanti. Nessuno ha idea di dove fosse questo weekend la Red Bull, anche perchè Webber è vittima della sua scuderia. Infatti l'australiano è costretto a partire ultimo causa troppa poca benzina nel serbatoio, ed in gara gli terminano la frittata non avvitandoli una gomma. Dopo i fatti della Malesia, è tutto sin troppo sospetto.
Infine Jenson Button porta la McLaren più lenta delle ultime gare ad un ottimo 5° posto, con una strategia a 2 soste. L'inglese gestisce le gomme perfettamente, con talento ed esperienza.
Il messicano Perez sta sparendo al suo confronto: oggi è fuori dai punti a 28 secondi dal compagno di box.
Alla fine, il Campione paga. E il gregario ne paga le conseguenze.

sabato 13 aprile 2013

PROVE DI GARA

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
10 ad Hamilton e Raikkonen. Tiran fuori un giro perfetto, a dimostrazione che il talento viene sempre ripagato e anche in questa F1 da rompicapo, fa la differenza. Notevole la prestazione di entrambi, che nell'unico giro disponibile nella Q3 con le gomme morbide di pastafrolla, vanno a prendersi la prima fila.
Hamilton (pole 27 in carriera) nel suo 1'34'4 mostra una Mercedes che va sui binari, pulitissima, e si candida prepotentemente alla vittoria. Raikkonen mette giù un giro sorprendente, per una Lotus non così performante per tutto il weekend. Ora tutti lo temono per la sua capacità di preservare i pneumatici durante la gara.
6,5 ad Alonso, si piazza terzo, ma per le libere di ieri e di oggi, era il favorito per la pole. Non sembra fare grossi errori nel giro buono: forse gli altri si erano un pò nascosti. Ma per la gara è messo benissimo, ha un gran passo. Se la può giocare sicuramente. Lui sente di poter vincere. E di solito lo spagnolo si sbilancia pochissimo.
Immagine tratta da formula1.com
5 generale alla barrichellizzazione dei gregari. Rosberg (4°) al solito errorino all'ultimo giro becca 4 decimi da Hamilton, Massa (5°) prende solo 2 decimi da Alonso, ma anche per lui la sensazione era di poter far meglio e Grosjean (6°) ne incassa 6 da Kimi. I rapporti di forza all'interno di queste scuderie sono ben definiti.
Capitolo Red Bull. sv per Vettel e Webber. L'australiano, tanto per evitare problemi di battaglie interne, rompe (toh, guarda caso...) la macchina in Q2, e partirà 14°. Problema risolto.
A Vettel viene chiesto di qualificarsi in Q3 con le gomme dure, causa strategia di gara, per avere una prima parte di gara lunga almeno il doppio degli avversari. Stavolta il biondino obbedisce e si qualifica 9°, senza un giro cronometrato.
Gli altri, Ricciardo clamoroso 7° si merita un 8,5, la McLaren dà lenti segnali di risveglio: strategia di gomme dure in Q3 per Button (6,5) che partirà 8°, mentre Perez (5) scatterà 12°.
Ma è ancora in crisi. 
Voti anche per gli altri: 10°Hulkenberg 6,5, 11°DiResta 6, 13°Sutil 6, 15°Maldonado 6, 16°Vergne 5, 17°Bottas 5,5, 18°Gutierrez 4,5, 19°Bianchi 7, 20°Chilton 6, 21°Pic 6, 22°VanDerGarde6.
Le gomme Pirelli di marzapane (5) producono uno spettacolo che somiglia a un brodino tiepido: nella Q3 tutti aspettano i 3 minuti finali per scendere in pista, e ben 3 piloti rinunciano a marcare un giro significativo per preservare gli pneumatici più duri. Poco spettacolare e molto tattico e cervellotico. Magari il miglior compromesso sarebbe fare una Q2 con le gomme per la prima parte di gara e una Q3 con benzina minima e gomme da qualifica. Ma ora ci teniamo questo Gp della Cina, dove Hamilton, Raikkonen e Alonso sono favoriti, ma Vettel dopo 5-6 giri sarà in testa e potrà sparigliare le carte. 

giovedì 11 aprile 2013

CHAMPIONS, AUF WIEDERSEHEN!

Immagine tratta da repubblica.it
Si era detto che per ribaltare il pesante 0-2 dell'andata sarebbe servita un'altra Juventus, completamente diversa da quella vista in Germania. Qualcosa di meglio si è oggettivamente visto, ma a conti fatti rimane la sensazione della gara di andata: questo Bayern Monaco era un avversario troppo forte e fuori portata. La grinta, la voglia di fare e la spinta di un meraviglioso Juventus Stadium non sono bastate ad annullare questo gap, a cancellare la differenza di qualità che ad oggi separa di molto le due squadre. 
I tedeschi hanno giocato meglio, non hanno corso quasi nessun rischio, la porta di Neuer rimane inviolata nel doppio confronto, Buffon invece torna a casa con quattro gol di quattro giocatori diversi sul groppone. La foga agonistica tanto voluta da Conte si è spenta lentamente di fronte all'ottimo possesso palla della squadra di Heynckes, che rallentava il ritmo quando la Juve sembrava trovare un po' di abbrivio e lo alzava all'improvviso per cercare di colpirla in contropiede. Robben e Ribery sono signori giocatori, hanno fatto vedere più di una volta che quando cambiano passo sono di un altro livello, i tanto millantati difensori bavaresi hanno retta senza eccessiva fatica ai tentativi di affondo bianconeri, in attacco Gomez e Pizarro fanno panchina, il che è tutto dire sull'ampiezza della rosa a disposizione. Di contro la Juve non è mai riuscita ad imporsi a centrocampo, in attacco ha fatto il solletico ai tedeschi e al netto delle due gare ha tirato sì e no quattro volte in porta, davvero una miseria se si voleva sperare di far breccia nella difesa bavarese. Poco altro da aggiungere, il Bayern è davvero una signora squadra e merita di essere tra le prime quattro d'Europa e di giocarsi la coppa con le grandi orecchie.
La Juventus conclude la sua esperienza europea con un bilancio ugualmente positivo, è tornata ad assaporare il calcio che conta dopo una lunga assenza e ha dimostrato di potersela giocare contro molte avversarie. Ora però bisognerà interrogarsi su molte cose, a partire dal mercato che è stato fatto e che è necessario fare per rinforzare la squadra e portarla davvero a livello delle migliori al Mondo. Non basta essere superiori in Italia per pensare di essere già arrivati in alto, non basta qualche buona riserva per diventare più forti, ci vogliono i campioni veri, e bisogna dire che quest'anno a Torino non se ne sono davvero visti. L'unico che sembra avere le carte in regola per diventare un ottimo giocatore è Pogba, che paga un po' di inesperienza però ha fatto vedere più volte di non temere la pressione e i grandi palcoscenici. Per il resto, poche luci e qualche ombra di troppo dai nuovi arrivati all'ombra della Mole. Asamoah e Isla, arrivati insieme da Udine, non stanno rendendo come ci si aspettava, soprattutto il secondo non si avvicina nemmeno al giocatore ammirato fino alla scorsa stagione in Friuli, mentre il primo era partito bene ma da gennaio a oggi, complice anche la Coppa d'Africa, è notevolmente calato. In attacco, il ritorno di Giovinco non ha sortito gli effetti sperati, la Formica Atomica non riesce proprio ad entrare nel cuore dei tifosi, e soprattutto in Europa paga la differenza di fisico con gli avversari, e in questi casi o hai la tecnica di Messi oppure non vai da nessuna parte. A tutto ciò aggiungiamo il caso Lucio, arrivato quest'estate come grande rinforzo per la difesa e lasciato andare già a dicembre perché non ritenuto utile, e i due desaparecidos Bendtner e Anelka, tuttora dispersi da qualche parte tra le tribune dello Juventus Stadium. Si era parlato per molti mesi di Van Persie, un giocatore che più che mai avrebbe fatto la differenza in Europa e sarebbe stato congeniale al gioco di Conte per le sue caratteristiche. Se ad aprile devi puntare su Padoin, Quagliarella, Matri e Giaccherini vuol dire che obiettivamente c'è bisogno di fare ancora molti aggiustamenti alla rosa. Adesso rimane un campionato da vincere per continuare il nuovo ciclo, e per potersi concentrare davvero sulla Champions League, dopo averla riassaporata quest'anno dopo un lungo digiuno.
Chiudiamo con una panoramica generale su quelle che saranno le semifinali di quest'anno, e che parleranno tedesco e spagnolo. Oltre al Bayern, sono rimaste a contendersi il trofeo il Borussia Dortmund, il Real Madrid e il Barcellona. Possibili tutti gli incroci, con sfide da brivido come i due derby iberico e teutonico o un Real-Bayern rivincita della semifinale dello scorso anno. Delusione per il calcio inglese, che ha perso tutte le sue formazioni già negli ottavi di finale, e non potrà veder rappresentati i suoi colori nella finale di Wembley. Una finale che anche quest'anno, purtroppo, non parlerà italiano.

martedì 9 aprile 2013

IL MIO CAGLIARI/ 31°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
THIAGO RIBREZZO

Ormai il Cagliari ci ha abituato troppo bene.
Con una sola sconfitta nelle ultime 12 partite, si ha pure l'amaro in bocca per un pareggio esterno al Cibali di Catania.
Contro la rivelazione del torneo, che in casa prima del match contro il Cagliari ha totalizzato 10 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte, si impatta 0-0.
E l'amaro in bocca è dato dall'occasionissima sprecata da Thiago Ribeiro nel finale di match, con un contropiede alla disperata che lo porta a tu per tu con l'estremo difensore etneo Andujar.
Il prode brasiliano si ricorda della proverbiale fantasia carioca nel modo più assurdo possibile. 
A tu per tu con il portiere poteva piazzarla all'angolo, saltare il portiere con un morbido tocco sotto, o anche tirare di potenza. Ma lui no, lui è fantasioso.
Davanti al portiere decide di usarlo come birillo, palla a destra, Thiago che passa a sinistra e birillo-portiere in mezzo. Bella idea, divertente, peccato che appena alle spalle Ribeiro avesse un difensore catanese, che seguendo la traiettoria della palla, sceglie di andare a destra, facendo meno strada del brasiliano, ed anticipandolo facilmente. Con birillo Andujar che si gustava la scena.
Da brividi. Da imprecazioni. Da chiedersi come diavolo si possa sempre scegliere di presentarlo in campo. E questo errore talmente brutto e assurdo, arriva quasi ad offuscare un pareggio esterno al Cibali che è un risultato assolutamente positivo.
L'altro osservato speciale, Cabrera, gioca un'ora nè carne nè pesce, bravino, leggerino, ma niente più. A 26 anni ci si aspettava un giocatore già pronto, ed invece sembra un ragazzino della Primavera con qualche spunto appena catapultato in prima squadra.
Ora a 39 punti, con una squadra collaudata, non sarebbe il caso di provare qualche giovane di casa invece di dar fiducia ai soliti noti? 
Difficile trovare un calciatore peggiore di Thiago Ribrezzo, dopo due anni possiamo dirlo.
Bisognava andare sino in Brasile a prenderlo? Memori dei fiaschi stranieri degli ultimi anni, non sarebbe stato meglio pescare dei giovani dalla B, come ai tempi di Matri dal Rimini e di Acquafresca dal Treviso?
Critiche a parte, è evidente come lo 0-0 di Catania sia un risultato molto buono e che i 39 punti ad Aprile fanno entrare di diritto questo Cagliari sofferente per la vicenda stadio, nel cuore dei tifosi come quello di Ballardini o di Allegri. 
Ricordiamo che abbiamo girato a Natale a 16 punti, terz'ultimi.

Pagelline: Agazzi 6; Pisano 6 (31'Cabrera 5,5), Rossettini 6,5, Astori 6,5, Avelar 6; Dessena 5,5, Conti 6,5, Nainggolan 6; Ibarbo 5,5 (57'Ekdal 5,5), Pinilla 6, Sau 5 (77'ThiagoRibeiro 4).
Pulga-Lopez 6,5.

domenica 7 aprile 2013

SENZA ALCUN DUBBIO

Immagine tratta da sportmediaset.mediaset.it e modificata su befunky.com
I due anni con la Ducati non hanno scalfito nulla. Il talento, la voglia di vincere, di rischiare, l'istinto del sorpasso "alla Rossi".
34 anni e non sentirli. Evviva, il Dottore è risorto, e ha tirato fuori il coniglio dal cilindro dopo una qualifica incolore.
D'altronde se le pole position sono "solo" 59 a dispetto delle 105 vittorie, un motivo dovrà pur esserci.
La Ducati con Dovizioso arriva settima a 24 secondi. Il problema era rosso e non Rossi.
Bisognava andare da subito al 120%, dalla prima curva della prima gara, per cercare di restare al passo dei terribili ragazzini spagnoli. 
E per questo Rossi tira un lungo al secondo giro, per troppa foga di liberarsi di tutti e mettere nel mirino Lorenzo, e da un possibile 3° posto scivola al 7°, ma riesce a recuperare tutti: rimontona su Dovizioso, Bradl, Crutchlow, Pedrosa ed infine Marques. Chiude 2°.
Lorenzo martella dal semaforo e va a vincere con 6 secondi di vantaggio. Non lo vede mai nessuno. E' fenomenale ed è un cyborg con i nervi d'acciaio.
Marc Marquez a 20 anni firma il primo podio, chiudendo 3° una gara irriverente e senza paura, primo dei piloti Honda, dopo aver vinto il duello con Pedrosa, ed aver perso quello con il suo idolo Valentino Rossi. 
E Marquez nel dopogara parla di essersi reso conto perchè Rossi è Rossi. 
Vale ha la meglio sul giovane spagnolo grazie all'esperienza e al suo talento, ma la sensazione che il giovane catalano sia un predestinato è evidente.
Questa sensazione è evidente anche a Pedrosa, il brutto anatroccolo per eccellenza, oggi 4°, ai piedi del podio. All'ottava stagione sulla Honda ufficiale, il buon Dani si ritrova un fenomeno nel box accanto e già davanti in gara. Sarà una bruttissima gatta da pelare.
Rossi nel rimontone ha martellato giri record, sui tempi di Lorenzo. Uno spettacolo. Da occhi luccicanti.
Il Dottore è tornato. E' lui. Nessun dubbio. Ma per stare in scia a Lorenzo occorre stare al 120% dal primo turno di prove libere, non sbagliare nulla, mai.
Sarà durissima, ma ci sarà da divertirsi.

DOTTORE, RIMEDI PER IL QATAR?

Immagine tratta da valentinorossi.com e modificata su befunky.com
La grande attesa era per lui, il 46, Rossi e la sua Yamaha. La moto migliore, campione in 4 delle ultime 5 stagioni, domata dal miglior pilota di tutti i tempi, secondo solo a Giacomo Agostini nella categoria regina.
Lorenzo, Pedrosa, Marquez, la Ducati, gli altri, ma i riflettori del Qatar erano tutti sullo scintillante 46 giallo. E lui ha deluso.
Ha deluso tantissimo. Un fiasco, totale, senza scusanti.
Ha tenuto botta per tutte le libere, sin da giovedì, ma al sabato sera, in tempo di qualifiche, è mancato. Sparito. Inesistente.
7° a 1 secondo da Jorge Lorenzo, che guida la sua stessa Yamaha, e addirittura a 6 decimi dalla Ducati di Dovizioso, la scoppola massima.
In Italia tutti aspettavano Rossi, e chi sforna le prestazioni da urlo sono il Dovi e Iannone. Dovizioso all'esordio sulla maltrattata Ducati, sforna un tempo notevolissimo, da 4° posto, a pochi millesimi da una prima fila che sarebbe stata incredibile. Una Ducati a 4 decimi dalla vetta, roba che non si era mai vista negli ultimi anni. Buon feeling del forlivese con la Rossa, ora la (dura) prova della gara.
Anche Andrea Iannone è in sella a una Ducati, quella del team junior, e si qualifica 10° all'esordio in MotoGp, ma la notizia è che si mette bene dietro il compagno di box Ben Spies, ben più esperto di lui, ed addirittura il ducatista ufficiale Nicky Hayden. Un esordio col botto.
E invece Rossi vede sfilare tutti i ragazzini da una parte e dall'altra, è vero che i giovani si adattano meglio alle novità, ma sbagliare la strategia per le nuove qualifiche non è accettabile.
L'esperienza (Rossi è il più anziano con i suoi 34 anni, dietro il 39enne Edwards) è l'arma in più rispetto agli altri, e in queste qualifiche nuovo formato, dove poteva essere l'arma vincente, si è rivelata inutile, lasciandolo a bocca asciutta come un novellino.
Bisogna rialzare il casco giallo subito, perchè Lorenzo è l'avversario più forte che ha mai avuto, e Pedrosa l'anno scorso ha fatto un salto di qualità notevole ed è temibilissimo.
E Marquez, irriverente e coraggioso, aveva solo 3 anni quando Valentino si è affacciato nel motomondiale nel lontano 1996. E questo rende bene l'idea del tempo che sta passando, veloce. Da subito bisogna tirare fuori dal cilindro giallo il celebre coniglio, la sua arma segreta che trasformava le sue qualifiche così e cosà, in gare entusiasmanti.
Fino a qualche anno fa. 
Dottore, ha qualche rimedio per il Qatar?
Domenica sera (ore 21 italiane) si capirà già tutto.

mercoledì 3 aprile 2013

A LEZIONE DI TEDESCO

Immagine tratta da gqitalia.it
Doveva essere la prova del nove, la sfida che chiariva una volta per tutte fino a dove si potesse spingere questa Juventus. La sfida tra i Campioni d'Italia uscenti e candidati al bis e gli ormai prossimi Campioni di Germania e vicecampioni d'Europa in carica ha chiarito in modo piuttosto eloquente come stanno le cose. Ci ha ricordato una volta di più che la nostra serie A, nonostante le belle parole e il nostro amore patriottico, non è più il campionato di vertice che era una volta.
I bianconeri, al cospetto di un Bayern carico a mille e deciso finalmente ad alzare la coppa dalle grandi orecchie, dopo due finali perse in tre anni, sono sembrati una squadretta di provincia, una di quelle piccole formazioni che quando affrontano una grande pensano prima di tutto a limitare i danni, a non prenderle. Anzi non riescono nemmeno a pensare a questo, perché la pressione degli avversari è tale che manca il tempo per ogni genere di ragionamento, e ci si può solo difendere e sperare che la tempesta passi. La Juve ieri non ha praticamente giocato, la squadra che più di tutte cerca di imporre il suo gioco nel campionato italiano ieri ha assistito per lunghi minuti al monologo dei tedeschi, ad un possesso palla semplice e piuttosto concreto, con accelerazioni improvvise degli uomini di maggior fantasia e un pressing asfissiante che soffocava ogni tentativo di creare gioco. Certo, il gol segnato da Alaba dopo appena 25 secondi di gioco ci ha ovviamente regalato un'altra partita, perché andare sotto subito dopo aver battuto il calcio d'inizio è chiaramente un colpo duro per qualsiasi squadra. Rimane la sensazione, però, che questo Bayern sia di un livello troppo alto per questa Juventus, e che tra i Campioni d'Italia e le grandi d'Europa ci sia ancora un certo gap da colmare.
Deludente la prova dei bianconeri, pericolosi con il contagocce e costretti per lunghi tratti di partita a rintanarsi nella propria metà campo, alzando le barricate in difesa e cercando di resistere nel miglior modo possibile alle folate offensive dei bavaresi. Hanno tradito soprattutto i due uomini di maggior esperienza, quelli che dovrebbero essere due colonne portanti della Vecchia Signora e della nostra Nazionale: Buffon e Pirlo. Il primo è stato poco reattivo sulla rete iniziale, nonostante la minima deviazione di Vidal, e sul secondo gol poteva fare decisamente meglio, e anche se con alcuni interventi ha limitato il passivo rimane comunque il peso di questi errori; il secondo è stato praticamente annullato dai tedeschi, che gli hanno messo addosso prima Kroos e poi Muller, seguendolo a uomo per tutta la partita e impedendogli di illuminare il gioco, con un'infinità di passaggi sbagliati. Non che il resto della squadra sia andato meglio: male il trio di difesa, su tutti Barzagli che finora era stato una sicurezza, sottotono Marchisio e i due esterni, inesistenti le punte, poco servite e incapaci di tener palla e far uscire un po' la squadra dal pressing; il migliore, a conti fatti, è stato il cileno Vidal, guerriero del centrocampo e unico a rendersi davvero pericoloso, ma il cartellino giallo che ha preso gli farà saltare il ritorno, e la sua assenza peserà molto, insieme a quella dello svizzero Lichtsteiner per lo stesso motivo.
Non saranno le squalifiche però il problema principale in vista della rivincita di Torino di mercoledì prossimo: occorrerà un atteggiamento diverso, meno paura e molta più grinta e durezza in mezzo al campo e in attacco. Conte ha scelto di giocarsi la sfida di andata senza timori e la scelta non ha pagato, forse avrebbe fatto meglio a coprirsi di più a centrocampo con un Pogba in campo e una punta in panchina, ma sono discorsi che con il senno di poi non servono a nulla. Si sapeva che il Bayern non è il Celtic di Glasgow, con tutto il rispetto per gli scozzesi, ma la differenza tra le due squadre è stata decisamente spropositata, e adesso i bianconeri devono dimostrare a tutti che la loro presenza tra le migliori 8 d'Europa non è dovuta solo al sorteggio o alla fortuna. Lo Juventus Stadium dovrà essere pieno e caldo per spingere i giocatori verso questa rimonta che appare molto difficile ma non impossibile, se la gara viene giocata nel modo giusto. Il 3-0 rifilato ai Campioni d'Europa uscenti del Chelsea deve essere il punto di partenza, il ricordo da cui partire per disputare la partita perfetta, per non sbagliare nulla. O almeno, se le cose non dovessero andare bene, per concludere in modo degno questo ritorno in Champions, onorando fino in fondo la competizione e ripresentandosi ai nastri di partenza il prossimo anno con maggiore fiducia e convinzione; e magari con un top player serio in attacco, perché a quanto si è visto un giocatore che faccia la differenza in Europa serve eccome.