domenica 31 marzo 2013

IL MIO CAGLIARI/ 30°T.

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LA FORMAZIONE TIPO

Finalmente. Eccola. Lì, bella. La sorpresa di Pasqua: la formazione tipo. Per la prima volta, al riparo dagli occhi indiscreti dei propri tifosi (difatti l'Is Arenas era ancora a porte chiuse), Pulga e Lopez schierano quelli che ad inizio stagione dovevano essere gli 11 titolari.
Agazzi tra i pali, Pisano e Murru terzini, Astori e Rossettini coppia centrale, terzetto di mediana composto da Ekdal, capitan Conti e Nainggolan, con Cossu suggeritore per il duo Pinilla-Sau.
In realtà lo schieramento base non prevedeva Murru, ma il ragazzotto cagliaritano classe '94, si è guadagnato la fiducia con prestazioni convincenti e di personalità, relegando Avelar a panchinaro.
E con la formazione tipo, ecco i 4 mori in campo. I 4 sardi: i cagliaritani Pisano, Murru e Cossu e Sau, nato a Sorgono, ma originario di Tonara.
Prestazione convincente, con una Fiorentina imbavagliata senza Borja Valero e senza la tecnica di Jovetic (uscito dopo mezzora) e Ljajic, invisibile e sostituito ad inizio ripresa.
E il Cagliari ha anche controllato bene la riscossa viola della ripresa, dopo l'uno-due del primo tempo firmato da Pinilla. La Viola non è stata incisiva: nel secondo tempo ha piazzato in area Toni e Larrondo, due attaccanti che più statici non si può, e quindi giù di palle in area a casaccio dove Rossettini ed Astori hanno giganteggiato.
Unico blackout, assurdo peraltro, per la rete del 2-1 finale di Cuadrado, dove tutta la difesa schierata si è fatta sorprendere da due rimbalzi a vuoto del pallone su rimessa laterale.
Cossu ha illuminato ogni azione, con la fine della brutta stagione, è tornato ad essere determinante. Ingenuo a farsi ammonire al 90', e sarà costretto a vedere i compagni dalla tribuna del Massimino di Catania domenica prossima.
Nainggolan è tornato ai suoi livelli, altissimi.
La squadra, sicura dei propri mezzi, e genuinamente infuriata per la vicenda stadio, inanella il punto numero 38, la posizione 10 in classifica e può guardare con fiducia al prossimo futuro. Solo una sconfitta nelle ultime 10 gare, 22 punti nel girone di ritorno.
Data l'assurda situazione stadio, i giocatori han messo in campo la grinta che era mancata in vari frangenti della stagione. I sardi ora hanno rabbia, e lo si vede nei contrasti, e lo si vede quando si difendono, e lo si vede nella voglia di scaraventare in rete i palloni.
E sulle dichiarazioni di Pradè, Montella e Cuadrado, che l'abitudine di giocare senza tifosi in casa, favorisca il Cagliari, stendiamo un velo pietoso.
Anzi, consigliamo agli stessi di giocare a porte chiuse il big match Fiorentina-Milan di domenica prossima. Dopo 90' a porte chiuse, sarà difficile riabituarsi al tifo della curva Fiesole, no? Mica si vorrà favorire il Milan!

Pagelline: Agazzi 6,5; Pisano 6, Rossettini 6,5, Astori 6,5, Murru 6; Ekdal 6,5 (46'Dessena 6), Conti 6,5 (73' Cabrera 5,5), Nainggolan 6,5; Cossu 7; Pinilla 7,5 (68' Ibarbo 5), Sau 6,5.
Pulga-Lopez 6,5.

venerdì 29 marzo 2013

LE ULTIME SUL DERBY D'ITALIA

Immagine tratta da passioneinter.com
Inter-Juve è la Partita, con la P maiuscola. Lo è sempre stata per lunghissimi anni, simbolo di una rivalità mai diminuita tra due delle formazioni più titolate d'Italia. Negli ultimi quindici anni poi, da quell'ormai arcinoto contatto Iuliano-Ronaldo che di fatto decise lo scudetto del 1998, con tutti i successivi strascichi, il 5 maggio del 2002, lo scandalo di Calciopoli e tutto il veleno che ne è seguito, la tensione in queste sfide è tornata ai massimi livelli. Anche quest'anno Inter-Juve ha un sapore speciale, magari diverso da quello che ha accompagnato la sfida di andata, ma comunque speciale. 
Allora si era a inizio novembre, la Juventus non poteva avere il suo allenatore Conte in panchina, sostituito da Alessio per la squalifica successiva al Calcio-scommesse, e proseguiva con la sua lunghissima imbattibilità, avviata verso quella che sembrava una cavalcata solitaria in vetta alla classifica; di contro, l'Inter di Stramaccioni sembrava aver trovato la quadratura del cerchio, con un 3-4-3 consolidato e una serie incredibile di successi, soprattutto in trasferta, tanto che molti la vedevano una seria candidata per lo Scudetto. Lo scontro è emozionante, intenso, con le immancabili polemiche di condimento. La Juve segna subito, dopo una trentina di secondi, con un gol viziato da netto fuorigioco, ma l'Inter non molla e dimostra di tenere ottimamente il campo, mentre i bianconeri nonostante il vantaggio giocano con poca tranquillità. Nel secondo tempo, i nerazzurri capitalizzano la loro superiorità, prima ottenendo il pareggio con Milito su rigore, poi ribaltando il risultato con lo stesso Principe e chiudendo il discorso con Palacio. E' a detta di tutti la miglior partita della squadra con Stramaccioni in panchina, un 1-3 senza discussioni che significa prima sconfitta della Juve dopo un anno e mezzo e per di più nel suo stadio, che sembrava un fortino inespugnabile. L'Inter si avvicina a tre punti dal primo posto, vola sulle ali dell'entusiasmo, dietro anche Napoli e Lazio vedono questa partita come una conferma che i bianconeri possono essere battuti.
E' passato un girone da quella sfida, e sono cambiate tantissime cose. La Juve ha perso altre tre partite, contro Milan e Roma in trasferta e Sampdoria in casa, ha attraversato un periodo di flessione in inverno, ma rimane in vetta alla classifica con 9 punti di vantaggio sulla seconda, il Napoli di Mazzarri, ed è decisamente la favorita per la conquista di questo Scudetto. Anche in Champions il cammino dei bianconeri è stato più che positivo, con l'ingresso nelle migliori otto d'Europa e l'affascinante sfida contro il Bayern Munchen alle porte. Di contro, i nerazzurri sembrano quasi aver esaurito la carica dopo la grande vittoria dello Juventus Stadium: solo cinque vittorie nelle ultime diciassette partite di campionato, di cui appena una in trasferta, tantissimi problemi di infortunio che hanno minato la rosa, su tutti quello fino a fine stagione del centravanti Milito, e una cocente eliminazione in Europa League, dopo una rimonta sfiorata contro il Tottenham. Dalla possibile lotta per lo Scudetto, ora i nerazzurri si trovano a dover rincorrere la qualificazione in Champions, staccati di sette punti (con una partita in meno) dai cugini rossoneri che sembravano spacciati, e hanno bisogno di ritrovare presto il passo giusto per non rischiare di rimanere ancora fuori dall'Europa che conta.
Con queste premesse si attende dunque questo nuovo capitolo della sfida tra Juventus e Inter, in programma eccezionalmente di sabato pomeriggio per la Pasqua e per l'ormai prossimo impegno dei bianconeri in Germania per la Champions. I Campioni d'Italia arrivano carichi alla sfida dopo la convincente vittoria di Bologna, consapevoli che un successo in casa degli odiati rivali alzerebbe ancora di più il morale e potrebbe avvicinare ancora di più lo Scudetto numero 29 (o 31 sul campo che sia); Vucinic non sembra al meglio, difesa e centrocampo potrebbero essere oggetto di turnover con i giovani Marrone e Pogba che scalpitano per un posto da titolari. Sul fronte nerazzurro è inutile dire che un successo contro i bianconeri darebbe un nuovo entusiasmo al gruppo e lancerebbe nel modo migliore la volata verso la qualificazione in Champions e la conquista della Coppa Italia; Stramaccioni sembra deciso a confermare il 4-3-1-2 che ultimamente lo ha soddisfatto, con il possibile rientro del perno difensivo Samuel e l'inamovibile coppia Cassano-Palacio davanti. Come da prassi in queste grandi sfide, un pronostico appare quanto mai difficile. I nerazzurri non ottengono un doppio successo sui rivali dal lontano 2003-04: anche allora si imposero 3-1 a Torino per poi confermarsi 3-2 in casa al ritorno. Di quella partita sono ancora in campo Zanetti e Stankovic per l'Inter. Negli ultimi due campionati però i bianconeri sono sempre usciti imbattuti da San Siro, con un pari nel 2011 e una vittoria la scorsa stagione. L'ultima sconfitta risale al 2010, quando alla guida dell'Inter c'era Mourinho e la gara fu sostanzialmente risolta a pochi minuti dalla fine da una prodezza di Maicon.
Questa la presentazione della sfida più attesa di questo sabato di Serie A, oggi sono arrivate le conferenze-stampa dei due allenatori e le ultime indicazioni sullo stato fisico dei giocatori. Domani pomeriggio, parlerà solo il campo, e siamo sicuri che ci regalerà un altro grande capitolo della sfida infinita tra Juventus e Inter, il derby d'Italia per eccellenza.

domenica 24 marzo 2013

ROMBO DI PAGELLA/ 2°GP

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10 e lode a Sebastian Vettel. E' detestabilmente forte, veloce, determinato e oggi ha fatto ciò che si fa in un autodromo. Chiunque avrebbe tentato il sorpasso, ok magari non là a 1 cm dal muro, ma se fosse stato realizzato ai danni di un rivale e non all'altra lattina, tutti parlerebbero di mossa fenomenale e memorabile. Vittoria 27 in carriera, come Stewart, uno dei miti di questo sport. Oggi ha fatto vedere la differenza tra un campione e gli altri: la voglia di vincere, sempre. Senza guardare in faccia a nessuno. #1.
6,5 a Webber. Ottima partenza e ottima gestione di gara. Però hai 36 anni, sai com'è quel tricampione che hai dietro, te lo puoi aspettare che voglia vincere. Quindi tienilo a distanza di sicurezza, ok quello che ti dicono, ma non esser credulone! E comunque hai resistito, hai lottato, controsorpassato. Quindi, proprio a velocità di crociera non andavi! Ingenuo! #2.
6,5 Hamilton. Buon passo, senza infamia nè lode. Prende il primo podio alla sua seconda gara in Mercedes (per intenderci per un podio Schumacher aspettò 2 anni e mezzo), però sorriso smorzato dalla consapevolezza che in una situazione normale, sarebbe finito dietro a Rosberg.
Per inciso, meriterebbe 10 per la gag della sosta box sbagliata in McLaren. Mitologica. #3.
7 Rosberg. Era più veloce di Hamilton. Dopo aver regolato Schumacher nel triennio passato, è sui livelli anche di Hamilton. Dunque è un pilota forte. E' questa l'unica consolazione. Il podio sarebbe stato suo, ma Ross Brawn ha deciso di congelare le posizioni e i rischi. Attenzione non diventi un'abitudine. Occhi aperti. #4.
Massa prende un bel 4,5. Sparisce per 3/4 di gara. Stavolta per il graining delle intermedie, e per esser rimasto intruppato nel traffico. Ma cavolo, era scattato 2°. Senza Alonso in pista era la sua grossissima occasione. Buttata. #5.
6,5 a Grosjean, per aver chiuso davanti a Raikkonen. Buona gara la sua. Ma dopo la scorsa stagione, sembra che sorpassarlo sia diventato l'affare più semplice che ci sia. A momenti si scansa, scende e spinge a spinte la vettura che vuole passare. Prego, si accomodi. Una via di mezzo no? #6.
4,5 a Raikkonen. Fa una sosta in meno. L'unica cosa degna di nota in una gara da dimenticare. Dorme. Dorme. Dorme. Sempre a centro gruppo lottando con McLaren e Sauber. Mah. #7.
Hulkenberg, 7, porta i primi punti alla Sauber, e dimostra di esser un gran manico. Arriva vicino alle Lotus e lotta con le unghie e con i denti in ogni sorpasso. Ottimo pilota. #8.
Perez, 6, segna i primi punti dall'arrivo alla McLaren. Ma per tutta la gara è abissabilmente lontano da Button, e meno male che la passata stagione qui in Malesia con la Sauber sfiorò la vittoria. Sembra un pò piatto e confuso. Sopravvalutato? #9.
Vergne segna il suo primo punto. 7. Fa una sosta in meno, imposta la gara sul passo e precede Bottas e Gutierrez. Bravo. In miglioramento. #10.
Gli altri: #11°Bottas (6), #12°Gutierrez (5), #13°Bianchi (8), #14°Pic (6), #15°Van der Garde (5,5), #16°Chilton (5), RIT. Button (7,5), Ricciardo (5,5), Maldonado (4,5), Sutil (6), DiResta (6), Alonso (4).
Classifica: Vettel 40, Raikkonen 31, Webber 26, Hamilton 25, Massa 22, Alonso 18.
RedBull 66, Lotus 40, Ferrari 40, Mercedes 37, ForceIndia 10, Sauber 4.

PANNI SPORCHI

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I panni sporchi si lavano in famiglia.
E oggi i panni sono più sporchi che mai: lavatrici a pieno regime nei retrobox di RedBull, Mercedes e Ferrari.
La RedBull fa doppietta: Vettel vince su Webber dopo un sorpasso rischioso, epico, bellissimo e grintoso. Peccato che a Webber (e forse pure al tedeschino) avessero detto di settare la vettura in "velocità di crociera", come dichiarato da lui nel post-gara. E quindi il sorpasso suona un pò come un bel tradimento.
Seb ora si sta scusando con il mondo. Con la squadra imbufalita con lui e con il compagno di team che sul podio l'ha trattato come la mamma quando il figlio è stato appena bocciato: sguardo truce e botte pronte a partire da un secondo all'altro. "Dovevamo rimanere nelle posizioni in cui eravamo", "Ho fatto un grosso errore", "Ho fatto un casino in quella situazione", queste sono le dichiarazioni del tricampione, condite da un inspiegabile "Non l'ho fatto però deliberatamente".
Cioè, hai visto un micro pertugio tra la macchina di Webber e il muro e ti ci sei buttato, ti si è tappata la vena e ti è andata bene. Un pazzo? O è questo l'istinto dei veri campioni? Quelli che non accettano di arrivare secondi nemmeno a freccette. Il confine è labile.
Ma comunque musi lunghi.
Immagine tratta da formula1.com
Come nella famiglia Mercedes, buonissime 3° e 4° con Hamilton davanti a Rosberg. Consistenti e veloci per tutta la gara, con Rosberg che a fine gara era più veloce di Hamilton e che ha più volte chiesto strada al muretto box. Ma Ross Brawn gliel'ha negata, ordinando di congelare le posizioni, motivando che era insensato darsi battaglia. 
Rosberg ha accettato, sostenendo che se le posizioni fossero state inverse, l'ordine dai box sarebbe stato lo stesso. Illuso? Barrichellizzazione-Massizzazione-gregarizzazione in corso?
Ai posteri l'ardua sentenza. Quindi musi un pò lunghi sul podio e anche giù dal podio.
Il panno sporco in Ferrari riguarda Fernando Alonso. Il nodo è proprio Fermando Alonso. Sì avete letto bene, Fermando, perchè il box doveva fermare Alonso, con l'ala anteriore a penzoloni dopo la curva 2, per aver baciato il posteriore di Vettel. Nel dubbio se cambiare musetto e pneumatici (a inizio gara si era sulle intermedie su pista in rapido asciugamento) nel momento giusto, si decide (Alonso? La squadra?) di cercare di resistere almeno altri 1-2 giri.
Cavolata colossale: a fine rettilineo dei box l'ala si stacca e si piazza sotto la vettura. Nessuna direzionalità, l'asturiano finisce dritto e insabbiato. Amen, gara andata.
Chi troppo vuole, nulla stringe. Si è tentato di resistere per prendere bei punti e si è restati con un pugno di mosche in mano. Immemori di aver perso il Mondiale 2012 anche per i due ritiri al primo giro. Squadra e pilota si coprono l'un l'altro. Non sapremo mai chi ha deciso di non fermarsi.
Ma amen. Vettel è a 40. Alonso a 18. Più che eloquente.

sabato 23 marzo 2013

VETTEL L'INTERMEDIO

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E' talmente veloce da essere odioso. Lo sai, te lo aspetti. E' come la nuvoletta di Fantozzi il giorno che finalmente ti decidi a fare quel maledetto pic-nic che rinvii sempre, o come l'uccellino che sente la necessità di lasciar cadere dispettosamente sul tuo vestito nuovo i suoi bisognini, l'unico giorno al mese in cui devi indossare qualcosa di carino.
Ecco, Seb Vettel è così, te lo aspetti. La zampata a fine prova. Gli altri fanno quello che vogliono, si impegnano, si sbattono, rischiano, e poi arriva lui, a prendersi l'intermedio viola. Quello del migliore.
Tutti molto vicini sia in mattinata, con Sutil e Hamilton sorprendenti, sia nella Q1 e Q2, ma poi arriva la pioggia malese in Q3, ormai classica, a sparigliare le carte.
E le carte a gomme intermedie risultano mischiate, Massa fa 2° per la seconda volta in qualifica davanti ad Alonso (!), Raikkonen fa solo 7°, Sutil che cercava un posto nella top3 chiude 9° ad un distacco abissale. Ma al 1°posto, lui. Con un bel secondino di vantaggio sugli altri. Anche a Melbourne, con le intermedie, volava di un secondo rispetto alla concorrenza, ha una sensibilità unica nel trovare il grip in queste condizioni.
Immagine tratta da formula1.com
Pole numero 38: ci troviamo assolutamente di fronte a un fenomeno del giro singolo, ad un sontuoso interprete delle condizioni miste e da bagnato. Davanti a lui solo due mostri sacri come Senna (65) e Schumacher (68+1). In gara non avrà un secondo di vantaggio su tutti, ma se la giocherà con Ferrari, Lotus di Raikkonen (che parte 7° come una settimana fa) e la Force India di Sutil, tutte vetture molto consistenti sul passo gara. Attenzione al consumo pneumatici, con Lotus e Force India le vetture più gentili sulle gomme, come visto a Melbourne. Questo potrebbe consentire, in condizioni normali, tattiche di gara diversificate.
Citazione di merito per Felipe Massa: sembra un nuovo acquisto, con questa Ferrari si trova a meraviglia, tanto da partire anche domani davanti ad Alonso, strappando la prima fila sotto la pioggia, condizione da lui mai amata (ricordiamo ancora gli 8 testacoda in gara a Silverstone qualche anno fa). Per rendere un'idea, a Massa mancava la prima fila dal Bahrein 2010, si parla di Marzo 2010, ben 3 anni fa.
Domani sarà un bel Gran Premio, sulla falsariga dell'Australia, tutti a braccare Vettel, con passo gara molto vicino tra Red Bull, Ferrari, Lotus e anche Force India. 
La bassa velocità in rettilineo potrebbe penalizzare Vettel, sia in fase di difesa che di necessità di attacco, in una pista come questa la differenza di kmh potrebbe creare qualche grattacapo al tedeschino. A meno che la pioggia non arrivi a rimescolare ancora tutto, sperando che lo faccia a partire anche dalla prima posizione.

Aggiornamento: Raikkonen penalizzato di 3 posizioni per aver ostacolato Rosberg nella Q3. Mah. Partirà decimo. Domani sarà nero ancor più della sua Lotus e del suo casco. Meglio per lo spettacolo.

Pagelline: 1°Vettel 10; 2°Massa 9,5; 3°Alonso 7; 4°Hamilton 7; 5°Webber 5,5; 6°Rosberg 6; 7°(10°)Raikkonen 5; 8°(7°)Button 6,5; 9°(8°)Sutil 5,5; 10°(9°)Perez 6; 11°Grosjean 5; 12°Hulkenberg 6; 13°Ricciardo 6,5; 14°Gutierrez 6; 15°DiResta 5; 16°Maldonado 5,5; 17°Vergne 5,5; 18°Bottas 5,5; 19°Bianchi 7,5; 20°Pic 6,5; 21°Chilton 5,5; 22°Van der Garde 5,5.

venerdì 22 marzo 2013

GHIACCIO MALESE

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
Dopo queste libere malesi, il miglior rimedio al caldo umido presente nella terra di Sandokan sembra proprio essere il ghiaccio finlandese. 
Kimi Raikkonen si conferma in uno stato di forma eccellente, risultando il più veloce nelle Libere 1 e 2, e dimostrando un passo gara decisamente consistente, sia sull'asciutto sia con l'arrivo della pioggia. Sarà che lo sta aiutando la sua nota passione per il gelato.
Sembra pian piano delinearsi lo scacchiere di questo inizio stagione.
Immagine tratta da f1.com
Red Bull, Lotus e Ferrari sono le migliori, sul passo gara sono piuttosto vicine, mentre sul giro singolo le Lattine paiono ancora avere un poco di margine.
Vettel, Kimi e Alonso subito al top, e tra le seconde guide Massa in questo scorcio iniziale sembra più performante sia di Webber che di Grosjean, con quest'ultimo sempre piuttosto distante dal compagno di box.
La Mercedes, con Force India e McLaren, curiosamente anche loro motorizzate dal colosso tedesco, sono a ridosso del gruppo di testa. La stella a tre punte con il clima caldo ha ricominciato a stra-consumare gli pneumatici, specie con Lewis, la Force India ha un gran passo in gara e anche domenica si candida come sorpresa. La McLaren sembra la sesta forza del campionato, disastroso se pensiamo come fossero avanti al termine del 2012.
Poi Sauber, Toro Rosso e Williams vicinissime, e le cenerentole, con la Marussia che ha superato la Caterham. E Jules Bianchi, pilota Ferrari, che sta dimostrando un gran manico, specie considerando che ha provato la vettura solo nell'ultima sessione di test invernali.
Qui in Malesia, attenzione ai piovaschi, anche oggi nelle Libere 2 l'acqua fatto capolino tra il caldo asfissiante. La pista, però, si asciuga molto rapidamente, con l'asfalto fumante di vapore non appena veniva bagnato dalla pioggia.
Quindi domani e domenica, attenzione al cielo. Sennò, puntiamo facile su Vettel per la pole, con Kimi, Alonso, Massa e Webber a giocarsi le prime due file. 

lunedì 18 marzo 2013

IL MIO CAGLIARI/ 29°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.

SONNI TRANQUILLI

Diciamolo subito: se questo è il Siena, allora si possono dormire sonni tranquilli, tranquillissimi. Poca roba, poco gioco, un centrocampo qualitativamente imbarazzante.
I 10 punti di distacco tra Siena e Cagliari ci sono tutti.
La squadra sarda è scesa all'Artemio Franchi con la volontà di non prenderle, e così è stato. Entrambi i portieri inoperosi, 0-0 scontato, con i rossoblù che aggiungono un altro mattoncino sulla strada della salvezza.
La nota più interessante viene dallo schieramento tattico imbastito dalla coppia Pulga-Lopez, specialmente nei primi 60', che si può definire una sorta di 4-2-4-0, in quanto ci si è schierati come un classico 4-2-3-1, senza però la punta avanzata, sostituita da un altro trequartista centrale a fianco di Cossu. La squadra aveva poca profondità e peso fisico, ma allo stesso tempo ha coperto benissimo tutte le zone del campo, e prodotto qualche buona trama a livello offensivo. La mancata concretezza è da ricercarsi soprattutto nella sindrome della "pancia piena", per cui il Cagliari è sembrato più forte del Siena, ma non troppo convinto e voglioso di incassare i tre punti. Quando poi lo schema è stato snaturato con l'ingresso di Nenè e Pinilla, la squadra è andata un pò in sofferenza, ma i bianconeri di casa non hanno saputo rendersi pericolosi. 
Imm. tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
In difesa Murru è stato ancora una volta preferito ad Avelar. Resta un mistero come un classe '94 alla sesta presenza in A, spesso da titolare, ancora non sia nel giro nè dell'Under 21 che dell'Under 20. Il ragazzo sta migliorando, ha un gran fisico e una gran gamba. E' già una ottima pedina. Per il resto il duo di mediana è stato composto da Dessena e Nainggolan, quest'ultimo un pò sotto i sontuosi standard a cui aveva abituato, e il poker di trequartisti è stato composto da Ibarbo largo a destra (ruolo in cui nettamente dà il meglio), ThiagoRibeiro largo a sinistra, Cossu ed Ekdal centrali, con lo svedesino piacevole sorpresa specie negli inserimenti centrali.
Albin Ekdal è un signor giocatore, unisce quantità e qualità a un'ottima capacità di inserimento. 97 gare in A a soli 22 anni, è diventato un punto di forza di questa squadra e sarà uno dei pezzi pregiati negli anni a venire, anche se ancora poco reclamizzato.
ThiagoRibeiro gioca sempre, ma è evidente come i due mister stanno facendo un lavoro su di lui, si capisce che è stato catechizzato a fare le giocate semplici, stop e passaggio, senza strafare o tentare improbabili sortite solitarie. Quando esegue il compitino, sembra anche un calciatore mediamente accettabile.
Appuntamento tra 2 domeniche all'Is Arenas, vuoto o con 5mila abbonati, per quello che si preannuncia un bel match: Cagliari-Fiorentina. 

Pagelline: Agazzi sv; Pisano 6, Ariaudo 6, Astori 6, Murru 6; Dessena 5,5, Nainggolan 5,5; ThiagoRibeiro 5,5 (68'Nenè 5), Ekdal 6,5 (86'Casarini sv), Cossu 6, Ibarbo 6,5 (78'Pinilla 5,5).
Pulga-Lopez 6,5.

domenica 17 marzo 2013

IL 6 NAZIONI DEL BARONE

Immagine tratta da repubblica.it
Si è concluso ieri il Sei Nazioni 2013, il più importante torneo di rugby che si disputa in Europa. E' terminato con il botto finale, ovvero con il successo del Galles, che con una schiacciante vittoria ai danni dell'Inghilterra, fin qui imbattuta e grande favorita, si è riconfermato campione del torneo, già vinto lo scorso anno. E' stato positivo il cammino della Scozia, che ha fatto vedere un bel gioco e molti giocatori giovani e interessanti, mentre hanno deluso molto l'Irlanda, in fase di rinnovamento e svecchiamento, e soprattutto la Francia, che sembra avere poca chiarezza nella conduzione tecnica ed ha concluso il campionato all'ultimo posto, ricevendo il ben poco ambito cucchiaio di legno. E l'Italia? Per gli azzurri sono arrivati un positivo quarto posto in classifica, il secondo da quando partecipiamo a questo torneo, con due vittorie e tre sconfitte, e soprattutto una certa evoluzione nel gioco e nella convinzione, anche se mancano ancora la continuità e la cattiveria necessarie per pensare di essere davvero diventati una grande squadra. Ma questo Sei Nazioni che va in archivio porta con sé un'emozione particolare, non solo per le vittorie contro Francia e Irlanda, ma anche e soprattutto perché è stato l'ultimo disputato da uno dei grandissimi protagonisti del rugby azzurro, che è stato un simbolo dell'Italia in questo sport, e che dopo tante delusioni si è finalmente preso delle belle soddisfazioni anche con la Nazionale. Stiamo parlando del pilone Andrea Lo Cicero.
Catanese di nascita, Lo Cicero viene da una famiglia che può vantare origini nobiliari (e per questo verrà presto soprannominato "il Barone", nomignolo che tuttora lo distingue) e una passione innata per il rugby, visto che anche suo nonno Michele ha praticato questo sport in gioventù. Proprio nella sua Catania inizia a giocare a livello agonistico con la palla ovale, debuttando a 17 anni con la Amatori e rimanendoci per quattro stagioni, prima di iniziare una lunga serie di trasferimenti. A ventun'anni si trasferisce a Bologna, la stagione successiva passa a Rovigo, quindi per due anni è a Roma, dove vince uno storico scudetto nel 2000. Tenta anche un'esperienza all'estero, accasandosi ai francesi del Tolosa, ma dopo un anno e mezzo decide di tornare in patria, e gioca prima con la Lazio, poi per tre stagioni con L'Aquila, altro club storico nel panorama rugbistico italiano. Dall'estate del 2007 torna in Francia, nel Racing Metro, con cui conquista due anni dopo la promozione nel massimo campionato francese e in cui gioca tuttora. Parallelamente con la sua carriera da giocatore di club, si sviluppa anche il suo lungo sodalizio con la maglia della Nazionale Italiana. Già nel 1999 è uno dei convocati per la Coppa del Mondo di Rugby, anche se non viene mai schierato, e l'anno seguente esordisce nella sfida contro l'Inghilterra nel primo Sei Nazioni disputato dagli azzurri. Da allora, indossa per quasi quattordici anni di fila la maglia italiana, partecipa ad altre tre Coppe del Mondo (2003, 2007 e 2011), questa volta da protagonista, e diventa uno dei simboli del rugby azzurro a livello mondiale, con spot, pubblicità e un enorme carisma mediatico. Le sue abilità sono tali che riceve anche per tre volte la chiamata dei mitici Barbarians, la squadra formata da giocatori di tutto il Mondo che sfida avversari di prestigio in incontro amichevoli, marcando anche una meta alla sua prima partita, nel 2004, contro i mitici All Blacks neozelandesi. 
Potente, duro e deciso nei placcaggi, energico nel portare avanti i palloni e nel sostenere i suoi compagni, meno mete realizzare rispetto ai suoi colleghi più agili e sguscianti, ma un enorme lavoro sporco che alla fine fa vincere le partite ed esalta i tifosi. Lo Cicero ha rappresentato per almeno una dozzina di anni uno dei simboli del rugby azzurro, diventando presto un personaggio a tutto tondo e l'emblema di un movimento in continuo rinnovamento e sempre in crescita, che sta cercando a piccoli passi di arrivare a competere alla pari contro tutte le potenze mondiali della palla ovale. Con lui, e con gente come i fratelli Bergamasco, Parisse e Castrogiovanni, oltre ad altri grandi vecchi del rugby azzurro come Checchinato e Troncon, l'Italia si è affacciata per la prima volta al Sei Nazioni, dapprima nel ruolo di cenerentola del torneo, poi sempre più con ambizioni di miglioramento e in cerca di ruoli da protagonista. Titolare quasi inamovibile e pilastro della mischia italiana, ha appassionato varie generazioni di appassionati con le sue cariche decise, a testa bassa, ha affrontato avversari di ogni continente e di livello internazionale, sempre a testa alta e con la voglia di vincere. Questo 2013 è stato un anno molto importante per lui, che a quasi trentasette anni si è tolto due enormi soddisfazioni a livello personale: prima ha giocato la sua centesima gara in azzurro, contro la Scozia, poi è diventato il recordman per quanto riguarda le presenze con la maglia dell'Italia, superando il primato di 101 del suo vecchio compagno di squadra Troncon e arrivando a 103 caps proprio ieri, nella grande vittoria contro l'Irlanda. Il modo migliore per concludere una grande carriera, l'ultima soddisfazione di una vita sportiva che l'ha visto lottare e soffrire per moltissime stagione, subire vari tipi di infortunio, senza per questo lasciare mai il campo per infortunio, come lui stesso dice nella sua autobiografia.
L'addio è stato bellissimo, commovente, con uno stadio Olimpico pieno e tutto per lui, pronto ad applaudirlo all'uscita dal campo durante la partita, e poi ad osannarlo durante il giro d'onore con tricolore in mano, quel tricolore che ha a lungo portato sul petto e ha onorato sempre con fatica, sudore e grande energia. Insomma, ha chiuso il suo torneo e la sua carriera azzurra da Barone, come lui stesso ha dichiarato con le lacrime agli occhi, e presto lascerà ufficialmente il rugby per diventare allenatore e aiutare il movimento azzurro nella creazione dei nuovi campioni che un domani calcheranno i terreni di gioco per emulare le sue imprese. Negli occhi e nel cuore dei tanti tifosi che lo hanno applaudito in questi anni, però, rimarrà sempre il ricordo di quel numero uno dal fisico imponente ma dal sorriso amichevole e dal carattere aperto e spontaneo che ha conquistato tutti, dentro e fuori dal campo, come solo i veri campioni di uno sport sanno fare.

ROMBO DI PAGELLA/ 1°GP

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10 a Kimi Raikkonen, che sorprende tutti e va a vincere quasi con facilità la gara d'apertura di questo 2013. Permettersi di fare una sosta in meno, di questi tempi, significa avere tra le mani una vettura consistente e gentile con gli pneumatici. 20esima vittoria in carriera, dopo una gara così, partendo 7°, si candida seriamente per il titolo. #1°
7 ad Alonso. Cioè, intendiamoci, bene, molto bene come inizio, arriva persino davanti a Vettel, però è quel Massa troppo vicino, sia in qualifica che in gara, che ti lascia l'amaro in bocca. In gara sempre aggressivo e costante, però oggi sembra sempre gli manchi un qualcosina per il salto di qualità. #2°
5 a Vettel. Con le intermedie dai 1.5 secondi a tutti, con le supersoft buoni 6 decimi, e in gara fai il gambero? La Red Bull al pronti via sfrutta bene le gomme, come subito in uscita dai pit. Poi le prestazioni decadono e di parecchio. Il ritmo è da podio. Niente più. Tutto fumo e niente arrosto? Vettel non sfigura, ma non sembra un tri-campione. #3°
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7 a Massa. Parte benissimo, al primo giro è 2°, poi va in scia a Vettel. Poi, mistero. Resta in pista 2 giri in più di Alonso (e Vettel) con le gomme usate, e viene passato sia dall'alfiere RedBull che dal compagno di box. Manovra che sa tanto di vessazione barrichelliana di schumacheriana memoria. Lui però c'è. E' consistente. Poteva arrivare a podio. #4° 
6 ad Hamilton. Lui lotta, resiste e fa sudare ogni sorpasso subìto. Ma è la stessa Mercedes di Schumacher, inizio da leone, poi in retroguardia con gli altri che ti passano da ogni parte. La Freccia d'Argento si mangia le gomme. Sembra l'alba di una stagione sofferente. In bocca al lupo. #5°
3 a Webber. C'era anche lui? Ah si, quel pensionato con i riflessi lenti al via. Parte 2° ed è a centro gruppo tutto il Gp, inquadrato solo nei pit o nelle improbabili lotte con il trattore McLaren o le sorelline Toro Rosso. Imbarazzante. Ok che la RedBull va più piano di quanto ci si attendeva, ma lui è fermo. #6°
8 a Sutil. Prova, in piccolo, la furbata di Raikkonen. Le gomme medie resistono e gli regalano una gara sotto i riflettori. Ottimo rientro. Battagliero e consistente. Punti meritati. #7°
Bravo anche DiResta (7) che pur stando tutta la gara anni luce dal compagno di team, gli arriva a soli 3 secondi. #8°
Button (6) fa quel che può, ma la McLaren ha portato in pista un catorcio. E' evidente. #9°
Grosjean (4,5) non fa casini, ed è già una notizia, ma si prende 82 secondi da Raikkonen, come un pivellino qualsiasi; non c'è mai. #10°
Gli altri: #11°Perez (6), #12°Vergne (6,5), #13°Gutierrez (6), #14°Bottas (6), #15°Bianchi (7), #16°Pic (6), #17°Chilton (5), #18°VanDerGarde (5), RIT. Ricciardo (6), Rosberg (6), Maldonado (4,5), Hulkenberg (sv).

...COME BERE UN BICCHIERE DI...VODKA!

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La ricetta perfetta per preparare dei bei polli all'australiana.
Durante le prove libere vai discretamente ma senza dare nell'occhio, il giusto per controllare che tutto vada a puntino.
Nelle qualifiche non prendere troppi rischi, resta in linea di galleggiamento, diciamo a 1.3 secondi dalla pole, quanto basta per infondere a tutti l'idea che sei innocuo o quasi.
Intanto soffriggi stampa e tifosi dichiarando di avere comunque una buona vettura a disposizione, così al netto di sorprese (per gli altri) potrai dire "io l'avevo detto", anzi, sussurrato.
Poi per domenica pomeriggio compra un coltello molto affilato e un fioretto.
Il coltello, da mettere rigorosamente tra i denti, sarà utile per una partenza che dal 7° posto iniziale, ti riporterà a ridosso dei primi, diciamo verso il 4° posto, giusto per dare l'idea agli altri che potresti esserci anche tu.
Poi una volta che i polli cominceranno a mangiare troppe gomme, lavora con il fioretto i tuoi pneumatici, al fine di fermarti ai box una volta meno degli altri.
Pian piano vedrai crescere lo stupore negli occhi dei polli, che capiranno a poco a poco di star venendo rosolati per bene. Quando a un giro dalla fine, con le gomme completamente andate (24 giri di cottura), stamperai il giro più veloce della gara, allora lì sì che i polli saranno cotti a puntino.
Infine, per festeggiare l'avvenuta cottura, un bel bicchierino di vodka ad annaffiare il tutto.
Et voilà, facile...come bere un bicchiere di vodka!

PREVISIONI RISPETTATE

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Previsioni rispettate, sia versante meteo che versante cronometro.
La pioggia insistente che ha costretto al rinvio le qualifiche a 6 ore dal via della gara, nelle qualifiche appena conclusesi è stata lieve e ha consentito un bello spettacolo in pista.
Versante cronometro, niente di nuovo o inaspettato sotto la pioggerella australiana.
Pochi sorrisi, le lattine vanno forte. Molto forte, e probabilmente Vettel aveva ancora qualcosa nel taschino, dato che l'ultimissimo giro con le supersoft è stato abortito perchè la pole era già in cassaforte. E dietro di lui il cangurotto di casa Mark Webber. A 4 decimi.
Prima fila tutta Red Bull. Come per dire: è finita prima ancora di cominciare.
Come previsto, la Mercedes c'è e riesce a piazzare Hamilton ottimo 3°, a 6 decimi, e Rosberg 6° a 1 secondo e 1. E' un mistero come Rosberg si eclissi quando c'è da piazzare la zampata decisiva in qualifica, pimpante per Q1 e Q2, è deludente nella Q3, come spesso capitava lo scorso anno.
Le Ferrari. Benino? Bene? Male? Non si sa, il range, come qui annunciato era quello, dal 4° posto in poi. E così è stato. Massa 4° a 1 secondo precede Alonso di soli 3 millesimi. Beccare un secondino in qualifica non soddisfa nessuno, anche perchè il giro buono era su traiettoria asciutta e su pneumatici supersoft. Però poteva andar peggio.
Se il passo gara è quello mostrato nelle libere, c'è concretamente la possibilità di fare un'ottima gara, con un Massa veramente in palla. Il paulista l'anno scorso riuscì ad avvicinarsi in qualifica ad Alonso non prima dell'autunno, ma ha iniziato la stagione molto motivato e sente di avere la fortuna dalla sua. Si sa quanto conti la psicologia negli animi dei piloti brasiliani, e questa può essere una bella iniezione di fiducia per Felipe.
Lotus maluccio 7° con Kimi e 8° con Grosjean, McLaren disastrosa con Button 10° che incassa 2.9 secondi di ritardo dalla vetta e Perez naufragato 15° per colpa della scelta sbagliata dei pneumatici d'asciutto su traiettoria ancora troppo umida nella Q2.
A meno di cataclismi, Red Bull vince, Vettel può fare la sua classica gara da odioso solitario, ma Hamilton, Massa, Alonso e Webber son pronti a giocarsi gli altri due gradini del podio.

Pagelline: 1°Vettel 10, 2°Webber 9, 3°Hamilton 9, 4°Massa 8,5, 5°Alonso 6, 6°Rosberg 5,5, 7°Raikkonen 6, 8°Grosjean 6, 9°DiResta 7,5, 10°Button 6, 11°Hulkenberg 6, 12°Sutil 6, 13°Vergne 7, 14°Ricciardo 7, 15°Perez 5, 16°Bottas 6, 17°Maldonado 5, 18°Gutierrez 5,5, 19°Bianchi 7, 20°Chilton 6, 21°Van der Garde 5,5, 22°Pic 5.

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venerdì 15 marzo 2013

VE LA DO' IO L'AUSTRALIA

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Tutti a gioire per la continuità di regole rispetto al 2012, che Hungry Heidi ha subito dimezzato il sorriso del paddock.
La nuova creatura di Adrian Newey, la lattina volante, è subito lassù in cima alla lista dei tempi delle libere, che guarda tutti con un certo margine.
Seb Vettel, che sceglie anche quest'anno un nomignolo (Heidi l'affamata) per la sua Red Bull che sembra in arrivo direttamente dalla sua teca di filmini per adulti, si dimostra sempre il più pericoloso. Con le gomme supersoft non termina il suo giro buono, e segna il miglior tempo con le gomme già usurate, al giro successivo e staccando gli immediati rivali di buoni 2 decimi e mezzo (lo scudiero Webber) e 4 decimi (Rosberg sulla Mercedes).
Hamilton pure canna il giro buono con un lungo, quando al primo intermedio era in vantaggio, e si piazza a 8 decimi. Le Lotus sono 4° e 5° con Kimi e Grosjean a 4 e 7 decimi. Le Rosse apparentemente annaspanti sono 6° con Alonso e 8° con Massa a 8 e 9 decimi.
Apparentemente, perchè sul passo gara sono ultra-competitive, al livello delle Red Bull, specie con Massa, che con la nuova vettura ha trovato un gran feeling.
Invisibili e date per disperse a centro gruppo le McLaren, protagoniste di un venerdì da dimenticare, senza aderenza, senza un grip adeguato, sono già alle preghiere e agli stravolgimenti notturni. Button a 2.3 di ritardo è 11° e Perez 13° a 2.6.
Da annotare che le macumbe casalinghe di Michael Schumacher vanno a segno a fine sessione, quando entrambe le Mercedes, piuttosto in palla, rompono. Ad Hamilton cede l'alettone, a Rosberg il cambio. Ma le Frecce d'argento domani in qualifica potrebbero puntare a un piazzamento in prima fila.
Molto positivo anche il ritorno in F1 dopo un anno di purgatorio di Adrian Sutil, sulla Force India, costantemente più veloce del molto reclamizzato DiResta. Gli indiani potrebbero essere la sorpresa di metà schieramento, dato un buon passo gara.
Il resto tra piloti paganti e sviluppo insufficente, annaspa nell'anonimato.
Vettel favorito, ultra-favorito e strafavorito. In qualifica avrà dai 4 ai 6 decimi nel taschino. Per il posto in prima fila lotta tra Webber, Hamilton e Rosberg. La Ferrari ha un range tra il 4° e l' 8° posto. Più si qualificheranno bene più chances avranno di restare in scia a Vettel. Ed il plurale è una buona notizia, perchè Massa, finalmente è tornato competitivo.

giovedì 14 marzo 2013

IL CONCLAVE MOTORISTICO

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Come consuetudine, a metà marzo, il circus della F1 si riunisce, dopo la pausa invernale, a Melbourne. Il Mondiale 2013 scalda i motori.
Sono 22 i papabili all'elezione.
Escludendo le candidature folkloristiche e poco realistiche, ecco i cardinali/piloti che entrano al conclave motoristico con buone probabilità di uscirne eletti.
Il favorito, secondo tutti, è Sebastian Vettel da Heppenheim, 25 anni. Si siede sul mezzo da battere, la Red Bull, reduce da tre trionfi consecutivi, se vincerà si chiamerà Sebastian IV.
La macchina è buona, anche se qualche dubbio nei test l'ha suscitato sulla prestazione nel giro secco, ma sui long run la Lattina volante sembra, al solito, ben messa. E' il candidato numero uno.
Nella stretta cerchia degli uomini in pole abbiamo Fernando Alonso Diaz, 32 anni da Oviedo. Alla quarta stagione sulla Rossa, concorre per diventare Fernando III. Si siede sul sedile più prestigioso, a Maranello, dopo i test, tutti sorridono e sono fiduciosi. Come non si vedeva da anni. Fa ben sperare, la vettura non sembra la più performante, ma è sicuramente vicinissima ai primi. Si dichiara il podio come obiettivo minimo della prima gara. Ambizioso.
Kimi-Matias Raikkonen, 33 anni da Espoo, si farebbe chiamare Kimi II. E' sulla Lotus, in una squadra decisamente più povera rispetto ai top-team, che, con la fantasia nel progetto riesce a produrre da un pò di anni, un mezzo decisamente competitivo.
La Lotus è la vettura più stabile, sembra sui binari, ha avuto qualche inghippo di affidabilità, ma sembra essere molto promettente.
Poi c'è il driver dai lineamenti nobili, Jenson Alexander Lyons Button, da Frome, 33 anni anche lui, è il decano per presenze, quindi tra i favoriti d'obbligo. La sua McLaren sembra bella, veloce e consistente. Lui non dovrà concedersi periodi di black-out, e dimostrare il piglio del leader. Sennò un Jenson II non lo vedremo mai.
Quinto ed ultimo papabile, il più rivoluzionario e talentuoso. Lewis Carl Davidson Hamilton da Stevenage, 28 anni. Anche lui aspira a salire al soglio motoristico per la seconda volta, per esser chiamato Lewis II. Ma ha lasciato la sua famiglia, dove si è formato sin da bimbo, per passare alla Mercedes, la casa tedesca in crisi nera di risultati. In inverno è stata la sorpresa dei test, ha stampato dei temponi spesso e volentieri, e giurano a Brackley di aver risolto il problema dell'usura eccessiva delle gomme. Favorito o bufala? Non ci saranno vie di mezzo.
Questi sono i favoriti, ma occhio agli outsider, qualora le fumate delle prime gare dovessero essere nere, ecco allora spuntare il pilota decano (per età) Mark Webber dall'Australia, sostenuto dalla Red Bull, o la sorpresa del giovane messicano Sergio Perez Mendoza dal Messico, che trova il sostegno della McLaren, il tedesco Nico Rosberg, desideroso di scrollarsi da dosso la nomea di eterno incompiuto, sulla Mercedes. Tutti in cerca della prima corona iridata.
Poi al capitolo, impossibili e casinisti, troviamo Pastor Rafael Maldonado Motta, dal Venezuela su Williams e Romain Grosjean dalla Francia, su Lotus. Se vincessero loro, si che sarebbe una vera rivoluzione.
Ah, e poi c'è l'eterno secondo. Seconda guida della Ferrari, secondo di Schumacher e di Alonso. Felipe Massa 31 anni da San Paolo, si è bruciato l'occasione più importante per un solo punto, nel 2008. Raramente il conclave motoristico eleggerà un pilota sudamericano, non più giovane, che per un solo punto già non è stato eletto nell'anno di Lewis I. 
Difficile, ma non è impossibile. Dal conclave si sa, le sorprese sono dietro l'angolo.
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mercoledì 13 marzo 2013

LA FINE DEL SOGNO

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Il sogno di battere i marziani è finito, si è trasformato in un terribile incubo nel giro di pochissime ore, e l'impresa della gara di andata è già uno sbiadito ricordo. Il day after di Barcellona - Milan è il momento delle riflessioni amare, del rimpianto per tutto ciò che poteva essere e non è stato, dei perché su alcune scelte, anche se forzate, che forse hanno deciso in negativo la sfida. Andare al Camp Nou e sperare che i catalani non impongano il proprio gioco è pura utopia, subirlo per 90 minuti senza quasi mai riuscire a mettere il naso fuori dalla propria metà campo è un errore capitale, che è stato pagato a carissimo prezzo.
Tutto offensivo l'undici del Barça, con Villa preferito a Sanchez in attacco e Mascherano in difesa al posto di capitan Puyol, leggera e quasi obbligata la formazione milanista, con Niang centravanti per l'infortunato Pazzini, Flamini preferito a Muntari in mediana e Constant a sinistra al posto di De Sciglio. I ragazzi di Allegri sono sembrati quasi impreparati all'impeto prepotente e al pressing asfissiante della formazione di Vilanova e Roura, nonostante i ripetuti annunci di giocatori e stampa locale che questa sarebbe stata per loro la partita della vita; squadra corta ma non abbastanza, incapace di chiudere in maniera adeguata sui rapidissimi fraseggi dei palleggiatori blaugrana e soprattutto disattenta nelle ripartenze, con troppi palloni sanguinosi persi appena al limite dell'area. Si capisce subito che la gara di San Siro è stata ampiamente dimenticata dal Barcellona: un solo tiro in porta in tutta la partita allora, due nei primissimi minuti ieri sera. Il secondo è letale, perché Messi risponde alle critiche con una giocata da campione, un sinistro piazzato e preciso che trova il pertugio giusto e fredda Abbiati; sono passati appena cinque minuti, la gara è già sbloccata, e adesso è tutta in salita. 
Il pubblico carica ancora di più la squadra, il Milan subisce il colpo e fatica letteralmente a tenere il pallone, i catalani ringhiano sulle caviglie dei portatori di palla e continuano ad attaccare. El Shaarawy prova ad approfittare di una delle poche ripartenze buone, ma con il controllo si allarga troppo il pallone e lo calcia debolmente tra le braccia di Valdes. Ben altra cosa è il Barcellona, che ha un'altra grande occasione con Iniesta e Messi: il primo costringe Abbiati a respingere il suo destro sul palo, il secondo di testa non trova la porta sulla respinta. Anche Xavi, che amministra con sapienza ogni pallone blaugrana, prova a segnare da fuori, e il portiere rossonero risponde ancora presente. Passati i primi venti minuti di fuoco, la partita sembra calmarsi un po', ma il Barcellona continua a tenere un esasperato possesso palla, il Milan prende un po' di coraggio ma non riesce proprio ad imbastire azioni valide per impensierire la porta avversaria. Un gol cambierebbe tutto, da una parte e dall'altra, e così ecco che nel giro di due minuti avvengono gli episodi che in definitiva indirizzano la sfida. Clamoroso svarione difensivo dei catalani, Niang brucia sullo scatto Mascherano e si presenta solo davanti a Valdes, con la porta spalancata; è l'occasione della vita, ma purtroppo il giovane francese non ha la freddezza necessaria e allarga il tiro quel tanto che basta da mandare il pallone sul palo anziché in rete. Sul capovolgimento di fronte, Ambrosini si fa rubare palla a centrocampo da Iniesta, che subito verticalizza per Messi, rapido a controllare e battere a rete di sinistro, sorprendendo Abbiati che non vede partire il tiro. Dal possibile 1-1, si passa al 2-0 che di fatto annulla il risultato dell'andata e si rivela un'ulteriore doccia fredda per i rossoneri.
La ripresa ricomincia dove era finita, con Messi che quando ha la palla tra i piedi sembra inarrestabile, ma per fortuna stavolta calcia debolmente. Gli avanti del Milan non riescono proprio a tenere un pallone, il pressing blaugrana impedisce ai rossoneri di ragionare, Dani Alves fa il bello e il cattivo tempo dalla parte di Constant, e la reazione tanto sperata dopo l'intervallo non si vede. Il Barça insomma sembra giocare sul velluto, va al doppio della velocità degli avversari, e soprattutto è cinico a sfruttare ogni minimo errore in fase di ripartenza dei rossoneri. Al decimo, è l'ennesima palla persa a regalare il terzo gol agli spagnoli: Xavi riconquista la sfera e lancia nello spazio Villa, Constant è in ritardo e manca la chiusura, e per il Guaje è un gioco da ragazzi aprire il sinistro e battere Abbiati. Ora il Barcellona è qualificato, al Milan il gol serve come il pane, ma la reazione è ancora una volta sterile, e l'inserimento di uno svogliato Robinho per lo sciagurato Niang e di Muntari per un Ambrosini in debito d'ossigeno non cambia le cose. Messi cerca un altro gol da cineteca con un gran sinistro da fuori, alto sulla traversa, Allegri prova a scuotere i suoi senza successo, inserisce anche un altra punta, l'ex tutt'altro che rimpianto Bojan, per un confusionario Flamini, ma le occasioni continuano a mancare. I catalani provano ad addormentare la partita rallentando il ritmo con il loro palleggio, i cambi di Roura sono chiaramente difensivi, soprattutto l'ingresso dell'esterno difensivo Adriano per quello offensivo Pedro (prima erano entrati Sanchez e il capitano Puyol per Villa e Mascherano). Una buona occasione è per Robinho, che taglia bene in area e batte a rete da buona posizione, ma Jordi Alba si immola sul suo tiro e il Barcellona si salva ancora. E' l'ultimo guizzo rossonero, gli altri attacchi si rivelano sterili, e in pieno recupero arriva anche il poker, con un rapido contropiede Messi-Sanchez-Alba, che batte Abbiati da pochi passi e scatena la festa.
Inutile gettare la croce addosso sul povero Niang, che ha davvero avuto sui piedi il pallone che poteva valere i quarti, o maledire Portanova per aver azzoppato Pazzini, che con la sua abilità nel far salire la squadra sarebbe stato utilissimo ieri, o ancora chiedere ad Allegri perché escludere il super Muntari dell'andata per un duo Flamini-Ambrosini decisamente inadeguato alla sfida. E' mancata la testa, è mancata la grinta, è mancata la concentrazione per ripetere quanto fatto all'andata, ed è anche mancata un po' di fortuna. Il Barcellona che sembrava in crisi si è ritrovato in una sera, Messi ha ricordato a tutti che i quattro Palloni d'Oro consecutivi non sono casuali, Xavi e Iniesta hanno dimostrato ancora quanto siano abili con il pallone tra i piedi. Il sogno è finito, al Milan resta solo il campionato per completare la sua incredibile rimonta, con la speranza di ottenere il piazzamento Champions e poter schierare anche Balotelli l'anno prossimo. Magari, pregando di non incontrare ancora questo Barcellona.

martedì 12 marzo 2013

IL MIO CAGLIARI/ 28°T.

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IBARBO SALVA LA SARDEGNA

Con la sua tripletta Ibarbo praticamente salva il Cagliari, i suoi tifosi e regala la quasi certezza della permanenza in A ad una regione intera, che mai come quest'anno si è sentita, calcisticamente parlando, la periferia della Serie A.
Sentire Delio Rossi che nel prepartita dichiara che "Giocare a porte chiuse per noi non è certo un vantaggio", o sentire i soliti commentatori (Caressa a Radio Deejay) continuare il ritornello del Cagliari che falsa il campionato come se fosse il responsabile di questa situazione, sta diventando una litania inaccettabile.
L'unico campionato che si è falsato, signori, è quello della squadra della Sardegna, e dei tifosi sardi. Per quello i 34 punti in 27 gare (perchè quella con la Roma non s'è giocata) sono un'impresa da Champions League. In casa con lo stadio completamente aperto si son giocati solo 6 match, a fronte dei 14 segnalati nel tabellino alla voce partite in casa. 
L'impresa dei ragazzi di Pulga e Lopez è pari a quella di Ballardini e della sua miracolosa salvezza del 2008.
Ieri la ciliegina sulla torta, la Sampdoria scende in Sardegna in gita premio, con la pancia piena dei suoi 35 punti ed il Cagliari passeggia sulla molle squadra blucerchiata. 3-1 il finale, con la rete della bandiera siglata solo nel recupero.
Pulga e Lopez sorprendono con un 11 iniziale imprevisto: al netto dell'infortunio di Capitan Conti, sorprendono le scelte di Murru in luogo di Avelar, e soprattutto, dell'ineffabile Thiago Ribeiro che fa accomodare in panchina sia Marco Sau che Mauricio Pinilla.
Tutta la nostra solidarietà a Sau e Pinilla che si vedono preferire Thiago Ribeiro: è come se la mamma scegliendo tra un piatto di lasagne ed uno di alghe, ti offra queste ultime,che saranno anche prelibate delizia della cucina macrobiotica, ma ne faremmo volentieri a meno.
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Il match è poco più di una formalità, la Samp non punge quasi mai e il Cagliari, guidato dal faro Cossu, gira che è una meraviglia. Il centrocampo giganteggia, nota di merito per Ekdal, che sta crescendo in maniera esponenziale dando costantemente sia qualità che quantità.
L'attacco, posizionato in modo strano, con un trequartista e due ali, Thiago Ribeiro a sinistra ed Ibarbo a destra, è la chiave di volta dell'incontro. La Samp, infatti, è costantemente impreparata di fronte al trio rossoblù, come se avesse studiato un altro avversario in settimana.
Il colombiano poi, ne insacca 3 e grazia i doriani in almeno altre due occasioni. Se solo imparasse ad essere sempre così cinico, ci troveremmo di fronte ad un'ala destra da grandissimi palcoscenici.
Domenica alle 12:30 Siena-Cagliari, anche se i toscani facessero bottino pieno, si porterebbero a -7 dai sardi. A 9 dal termine. Si può anche perdere, ma non ditelo ai giocatori. Anche perchè se schierare le riserve significherebbe presentarsi con Sau, Pinilla e Avelar, siamo in una botte di ferro.
Ultima annotazione: in tutto il girone di andata 16 punti, in 9 gare del ritorno i punti sono ben 18, tutti conquistati in apnea per una situazione ambientale e dirigenziale avversa.
Complimenti veri.

Pagelline: Agazzi 6 (46'Avramov 6); Perico 6, Rossettini 6, Astori 6,5, Murru 7; Dessena 6,5, Nainggolan 6, Ekdal 7; Cossu 7,5 (73'Cabrera 6); Ibarbo 8 (74'Pinilla 5,5), ThiagoRibeiro 6.
Pulga-Lopez 7.

venerdì 8 marzo 2013

PAGELLE EUROPEE: NONA GIORNATA

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Ritorna direttamente dalla Spagna la nostra rubrica settimanale dedicata alle squadre italiane impegnate nelle Coppe Europee. In attesa del Milan, che giocherà settimana prossima, vediamo come si sono comportate le altre nostre formazioni in quest'occasione.
PROMOSSI
Lazio: Voto migliore del giorno senza ombra di dubbio per la squadra di Petkovic, impegnata su un campo non facile come quello dello Stuttgard ma capace di uscirne con un ottimo 2-0 che da moltissime chance di passaggio del turno. Dopo un buon inizio dei tedeschi, la formazione biancoceleste riesce a sbloccare la gara su un errore degli avversari e poi la controlla, andando ancora a segno a inizio ripresa per poi difendere il doppio vantaggio con discreta sicurezza nel finale di gara. Il migliore in campo è ancora il brasiliano Ederson, che segna il primo gol e sembra trovarsi davvero a suo agio in Europa League; ottima anche la prova del giovane nigeriano Onazi, rientrato dopo una bella Coppa d'Africa e a segno con una leggendaria galoppata di trenta metri. Dietro, la difesa balla un po' in qualche occasione, e Cana per una volta non rende granché come centrale, lasciandosi scappare il veloce Okazaki; per fortuna che tra i pali c'è ancora super Marchetti, che sullo 0-0 con un balzo felino nega un gol che sembrava fatto al giapponese. Ora il ritorno in casa (molto probabilmente a porte chiuse, a meno di ricorsi dell'ultima ora) si prospetta meno problematico, anche se non bisognerà abbassare la guardia. Un eventuale successo, il secondo consecutivo contro formazioni tedesche, proietterebbe la Lazio tra le migliori otto del torneo, e aprirebbe nuovi scenari in vista del finale di stagione. Voto 7,5.
Juventus: Una formalità doveva essere, e tale è stata per gli uomini di Conte, che dopo il convincente 3-0 esterno dell'andata avevano più di un piede nei quarti della Champions League. I Celtic si dimostrano quello che sono, una squadra grintosa e tenace che in casa ha una spinta in più, ma che non ha le caratteristiche tecniche per andare avanti nella competizione. I bianconeri fanno un po' di turnover e affrontano la sfida con la giusta tranquillità, trovando il gol alla prima occasione utile e controllando il match senza eccessivi patemi, chiudendo con un 2-0 sereno e che vuol dire quinta partita consecutiva senza subire gol in coppa. Bene la coppia di attaccanti di riserva Matri-Quagliarella, entrambi a segno e con una discreta intesa, soprattutto il secondo fa vedere al suo allenatore di essere pronto a sfruttare le opportunità che gli vengono concesse. Bene il centrocampo, con Pirlo che non spinge molto ma appena ha l'occasione fa vedere la sua classe, come quando lancia Vidal sul 2-0; in difesa bene ancora Barzagli, una sicurezza ormai nella retroguardia, e bene anche Buffon nelle poche occasioni in cui viene sollecitato. Ora tutti aspettano con ansia il sorteggio dei quarti di finale, per conoscere quale sarà il prossimo avversario nella corsa alla coppa dalle grandi orecchie. Di certo, essere tra le migliori otto d'Europa al primo tentativo è già molto positivo. Voto 6,5.
BOCCIATI
Inter: La nota negativa della settimana viene dalla squadra di Stramaccioni, che esce dalla durissima sfida contro gli inglesi del Tottenham con le ossa rotte e un pesante 3-0 da rimontare che richiederà una vera e propria impresa a San Siro. Gli avversari sono stati superiori ai nerazzurri per tutta la durata dell'incontro, sbloccando quasi subito la gara e gestendo tutta la partita al loro ritmo, con il solito Bale a fare il bello e il cattivo tempo sulla sinistra. Malissimo la linea mediana interista, con il duo Cambiasso-Gargano che è completamente in balia degli avversari, e ne soffre anche la difesa, lenta e distratta nelle marcature. Il modulo con Cassano prima punta non funziona, i tre alle sue spalle faticano a creare, Alvarez spreca la grande occasione di riaprire la gara sullo 0-2, Kovacic è ancora troppo acerbo per riuscire a dare la qualità giusta alla squadra. I tentativi di Stramaccioni di cambiare le carte a partita in corso come contro il Catania stavolta non produce risultati, e adesso il ritorno si annuncia come un vero e proprio Everest da scalare senza bombole. Unica nota positiva è l'assenza per squalifica dello spauracchio Bale, ma gli inglesi di Villas-Boas hanno dimostrato di essere una signora squadra, che non prescinde da un singolo elemento. Per il ritorno serviranno una grinta e una faccia diversa, e magari un San Siro molto caldo, per provare a dare un'ulteriore spinta a questa Inter. Voto 4,5.

mercoledì 6 marzo 2013

IL MIO CAGLIARI/ 27°T.

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SENZA GRINTA.

Il Bologna passeggia sul Cagliari. 3-0 meritato.
Probabilmente appagato dai 10 punti di vantaggio sulla zona B, l'undici di Pulga e Lopez scende in campo al Dall' Ara con poca grinta e fuori forma in molti dei suoi interpreti.
L'unica notizia positiva è che la distanza dalla terzultima è rimasta invariata e che le giornate alla fine di questo campionato ad ostacoli diminuiscono a 12.
Da annotare come sia stata disastrosa poi, la scelta della formazione titolare.
Schema classico, il 4-3-1-2, ma inspiegabilmente restano in panchina i piedi buoni di Andrea Cossu, a favore del centrocampo difensivo da trasferta, con Nainggolan finto fantasista davanti al trio roccioso Dessena-Conti-Ekdal. Inoltre viene scartato Avelar, dopo i mal di testa contro Cerci dell' ultimo match, a favore di Ariaudo, privando così la squadra della spinta sull'ala mancina.
Due scelte suicide, che privano la squadra di fantasia, cross e ampiezza di gioco, con il risultato di una squadra imbottigliata verso il centro, con nessun calciatore in grado di prendere in mano l'azione offensiva.
Il Bologna, in forma smagliante, affonda facilmente, e colpisce due volte in 20 minuti, con una deliziosa combinazione che smarca Taider e con un eurogol di Diamanti in diagonale.
Nella ripresa, poi, la squadra felsinea triplicherà con Pasquato, con un gioiellino dai 30 metri. 
I sardi, non pervenuti. Due tiri, poco convinti, in 90 minuti. Bottino disastroso. Da chiedere scusa ai tifosi. Non si salva nessuno. Allenatori in primis.
Svilente anche il loro essere calmi e placidi in panchina, mentre il dirimpettaio Pioli si sbracciava e sgolava ad incitare i suoi soprattutto sul 2-0.
La difesa è spesso il tallone d'Achille della squadra. Se il centrocampo ha poca grinta, e perde la maggioranza dei contrasti, la difesa non mette mai una pezza. Astori non riesce a guidare i compagni, anzi, spesso va nel pallone, Agazzi non fa mai miracoli decisivi, non si ricorda una partita in cui abbia portato da solo punti alla squadra, e Rossettini ed Ariaudo sono comprimari, anche loro con poca stoffa da leader. 
Domenica scontro tra squadre tranquille, Cagliari-Samp, molto probabilmente nello scenario desolante dell' Is Arenas senza pubblico. Basterebbe un punto per tenere a debita distanza le sabbie mobili. Ma comunque servirà grinta. E mancheranno Pisano, espulso, e Conti, vittima di un guaio muscolare. Senza grinta, si cade facilmente nell' ennesima serie negativa.

Pagelline: Agazzi 5; Pisano 5, Rossettini 5, Astori 5, Ariaudo 5; Ekdal 5,5 (60'Cossu 5,5), Conti 5, Dessena 5; Nainggolan 4,5; Sau 5 (74'Nenè 5), Ibarbo 4,5 (59'Pinilla 5).
Pulga-Lopez 4,5.