martedì 26 febbraio 2013

IL MIO CAGLIARI/ 26°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
E' STATO SMACCHIATO IL TORO

In uno stadio vuoto, si è ottenuto il pieno di gol, emozioni e spettacolo. Spettacolo per pochi intimi per un match finito 4-3, con la ciliegina di due reti nel recupero e con un Torino ridotto in 9 uomini negli ultimi 5, decisivi, minuti.
C'erano tutti gli ingredienti per uno scialbo pareggio: due squadre in zona tranquilla di classifica, il Palermo che sabato aveva infruttuosamente impattato 0-0 con il Genoa, Siena e Pescara attese da due trasferte proibitive come quelle contro Juventus e Lazio.
Il Cagliari si è schierato in quella che è, finalmente, la sua formazione tipo. Unica defezione in rosa quella di Thiago Ribeiro, e ci aggiungiamo un bel meglio così. 4-3-1-2 con Cossu sulla trequarti dietro Ibarbo e Sau, Ekdal preferito a Dessena e Rossettini ad Ariaudo.
Il primo tempo è, effettivamente, blando, bloccato. Pochissimi tiri in porti e squadre ben messe in campo che disinnescano a vicenda, imbrigliando al meglio i velocisti Cerci e Ibarbo. La sblocca un episodio. 36': assist al bacio di Ekdal per Sau, atterrato da Ogbonna. Rigore e undicesimo sigillo del piccoletto di Tonara.
Partita in discesa per il Cagliari, che va all'intervallo sull'1-0.
Nella ripresa succede il finimondo. Danilo Avelar mostra tutte le sue pecche difensive e in dieci minuti il Torino piazza un uno-due micidiale partendo dal binario di destra, dapprima al 46' è Cerci a sfondare con una rasoiata di esterno sinistro, poi sempre da quella parte Darmian, su imbeccata sempre di Cerci, consegna il pallone a Stevanovic, pronto ad uccellare Agazzi tra le gambe.
Da quel momento in poi, il Cagliari si trasforma.
Diventa il vecchio Cagliari di Ballardini, di Allegri, di Donadoni. Quello bello insomma, con un 4-3-1-2 che comincia a girare perfettamente. La difesa si alza a centrocampo, Cossu diventa l'uomo ovunque capace di aiutare la mediana e impostare il gioco, e le fasce (con Perico a destra e Pisano a sinistra, e Avelar che si accomoda in panchina) spesso propositive.
Ed è così, che macinando gioco e possesso palla (a fine match sarà 60/40 per il Cagliari), al 75' Cossu recapita un cross delizioso sulla testa di Capitan Conti, che sigla il 2-2.
Al minuto 86' si risveglia dal torpore anche Mauricio Pinilla e credendosi un vero e proprio toro resiste alla carica di due-tre difensori e presentandosi a tu per tu con Gillet, viene steso, sempre da Ogbonna. Rigore e 3-2 per i padroni di casa. Ogbonna espulso e un minuto dopo espulso anche Diop, giovane senegalese appena entrato che viene cacciato, troppo severamente, dall'arbitro, per una manata involontaria ad Ekdal. 
In 11 contro 9 succede l'inimmaginabile. Al 92' Astori spegne il cervello, e dimostrando di non imparare mai le lezioni, tira la maglia in area a Bianchi sotto gli occhi del direttore di gara, che non può far altro che decretare il rigore del 3-3 del Torino, insaccato dallo stesso Capitano granata. 
Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Ma non finisce qui. La presenza del figlioletto Bruno è uno stimolo in più per Capitan Conti, che al 94' fa alzare tutti gli spettatori davanti alla tv, insaccando da 25 metri, complice una sciagurata deviazione di Glik. Si vince. 
La vecchia guardia sta prendendo per mano la squadra. La spina dorsale c'è ed è di qualità, da anni.
+10 sulla zona B. Un match che non prometteva nulla diventa la partita dell'anno. Peccato per i tifosi, impossibilitati dalla vicenda stadio, a presentarsi sugli spalti. Ma è un anno di passione.
Senza Presidente, senza stadio, con una partita persa a tavolino, una disputata a Parma, due a porte chiuse, e superato un periodo di 6 k.o. di fila, essere a 31 punti è un miracolo.

PS. In questa partita si sono visti all'opera due giovani difensori della Nazionale Italiana, Astori ed Ogbonna, protagonisti dei 3 rigori della gara. Se loro sono il futuro della Nazionale, siamo nei guai. Quantomeno il sangue freddo non è proprio la loro dote principale.

Pagelline: Agazzi 5; Pisano 6,5, Rossettini 6,5, Astori 5, Avelar 5 (57'Perico 6); Nainggolan 6, Conti 8, Ekdal 6,5; Cossu 6,5 (85'Cabrera sv); Sau 6, Ibarbo 5 (65'Pinilla 6,5).
Pulga-Lopez 6,5.

venerdì 22 febbraio 2013

PAGELLE EUROPEE: OTTAVA GIORNATA

Immagine tratta da thehouseofblog.com
Completata l'andata degli Ottavi di Finale della Champions League, e terminati i Sedicesimi di Europa League. Altra giornata molto positiva per le squadre italiane, anche più del previsto, e fiducia rinnovata nelle possibilità di arrivare fino in fondo nelle coppe. Vediamo nel dettaglio i nostri giudizi.
PROMOSSI
Milan: L'impresa della settimana, forse della stagione, è senza dubbio quella dei ragazzi di Allegri, che tutti davano per spacciati nella durissima sfida contro il Barcellona di Leo Messi, e invece sfoderano una prestazione d'altri tempi e strappano una meritatissima vittoria per 2-0. Ottima la disposizione in campo dei rossoneri, corti, raccolti nella sua metà campo ad aspettare gli spagnoli e poi pronti nelle ripartenze in contropiede, forse la tattica migliore contro questi avversari. Brilla il centrocampo milanista, con Ambrosini e Muntari super, Boateng torna quello dei momenti migliori e guida la squadra, in difesa Mexes giganteggia sui piccoli palleggiatori del Barça. E' la vittoria di Allegri, che si era trovato in mano un gruppo quasi nuovo e molto giovane in estate e lentamente lo sta plasmando come vuole lui, con una grande rimonta in campionato e rinnovata fiducia in Europa. Il tiki-taka dei blaugrana è stato sterile e del tutto inutile, un solo tiro pericoloso in tutta la partita, Messi non pervenuto, catalani nervosi e che si appellano al campo e si dicono sicuri di ribaltare il risultato: un segnale di nervosismo evidente. Al ritorno tra tre settimana sarà una bolgia, ma il Milan ha dimostrato di ricordare ancora cos'è una serata da Champions. Voto 9.
Lazio: Missione compiuta per i biancocelesti di Petkovic, che capitalizzano al massimo il pareggio della scorsa settimana contro il Borussia Monchengladbach e chiudono il discorso in casa, guadagnandosi gli Ottavi di Europa League. Partita chiusa già nel primo tempo, con due reti e una grande dimostrazione di forza sui tedeschi, che poi hanno tentato inutilmente l'assalto finale nella ripresa, con pochi risultati a dirla tutta. Decisivo di certo Candreva, che sfrutta un errore degli avversari per realizzare il gol che spiana la strada ai romani, buona anche la prova di Gonzalez, che si sbatte molto a centrocampo e trova la rete del raddoppio, bene Cana nel ruolo di centrale di difesa, meno positivi l'attacco con Floccari che lotta molto ma non incide e Marchetti che mostra qualche incertezza e viene salvato dai compagni. Ora arriva un'altra formazione teutonica, lo Stoccarda, che sta disputando una buona stagione e sembra sullo stesso livello del Borussia, il che rende la sfida non impossibile. Appuntamento in Germania tra due settimane, per vedere dove può arrivare questa Lazio. Voto 7,5.
Inter: L'obiettivo degli uomini di Stramaccioni era quello di chiudere il discorso qualificazione contro il Cluj al più presto per poi iniziare a pensare al derby di domenica contro i "cugini" del Milan. Tutto fatto già nel primo tempo, con due reti segnate e la partita già in ghiaccio, che nel secondo tempo ha avuto davvero poco da regalare ai tifosi. Eroe della serata è sicuramente Guarin, che firma una doppietta e dimostra ancora una volta la sua utilità in questa squadra, buona anche la prova dei due attaccanti Cassano e Palacio, che fanno un gran lavoro di assistenza per i compagni. Positivo Alvarez che sembra aver ritrovato un po' di fiducia, difesa ancora un po' da registrare anche se Handanovic conferma le sue sicurezze, gloria anche per il baby Benassi che entra, fa espellere un avversario e segna. Superato questo primo ostacolo, adesso per l'Inter arriva una rivale decisamente più ostica: gli inglesi del Tottenham, guidati da Villas Boas in panchina e trascinati da uno strepitoso Bale in campo. Un'avversaria tosta, tra le più forti tra quelle rimaste in questa competizione, ma i nerazzurri con la giusta concentrazione non partono battuti. Voto 6,5.
BOCCIATI
Napoli: Più che per la qualificazione, estremamente difficile da ottenere dopo lo 0-3 interno della settimana scorsa, i partenopei giocavano per riscattare il loro onore in Europa e chiudere degnamente il loro torneo. Invece, la trasferta contro il Viktoria Plzen ha riservato altre amarezze per la formazione di Mazzarri, che pure ha schierato molti titolari per onorare al meglio la partita. Gli azzurri non hanno la stessa grinta del campionato e si vede, il centrocampo soffre l'assenza di Hamsik e si rivela povero di idee, e i cechi tengono senza troppi problemi, colpendo poi a inizio ripresa e chiudendo di fatto il discorso qualificazione, per poi raddoppiare nel finale e rendere il parziale complessivo ancora più pesante. Male De Sanctis, che sbaglia sulla rete che di fatto condanna i suoi, malissimo il centrocampo che non riesce a creare gioco e ad accompagnare le punte, con Donadel e il suo sostituto Inler completamente fuori partita, scarsa la spinta di Zuniga e Maggio sugli esterni, davanti Pandev e Insigne non riescono ad incidere come dovrebbero. La doppia sfida con i cechi si chiude dunque con l'eliminazione e un pesante 0-5 complessivo che non rispecchia affatto le potenzialità di questo Napoli. Unica consolazione, ora tutte le forze si potranno concentrare sullo scudetto, vero obiettivo di questa stagione. Voto 5.

giovedì 21 febbraio 2013

ZAZZA ARENAS


Immagine modificata con Photoshop
Colpisce e fa piacere che finalmente una parte della stampa (una..nel senso di uno solo proprio) stia lottando a fianco dei tifosi del Cagliari.
Questo singolo è Ivan Zazzaroni, giornalista sportivo noto al grande pubblico per il suo ruolo di opinionista alla Domenica Sportiva e per condurre Deejay Football Club il sabato in radio, dopo aver diretto Guerin Sportivo ed Autosprint, ed esser stato capo-redattore del Corriere dello Sport, nonchè editorialista di Libero.
Non uno qualunque insomma. E pare l'unico speaker a livello nazionale del caso Is-Arenas.
Sembra esser stato uno dei pochissimi ad essersi informato a dovere sul caso, senza fare trafiletti oltre pagina 20 (vedi Gazzetta di ieri) dove il caso Is Arenas è posto dietro gli articoli sulle ex di Osvaldo e l'esplosione (con tutto il rispetto) di Emeghara.
Basta riportare i tweet più significativi di Zazza, dall'arresto di Cellino ad oggi. Tutti sottoscrivibili.
"Le regole devono essere rispettate, non aggirate: ma questo paese non fa nulla per semplificare la vita a chi ha voglia di fare".
"Il Comune di Quartu nega l'autorizzazione provvisoria all'uso dello stadio #IsArenas per Cagliari-Torino. Perché? Una risposta che convinca".
"#IsArenas: in una società civile non possono esistere agibilità (e illegalità) a giorni alterni. O lo era, agibile, o non lo era. Vedi #Tar".
"Quello che i giornali e i programmi sportivi nazionali non capiscono è che con campagne come quella pro IsArenas ci si riavvicina alla gente".
"Cagliari e il Cagliari non possono ottenere un titolo di prima pagina solo se arrestano Cellino . La legge sugli stadi la impone la Sardegna".
"Esiste un politico anche non sardo disposto a darsi da fare per garantire 2 ore di svago nel loro stadio ai cagliaritani o prevale la paura?"."Su #IsArenas non mollo. Pronto a rompere i coglioni al mondo pur di riaffermare il diritto all'identificazione: il Cagliari non deve morire".
"Oggi è Cagliari. Domani sará Palermo o la mia Bologna o Brescia. E cosí anche la domenica la passeremo davanti alla tv a guardare gli altri".
"Anche le porte chiuse sono un'ingiustizia e una mancata soluzione per la gente e la squadra. #IsArena(ta)s".
"#Abete, #Prefetto di Cagliari, #Beretta e #Malagò, fate un salto a Is Arenas: verificatene personalmente l'agibilitá. Siate seri, se potete".
"Sarebbe opportuno che il #Cagliari andasse in tv per spiegare a chi parla senza conoscere la situazione come stanno esattamente le cose".

Tutto questo prima di presentare oggi i 7 "comandamenti", i motivi per i quali ha preso a cuore il caso sardo, e per i quali dovrebbe farlo tutta Italia.
Imamgine tratta da sportemotori.blogosfere.it
"I mille motivi per i quali ho preso a cuore il caso #IsArenas: 1) il problema non è piú solo sardo: è nazionale, riguarda il futuro della A. 2) Dopo 15 anni di richieste di denaro allo Stato, ecco che un presidente senza Gruppi alle spalle ha deciso di pensare ai tifosi prima che a rinforzare la squadra investendo quasi 10 milioni (9,3) nello stadio/casa e rischiandone 20, ovvero il fallimento 3) È in ballo la regolaritá del campionato: il Cagliari è spesso fortemente penalizzato, alcune avversarie favorite (Roma, Juve, Torino...) 4) Nessuno - fuori dalla Sardegna - si è mosso per tutelare gli oltre 16mila potenziali frequentatori dell'impianto di #Quartu. di piú: le istituzioni locali stanno facendo il possibile per complicare ulteriormente le cose: #Cellino non è esattamente un pr. 5) Nonostante i disagi e i soldi buttati i tifosi del Cagliari non si sono ancora rifatti sul club confermandosi da scudetto della passione. 6) Un uomo è finito in carcere per tentato peculato. Molti ladri e assassini entrano ed escono dalla galera con una disinvoltura spaventosa. 7) La Sardegna è Italia, la parte piú bella e invidiataci dagli stranieri. Ce ne ricordiamo soltanto dal primo giugno al 15 settembre".
Non c'è che dire, migliori parole non potevano esserci. Finalmente qualcuno si schiera dalla parte dei tifosi. In questo blog ci occupiamo della questione stadio da ormai un anno, ma a livello nazionale neppure l'arresto del Presidente (ancora dentro con una accusa di TENTATO peculato e falso ideologico, assurdo in Italia) ha interessato media ed istituzioni sul perchè siamo senza stadio.
Immagine tratta da unionesarda.it
Tutto questo mentre oggi il Sindaco di Cagliari Zedda è pronto alla pubblicazione del bando per un concorso di idee per riqualificare il Sant'Elia (leggi qui). Dopo 10 mesi di abbandono, con questa velocità di esecuzione, tra qualche decennio si farà qualcosa, sempre che il colore della giunta comunale non cambi. 
Ma Zedda quando vuole riqualificare il Sant'Elia, non pensa all'Is Arenas? O lo considera già parte del passato?  Come si vede qui a fianco, tra i due impianti non c'è paragone. Il Sant'Elia sembra quello che è, uno stadio degli anni '70. Di quarant'anni fa.
Un ultim'ora rassicura che il ministro Cancellieri si occuperà personalmente del caso, ma finchè non vedremo, non ci crederemo.
Ognuno pensa al suo orticello e al suo giocattolo qua in Sardegna, ma al giocattolo di tutti, la squadra di calcio e i suoi tifosi, non pensa nessuno.
Tranne Zazza. Grazie Zazza.

NO EL CAPISSE UN CASSO

Immagine tratta da corriereadriatico.it e modificata su befunky.com
Alzino la mano gli allenatori di questa Serie A che possono vantarsi di aver battuto il Barcellona. Uno. Dopo ieri sera, uno.
Allegri. 
Mister "no el capisse un casso", come l'ha apostrofato (simpaticamente eh..!) il suo lungimirante Presidentissimo, Berlusconi.
Ed è una vittoria che dà prestigio ad una stagione tutta di rincorsa, di ricostruzione, dove il tecnico livornese è stato più volte sull'uscio di Milanello a causa dell'avvio stentato.
Ed è un successo di Galliani, saggio uomo di calcio, che ha fatto di tutto per confermare il tecnico nel periodo buio, conscio che, tra i tecnici liberi, non avrebbe potuto pescare di meglio, e che i rossoneri imbottiti di giovani, avevano bisogno di un legittimo periodo di rodaggio.
Oggi la scelta sta ripagando: ora il Milan è 3° e in Champions League dopo il 2-0 rifilato ieri sera al Barcellona, ha mezzo piede nei quarti di finale.
Ieri è stata la vittoria di Allegri.
La tattica ha imbrigliato la tecnica (un pò svogliata) dei catalani.
L'ormai abituale 4-3-3 di questa stagione si è trasformato in un pragmatico 4-1-4-1, con Ambrosini muro difensivo con Boateng ed El Shaarawy a fare le ali di centrocampo, un regista come Montolivo e un'altro distruttore di gioco come Muntari. In avanti, data l'indisponibilità europea di Balotelli, il solo Pazzini pronto a fare a sportellate tra Puyol e Piquè.
In 10 dietro la linea della palla, ogni porzione di campo coperta alla perfezione. Obiettivo aspettare il Barcellona e ripartire in contropiede.
Ma il Barcellona poteva essere aspettato sino a domani, non pervenuto. Altro che il temibile Barcellona, sembrava di avere di fronte la classica squadra portoghese tutta passaggini e zero tiri in porta.
Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su befunky.com
Un solo tiro in porta in tutto il match. Iniesta al 75'.
Aggiungiamo che il Barcellona non perdeva con due gol di scarto dal 2011, in Coppa del Re con il Betis, e in Champions dalla famosa semifinale Inter-Barcellona 3-1, proprio a San Siro.
Allegri può vantarsi di aver battuto il Barcellona una volta, ma qualcuno, nel Milan lo batte.
In quell'Inter di Mourinho c'era l'uomo del 2-0, Sulley Muntari.
Ok, d'accordo, nel 3-1 dell'aprile 2010 era (giustamente) seduto in panchina, ma c'era. E c'era ieri sera, in un ruolo da protagonista. Superato l'infortunio ai crociati rimediato giocando in una spiaggia ghanese con gli amici (begli amici, mah...), è tornato ritagliandosi un ruolo da protagonista. Un giocatore dai grandi mezzi fisici e a volte tecnici, ma con lunghi passaggi a vuoto a livello di concentrazione, che ieri ha avuto la sua notte di gloria.
Muntari, l'uomo che battè il Barcellona due volte.
Addirittura.

domenica 17 febbraio 2013

IL MIO CAGLIARI /25°T.



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ORGOGLIO SARDO

Nel momento più duro della stagione, il Cagliari alza la testa. In modo deciso, perentorio, testardo. 
E' l'orgoglio sardo ad uscire fuori.
Il Cagliari vince per 2-0 all'Adriatico di Pescara, grazie alla doppietta del sardissimo Sau (che tocca quota 10 reti all'anno dell'esordio in Serie A) su assist dei sardissimi Cossu, in occasione della rete del vantaggio, e Pisano nell'azione del raddoppio.
Il Pescara non è mai stato in partita, troppo inferiore ai sardi, e troppi giocatori non di categoria. Paradossalmente il reparto biancazzurro più attrezzato, il centrocampo, con Blasi e D'Agostino, calciatori con militanza decennale in Serie A, è stato surclassato dalla mediana del Cagliari. Troppo superiori Ekdal e Nainggolan nel recuperare palla, sia nei contrasti che nell'intercettare i palloni vaganti. 
Unica incursione degna di tal nome in area di rigore cagliaritana, è venuta nel primo tempo con un siluro di Weiss che si è stampato sul palo. Per il resto, pescaresi non pervenuti.
Nel Cagliari giganteggiano Rossettini e Ariaudo, i già menzionati Ekdal e Nainggolan, trottolino Cossu, finalmente convincente, e Pattolino Sau, che capitalizza al meglio le uniche due occasioni da rete ricevute.
La differenza di qualità tra Thiago Ribeiro e Cossu è gigantesca. Il sardo ha espresso costantemente giocate di alta classe, andando a cercar palla vicino alla mediana, e sbagliando di rado i passaggi.
Tutto questo mentre 200 tifosi si sono riuniti fuori dal carcere cagliaritano di Buoncammino, per far sentire la propria vicinanza (e il match tramite le radioline) al Presidente Cellino "ospitato" nel braccio sinistro del carcere.
Nella settimana più dura della sua storia recente il Cagliari ha ritrovato l'unità di squadra, la passione e la grinta, e i tifosi hanno dato una grandissima prova di attaccamento ai colori rossoblù. La zona calda dista ora 7 punti, dopo 6 partite senza sconfitte (3 vittorie e 3 pareggi).
Ma domenica arriva il Torino, e nessuno sa dove si giocherà, e chi potrà eventualmente  firmare l'autorizzazione per lo stadio Is Arenas, dato che il Sindaco di Quartu è agli arresti ed il vice-sindaco è indagato. Inoltre è possibile che la perizia richiesta dalla Procura di Cagliari abbia esito negativo, con annessi sigilli allo stadio con annessa dichiarazione di struttura abusiva.
Sarà un'altra settimana di passione. Tutti avvertiti.
Ma tutti pronti a lottare. 
Non si può mai abbassare la guardia, qua in Sardegna.

Pagelline: Agazzi 6; Pisano 6,5, Rossettini 6,5, Ariaudo 6,5, Avelar 6; Casarini 6, Nainggolan 7, Ekdal 7 (88'Eriksson sv); Cossu 6,5 (71'Cabrera 6); Ibarbo 6, Sau 7 (81'Nenè sv).
Pulga-Lopez 7.

MJ, I 50 ANNI DEL RE DEL PARQUET

Immagine tratta da mentalwod.com
Ci sono giocatori che sono universalmente riconosciuti in tutto il mondo come uomini-simbolo dello sport che hanno praticato per anni. Atleti straordinari, campioni con la mentalità vincente, personaggi dentro e fuori dal campo. Quando si pensa al basket, tutti gli appassionati pensano immediatamente ad un solo nome: Michael Jordan. Una stella assoluta, inarrivabile, un giocatore dal talento immenso e dalla forza di volontà ancora più grande, un campione che non ha mai smesso di migliorarsi per rimanere il più forte. E anche per questo, oltre che per tutto quello che ha fatto vedere sui parquet americani e mondiale, è unanimemente riconosciuto come  il più forte giocatore di basket di tutti i tempi. Oggi questo fuoriclasse taglia il prestigioso traguardo dei 50 anni di vita, ed è più che doveroso dedicare a lui questo articolo.
A differenza di molti campioni dello sport, Michael non è un predestinato, si vede che ha buone doti fisiche e atletiche, ma nessuno ha ancora capito che cosa può diventare. A quindici anni, quando si presenta alla Laney High School, il liceo della sua città, per entrare nella squadra di basket, l'allenatore gli preferisce un altro ragazzo perché lo vede troppo magro e basso per questo sport. Qualche anno dopo, nel draft Nba del 1984, Jordan non è la prima scelta assoluta, prima di lui vengono selezionati i centri Hakeem Olajuwon, che diventerà una stella, e Sam Bowie, atleta promettente ma penalizzato dagli infortuni. Con il tempo, però, tutti cominciano a rendersi conto di chi hanno davanti, e di quanto questo giocatore possa fare non solo per il basket americano, ma per quello mondiale. I Chicago Bulls, la squadra che decide di sceglierlo, passano da una delle formazioni più scarse d'America a una delle più promettenti nel giro di pochi anni, costruendo lentamente la squadra intorno ad MJ e lasciando che cresca insieme a lui. Jordan non è solo un atleta fantastico, è un leader in campo e fuori, ha una durezza mentale incredibile, non pensa che a migliorarsi e a vincere, e in questo motiva tutti i suoi compagni e comincia a far sperare una città che non è mai stata grande.
Arrivano i primi spot televisivi, Michael diventa presto una star in tutto il pianeta non solo per le sue imprese sportive, in campo segna più punti di tutti per diverse stagioni e delizia i tifosi nelle gare delle schiacciate. Mancano ancora i successi, perché la squadra non è ancora pronta, e gli avversari di turno, i durissimi Detroit Pistons di Isiah Thomas, sono troppo forti e motivati per lasciarsi sconfiggere. Decisiva è l'estate del 1989, quando la dirigenza di Chicago sceglie come allenatore Phil Jackson e decide di non rivoluzionare la squadra, confidando in una sua crescita con il nuovo coach. Con la sua nuova guida, Jordan e i Bulls perfezionano ulteriormente il gioco, e finalmente arrivano le vittorie, tre di fila, dal 1991 al 1993, contro fenomeni come Magic Johnson, Clyde Drexler e Charles Barkley. Michael è già su un altro livello rispetto ai grandi del passato, molti già lo vedono come il più forte di sempre, ma intanto in lui qualcosa cambia, l'amore per il basket sembra scemare. La morte del suo amatissimo padre, ucciso in una rapina per una macchina che lui stesso gli aveva regalato, lo segna ulteriormente, e lo spinge ad annunciare il ritiro dal mondo del basket, a poco più di trent'anni.
Torna a un'altra sua grande passione dell'infanzia, il baseball, gioca in alcune squadre minori di Chicago con risultati modesti, e senza di lui Chicago affonda e l'Nba si sente come privata di una delle sue stelle più luminose. Dopo un anno e mezzo, Jordan sente tornare le motivazioni, e in una conferenza stampa fa esultare i tifosi di tutto il mondo con tre sole parole: I'm back, sono tornato! Dopo un anno di rodaggio e un'estate di intensi allenamenti, Michael trascina i Bulls ad un nuovo successo e ad un incredibile record di 72 vittorie e 10 sconfitte in stagione regolare, risultato mai ottenuto prima nella storia della Nba. Arriveranno altri due titoli consecutivi, in finali durissime contro gli Utah Jazz di John Stockton e Karl Malone, poi il secondo ritiro di MJ, quello che sembra definitivo questa volta, visti i trentacinque anni e gli incredibili risultati ottenuti. Si dedica al golf, altra sua passione, e alla gestione dei Washington Wizards, ma nel 2001 decide di dare un ulteriore aiuto alla sua nuova squadra tornando clamorosamente a giocare. Lo fa per due anni, senza ambizioni di successo, senza bisogno di dimostrare nulla a nessuno, solo per amore del basket. La squadra non fa miracoli, lui continua a far vedere che la classe non si annacqua nemmeno con gli anni, ma ormai il suo tempo è finito. Nel 2003 si ritira per la terza e ultima volta, con la media punti più alta nella storia della Nba in stagione regolare e playoff e al terzo posto della classifica marcatori di tutti i tempi.
Campione universitario nel suo anno da matricola nel 1982, sei volte campione Nba e in tutte le occasioni Miglior Giocatore delle finali, cinque volte Miglior Giocatore della stagione, dieci volte miglior marcatore del campionato, quattordici partecipazioni all'All Star Game e tre titoli di Miglior Giocatore, due ori olimpici, il primo nel 1984 quando era ancora un universitario, il secondo da stella assoluta con il leggendario Dream Team nel 1992. I titoli non bastano a spiegare che cosa è stato MJ per il basket di tutto il mondo, non bastano a far capire la grandezza di questo personaggio, quanto il suo modo di interpretare il gioco abbia cambiato il basket, portandolo ad un ulteriore livello che mai si era visto prima. Tantissimi sono i momenti memorabili che ha regalato ai tifosi di tutto il mondo, come il Tiro (con la T maiuscola) con cui vinse il suo ultimo titolo Nba nel 1998, a pochi secondi dalla fine, o le schiacciate partendo direttamente dalla linea del tiro libero, come se stesse volando nell'aria. Magic Johnson lo dichiara il più forte di sempre dopo essere stato suo compagno nelle Olimpiadi del 1992, Larry Bird ricorda sempre una gara di playoff del 1986 in cui segnò 63 punti contro di lui, dicendo che quella sera in campo c'era Dio travestito da Michael Jordan. Ha giocato e vinto contro tutti i più forti atleti della sua generazione, in quegli incredibili anni '90 che hanno visto stelle assolute della pallacanestro calcare i campi della Nba e cercare vanamente di contrastarlo.
Tutti i grandi campioni della pallacanestro di oggi, da Kobe Bryant a Lebron James, continuano a pensare a Jordan come al mito da raggiungere, alla vetta da scalare per essere ricordati come i più forti di sempre. Anche loro, come lui e come tutti quelli che lo hanno preceduto, contribuiscono con il loro talento e le loro capacità a rinnovare il basket e a farlo evolvere sempre di più. Ma difficilmente loro o qualcuno che verrà dopo di loro riuscirà a superare la fama di quel numero 23 in maglia rossa e nera, con le scarpette personalizzate dal marchio Aìr, che schiacciava sulla testa di avversari più alti di lui con la lingua di fuori. 
Buon compleanno MJ, e grazie di tutto!

venerdì 15 febbraio 2013

PAGELLE EUROPEE: SETTIMA PUNTATA

Immagine tratta da tvblog.it
Torna finalmente l'Europa, e tornano con lei le nostre pagelle sulle partite delle squadre italiane impegnate in Champions League e in Europa League. Tra martedì e giovedì sono scese in campo quattro delle nostre cinque squadre (il Milan giocherà la prossima settimana), e possiamo dire che è stato un turno piuttosto positivo. Vediamo nel dettaglio i nostri giudizi.
PROMOSSI
Juventus: Il voto migliore non può che andare alla formazione di Conte, che si è lasciata definitivamente alle spalle il mese nero di gennaio e si è fatta trovare pronta in questi Ottavi di Champions League. Va detto che gli avversari, gli scozzesi del Celtic Glasgow, nonostante i proclami si sono rivelati una squadra grintosa ma confusionaria e poco tecnica, motivata soprattutto dalla spinta dei suoi instancabili tifosi. Alla prima occasione, la Juve ha sbloccato la partita, soffrendo poi il pressing e la fisicità degli avversari ma gestendo la gara con discreta serenità, prima di chiudere la sfida e probabilmente anche il discorso qualificazione con due reti nel finale. Migliore in campo sicuramente Marchisio, autore del secondo gol e dell'assist per la terza segnatura, molto bene Matri che va ancora a segno e fa un gran lavoro per la squadra, positiva la difesa che per la quarta gara consecutiva in Europa non prende gol, con Peluso che si sta integrando con i compagni, un po' a sprazzi Vucinic che però la firma sulla gara la mette sempre. Il passaggio del turno sembra cosa fatta, il morale è alto, ma per vedere davvero dove può arrivare questa squadra ci sarà forse bisogno di un'avversaria di altro livello. Voto 8.
Inter: Serviva una risposta, dopo il brutto periodo in campionato e le troppe incertezze che circondavano la squadra, e il gruppo di Stramaccioni ha provveduto a rispondere in Europa. Contro un'avversaria di buon livello come i rumeni del Cluj, arrivati dai gironi di Champions, l'Inter ha giocato una bella partita, controllata per lunghi tratti e vinta con merito. Palacio si conferma bomber di questa Europa League con una doppietta, e un secondo gol di fattura davvero pregevole, Guarin dimostra ancora una volta di essere inarrestabile quando è in forma, bravo anche Kovacic alla sua prima da titolare. Difesa rimaneggiata ma comunque positiva, visto che è solo la seconda partita che non prende gol in casa durante questa Europa League, con Handanovic a bloccare i pochi pericoli creati dalla squadra rumena. Nota stonata, il brutto infortunio di Milito, che purtroppo per lui deve chiudere in anticipo la stagione e secondo alcuni rischia anche la fine della carriera: in bocca al lupo di cuore a lui. In vista del ritorno, i nerazzurri hanno ottime possibilità di passare il turno, e a quel punto se la vedrebbero con la vincente di Tottenham-Lione, un'avversaria difficile ma che un'Inter concentrata può sperare di battere. Voto 7.
Lazio: Si sapeva che la sfida per gli uomini di Petkovic sarebbe stata difficile, quindi il pareggio portato a casa nel finale è un risultato più che positivo in chiave qualificazione. Sul campo dell'ostico Borussia Monchengladbach, i biancocelesti hanno iniziato la sfida un po' contratti, ma si sono sciolti con il passare del tempo, e dopo aver sprecato qualcosa nel primo tempo si sono rifatti nella ripresa, reagendo alla grande e sfiorando anche il colpaccio esterno. Alla fine, il roboante 3-3 è un risultato più che soddisfacente, soprattutto perché ottenuto in 10 uomini e con tre rigori fischiati contro (anche se ci potevano stare tutti). Eroe a sorpresa Kozak, che in Europa da il meglio di sé ed è decisivo con una doppietta e soprattutto quel gol nel recupero che è valso il pareggio, bene con lui anche Floccari, ancora a segno e in un ottimo periodo di forma. Discreto il centrocampo, tradito però dal leader Ledesma, che infatti è rimasto in campo solo un tempo, mentre preoccupa la prestazione della difesa e soprattutto di André Dias, che ha causato due rigori e si è fatto anche espellere, ma il solito Marchetti ha contribuito a tenere su la squadra. Ora c'è il ritorno all'Olimpico, con buone possibilità di chiudere il discorso e andare avanti contro la vincente di Stoccarda-Genk, una sfida decisamente alla portata. Voto 6,5.
BOCCIATI
Napoli: A rovinare una giornata molto positiva per le italiane, purtroppo, arriva il brutto scivolone interno della squadra di Mazzarri, che a detta del suo stesso tecnico ha affrontato la sfida di Europa League come un'amichevole estiva. I cechi del Viktoria Plzen sembravano più che alla portata, soprattutto al San Paolo, invece gli azzurri tornano a casa con tre reti sul groppone e la sensazione che la qualificazione sia ormai compromessa. La pecca più grande del Napoli è stata regalare di fatto il primo tempo agli avversari, con una rete subita e poche occasioni create, e quando si è provato a raddrizzare la sfida nel secondo tempo è mancata la precisione, mentre i cechi hanno cinicamente sfruttato le occasioni avute per chiudere il match. Si è salvato dal naufragio il solito Hamsik, entrato in campo nella ripresa e subito in grado di dare una minima scossa al gruppo, un po' in ombra Cavani e soprattutto Pandev, che spesso manca l'ultimo passaggio. Ancora male Donadel, che sembra un pesce fuor d'acqua in questa squadra, delude anche Zuniga che sbaglia sul raddoppio avversario, difficile da giudicare l'esordio di Rolando, che ha qualità ma soffre con tutta la squadra. Al ritorno servirà un vero e proprio miracolo, ma soprattutto servirà entrare in campo con la testa giusta, almeno per onorare fino in fondo questa competizione. Voto 4.

giovedì 14 febbraio 2013

IL LEADER MASSIMO AL GABBIO

Immagine tratta da lanuovasardegna.gelocal.it e modificata su befunky.com
Massimo Cellino è stato arrestato!
E con lui l'ormai celebre Sindaco di Quartu, Mauro Contini.
Nell'inchiesta sulla costruzione dello stadio, i due sarebbero accusati di peculato e falso ideologico. Secondo le prime indiscrezioni raccolte dai principali organi di stampa, al centro delle indagini ci sarebbe l'utilizzo di fondi del Piano Integrato per la zona di Is Arenas, con parte di questo denaro utilizzato dalla ditta Andreoni per realizzare dal basamento della tribuna principale alla recinzione con porte antipanico e tornelli. Tali lavori dovevano essere appannaggio del Cagliari Calcio. 
L'inchiesta è la stessa che ha portato, in novembre, all'arresto dell'assessore di Quartu con i medesimi capi d'accusa.
Siamo come da copione alla classica storia italiana, soldi pubblici utilizzati in modo indebito.
Solo che qui, altro che indagati e voci: qui c'è il botto dell'arresto immediato.
Alle 8 a Buoncammino, il carcere cagliaritano.
C'è da dire che Cellino passa a Miami 10 mesi l'anno, quindi trovarlo al suo domicilio è stato un evento più unico che raro.
Immagine tratta da unionesarda.it
Ora che ne sarà dello stadio? 
Chi firmerà le autorizzazioni di disputa dei match?
Che ne sarà della Società Cagliari Calcio?
Chi tutelerà i tifosi sardi dallo sciacallaggio e dalle facili ironie?
Verranno messi i sigilli giudiziari allo stadio? 
Si giocherà in trasferta sino a fine stagione?
Il leader Massimo è al gabbio, a memoria non ricordiamo presidenti di Serie A arrestati in tempi recenti, persino Tanzi e Cragnotti per i crack Parmalat e Cirio, vennero arrestati dopo la loro parabola calcistica. E così Cecchi Gori. 
E altri presidenti hanno inchieste a loro carico e condanne plurime, ma senza mai aver ricevuto nessun ordine di arresto. Siamo a un punto molto delicato.
La parabola imboccata dal Cagliari di Cellino è discendente, pericolosamente discendente.
Basta colpi di teatro. I tifosi sardi chiedono solo una noiosa, sgangherata normalità.
E non un saliscendi di emozioni in pura salsa rock.
Ma ora si è in piena bufera. 
Solo venerdì Cellino ha esposto il Prefetto di Cagliari ad una figuraccia nazionale, e oggi arriva il suo arresto. La storia è molto complessa.
Vediamo che succede. Consapevoli che di ottimismo per il futuro ne è rimasto poco.
Ripetiamo una frase scritta su questo blog il 1 Ottobre 2012: "Si narra che lo stadio di Is Arenas non porti bene. Il buon Quartu Sant' Elena quando vi si trasferì, passo rapidamente dalla Serie C2 al dimenticatoio nel giro di pochi anni".
Mai frase sembra ora più profetica.

mercoledì 13 febbraio 2013

IL MIO CAGLIARI/24°T.

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
LA SERIE POSITIVA CONTINUA

Il Cagliari di Pulga e Lopez non ha mezze misure. O si è in un periodo nero o in serie positiva. Vie di mezzo mai. 4 vittorie consecutive, poi in 9 partite soli 2 punti e 6 sconfitte consecutive e ora nuova serie positiva, che dopo l'1-1 interno contro il Milan arriva a 5 match: 2 vittorie e 3 pareggi.
Sino all' 80' minuto il Cagliari ha sfiorato il colpaccio casalingo, che contro i diavoli rossoneri manca addirittura dal 1998. La squadra rossoblù c'è ed è in salute e riesce bene ad imbrigliare un Milan che, privo di un regista come Montolivo, e con molti giocatori affaticati dall'infrasettimanale con le rispettive Nazionali, riesce a premere con insistenza e trovare il pareggio solo sul finale di gara, complice un'ingenuità di Astori che cintura vistosamente Balotelli che regala a SuperMario il rigore dell'1-1.
Quando il Cagliari si trova di fronte una big del campionato si trasforma: niente più inutili passaggini al piccolo trotto, ma una squadra che mette grinta e fisico, che pressa alto, che è tesa ad innescare le frecce Ibarbo (in crescita esponenziale pur non avendo un ruolo ben definito) e Sau. E fa sempre bella figura.
Mancavano anche Avelar e soprattutto Nainggolan, ma Murru e Dessena si son fatti rispettare più fisicamente che tecnicamente. C'è da riconoscere che i 18 anni appena compiuti da Nicola Murru si son visti sia in un improvvido intervento su Niang che su una fascia destra spesso sguarnita per via di alcuni accentramenti eccessivi.
Il resto della squadra ha lottato ed è piaciuta. La rete di Ibarbo al 44' arriva su schema (!) da una punizione calciata da capitan Conti e insaccata con una splendida girata di testa dal colombiano. Sorprende che sia Astori a commettere l'ingenuità del rigore, e come già accaduto contro la Juventus, viene espulso per doppio giallo. Dalla guida del reparto difensivo rossoblù ci si aspetterebbe più sangue freddo e capacità di valutare meglio le situazioni concitate in area.
Poi c'è il solito mistero. Thiago Ribeiro da Pontes Gestal. Anche domenica schierato titolare per interminabili 56 minuti. Schierare trequartista un brasiliano potrebbe essere anche una buona idea. Ma se il brasiliano in questione quando cerca di stoppare un pallone lo spedisce 3 metri più avanti e quando cerca di aprire il gioco la dà sempre fuori misura, l'idea diventa disastrosa. Alla decima da titolare ancora non convince e i suoi numeri sono imbarazzanti: 54 presenze e 6 reti. Una ogni 9 partite. 
Chissà cosa pensa Cossu prima di andare a dormire, conscio di essere la riserva del brasileiro triste, e che ha giocato solo 7 gare dall'inizio e non parte negli undici titolare dal 16 dicembre.
+4 sulla zona B, ora occupata da Pescara, Siena e Palermo (queste ultime a -7). E proprio i biancazzurri abruzzesi saranno i rivali della 24a giornata. Partita importantissima, che vale il doppio dei punti, il cui esito influenzerà direttamente il distacco sulla zona calda.
Partita da affrontare senza Conti, Dessena e Astori fermati dal giudice sportivo, tre pilastri della squadra, ma con un Cabrera in più, che si è presentato oggi ai tifosi. Uruguagio di Montevideo, 26 anni, maglia 22 e mezzala mancina come ruolo preferito. Sperando che non sia un nuovo Ceppelini, Horacio Peralta o Tejera, tutte meteore trequartiste offensive provenienti dall'Uruguay che hanno lascito tracce solo negli almanacchi.

Pagelline: Agazzi 6; Pisano 6,5, Rossettini 6,5, Astori 5,5, Murru 6 (70'Ariaudo 6); Dessena 6, Conti 6,5, Ekdal 6,5; ThiagoRibeiro 5 (56'Cossu 6); Sau 5,5 (75'Pinilla 5,5), Ibarbo 7.
Pulga-Lopez 6,5.

sabato 9 febbraio 2013

IL ROMANZO DI IS ARENAS

Immagine tratta da tuttocalciatori.net
Attenzione: questo è un pezzo in difesa del Cagliari, del suo Presidente e dei tifosi sardi. Chiunque sia sensibile o diversamente tifoso, è pregato di cambiare blog.
Occorre fare chiarezza, chiarezza per chi legge i giornali come la Gazzetta dello Sport, che anche ieri riportava inesattezze una sull'altra, e chiarezza per chi guarda telegiornali come Sportmediaset, che nell'edizione delle 13 di venerdì commentava che il sindaco di Cagliari(???) non firmava la deroga per la disputa del match mostrando le immagini dell'Is Arenas senza la Tribuna centrale. O semplicemente per chi crede Cellino colpevole di tutto questo. Cellino è discutibile per i suoi modi di fare, per i suoi eccessi in termini di esoneri o fughe a Miami, ma per lo stadio per il suo Cagliari ha fatto tutto quello che poteva. E i veri tifosi sardi lo sanno. Le sta tentando tutte da anni.
IL SANT'ELIA. Il Sant'Elia è stato abbandonato la scorsa stagione perchè inagibile e fatiscente dal 2012. Il Comune di Cagliari non sganciava un quattrino, tutte le attività di manutenzione fatte erano a carico della società, tribune posticce dietro le porte comprese.
L'anno scorso lo stadio venne ridotto da 20mila a 14mila posti e per le ultime partite della stagione i rossoblù andarono a Trieste per le gare "casalinghe".
Immagine tratta da castedduonline.it
In tutto questo Comune e Cellino non trovarono mai un accordo per edificare il sospirato nuovo stadio sulle rovine del Sant'Elia, o su una ristrutturazione dello stesso. Qui a fianco una foto attuale dell' ingresso dello stadio, ora in stato di abbadono.
Dunque il Presidentissimo volge l'attenzione prima su Assemini, poi su Quartu e infine su Elmas. 
IL SANTA CATERINA DI ELMAS. Dalle prime analisi Elmas aveva una vasta area su cui edificare. Si comprarono i terreni a 6 milioni di euro. Ma qui sorge IL problema: i terreni sono sotto l'area di espansione dell'Aeroporto di Cagliari. Ovvero: se l'Aeroporto decidesse di espandersi, lo stadio sarebbe di intralcio a questi lavori. Ma Cellino riceve il benestare sia del Comune di Elmas che lo include nel piano regolatore, sia del Comitato Tecnico per l'Urbanistica Regionale. Al che la Sogaer (l'ente dell'aeroporto) va al braccio di ferro presentando il piano di espansione all'Enac, l'ente nazionale.
Amen. Va tutto a farsi benedire. 
IS ARENAS DI QUARTU. Si vira sul campetto di Quartu Sant'Elena. I lavori iniziano nel Giugno 2012, a spese del Cagliari. A settembre manca ancora la tribuna principale, ma si gioca. A tempo di record.
Invece di elogiare l'aver costruito in 3 mesi uno stadio, tutti i giornalisti indicano l'Is Arenas come la vergogna del calcio italiano. 
Qui sotto l'immagine di com'era l'Is Arenas solo il 1 Giugno 2012.
Imamgine tratta da cagliaricalcio.net
Poi iniziano i balletti. Il Prefetto si impunta. Motivi di ordine pubblico: e con la Roma a meno di 24 ore dal match blocca tutto, manda la squadra a Parma per la partita contro la Juve e avrebbe mandato a Torino la squadra per la partita con il Milan.
Che poi, perchè andare sino a Torino, quando si poteva far entrare solo gli abbonati, o vietare la trasferta ai milanisti, o al limite decretare le porte chiuse? Mistero.
Il Cagliari viene schiaffeggiato e sbeffeggiato ovunque. Derisi e umiliati. Viene detto che è uno stadio fatto con il Lego, che non si regge in piedi, viene chiamato topaia. Ma lo stadio, campo e tribune è a posto. Tra i più a posto che abbiamo in Italia. Più della metà degli stadi italiani hanno la deroga del Sindaco firmata partita dopo partita. Come l'Is Arenas.
Sia chiaro. Ad oggi, 9 Febbraio 2013, allo stadio manca solo la zona di prefiltraggio. Ma la colpa non è del Cagliari. Il Comune di Quartu non può firmare l'inizio dei lavori perchè c'è un'inchiesta della magistratura, per falso e peculato da parte di un dirigente comunale. Il Cagliari sarebbe pronto anche domani ad iniziare i lavori, come ha dimostrato installando questa settimana per un costo di 2 milioni le telecamere per la videosorveglianza interna ed esterna. 
Ma il Prefetto si impunta: fa disputare a piena capienza Cagliari-Napoli, ma non dichiara idoneo l'impianto per Roma, Juve e Milan. 
E tutti i tifosi del Cagliari sanno che la partita più a rischio di tutte è proprio quella con i supporters napoletani.
Facendo le cose per Legge si viene rimbalzati da una parte all'altra, con le contraddizioni che ogni cittadino vede sulla propria pelle ogni giorno. Il Viminale decreta grado 2 su 4 la partita, dichiarandola disputabile, la Prefettura la vieta addirittura in toto in terra sarda, decretando motivi di ordine pubblico. Poi interviene il Tar sardo che sblocca tutto, indicendo la partita all'Is Arenas. Poi il Prefetto fa il controricorso. Siamo alle comiche.
Immagine tratta da skyscrapercity.com
Chi è stato allo stadio e lo vede ogni domenica sa che lo stadio è agibile, è confortevole, che le tribune non ballano a ogni gol, come vien detto nei programmi nazionali col sorriso sulle labbra. I tifosi del Cagliari meritano rispetto, e anche Cellino merita rispetto, piaccia o non piaccia. E prima di giudicarlo o giudicare il suo "stadietto" o "scatoletta di tonno" come viene chiamato in continuazione, bisogna conoscere bene le cose.
C'è stato addirittura chi sosteneva che il Cagliari non avendo uno stadio non andasse iscritto in A e che si sta falsando il campionato. L'unico campionato falsato è quello dei sardi, che lo stadio a pieno regime l'hanno avuto solo in 5 occasioni. Ma il Cagliari che colpe ha? Cosa doveva fare? Il Sant'Elia era del Comune, che ha pensato bene di non mettere un euro per farci giocare la squadra ristrutturandolo. E dopo un anno dal suo abbandono il Comune è ancora alle prese con vaghi progetti di riutilizzo dello stadio. Per la cronaca a Novembre un pezzo della Tribuna centrale è crollato. E simpaticamente ha intrapreso una causa contro la Cagliari Calcio per debiti pregressi all' insediamento di Cellino per 2.5 milioni e tramite sentenza ha pignorato gli incassi di Sky per il 2012/13 (42 milioni). Tanto per aiutare la squadra dei sardi.
Lo stadio è AGIBILE. Non è idoneo perchè manca l'area di prefiltraggio. Solo quella. Ma perchè il Comune di Quartu non può autorizzarla. 
Sia chiaro. 

martedì 5 febbraio 2013

LA MERCEDES E LE ALTRE

Immagine tratta da sportmediaset.com
Ultime presentazioni delle vetture di F1 e subito in pista.
Domenica si sono svelate Mercedes e Toro Rosso ed oggi Caterham e Marussia, appena prima di scendere in pista per i primi test a Jerez, in Spagna.
Immagine tratta da passionea300allora.it
La Mercedes presenta la sua W04 con uno stucchevole giochino via Twitter e mini video su YouTube, pregando che non sia una mangiagomme come nelle passate stagioni. La novità più grossa dell'intera stagione 2013 sarà loro: Lewis Hamilton, probabilmente il pilota più talentuoso e più bravo nei sorpassi di tutti. Come si adatterà il buon Lewis alla Mercedes? E sarà la stagione della verità per Nico Rosberg, si capirà finalmente il suo valore, dopo il confronto con Michael Schumacher. Se dovesse essere molto vicino o addirittura davanti a Lewis, allora si rivaluterebbe a posteriori l'infelice ritorno di Schumi. Intanto entrambi gli alfieri 2013 Mercedes hanno un casco giallo, giallissimo, praticamente identico. Per la gioia di Mazzoni. Riconoscerli sarà un'impresa, a meno che ci pensi il cronometro a dividerli drasticamente. Intanto a Jerez 11 giri e vettura arrosto. Guasto non riparato e vettura nel garage per tutte le prove. Esordio poco promettente, per non dire disastroso. Che a Lewis qualcuno gliela mandi buona, almeno sull'affidabilità.
Immagine tratta da f1fanatic.co.uk
La Toro Rosso schiera nuovamente Ricciardo e Vergne, che sperano in una buona vettura per insidiare il volante di Webber alla casa madre energetica. Realisticamente, son buoni piloti, ma ancora acerbi. La vettura, motorizzata Ferrari per il 2013 e Renault per il 2014, vara un nuovo entourage tecnico, e copre lo scalino sul muso. Sembra bella e curata, a Faenza ci sperano. E il passaggio alla motorizzazione francese nella prossima stagione, intreccerà ancor di più i rapporti con la Red Bull. Metteranno le ali? 
Immagine tratta da quattroruote.it
Dopo l'abbandono della Hrt (miseramente fallita), i due fanalini di coda saranno la smeralda Caterham Renault e la russa Marussia Cosworth. Silurati buoni piloti come Kovalainen e Petrov (per la scuderia inglese) e Glock per i russi, i posti guida sono stati messi all'asta al miglior offerente.
Immagine tratta da adamcooperf1.files.wordpress.com
Sulla Caterham troveremo il francesino Pic e l'olandese Van der Garde, sulla Marussia l'inglese Chilton e forse il carioca Luis Razia. Certo è che il non aver alcuno sponsor sulla vettura non depone molto in favore della sopravvivenza a lungo termine della vettura motorizzata Cosworth. In bocca al lupo anche alle cenerentole.
Manca ancora la Williams, ma dovremo aspettare ancora qualche settimana.
Nei primi test odierni, impressiona la McLaren di Button, ma è troppo presto per giudicare le prestazioni, non sapendo condizioni di carburante e pneumatici.
Rifila 8 decimi a Webber, 9 a Grosjean, 1 secondo e 4 a Di Resta e 1.5 a Ricciardo.
Non conta nulla, ma Massa si posiziona comunque sesto, a 1 secondo e 6. 
Giusto per non perdere le vecchie abitudini. Sostiene che la F138 è molto meglio della F2012. Forse perchè non ha avuto il confronto diretto con Alonso? Chissà.

lunedì 4 febbraio 2013

GLI EROI DELL'OLIMPICO

Immagine tratta da blitzquotidiano.it
Fino a qualche anno fa, immaginare soltanto un esordio del genere sarebbe sembrata pura utopia, un sogno irrealizzabile per chiunque. Affrontare e battere un'avversaria fortissima, vice-campione del Mondo in carica, in una cornice di pubblico degna dei più grandi eventi sportivi e con una prestazione straordinaria per cuore e determinazione, ma anche per organizzazione e tattica. Il Sei Nazioni 2013 dell'Italia di rugby inizia come meglio non si potrebbe, con una vittoria contro gli arcirivali della Francia, una delle formazioni più forti del panorama mondiale, in uno stadio Olimpico vestito a festa ed estasiato dalle prodezze dei suoi nuovi eroi. Davvero, come inizio non si poteva proprio chiedere di meglio.
Già due anni fa, ma nella loro vecchia casa, il Flaminio, gli Azzurri erano riusciti nell'impresa di piegare i transalpini, per un solo punto, con una rimonta incredibile e al termine di una sfida che sembrava più volte persa. Allora, però, si disse che era soprattutto demerito della Francia, scesa in campo con troppa sicurezza e incapace di fronteggiare l'improvvisa piega che aveva preso la partita. Stavolta, si può solo parlare di merito dell'Italia, scesa in campo con la determinazione di chi è stanco di ricevere tanti complimenti per l'impegno e la voglia, ma di tornare sempre a casa con una sconfitta e tanti punti subiti. La squadra, guidata proprio da un francese, Jacques Brunel, ha fatto capire subito che non era scesa in campo per fare da sparring partner: pochi minuti, e il capitano Parisse va in meta dopo una splendida azione di Orquera, che buca la difesa avversaria e serve il compagno libero. La Francia prova a reagire, va in meta a sua volta, ma un drop e un calcio di punizione ancora di Orquera mantengono avanti gli Azzurri, che stanno bene in campo e sembrano estremamente concentrati. Nel finale del primo tempo, però, gli avversari sembrano riorganizzarsi, giocano con maggiore pazienza, e trovano un'altra meta che li riporta in vantaggio. Nel secondo tempo, l'Italia torna a premere, ma non sembra in grado di sfondare, ed è anzi la Francia ad allungare a più cinque con un calcio di punizione.
E' a quel punto che, in pochi minuti, la partita trova la sua svolta decisiva, attraverso due episodi chiave. Prima, Michalak sbaglia l'unico calcio della sua partita, che avrebbe allungato ancora di più le distanze tra le due squadre e avrebbe potuto demoralizzare gli Azzurri. Subito dopo, l'Italia fa vedere tutti i suoi progressi con una grande azione di ripartenza dopo l'ennesimo affondo francese, conclusa da un altro passaggio vincente dell'ottimo Orquera (alla fine Man of the Match), che manda in meta Castrogiovanni e trasforma per il sorpasso. I transalpini accusano il colpo, provano a reagire ma trovano di fronte il muro azzurro che non vuole cedere, anzi a una decina di minuti dal termine subiscono un altro drop, stavolta di Burton, e sono quindi obbligati a cercare la meta per pareggiare o vincere la sfida. Gli ultimi minuti sono di apnea pura, ma alla fine la trincea italiana non cede, e al fischio dell'arbitro esplode la gioia di tutti, giocatori e spettatori, consapevoli della grande impresa appena compiuta. E' solo la seconda volta che l'Italia inaugura un Sei Nazioni con un successo: l'unico precedente risaliva al 2000, anno di esordio degli Azzurri nella competizione, e allora la vittima fu la Scozia, campione uscente del torneo ma già in chiaro declino, come confermano questi ultimi anni.
Le similitudini tra quella vittoria e questa, però, sono estremamente poche, visti gli enormi progressi compiuti dall'Italia in questi tredici anni di Sei Nazioni e di grandi sfide contro le potenze del rugby mondiale. Lentamente, la nostra Nazionale è cresciuta sempre di più, fortificandosi e superando momenti duri, sconfitte pesanti e umiliazioni continue. Negli ultimi anni, poi, lo sforzo della Federazione e degli allenatori è diventato sempre maggiore, prima con l'iscrizione di due squadre nella Celtic League, dove potessero confrontarsi con avversarie di livello più alto, poi con la scelta di un allenatore in grado di sviluppare un gioco offensivo e propositivo, che non si affidasse solo alla forza della mischia. I progressi sono sempre più evidenti, soprattutto a livello mentale, visto che la squadra sembra gestire meglio i momenti di difficoltà e il calo fisico che spesso avevano portato a pesanti debacle negli ultimi minuti delle partite. Certo, se qualcuno inizia a pensare che dopo questa vittoria si può puntare al successo nel Sei Nazioni è fuori strada. C'è ancora tanto lavoro da fare, anche in una vittoria come quella di ieri si possono sempre trovare imperfezioni ed enormi margini di miglioramento, come le rimesse laterali, solo per fare un esempio. Le avversarie sono ancora un gradino più in alto di noi, hanno organici superiori da cui attingere giocatori e sono abituate a giocare sempre sotto pressione e alla vittoria. Ottenere un'altra vittoria e non chiudere il torneo all'ultimo posto sarebbe già un grandissimo successo, oltre ad una conferma della crescita che sta avendo il movimento.
Conferma che potrebbe arrivare già sabato, quando gli Azzurri saranno nuovamente in campo, stavolta lontano dalle mura amiche. Si giocherà a Murrayfield, tempio del rugby scozzese, in cui la nostra squadra ha già ottenuto una prestigiosa vittoria nel 2007, l'unica fuori casa nella storia del Sei Nazioni. Contro di noi, scenderà in campo una Scozia in cerca di risultati e di riscossa dopo un periodo difficile, e consapevole che una sconfitta contro di noi non sarebbe accettabile. Quindi, smaltita l'euforia per la grande vittoria di ieri, già da oggi l'Italia è pronta a tornare al lavoro e a preparare la prossima sfida, consapevole che solo con questa mentalità si può arrivare ad aspirare davvero a grandi successi.

LA NUOVA RED BULL V(I)OLA

Immagine tratta da redbull.com
Ieri pomeriggio si son presentate le Lattine. 
I 3 volte consecutivi campioni del mondo costruttori e piloti hanno deluso tifosi e non, annunciando una fantomatica presentazione online mai avvenuta.
Mille i messaggi di protesta sul Facebook ufficiale della scuderia, perchè tutti si aspettavano lo svelamento della monoposto live. Invece solo due video di Youtube, pure poco chiari.
Per una scuderia che si autoproclama maestra in comunicazione un vero buco..nella bevanda energetica.
Ad uno primo sguardo, anche la RB9 segue una filosofia di evoluzione della versione precedente, niente rivoluzioni e nessuno svelamento di pezzi innovativi. Almeno in questo vedo- non vedo della presentazione.
Mantiene lo scalino sul muso, accentuatamente aquilino, e se Newey ha scelto questa soluzione alla Lotus stanno già brindando, mentre in Ferrari e McLaren qualche dubbio comincia a sorgere.
Di sicuro c'è una cosa. La Red Bull viola. Avete capito bene, viola.
Di solito con lo slogan "Red Bull ti mette le ali" eravamo soliti dire che la vettura volava, ma stavolta, in omaggio allo sponsor Infiniti, è viola.
Dal blu scuro al viola, in barba alla scaramanzia.
Seb Vettel, tricampione consecutivo 2010, 2011 e 2012, è solito dare un nomignolo femminile alla sua vettura. Per il 2008 scelse Julie, per il 2009 Kate e Kate's Dirty Sister, per il 2010 Luscious Liz e Randy Mandy, per il 2011 Kinky Kylie e per il 2012 Abbey. 
Per questa stagione gli suggeriamo un sobrio Violet, ma dubitiamo opti per la soluzione più ovvia.
Ah, l' altro pilota è Webber, oggetto di una guerra totale da parte di Helmut Marko, consulentissimo della proprietà Red Bull, sempre pronto a delegittimarlo e sminuirlo.
Ciò fa presagire una sorta di tutti per Vettel e lattina sgasata per il buon Webber, che in questa stagione conquista il titolo di nonnetto della F1 dopo i ritiri di Schumacher e De la Rosa. 
Prepensionamento vicino?

Ps. Si è svelata anche la nuova Sauber Ferrari, la C32. Il buon costruttore elvetico è ormai una presenza storica nella F1 dal lontano 1993, e festeggia il suo ventennale con l' ingaggio dell' ottimo Hulkenberg e del giovane Gutierrez, sponsorizzato, come Perez, da Carlos Slim, l' uomo più ricco del mondo. Il che fa chiudere un occhio, o forse entrambi sulle sue qualità al volante.
La macchina ha lo scalino sul muso ed è grigia.  Di altro si vede poco. Essendoci già McLaren e Mercedes, potevano trovare una livrea diversa, se non altro per aiutare il commentatore Rai Mazzoni nei pochi Gp che gli verranno concessi di commentare in questa stagione dopo l' ingresso di Sky.