giovedì 31 maggio 2012

TUTT'ALTRO CHE SFIGATELLI!

Immagine tratta da online-news.it


"Mi sento in imbarazzo a difendere 40-50 sfigatelli" (Cesare Prandelli).

Mi spiace, caro mister Prandelli, ma temo che stavolta non potrò essere d'accordo con lei. Condivido e sottoscrivo in pieno la decisione di istituire un codice etico per punire con l'esclusione chi non si dimostra degno di vestire la maglia azzurra. Condivido le sue parole contro il razzismo, quando dice che in caso di "buu" contro Balotelli tutta la squadra scenderà in campo per abbracciarlo. Posso essere più o meno d'accordo sulla scelta dei giocatori da portare all'Europeo e su quelli che vanno lasciati a casa. Ma sugli "sfigatelli", mi spiace per lei, ma temo che abbia fatto un grosso autogol, di quelli che fanno male.
Sì, perché in questo clima già estremamente teso e quasi irreale in cui si sta preparando l'avventura della Nazionale, l'ultima cosa che bisogna fare è cercare di sminuire quello che si sta rivelando a tutti gli effetti un sistema radicato e ben organizzato per truffare tutti coloro (dirigenti, società, giocatori onesti, e soprattutto tifosi) che credono ancora nell'onestà del calcio e nella sua bellezza. Non si può ridurre il tutto a due mele marce che cercano di arricchirsi sulle spalle degli altri, qui siamo di fronte a qualcosa di molto più grave, ad un cancro che va combattuto ed estirpato al più presto, perché il pallone nostrano ha bisogno di un urgente, radicale rinnovamento, se vuole riacquistare credibilità e visibilità tra la gente. Finché si parlava del coinvolgimento di squadre di serie C o al massimo di serie B, con tutto il rispetto, si poteva pensare a un problema grave, perché la truffa è comunque un reato grave a qualsiasi livello, ma circoscritto al calcio "minore", in cui magari una carriera non rende abbastanza e si è tentati ad usare mezzi meno leciti per fare altri soldi.
Adesso però i nomi cominciano a diventare importanti, e più si va avanti più esce allo scoperto un sistema articolato e complesso che coinvolgeva tantissime squadre, società e giocatori. Pur partendo dal presupposto che la colpevolezza dei calciatori coinvolti sia tutta da dimostrare, non possiamo negare che personaggi come Doni, Criscito, Bonucci, Conte, Signori, Mauri, Milanetto, Masiello e Sculli siano tutt'altro che secondari nel panorama della serie A, e definirli degli "sfigatelli" mi sembra quanto mai riduttivo e semplicistico. Abbiamo a che fare con l'allenatore Campione d'Italia, con l'ottavo marcatore di sempre nella storia della serie A, con il simbolo dell'Atalanta nell'ultimo decennio, con giocatori che hanno fatto parte di club importanti e che hanno anche indossato la maglia della Nazionale. Tra le squadre coinvolte, ci sono club storici del nostro calcio passato e presente come l'Atalanta, il Siena, il Novara, e altre che nelle ultime stagioni hanno animato da protagoniste la serie B come l'Albinoleffe e il Grosseto. Non stiamo parlando più di partite scapoli-ammogliati, ma dei due campionati più importanti del panorama calcistico italiano, quelli che hanno la maggiore visibilità e che generano un enorme traffico di affari. Se tutto ciò che si è detto fosse vero, allora avremmo la conferma che l'intero sistema-calcio italiano è rovinato e duramente compromesso, e che probabilmente non basteranno gli anni per dimenticare tutto, come dimostra quel triste precedente del 1980, che mai come oggi torna prepotentemente alla memoria.
Quindi mister Prandelli, per favore, faccia marcia indietro finché le è possibile: cambi idea, la smetta di pensare che si tratta "solo di 40-50 sfigatelli", e dia invece il giusto peso al problema. Si indigni, denunci tutto con più voce e veemenza possibili, perché questa è la sua, la vostra grande occasione per dare finalmente un segnale di svolta a tutti noi, appassionati e tifosi, che da anni attendiamo vanamente un ritorno a quello spirito puro, incontaminato, che ci ha fatti innamorare del pallone fin da bambini.

mercoledì 30 maggio 2012

NON TOGLIETECI LA PASSIONE PIU' BELLA...

Immagine tratta da newnotizie.it


...oggi siamo tutti incazzati col sistema...
...oggi tutti meritano la Serie B...
...oggi alcuni giocatori e allenatori, forse, andrebbero radiati...
...oggi non pagherà solo la Juventus per Calciopoli...
...oggi non ci sarà prescrizione...
...oggi Cannavaro e Grava, forse, non hanno denunciato una tentata combine...
...oggi Buffon, schietto, è mal visto, ma almeno è sincero...
...oggi Mauri, ottimo mancino di centrocampo, è rinchiuso in una cella...
...oggi Carobbio è diventato famoso dopo una carriera quasi inesistente...
...oggi Bonucci e Criscito sono due giocatori della Nazionale...
...oggi Doni non fa più regali...
...oggi Pellissier, Bobo Vieri e Beppe Signori non pensano più a fare gol...
...oggi Milanetto, bandiera del Genoa, non corre più sul campo, ma a quanto pare,ha corso sempre un pò di più alla Snai...
...oggi Sculli, forse, non merita quella maglia che non si è voluto togliere in Genoa-Siena...
...oggi il sistema è più sporco del 1982...
...oggi, magari, si tocca l'orgoglio di campioni che esistono ancora, e con loro si vince l'Europeo...
...oggi abbiamo la certezza che in fondo è un business, e forse, sotto sotto, ci sta bene così...

NON TOGLIETECI LA PASSIONE PIU' BELLA, LEVATE TUTTO IL MARCIO CHE C'E'!

martedì 29 maggio 2012

PAGELLARIO SUL GIRO D'ITALIA

Immagine tratta da gazzetta.it

Anche se con un piccolo ritardo, causa assenza del sottoscritto dall'Italia, ecco le mie personali pagelle sul Giro d'Italia che si è appena concluso, dividendole tra i "buoni" e i "cattivi", ovvero le sorprese positive e le delusioni della corsa. Iniziamo dai BUONI:
Hesjedal: Alzi la mano chi, tra tutti coloro che hanno visto e commentato il Giro, avrebbe messo il suo nome tra quello dei favoriti prima dell'inizio. Invece, questo canadese di 31 anni ha messo d'accordo tutti man mano che le tappe passavano e lui si dimostrava in grado di tenere i migliori, se non addirittura di affrontarli alla pari. Presa la maglia all'arrivo di Rocca di Cambio, l'ha scambiata due volte con Rodriguez, prima di riprendersela nella crono finale. Non ha vinto tappe (la cronosquadre non fa testo), ma è stato regolarissimo, tenace come solo chi, come lui, è stato per anni nella mountain bike da protagonista. Era un uomo di classifica, un Carneade, uno scalatore con una tappa vinta al Tour (anche lì una cronosquadre) e una alla Vuelta, oggi è il primo canadese di sempre a trionfare al giro. Voto 9.
Rodriguez: L'altro grande protagonista della corsa insieme a Hesjedal, ha sognato e accarezzato il successo per molto tempo, ma si è dovuto arrendere all'avversario nella cronometro di Milano, cedendo il simbolo del primato per soli 16 secondi. Alla fine, si è tolto la maglia rosa ed ha indossato quella rossa a punti. Una beffa per Purito, ma comunque rimangono la grande soddisfazione di aver vinto due tappe e di essere arrivato sul podio di uno dei tre grandi giri. In gran forma, ha animato gli arrivi in salita con i suoi scatti, ma non è riuscito a scrollarsi di dosso Hesjedal, almeno non abbastanza per presentarsi a Milano con un margine di sicurezza. Pazienza, sarà per la prossima stagione. Voto 8,5.
Rabottini: Il miglior giovane e il re degli scalatori del Giro è lui, senza se e senza ma. A nemmeno 25 anni, si dimostra molto maturato e pronto a lasciare il segno in una delle grandi corse a tappa. Resterà negli annali il suo confronto con Rodriguez a Pian dei Resinelli: in fuga per 150 chilometri, rimontato dallo spagnolo che sembrava averne di più, ha trovato la forza per lo sprint vincente, che è valso il primo successo al Giro, meritatissimo. Speriamo di sentir parlare di lui ancora per molti anni. Voto 8.
De Gendt: Era un esordiente assoluto al Giro d'Italia, si è rivelato un ottimo atleta, e ha trovato il modo per lasciare un segno indelebile sulla corsa. Al Passo dello Stelvio, nella penultima tappa, ha fatto un numero davvero incredibile, con i tornanti percorsi a tutta in discesa, e un arrivo in solitaria che gli è valso la risalita fino al quarto posto in classifica, diventato terzo dopo la crono. A 25 anni, si è rivelato un corridore intelligente e con tante qualità, che potrebbe essere protagonista anche nelle corse a tappe dei prossimi anni. Voto 7,5.
Cavendish: La maglia di Campione del Mondo è un bel fardello, il suo peso ideale non è certo indifferente, ma lui non ha battuto ciglio. Nelle volate si è dimostrato di gran lunga il migliore, portando a casa tre tappe, sfiorando altri due successi e mancando di un solo punto la maglia rossa. Ha battagliato con tutto e tutti, anche con le cadute e con il dolore, e si è dimostrato più che pronto per le Olimpiadi, che giocherà tra l'altro in casa. E poi, la sua immagine nelle vittorie, quando si presentava alla premiazione con la figlia appena nata in braccio, è una delle più belle del Giro. Voto 7.
Ecco invece i CATTIVI:
I favoriti italiani: Spiace dirlo, ma in un Giro d'Italia sono mancati soprattutto loro, i grandi scalatori italiani, coloro che sulla carta dovevano contendersi la maglia e il podio e invece sono finiti tutti, inesorabilmente, lontano dalle posizioni importanti. La delusione più grande è sicuramente Ivan Basso (voto 4,5), arrivato con i favori del pronostico e uscito a mani vuote da questa corsa. Ha messo sempre la squadra davanti a tirare, aveva con sé i compagni più forti, ma non ha mai piazzato un singolo acuto, benché tutti lo aspettassero con ansia. Il quinto posto finale non è certo memorabile, ci auguriamo che al Tour farà meglio. Male anche la maglia rosa in carica Scarponi (voto 5), che non ha mai trovato la forma giusta per essere competitivo con i rivali, e alla fine ha subito la beffa di perdere il podio proprio nell'ultima tappa. Delusione anche da Cunego (voto 5,5), che si è messo in evidenza con alcuni attacchi ma complessivamente ha faticato e tanto, e da Ballan (voto 5), atteso almeno per un acuto in una singola tappa e invece assolutamente invisibile, come non dovrebbe mai essere un ex Campione del Mondo come lui.
Frank Schleck: Alcuni pensavano che avrebbe potuto ripetere l'impresa di Contador nel 2008, quando lo spagnolo si presentò al Giro appena tornato dalle vacanze e, con una gestione fantastica della corsa, crebbe poco alla volta fino a vincere la corsa. L'illusione è durata una settimana e poco più, poi si è capito che il maggiore dei fratelli Schleck non era in grado di competere per il successo, e la caduta con successivo annuncio di ritiro ha fatto calare il sipario sulla sua partecipazione. Da chi era arrivato terzo al Tour dello scorso anno ci si aspettava comunque di più. Voto 5.
Kreuziger: L'avevamo annunciato come uno dei favoriti, visto che nel 2011 aveva ottenuto il quinto posto finale e la maglia del miglior giovane. E' rimasto nella pancia del gruppo per buona parte del Giro, nella terza settimana doveva fare la differenza, invece è crollato nella tappa di Cortina, dicendo addio a qualsiasi speranza anche per il podio. Si è parzialmente riscattato due giorni dopo, staccando tutti nell'arrivo più difficile del Giro, quello sull'Alpe di Pampeago, ma la sua prestazione rimane comunque insufficiente. Voto 5,5.
Hushovd: Uno tra i velocisti più importanti alla vigilia, Campione del Mondo nel 2010, con numerosi successi al Tour. Non si è praticamente mai visto, surclassato non solo da Cavendish, ma da tutti gli altri cacciatori di volate. E dire che si era presentato alla partenza annunciando che avrebbe portato a casa almeno una tappa con annessa maglia rosa...Voto 5.
Gli organizzatori: Dispiace dirlo, ma il Giro non è più quello di una volta, come dimostra l'assenza di tanti grandi corridori, che preferiscono aspettare il Tour. Il percorso si è rivelato certamente duro, con molti arrivi in salita, ma la corsa nel complesso non ha avuto grandi punti di svolta, animandosi un pochino solo nella settimana decisiva. Inoltre, la scelta di partire in Danimarca sarà stata anche suggestiva e redditizia a livello economico, ma era davvero necessaria, visto che poi il Sud Italia ha assistito alla corsa solo dalla televisione? La pochezza italiana in questo Giro si è vista anche con i conti finali: un solo giorno in maglia rosa per un italiano (Malori), un vincitore canadese, nessun azzurro sul podio, 6 successi dei corridori di casa contro 14 (15 con la cronosquadre) per gli stranieri. Voto 5.

lunedì 28 maggio 2012

IN MY DEFENCE

Immagine tratta da vivicool.it e modificata su cartoonize.net
In mia difesa.
A 43 anni me ne han dette di tutti i colori. Vecchio, bollito, rinco, ingrigito come la Mercedes, ho i riflessi stanchi, corro per rifarmi di debiti contratti dal fallimento della Lehman Brothers, che lo spunto sul giro secco ormai è andato, i tedeschi dicono di ritirarmi, facevo meglio a stare al calduccio di casa in Svizzera invece di prendere a picconate la mia leggenda della carriera precedente.
E poi, sulla pista più difficile, più bella e prestigiosa, ti piazzo il miglior tempo, 69°pole, unico pilota ad averla realizzata nell' arco di tre decenni, anni 90, 00, 10, e come per magia, cala il silenzio, tutti salgono sul mio carro. 
Divento bello, sorridente, lucente come la mia Mercedes, i tedeschi piangono per me, gli italiani che mi deridevano sotto i baffi si lanciano in lodi sperticate, magicamente la mia pole lega come una leggenda la mia seconda carriera con la prima. Divento un eroe, leone, pantera, torno campione, tutti parlano di me.
La passione, la dedizione, il talento, è lo stesso di 6 anni fa quando ho smesso, è lo stesso di queste due stagioni e mezza. Solo che non ho avuto un granchè di macchina, e quest' anno che la macchina mi permette di fare la differenza, ho incontrato una compagna inaspettata: la sfortuna. A parte la tamponata su Senna, ma sapete com'è, il cognome, la foga, sono tornato ventenne per un istante e in fondo, una o due cavolate pesanti le ho sempre fatte anche negli anni sulla Rossa.
In Australia in prova parto 4° e dò 3 decimi a Rosberg, ma al decimo giro il cambio si rompe. 
In Malesia parto 3° e dò 3 decimi a Nico, però Grosjean decide di usarmi da cavia per le sue tamponate e finisco in coda al gruppo dopo il primo giro, e arrivo 10°, non male. Nico, per dire, è 13° senza tamponamenti vari.
In Cina prendo mezzo secondo dal mio compagno di squadra, però comunque parto 2° grazie al penalty di Hamilton, ma mentre ero secondo nella sosta decidono di non avvitare il dado della mia ruota e devo parcheggiare. Vince Nico ok, però potevo fare secondo certamente.
In Bahrain mi si guasta il DRS in qualifica, la scuderia per strategia non mi fa tentare un ultimo giro e finisco assurdamente 17°, poi alè devo anche sostituire il cambio e parto 22°. Arrivo ai punti, 10° ed è ottimo, però davvero non c'entro nulla con i problemi.
In Spagna mi presento speranzoso, Nico partirà 6° e io 8°, ma in q3 non giro per scelta strategica- cosa che detesto-solo che al giro 12, sì è colpa mia, ho voluto tornare a sentirmi giovane e bam! Tamponata pesante a un Senna, ma i Commissari mi hanno penalizzato di 5 posizioni in griglia per Montecarlo. Pure la beffa. Già le mie gare si rovinano per la nuvoletta di Fantozzi e in più mi caricate di penalità? Ok la cazzata, però Grosjean ha fatto 4 botti su 6 gare (e 2 su di me) e ne esce sempre impunito?
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Poi una cavolata a stagione concedetemela su!
E a Montecarlo piazzo la pole, ma parto sesto e manco alla prima curva arriva Grosjean che mi spalma al guard rail in partenza, la macchina incredibilmente resiste, ma mi trovo il tappo senza champagne di Raikkonen che va lentissimo, me ne libero ai box, sparo giri veloci a ripetizione mentre ero 7°, ma le macumbe di Barrichello vanno ancora a segno e per un problema di pressione carburante devo ritirarmi.
Ma in Canada, dove l' anno scorso son stato a lungo secondo, vincerò io.
Quei lunghi rettilinei, quel benvenuti in Quebec, è una delle mie piste.
Vincerò, a 43 anni, lo prometto.

CRONACA PRINCIPESCA

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su cartoonize.net
Nel Principato di Monaco, più che in ogni altro circuito del Mondiale di Formula Uno, chi parte in pole è facile che resti in prima posizione sino a fine corsa. Anche la corsa del 2012 non smentisce questa verità. Webber parte primo ed arriva primo, Rosberg da secondo resta secondo. Impresa dunque di Fernando Alonso che da quarto scala a terzo grazie ad un sorpasso ai box ai danni di Lewis Hamilton, e quarto posto per Vettel, che rimonta 5 posizioni rispetto allo start -ma scegliere di non girare in Q3 è stato un errore enorme- grazie all' autoscontro firmato Grosjean inscenato alla curva uno, e ad una tattica di gara (intesa come scelta dei pneumatici inversa rispetto agli opponenti) che a metà gara lo erge primo in solitaria sino all' obbligata sosta ai box.
Segni di vita da Massa, nella scia del trenino di testa sino alla fine.
Formichina-Hamilton sta cominciando a patire di raccogliere punticini su punticini castrando il suo talento e la sua proverbiale foga agonistica. 
Nella confusione più assoluta Raikkonen, nono mai in palla per tutto il weekend, Button che ha totalmente perso la bussola degli assetti e Grosjean al quarto autoscontro su sei in questa stagione. Capitolo a parte per Maldonado, che da Principe si ritrasforma in ranocchio pasticcione, per lui la gara dura pochi metri prima di baciare un muretto e coinvolgere il povero nonno De la Rosa.
In questo Mondiale irregolare viene premiata, dunque la regolarità, e allora Alonso guida a 76, Vettel e Webber a 73, Hamilton a 63, Rosberg a 59.
Infine, chi pare in gran forma e in rimonta sono Red Bull, Mercedes e Ferrari, mentre la Mc Laren ha perso la sua costanza di competitività di inizio stagione, ma come abbiamo imparato, mai dire mai.
Pagelline della gara: 1°Webber 9,5; 2°Rosberg 8, 3°Alonso 8,5; 4°Vettel 6; 5°Hamilton 5; 6°Massa 7; 7°Di Resta 8; 8°Hulkenberg 7; 9°Raikkonen 4,5; 10°Senna 6; 11°Perez 5; 12°Vergne 7,5, 13°Kovalainen 8; 14°Glock 6; 15°Karthikeyan 4; RIT.Button 4; RIT.Ricciardo 5; RIT.Pic 6; RIT.Schumacher 8; RIT.Petrov 5,5; RIT.Kobayashi 6; RIT.De la Rosa 7; RIT. Maldonado 4; RIT.Grosjean 3,5.

sabato 26 maggio 2012

1.14.301

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su cartoonize.net

"Nell' istante in cui il dito guantato di rosso si è sollevato dalla macchina d' argento per indicare il cielo azzurro della costa, in quel preciso istante, un silenzio immaginario è sceso sopra il paddock e tutti, per un istante, sono tornati i suoi sudditi: i giornalisti che lo davano per finito, i tecnici della Mercedes che lo stavano per licenziare, i rivali di un tempo che lo guardavano e pensando, "patetico", e quelli di oggi che da questo pomeriggio, forse, ci penseranno due volte prima di irriderlo come in fondo era capitato qualche volta negli ultimi anni.." - Marco Mensurati-http://mensurati.blogautore.repubblica.it/?ref=HRESS-4


1.14.301 nuovo record della pista di Montecarlo. La pista. Il gran premio per eccellenza, il circuito dove il pilota fa la differenza. Il pilota a Montecarlo è Ayrton Senna, e dopo di lui il pilota è Michael Schumacher.
Primo, dopo 6 anni, 69° pole (a quanto leggo può entrare negli almanacchi). A Montecarlo, poi. Che roba. Tutti a sparare sopra nonno Michael, come a zio Valentino, sono lenti, bolliti, rincitrulliti, non sanno più guidare, non ne hanno voglia, l' anno prossimo smettono, fanno rally, DTM, andranno a raccogliere patate.
E come è risorto Valentino a Le Mans, sotto la pioggia, dove il pilota fa più la differenza, ecco qui Michael, che per la 17esima volta si presenta tra le stradine del Principato, e conoscendone ogni segreto, ci regala il record del circuito, imbattuto dal 2004.
Il ranocchio vecchio e argentato ritorna Principe.
Pole maestosa, con grinta, con attributi, con la voglia di dimostrare tutto tipica di un 20enne, ma il nostro ha 43 anni signori. Una pole a Montecarlo, con le macchine tutte racchiuse in una manciata di decimi ha un significato immenso.
Ognuno darà il proprio, ma io ho visto il più forte. Io quel signore lo tifo, mi ha cresciuto, non serve aggiungere altro. E' la pole più bella. I riflettori sono tuoi.
Tutti in riga, con cattiveria, con quel sorriso di chi si presenta alla cassa della ricevitoria di fiducia con la schedina vincente in mano a dire, ve l' avevo detto io, e ora, chi è il rincoglionito?


"Sembrava un sabato classico, di quelli che quest' anno regalano ogni volta la pole ad uno diverso. E, se ci penso, è così. Il discorso, però, è che il primo di turno, questa volta, è quello che non sarebbe stato quotato in una scommessa nemmeno da un individuo in stato di infermità mentale." - Alessandro Secchi-
http://club.motorionline.com/secchi/2012/05/26/schumi-69-no-68-di-sicuro-43/

QUASI 6 SU 6

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.come modificata su cartoonize.net
Benvenuti alla roulette di Montecarlo della F1 2012.
Qualifiche tra le più emozionanti degli ultimi anni, sette-otto vetture in odore di possibile pole position in Q3, e chi la spunta? Schumacher! Anzi no, Webber!
Per la seconda volta in questa stagione molto particolare, chi fa il miglior tempo il sabato non sarà chi partirà davanti a tutti. Mago Bernie arriva a tutto pur di dar interesse e spettacolo.
Se Hamilton era stato retrocesso ultimo per aver avuto un bicchiere di benzina nei serbatoi nel giro buono in Spagna, qui Schumacher deve scontare le 5 posizioni di penalità inflittegli per il botto nel retro di Senna finto.
Dunque salta in prima posizione il canguro Webber, inaspettatamente, seguito dal sornione Rosberg, sempre incisivo nel Principato.
Terzo formichina 2012-Hamilton, sempre e comunque tra i primi, sempre più costante e meno guizzante (ahimè, ma è così che va quest'anno per star davanti), quarto scatterà Grosjean, che nel giro buono ha dato la sensazione di aver lasciato qua e là qualche decimo prezioso.
Quinto Alonso, consistente come sempre, settimo Massa, che in Q3 peggiora il tempone di Q2, ma dà finalmente l' idea di esserci.
Detto di nonno Schumi retrocesso sesto, ottavo un opaco Raikkonen, Maldonado fa nono ma viene spedito diciannovesimo dai commissari per un atto di bullismo nelle terze libere su Perez, e sale quindi 9° Vettel, che inspiegabilmente non gira nella Q3, chissà mai per quale astrusa tattica.
Per domani, la roulette si fermerà sulla pioggia probabilmente, quindi, porte aperte all' inaspettato, papabili vincitori un pò tutti, da Webber a Rosberg, Hamilton, Grosjean, nonno Schumi, ma occhio a specialisti del bagnato Vettel, Raikkonen e Button (disastroso 13°).
Sull' asciutto sarà determinante la prima curva.
Insomma, probabile il 6° su 6 Gp, ma chi?

Pagelline: 1°(6°)Schumacher 10; 2°(1°)Webber 9; 3°(2°)Rosberg 7,5; 4°(3°)Hamilton 6,5; 5°(4°)Grosjean 6,5; 6°(5°)Alonso 6; 7°Massa 6,5; 8°Raikkonen 5; 9°(19°)Maldonado 6; 10°(9°)Vettel 6; 11°(10°)Hulkenberg 6,5; 12°(11°)Kobayashi 6; 13°(12°)Button 4; 14°(13°)Senna 5; 15°(14°)Di Resta 5; 16°(15°)Ricciardo 6; 17°(16°)Vergne 5; 18°(17°)Kovalainen 6,5; 19°(18°)Petrov 6; 20°Glock 6; 21°De la Rosa 7,5; 22°Pic 6; 23° Kathikeyan 5; 24° Perez 5.

giovedì 24 maggio 2012

PROMESSE DA MARINAI

Immagine tratta da motorsportblog.it e modificata su cartoonize.net
Ecco le prime dichiarazioni provenienti dal Principato di Monaco, sede del Gp numero 6 della F1 2012. Saranno promesse da marinai?
  • Livello 1. Pastor Maldonado. "A Monaco potremmo essere competitivi". Per la serie, dato che tutto può succedere, possibile che Venezuela Kid offra il bis. 
  • Livello 2. Sergio Perez: " A Monaco il pilota fa la differenza". Verissimo, differenza nel senso di sottrazione, Perez tirò un botto micidiale alla chicane l' anno passato in qualifica e non disputò la gara. Più differenza, nel senso di sottrazione, di quella non esiste.
  • Livello 3. Montezemolo: "Il Mondiale dipende da noi". Come dire, abbiamo la macchina più forte e solo noi possiamo perderlo. Forse è una dichiarazione del 2002. Anzi no. Mah! Beata sicurezza.
  • Livello 4. Jenson Button: "Mi piacerebbe vincere a Montecarlo". Penso che 23 colleghi in griglia la pensino uguale. Forse Karthikeyan no, ma tant'è.
  • Livello 5. Felipe Massa: "Spero che il mio Mondiale 2012 inizi a Monaco". Beh, allo stato attuale delle cose è più probabile che a Monaco il suo Mondiale finisca, piuttosto che rinasca dalle sue ceneri.
  • Livello 6. Sebastian Vettel: "Confuso dalle prestazioni altalenanti della Red Bull". Certo, perchè sulle prestazioni delle altre vetture è tutto molto chiaro no?
  • Livello 7. Ross Brawn: "Schumi tornerà sul podio". Si, senza dubbio, ma in che sport?
  • Livello 8. Bruno Senna: "Arriverà anche il mio momento". Un Senna, a Montecarlo, reduce da super bastonata multipla e carpiata da Maldonado, deve fare bene. La storia lo obbliga.
  • Livello 9. Mark Webber: "I team principali emergeranno a fine stagione". Quando il Mondiale sarà ormai lontano 100 punti. Utile.
  • Livello 10. Pedro De la Rosa: "A Montecarlo guadagneremo terreno". Qualche donazione di latifondi in vista?
  • Livello 11. Lucas Di Grassi: "A Monaco può succedere di tutto". Ok che fai il test driver Pirelli, ma renditi conto che è impossibile: 1)Vedere il suddetto Di Grassi in pista 2)Una vittoria di Massa 3)Un podio di Schumacher 4)Una partenza della Safety Car in prima fila 5)Vedere un Senna sul podio premiato dal Principe Alberto.
  • Livello 12. Pat Fry (team principal Mercedes): "Abbiamo Di Resta nel mirino". Aiuto! Dopo la tamponata epocale ultra-power di Schumi al Senna finto, si annuncia un altro autoscontro del Kaiser. Di Resta è avvertito. Si salvi chi può!

martedì 22 maggio 2012

Punto rosa. Episodio 16


Il riposo su strada

Tappa: Limone sul Garda – Pfalzen. 173 Km
Difficoltà: * *

Immagine tratta da gazzetta.it

Dopo un’assenza “forzata” di 48 ore e il secondo ed ultimo giorno di riposo del giro d’Italia 2012, riprende l’appuntamento con il nostro Punto rosa.
Si parte da Limone sul Garda, dalla provincia di Brescia e si arriva in Trentino Alto Adige, provincia autonoma di Bolzano. Precisamente a Pfalzen, in Val Pusteria, dopo 173 Km.
Inizia la settimana decisiva per l’assegnazione della maglia rosa, edizione 2012.
Altra tappa priva di pianura. Si sale sempre anche se non c’è nemmeno un Gpm.
Il gruppo vorrà mantenere una andatura bassa per risparmiare più energie possibili in vista delle montagne dei prossimi giorni.
Ci sarà qualche attaccante, qualche coraggioso che vorrà mettersi in mostra e darà il massimo.
I big resteranno buoni buoni ma non è detto che la maglia rosa non voglia mettere altro distacco tra lei e i diretti inseguitori.
Poche possibilità per i velocisti che rimarranno legati al gruppo dei migliori. Lo strappo di 2 Km con pendenze anche del 12% ai 2000 metri dal traguardo è uno scoglio duro da superare.
E poi ci sono i  corridori ormai fuori classifica tra i quali Cunego. Nel 2004 qui, praticamente iniziò a vincere il suo giro. Ha ancora energie per potersi ripetere?
Leggo un po’ ovunque il nome dell’italiano Oscar Gatto

domenica 20 maggio 2012

SECONDO ROSSI

Immagine tratta da blog.panorama.it
Secondo Rossi a Le Mans, Gp bagnato, dopo grandi lotte vinte con Stoner, Dovizioso, Crutchlow. Dietro a Lorenzo.
Secondo Rossi, lui a 33 anni non è ancora un pilota bollito.
Secondo Rossi, avendo la moto giusta ed apposto, lui starebbe là con quei primi tre, sempre.
Secondo Rossi, quel sorpasso all' ultimo giro a Stoner, doveva riuscire per forza.
Secondo Rossi, si farà di tutto per non far naufragare il matrimonio con la rossa.
Secondo Rossi, si può ammettere la sconfitta ed adattare il proprio stile di guida alla moto, e non viceversa.
Secondo Rossi, è necessario intestardirsi sulla Ducati, per tappare definitivamente la bocca a tutti.
Secondo Rossi, è bello vincere in Moto Gp ancora per un pò e non in Superbike.
Secondo Rossi, sarebbe meglio che il pilota contasse almeno quanto la moto, pure una Ducati scorbutica.
Secondo Rossi, la pioggia ha aiutato a scaricare più dolcemente la potenza della rossa a terra.
Secondo Rossi, la nostalgia del podio si è fatta sentire, ma ora la Ducati deve migliorare sull' asciutto. Per forza.

COMMENTO...FINALE!

Immagine tratta da corrieredellosport.it

Se qualcuno, il giorno dopo Napoli-Chelsea, avesse scommesso un euro sui londinesi campioni d'Europa, probabilmente l'avrebbero preso per pazzo. Eppure, il bello del calcio è questo: può succedere di tutto, anche che una squadra allo sbando come il Chelsea riesca a ritrovarsi, grazie ad un nuovo allenatore, e a vincere la competizione più importante, sempre da sfavorito, battendo prima i campioni in carica del Barcellona, e poi i padroni di casa del Bayern Monaco nella finale.
Una storia davvero incredibile, quella del club inglese, che riesce a riscattare l'incredibile sconfitta nella finale di Mosca di 4 anni fa, quando il capitano Terry scivolò sull'ultimo rigore e di fatto consegnò la coppa al Manchester di Ferguson. Stavolta, la lotteria dei tiri dal dischetto ha sancito la vittoria dei Blues, e la rete decisiva l'ha segnata Drogba, vero uomo simbolo di questa rinascita. In panchina nella gestione cervellotica di Villas-Boas, insieme a tanti altri senatori della squadra come Lampard e Cole, con l'arrivo di Di Matteo ha ritrovato il posto da titolare, ripagando la fiducia del tecnico con gol pesanti e spesso decisivi; ha aperto la rimonta contro il Napoli, ha deciso l'andata contro il Barça, e ieri ha pareggiato a una manciata di minuti dalla fine, oltre a segnare l'ultimo rigore, quello decisivo. A Mosca fu espulso durante i supplementari, quattro anni dopo ha rischiato di ripetersi provocando un rigore, ma alla fine si è tolto quella macchia dalla coscienza, consacrandosi come uno dei più grandi attaccanti d'Europa; visto che il suo contratto non è stato ancora rinnovato, chissà se qualche club italiano ci farà un pensierino per il prossimo anno...
Amara, amarissima la sconfitta per il Bayern Monaco, che dopo aver eliminato il Real di Mourinho partiva con tutti i favori, per di più giocando in casa. I tedeschi hanno sognato per 6 minuti, quando il gol di Muller sembrava aver deciso la gara, hanno sperato quando Robben dal dischetto ha avuto la chance di riportarli in vantaggio nei supplementari, e alla fine hanno pianto amaramente sul palo di Schweinsteiger, che li ha condannati alla terza sconfitta in quattro confronti con le inglesi. Dopo il successo nel primo incontro, contro il Leeds nel 1975, solo beffe: nel 1982, contro il non irresistibile Aston Villa, la squadra di Rummenigge e Breitner si trovò di fronte il giovane portiere Spink, subentrato al titolare dopo 10', che parò tutto il possibile, e alla fine fu sconfitto dal gol di Withe; nel 1999, i tedeschi di Matthaus furono campioni dal 6' al 91' contro lo United di Ferguson, poi nel recupero Sheringham e Solsjaer realizzarono l'incredibile uno-due che portò la coppa in Inghilterra. Questa è la terza batosta per i bavaresi, forse la più amara di tutte, perché subita in casa e al termine di una stagione che, nonostante le premesse, non ha portato nemmeno un titolo nella bacheca del Bayern, battuto dal Dortmund sia in campionato che in coppa.
In conclusione, merita certamente un elogio il tecnico vincente, Roberto Di Matteo, ora più che mai un simbolo della storia del Chelsea, sia da giocatore che da allenatore. Da calciatore, aveva lasciato il segno in molte occasioni a Londra, segnando nelle finali di FA Cup del 1997 e del 2000 e in quella di Coppa di Lega nel 1998. Dopo aver allenato Dons e West Bromwich, aveva accettato il ruolo di vice di Villas-Boas al Chelsea, per poi subentrare come "traghettatore" al momento dell'esonero del portoghese; doveva essere un ripiego, si è trasformato nell'uomo giusto, ha ridato fiducia a un gruppo esperto ma poco organizzato, ha vinto la finale di FA Cup contro il Liverpool, e adesso si è consacrato nella finale di Champions, entrando di diritto nella storia del calcio. Il suo gioco non è mai stato spumeggiante, anzi in tanti hanno criticato il suo stile difensivista e rinunciatario contro il Barcellona in semifinale, ma il campo gli ha dato ragione, e in fondo chi vince ha sempre ragione. Una piccola soddisfazione per l'Italia calcistica, visto che il tecnico è nato in Svizzera ma da genitori abruzzesi, di Paglieta, e si è sempre sentito un italiano a tutti gli effetti. La sua conferma era tutt'altro che certa, ma forse Roman Abramovich adesso ci ripenserà, e darà un premio a chi per primo, dopo anni di spese e delusioni, gli ha permesso di arrivare nell'Olimpo dei campioni d'Europa...

ALLEZ LES BLEUS


"E' una cosa schifosa la fortuna. La sua falsa rassomiglianza col merito inganna gli uomini".  Victor Hugo, Les Miserables, 1862.


Immagine tratta da sportsillustrated.cnn.com e modificata su cartoonize.net
Dopo la squadra più bella, che mostrava uno dei giochi migliori della storia, arriva la squadra più brutta, tignosa, catenacciara degli ultimi tempi.
Vincono i blues del Chelsea, finalmente. Giusto premio per una generazione di calciatori, che da anni sfiorava il trofeo: Cech(30), Bosingwa(29), Terry(31), Cole(31), Lampard(33), Mikel(25), Essien(29), Malouda(31), Kalou(26), Drogba(34), tutti già presenti sin dai tempi di Mourinho.
Il Chelsea ha cavalcato la fortuna, e dopo la rete del pareggio dell' immenso Didier Drogba all 88°, sembrava invincibile, ogni attacco subito non riusciva ad andare a segno, rigore compreso.
Con il Barcellona 4 legni e un rigore sbagliato, e così con il Bayern, che ha dominato il gioco sin dal primo minuto, che giocava in casa, con una marea di tiri in porta ad uno, una valanga di calci d' angolo ad uno, e Robben che si fa ipnotizzare dagli 11 metri da Petr Cech.
La questione è annosa,la fortuna aiuta gli audaci? 
Ma il Chelsea è stato tutto meno che audace, anzi, audace nel mostrare un gioco così difensivo e conscio oltremodo dei propri limiti. Le sue stelle tutte over 30, non avevano la forza fisica per essere propositive costantemente durante i match ed allora giù di catenaccio stile italico firmato dal futuro silurato Roberto Di Matteo.
Un anno la Champions ci propone la squadra più bella di sempre che vince sempre e l' anno dopo la squadra più brutta ma tremendamente efficace che si arrangia come può. Ricordava la Grecia degli Europei 2004.
Ma con un immenso calciatore davanti, Didier Drogba, il prototipo del centravanti, presente, passato e futuro. Giù il cappello per lui. 
Ed è senza contratto da luglio,e probabilmente andrà a svernare in Cina. Peccato.

sabato 19 maggio 2012

PrOnOsTiCaNdO le finali ...






 Questa settimana nel nostro "PrOnOsTiCaNdO" analizziamo le due finali più importanti e più attese del weekend calcistico, l'ultimo con qualcosa in palio. Poi sarà solo calciomercato, e pare, ancora una volta, calcio-scommesse. Ma non dimentichiamo l'Europeo tra meno di un mese, e Calciopoli nel 2006 portò i nostri ragazzi a una grande, inaspettata impresa...

BAYERN MONACO - CHELSEA
La fortuna di giocare una finale in casa è capitata a poche squadre nella storia della Champions o Coppa dei Campioni, e questa è una di quelle occasioni. Questo è quindi il primo, grande punto a vantaggio dei padroni di casa tedeschi, che partono da favoriti ( 1-0 ).
In fatto di "tituli" poi, il Bayern non ha nulla da invidiare alle grandi d'Europa: assieme ad Ajax e Juventus è l'unica squadra che in Europa ha vinto tutti i trofei internazionali ( 2-0 ).
Robben, Ribery & c. devono assolutamente riscattare la finale persa nettamente due anni fa contro la grande Inter di Mourinho, quando nei 90 minuti furono completamente dominati dai nerazzurri assetati di vittoria ( 3-0 ).
E' pur vero che, se il Bayern 2 anni fa perse nettamente la finale, fu anche merito come dicevamo di un'Inter che voleva vincere a tutti i costi, vista la lunga attesa durata addirittura 45 anni (come ricordò Balotelli ai tempi, con quel numero 45 sulle spalle). Anche in questa finale si ritroverà di fronte una squadra affamata, una delle inglesi tornate da anni nell'olimpo del calcio che conta, ma che non ha ancora in bacheca la Coppa dalle grandi orecchie, il Chelsea plurimilionario di Roman Abramovich ( 3-1 ).
Gli inglesi hanno disputato un'unica finale, contro gli eterni rivali del Manchester United, finale persa ai rigori, con quello decisivo di Terry che ciabattò a lato. Riscatto pronto quindi anche per loro, e visto che gente come Cech, Drogba, Malouda, Cole, Lampard non avrà forse un'altra possibilità di coronare questo sogno, di certo tutti venderanno cara la pelle per assicurarsi un titolo che solo pochi mesi fa, con Villas Boas in panchina, sembrava un miraggio... Di Matteo ha rispolverato la grinta in giocatori che sembravano persi, e non dimentichiamo che sono stati loro a fermare la corazzata di Guardiola in semifinale, quando sembrava già pronto il tris per Messi e compagnia ( 3-2 ).

JUVENTUS - NAPOLI 
Negli ultimi anni spesso abbiamo detto che questo Napoli del trio delle meraviglie qualcosa avrebbe vinto, e addirittura l'anno scorso per una parte di campionato ha lottato per lo scudetto, o meglio così sembrava.
I partenopei ora hanno due possibilità di portare a casa un trofeo (Coppa Italia e Supercoppa) che manca dai tempi di Maradona, e far felice una popolazione intera ( 0-1 ). Le voci di cessioni imminenti di Lavezzi e Cavani di certo non aiutano l'ambiente, ma magari possono avere un effetto positivo: loro, se dovessero davvero partire, vorranno lasciare ancor di più il segno, e daranno tutto in campo proprio per quell'attaccamento che c'è con i tifosi azzurri ( 0-2 ).
Di certo il Napoli ha uno scoglio duro, difficile, addirittura quasi impossibile da affrontare. Si ritrova di fronte infatti chi, terza stella o no, l'anno prossimo avrà sul petto il tricolore dei Campioni d'Italia, imbattuti in questa stagione, e vittoriosi in campionato nell'ultimo, recente scontro a Torino. ( 1-2 ).
La Juventus sarà stanca rispetto al solito visto anche il tormentone Del Piero, le feste continue, e un pò disturbata dalle voci di un presunto coinvolgimento nel nuovo scandalo scommesse (ai tempi del Siena) che nelle ultime ore ha toccato l'allenatore Antonio Conte, simbolo di questa rinascita bianconera. I Campioni d'Italia vorranno assolutamente conquistare un secondo titolo, che sarebbe anche questo inaspettato, e aprirebbe altri dibattiti ancora più belli per un'eventuale quarta stella, visto che questa sarebbe la decima Coppa Italia conquistata nella storia bianconera. ( 2-2 ).


Se volete dilettarvi nei primi marcatori :
Schweinsteiger, Robben o Mario Gomez per i tedeschi.
Drogba, Lampard, e attenzione a David Luiz sugli angoli per il Chelsea.

Pepe, Del Piero e il solito Marchisio fra i bianconeri.
Dzemaili, Pandev se parte titolare, e naturalmente Cavani  fra i partenopei.







venerdì 18 maggio 2012

LA RIABILITAZIONE DI COULTHARD

Immagine tratta da formulaoneworld.co.uk
Domenica 30 Agosto 1998. Circuito di Spa Francorchamps. Diluvio universale. Tutti sanno cosa successe in quel Gp allagato di 14 (!) anni fa. Persino l' allora 13enne Lewis Hamilton, o il 17enne Fernando Alonso o l'11enne Sebastian Vettel sobbalzarono davanti al proprio schermo nel vedere il campionissimo in rosso Michael Schumacher (allora già 29enne) uscire da una mega nuvola d' acqua con la macchina distrutta da un tamponamento folle ai danni del doppiato McLaren David Coulthard.
In quegli anni la F1 era bellissima, la mattina si faceva la danza della pioggia nei warm up per sperare che la Ferrari potesse ridurre il ritardo dalla McLaren di Hakkinen. Duelli epici. Dove il talento di Schumacher teneva a galla una Ferrari inferiore. Dove si capiva che il pilota faceva la differenza. Anche quel giorno fu così. Ma con un finale a sorpresa.
Schumacher che tampona incredibilmente la vettura che lo precede. Schumacher che si infuria. Schumacher che dà la colpa al tamponato. Scene già viste domenica scorsa in Spagna.
Ma se nel 1998 la colpa fu attribuita a Coulthard a livello mediatico, nel 2012 le cose sono cambiate. La colpa torna ad essere di chi tampona.
Passato l' innamoramento e l' annebbiamento collettivo degli anni di Schumi sulla Rossa, torna la lucidità.
Quello davanti frena un pò troppo (Coulthard), o zigzaga leggerissimamente prima della frenata (Bruno Senna), ed ecco che Schumacher abbocca come un pesce lesso e entra letteralmente nel posteriore dell' avversario.
Diamine, sei Michael Schumacher. La storia della F1.
In Belgio nel 1998 avevi un distacco abissale dal secondo e stavi doppiando uno distante 130 secondi. In Spagna nel 2012 non puoi farti fregare da un Senna finto. 
Dov'è finita l' esperienza? Un errore da principiante.
Uniformiamo le cose. Se nel 2012 è chiaramente colpa dello Schumacher che tampona, perchè nel 1998 tutti fummo con il tedesco che tornò infuriato nei box per cercare la scazzottata con il belloccio scozzese? Avremmo voluto tutti tirargli quel cazzotto rimasto in canna.
Ah, l' amour.
PS. Se Schumacher fa gli stessi errori di 14 anni fa, allora è proprio vero che per certi campioni dello sport il tempo non passa mai.

Non me somiglia pe niente

Immagine tratta da oltreilcalcio.forumcommunity.net
È da tempo una consuetudine molto diffusa tra gli addetti ai lavori del mondo del calcio quella di paragonare i giovani talenti a grandi campioni del passato o che sono ancora in attività. Come se ogni campione in erba in cui si scorge un grande potenziale debba obbligatoriamente essere l’erede di qualcuno. In realtà spesso si ha scarsa fantasia nel definire le caratteristiche di un giocatore e lo si accosta ad altri che sono diventati col tempo una sorta di prototipo. Ad esempio, ci ricordiamo tutti dell’ Ibrahimovic un po’ sgraziato e impacciato sotto porta che all’inizio della sua carriera veniva avventatamente definito il nuovo Van Basten. In realtà, questi paragoni rischiano di creare delle crisi d’identità (calcistica) a queste giovani promesse, limitando o condizionando la loro crescita e la loro definizione secondo le proprie caratteristiche. Ibrahimovic, poi lo si è capito, è un giocatore unico ed è finito anche lui per diventare un prototipo a cui molti vengono paragonati; uno su tutti il buon Arnautovic. In effetti, è facile cadere in clamorosi svarioni; ricordiamo i vari D’Alessandro – Maradona, Gourcuff – Zidane, Sissoko – Vieira, Paloschi – Inzaghi e tanti altri ancora.
Ma chissà come i grandi campioni vivono questi continui accostamenti … saranno narcisi e gelosi del loro modo di giocare o felici che qualcuno segua le loro orme? Il paragone che va per la maggiore di questi tempi è quello tra il giovane Verratti e il grande regista campione del mondo Pirlo. Ovviamente noi auguriamo a questo talento di diventare altrettanto forte, cercando di non limitarsi ad imitare l’originale. Tuttavia, un nostro inviato è riuscito a catturare nel seguente video la reazione di Pirlo dopo aver visto giocare Verratti.  

Punto rosa. Episodio 13


Sarà tappa di trasferimento?

Tappa: Savona - Cervere. 121 Km
Difficoltà: * *

Immagine tratta da cyclingforall.net
Dalle coste liguri la carovana rosa si sposta nell’entroterra in provincia di Cuneo, direzione Alpi.
Classica tappa di trasferimento. La più corta dell’edizione 2012 del giro d’Italia.
Non deve essere presa alla leggera però dai corridori. Ci sono continui saliscendi.
Per tutto il giorno sarà difficile trovare tanta pianura pura.
Oggi terreno ideale per un’altra fuga da lontano, con la speranza che vada a buon fine.
Sarà comunque compito arduo creare selezione, visto soprattutto il chilometraggio contenuto.
Chi non è riuscito a mettersi in mostra fino ad oggi, ha la possibilità di farlo.
Altrimenti altro arrivo in volata.
I big si controlleranno ma premerà loro soprattutto risparmiare più energie possibili in vista delle prossime tappe di montagna.
I pericoli maggiori possono venire dal meteo. Rischio pioggia che può aumentare il pericolo cadute.
Cavendish vorrà vendicare la sconfitta di Sestri levante. Se la squadra lo supporta e il finale sarà allo sprint, può tornare avanti a tutti.
L’ottima momento di forma dell’italiano Ferrari può portarlo al bis in pochi giorni.
Occhio agli outsider di giornata.

giovedì 17 maggio 2012

STONER MOLLA

Immagine tratta da derapate.it e modificata su cartoonize.net
Era nell' aria da parecchio, si sussurrava, ma ora è ufficiale. Al termine della stagione 2012, il due volte campione del mondo Casey Stoner lascia le corse, si ritira.
Un ritiro precoce, a 27 anni ancora da compiere, che ha colto di sorpresa un pò tutti.
Siamo abituati ai ritiri oltre i 30, quasi alla soglia degli "anta", un ritiro under 30, senza problemi fisici, è cosa rara.
Conoscendo il carattere di Stoner, la decisione rientra perfettamente nel carattere del personaggio: poche parole e ben scandite. Ricordiamo che già nel 2009 ebbe delle grosse difficoltà, un malessere, ufficialmente attribuito ad una intolleranza al lattosio, che lo tenne lontano dalle corse per oltre un mese.
Quello Stoner stava male e non si divertiva più. 
Questo Stoner dichiara che questo sport non è più lo sport che amava, che non si diverte più e che la passione è finita. Un disinnamoramento totale, da parte, forse, del miglior pilota in attività.
Per questo colpisce.
E siamo sicuri che non ritornerà sui suoi passi.
Se al miglior pilota di moto del momento (non ce ne voglia Valentino), che guida la miglior moto del mondo è passata la voglia, e se all' allenatore di calcio più forte del momento (Pep Guardiola) è passata la voglia di guidare la squadra più forte del mondo, c'è qualcosa che non va.
Questo forse è sempre più business, soldi, sponsor e sempre meno sport.
Sempre più vincere a tutti i costi e stress e pressioni e sempre meno divertimento.
E se è così per i protagonisti più luminosi, allora viene a mancare il principio base dell' etica sportiva. Si gioca per divertirsi. Sempre. Primo principio.
E il business, i soldi e gli sponsor non possono proprio permettersi di perdere delle stelle di prima grandezza. 
E' come togliere a un bel gioco il gioco stesso. Cosa rimane? 
La scatola vuota?

SIENA CONTRO TUTTI

Immagine tratta da sportlive.it

Non solo in America, anche in Italia stanno per partire i playoff di basket che assegneranno il titolo di Campione nazionale. Il contesto è assolutamente diverso, non ci sono le superstar con contratti di milioni di dollari, bensì 8 formazioni agguerrite, alcune attese altre decisamente sorprendenti, che sono pronte a sfidarsi a viso aperto e senza timori. Aspettando l'alzata della prima palla a due (questa sera), facciamo un po' il punto della situazione e tentiamo un pronostico nei vari incontri.
SIENA-VARESE: In panchina gli ultimi due allenatori della Nazionale azzurra, l'attuale Pianigiani con i senesi, il precedente Recalcati con i varesini. In campo la differenza sembra netta: Siena è campione da 5 anni consecutivamente, e ha una rosa nettamente superiore nonostante gli infortuni, con l'ultimo arrivato Maciulis già in forma. Varese ha messo sotto contratto l'americano Weeden, ha un quintetto discreto ma non sembra assolutamente in grado di rivaleggiare con gli avversari. Pronostico: 3-0 Siena.
SASSARI-VIRTUS BOLOGNA: Sfida decisamente più equilibrata, questa, con i sorprendenti sardi di coach Sacchetti che giocano sulle ali dell'entusiasmo e puntano sui cugini Diener per continuare a sognare, mentre i bolognesi ripongono in Sanikidze e nell'ex NBA Douglas-Roberts le loro speranze. Sassari ha il vantaggio del campo e in campionato ha fatto meglio, ma l'esperienza della Virtus potrebbe fare la differenza e ribaltare la situazione. Pronostico: 3-2 Bologna.
CANTU'-PESARO: Altro scontro piuttosto equilibrato, anche se i canturini si presentano con i favori del pronostico vista la grande stagione in Eurolega e le ambizioni non nascoste di titolo. Il ritorno di Shermadini può spostare gli equilibri sotto canestro, ma occhio a sottovalutare il quintetto di Pesaro, che ha tre americani molto forti (Hickman, White e Jumaine Jones) e un Hackett in ottima forma. In stagione, inoltre, i biancorossi hanno vinto entrambi i confronti con i brianzoli, anche se i playoff, si sa, sono un'altra storia. Pronostico: 3-1 Cantù.
MILANO-VENEZIA: Una grande storica contro la vera sorpresa della stagione. Milano ha rimandato già tante volte l'appuntamento con la vittoria, e con Scariolo in panchina sembra aver trovato la giusta quadratura per centrare l'obiettivo. Venezia si è già tolta molte soddisfazioni in questa stagione, ma non sembra avere la rosa adeguata per sostenere il confronto con i lombardi. Pronostico: 3-0 Milano.
SEMIFINALI: Nella parte alta del tabellone, Siena non dovrebbe avere problemi ad arrivare fino alla finale, qualunque sarà il suo avversario. Bologna è l'unica squadra che potrebbe creare grattacapi, ma il passaggio del turno non sembra comunque in discussione, per cui prevedo Siena in finale 3-1. Dall'altra parte, è molto più che probabile una semifinale tra grandi storiche, con Milano-Cantù o Milano-Pesaro. La squadra di Scariolo è la favorita d'obbligo, ma un eventuale derby con i canturini potrebbe cambiare le carte in tavola e rendere molto più difficile la qualificazione, che potrebbe arrivare all'ultimo respiro. In ogni caso, dico Milano in finale 3-2.
FINALE: Forse, per la prima volta dopo 5 anni di dominio assoluto, Siena si presenta all'appuntamento consapevole della forza delle sue rivali e non più dominante come in precedenza. Milano e Cantù hanno dimostrato di poter tenere testa ai toscani, hanno ottimi allenatori che sanno gestire i momenti difficili e dare convinzioni alle rispettive squadre, oltre a rose molto rinforzate rispetto allo scorso anno. Potrebbero incidere in modo importante il fattore campo, con i senesi che in casa costruiscono gran parte dei loro successi, e la lunghezza della serie finale, perché gli uomini di Pianigiani non hanno mai perso più di 1 partita nelle serie di playoff. In virtù di tutto questo, Siena rimane la squadra favorita rispetto alle due lombarde, e nel mio pronostico sarà campione 4-2
Buon fine campionato a tutti, e che vinca il migliore come sempre!

AZZURRO PER CHI?

Immagine tratta da qnm.it

Le tanto attese pre-convocazioni di Mister Prandelli per gli Europei del prossimo mese sono finalmente arrivate: tra i 32 uomini scelti ci sono state alcune sorprese e molte conferme, quattro giocatori hanno ricevuto la loro prima chiamata, ma tutti dovranno sudare e mostrarsi pronti per meritare di essere sulla lista definitiva, quella che sarà comunicata all'UEFA il 29 maggio. Proviamo a formulare un nostro, personale giudizio su quelle che saranno le convocazioni definitive, ruolo per ruolo.
PORTIERI: Scontata la presenza di Buffon, capitano e leader assoluto nel ruolo, altrettanto certa sembra quella di Sirigu, costantemente nel gruppo di Prandelli e vice designato. Può esserci qualche dubbio sul terzo nome, ma probabilmente il c.t. punterà su Viviano, che ha ritrovato la condizione dopo il lungo infortunio di inizio anno, e rinuncerà all'esperienza di De Sanctis, a meno che il portiere del Napoli non gli faccia cambiare idea nella finale di Coppa Italia.
DIFENSORI: Sicuri Barzagli e Bonucci come centrali, oltre a Chiellini, se il suo recupero dopo l'infortunio proseguirà come previsto, e Balzaretti, Criscito, Maggio e forse Abate come esterni, anche se la conferma del milanista non è del tutto scontata. L'ultimo nome è più difficile da capire, si giocano il posto Astori, Ogbonna e Ranocchia, con Bocchetti quasi certamente escluso. Alla fine potrebbe spuntarla il torinese, che gode di grande favore presso Prandelli, a meno che l'allenatore non scelga di dare fiducia all'interista nonostante la pessima stagione.
CENTROCAMPISTI: Posto blindato per Pirlo, De Rossi, Montolivo, Marchisio e Thiago Motta, e anche per Nocerino dopo la grande stagione disputata. Per quanto riguarda gli altri, forse ci sarà posto solo per uno di loro, ma potrebbero anche essere esclusi tutti. Verratti è il futuro, ma al 99% tornerà a casa dopo lo stage; molto probabile che anche Cigarini, nonostante la bella stagione, faccia la stessa fine, e forse accadrà lo stesso a Schelotto, che non sembra molto adatto agli schemi di Prandelli, a meno che questi non decida di preferire lui ad Abate come terzino. Quelli con più chance sembrano Diamanti e Giaccherini, il primo perché è stato tra i migliori nel ruolo di regista, il secondo grazie alla sua maggiore duttilità tattica. Nessuno di loro però è sicuro del posto, perché il c.t. potrebbe anche decidere di rinunciare a entrambi e confermare tutte le punte.
ATTACCANTI: Cassano è da sempre il perno dell'attacco azzurro nella gestione Prandelli, Balotelli nonostante tutto ha sempre la fiducia del mister, Di Natale merita il posto per l'esperienza e la stagione disputata. Praticamente certa anche la presenza di Giovinco, il cui infortunio non è grave come si temeva, resta da vedere quale sarà la quinta punta della rosa. Borini ha già esordito in azzurro ma negli ultimi mesi è apparso fuori condizione, Destro viene da un finale di stagione in crescendo, ed è l'unica prima punta vera chiamata dal mister. I due probabilmente se la giocheranno fino alla fine, anche se Prandelli potrebbe rinunciare ad un centrocampisti e chiamare entrambi.
ESCLUSI: Tra i portieri forse avrebbe meritato più attenzione Marchetti, in difesa non sembrano esserci molte alternative ai giocatori convocati, unica eccezione Cassani a destra, ma la pessima annata in viola ha influito. I dubbi maggiori restano per le scelte a centrocampo e in attacco: in questa stagione, Lodi a Catania ha giocato in maniera superba, e con il suo nuovo ruolo di regista poteva costituire un ottimo vice di Pirlo; giusto premiare una bella promessa come Verratti, ma visti gli 8 anni di differenza tra i due, forse si poteva agire in modo diverso...tra le punte, non sorprende l'esclusione di Pazzini e Gilardino, reduci da un'annata davvero disastrosa, mentre il povero Giuseppe Rossi è stato messo k.o. dal ginocchio. Forse sarebbe stata necessaria la presenza di un'altra prima punta per dare alternative in attacco, e in questo ruolo potevano essere utili Matri e Osvaldo, anche se il loro finale di stagione è stato piuttosto deludente.
Comunque sia, le parole lasciano sempre il tempo che trovano, e solo i risultati diranno se le scelte di mister Prandelli si riveleranno giuste o no. Incrociamo dunque le dita, e teniamoci pronti per il 10 giugno, giorno in cui gli Azzurri affronteranno i Campioni del Mondo e d'Europa in carica della Spagna. Forza ragazzi, noi siamo con voi!

Punto rosa. Episodio 12


Fuggitivi cercasi

Tappa: Seravezza – Sestri Levante. 155 Km
Difficoltà: * *

Il giro sfreccia in Liguria
Parte dalla Versilia e arriva a Sestri Levante, in provincia di Genova, dopo 155 km.
Non sarà una tappa per velocisti, anzi, anche gli uomini di classifica dovranno guardarsi bene dal non perdere terreno che potrebbe rivelarsi prezioso ai fini della vittoria finale.
Immagine tratta da cyclingforall.net
Dopo i primi 50 km, scompare la pianura e troviamo ben quattro Gpm.
In sequenza, “La foce” salita di quasi 4 km con pendenze tra il 6% ed il 9%; “Valico Guaitarola” e “Valico la moia” di circa 10 km l’uno con punte del 10%. Ultimo, a soli 11 Km dal traguardo, “Villa Tassani”, si arriva anche all’11%.
Appuntamento decisamente mosso che vedrà di sicuro i big tra le prime file, innanzitutto per cogliere eventuali opportunità ma soprattutto per stare attenti in caso di attacchi minacciosi.
È la tappa ideale per una fuga da lontano.
Se non partirà nessuno dell’alta classifica davvero ci potrà essere un ritardo consistente per il gruppo.
Tra i favoriti alla vittoria finale, l'attuale leader Rodriguez potrebbe cercare un allungo mentre Scarponi di rubare secondi preziosi a Basso e lo stesso corridore di Gallarate potrebbe racimolare secondi preziosi per recuperare il distacco dalla vetta e da Kreuziger.
Ne vedremo delle belle anche in questa tappa.
Un nome? Azzardo Rodriguez ma guai se sbuca Cunego

mercoledì 16 maggio 2012

Juventus, gioventù e tradizione


Immagine tratta da: inpho.ie


La storia del campionato della Juventus sembra essere stata scritta da uno sceneggiatore amante del lieto fine o, per certi aspetti, addirittura dai fratelli Grimm. In effetti, quest’anno i tifosi bianconeri hanno vissuto una vera e propria favola che permette loro di andare sui social network e in giro per i bar a prendersi parecchie rivincite nei confronti dei loro amici-rivali antijuventini. Ce li immaginiamo, tronfi e gagliardi come non li si vedeva da anni, a deridere il barista milanista che parla del goal di Muntari mentre con le mani nascoste dietro il bancone pubblicano dal loro smartphone link con le tre stelle sulla bacheca di Guido Rossi. Come dargli torto, come non comprendere una tale esaltazione: tornare a vincere dopo anni di sofferenze e umiliazioni mai provate, di vittorie altrui; tornare a vincere quando nessuno se l’aspettava, contro i rivali di sempre, dopo una lunga corsa col brivido finale; tornare a vincere con il vecchio capitano che fa l’allenatore, un presidente che di cognome fa Agnelli, nell’anno del nuovo stadio e, come se non bastasse, tornare a vincere con la griffe di capitan Del Piero che fa un gol decisivo contro la Lazio e un altro alla partita d’addio. Insomma, poche volte l’orgoglio juventino ha raggiunto picchi così elevati.
Questa vittoria così dolce non è frutto del caso ma di un lavoro meticoloso, quasi perfetto. Dopo anni di scelte sbagliate la Juventus è riuscita a ritrovare l’identità che aveva smarrito ripartendo, semplicemente, dal suo nome: Juventus, la vecchia signora. Ovvero, gioventù ed esperienza, innovazione e tradizione. Concetti solo apparentemente contrastanti perché tutto nella Juventus di quest’anno è stato una perfetta simbiosi tra vecchio e nuovo, uniti in una perfetta complementarità; basti pensare  che nell’ultima partita di campionato ha segnato prima il “canterano” Marrone e poi capitan Del Piero.
Il presidente e la dirigenza hanno capito che c’era bisogno di ripartire da idee all’avanguardia, da una freschezza innovatrice che portasse un nuovo entusiasmo, capace di togliere le ragnatele in un ambiente caduto da anni in una angosciante decadenza. Ed ecco finalmente lo Juventus Stadium, un simbolo di modernità e rinnovamento; giocatori giovani e “affamati”; un calcio piacevole, veloce, spettacolare che in Italia si è visto raramente (e ancor più raramente è stato anche vincente).
Allo stesso tempo, però, si è cercato di mettere al centro del nuovo progetto la storia della Juve, la sua tradizione e di ritrovare la sua atavica voglia di vincere. In effetti, il nuovo stadio è pieno di richiami orgogliosi alla storia bianconera; ai giocatori più giovani sono stati affiancati anziani che quella storia in parte l’hanno fatta e quello spirito vincente ce l’hanno ormai nel sangue; e quella squadra brillante e propositiva, non dimentichiamolo, è stata anche quella che ha subìto meno goal di tutti, riuscendo a coniugare il bel calcio con quella che è per tradizione l’arma più efficace del calcio italiano: la meticolosa preparazione della fase difensiva.
Oltre al quarantenne Andrea Agnelli, presidente da soli due anni ma il cui cognome garantisce una certa continuità col passato, colui che è la vera e propria personificazione di questa juventinità dalle due anime è Antonio Conte. Un allenatore giovane, moderno, che crede nella sperimentazione, nell’imprevedibilità, nell’innovazione continua e che per praticare la sua idea di calcio ha bisogno di tanta energia e entusiasmo di gioventù. Ma Antonio Conte è anche una persona che ha nel DNA quell’antico spirito vincente, quella voglia irrefrenabile di essere il più forte, che permetteva alla Juve di vincere contro i pronostici, contro le squadre piene di campioni. Come il bacio di una principessa trasformava i ranocchi in principi, così quella maglia bianca e nera trasformava i Porrini, i Torricelli, i Ravanelli, i Tacchinardi e tanti altri da giocatori normali in vincenti spietati. Conte ha ripetuto questa magia creando una squadra che, più che la Juve-corazzata di Capello ricorda la Juve delle grandi imprese, quella del cross di Birindelli per Zalayeta al Camp Nou che –secondo l’umile parere di chi scrive- ricorda tanto il cross di Pepe per l’ uno a uno (o due a due) di Matri a San Siro.